mercoledì 4 settembre 2013

Dischi prova

A proposito dei dischi audiofili in edizione masterizzata MFSL al 50% della velocità su vinile vergine da mezzo chilo.
Magari di stampa giapponese, che non si sa bene per quale ragione dovevano suonare senz'altro meglio degli altri.
Nel post precedente ho citato tre titoli che esaurivano il parco "software" degli appassionati di "hardware" dell'epoca.
Cioè quelli che non avevano problemi di budget per i dischi: per ascoltare l'impianto hi-fi tre/quattro dischi erano più che sufficenti.
Ne vogliamo parlare più a fondo?

1 - Pink Floyd - The Dark Side of the Moon
Perchè c'erano gli "effetti".
I registratori di cassa, le sveglie, le risate.
Ma, soprattutto:
a - il battito del cuore;
b - i passi che andavano dal canale destro al canale sinistro (o viceversa, non ricordo e non ho voglia di controllare)
Con il primo, facevi sentire agli amici la potenza dei bassi delle tue casse:
"Che storia, è un cuore che batte! Senti che bassi!"
Con i secondi, li facevi meravigliare della fedeltà di riproduzione della "realtà" del tuo impianto:
"Oh ma sembra vero eh, i passi vanno da destra a sinistra! Incredibile, sembra di essere lì!"

Tra un effetto e l'altro c'era anche della musica, piuttosto fastidiosa per l'audiofilo medio: troppo strana.
Ma era sufficiente spostare la testina a mano sui solchi contenenti i magnifici effetti per evitare di doverla sentire.


2 - Mike Oldfield - Tubular Bells
Questo era ottimo per far sentire la fedeltà di riproduzione dell'impianto rispetto a un particolare strumento.
Si usava all'uopo la parte in cui il buon Mike enunciava lo strumento che, subito dopo, avrebbe suonato il tema della composizione, evitando così l'impervio compito di doverlo riconoscere da soli.
La musica inserita prima e dopo l'elenco, che finiva con il trionfale annuncio delle maledette campane tubolari, nessuno l'ha mai ascoltata.


3 - Alan Parsons Project - Un disco a caso
Perchè Alan Parson era il mitico "produttore" di "Dark Side of the Moon", disco feticcio degli audiofili (vedi punto 1).
(Certo, in realtà era il "sound engineer", cioè il tecnico del suono, ma all'epoca nessuno sapeva esattamente quale fosse la differenza)
Quindi il disco suonava bene per definizione, e a differenza di quello dei Pink Floyd lo potevi sentire anche in discoteca, e quindi suonava un po' meno strano anche per l'audiofilo medio.


Questi erano i dischi standard irrinunciabili.
Alcuni malati di mente possedevano anche un disco a caso di musica classica della Deutsche Grammophone, che - anche solo per la rigorosità della grafica di copertina - dava l'idea di essere un prodotto serio e ottimamente registrato.
Poi in realtà a nessuno piaceva la musica classica, ma per testare la riproduzione dei pieni e dei pianissimi un disco con un'orchestra ci voleva.
Più avanti gli stessi malati di mente di cui sopra si sarebbero procurati anche un disco di jazz virato classica (o di classica virata jazz), che non poteva che essere "The Koln Concert" di Keith Jarrett.
Sull'ascoltare un disco dal vivo come esempio di perfezione sonora, evito di commentare.

Gli incurabili si compravano pure un disco di "Sound effects", cioè di effetti sonori NON musicali.
Queste persone non hanno fatto in tempo però a vedere l'avvento del cd: sono stati internati prima del 1982.
Gli audiofili in libertà dopo il 1982 avevano invece l'ulteriore immancabile disco (questa volta in cd) per ascoltare l'impianto: "The Nightfly" di Donald Fagen.
Primo disco registrato completamente in digitale, quando "digitale" non era ancora una parolaccia, veniva usato per dimostrare la superiorità del digitale rispetto all'analogico.
In seguito prontamente rinnegato con la riscoperta delle superiorità dei vinili analogici rispetto al digitale...

21 commenti:

silvano ha detto...

Ci sei andato leggero, c'è di peggio, molto peggio, c'è la musica audiofila...di solito musicisti di terza e anche di quarta scelta che suonano delle tiritere di una noia mortale e li usano per far ricrescere gli attributi maschili in caso anche di castrazioni avvenute meccanicamente per incidente stradale o malattie varie.

;)

In pvt ti racconterò la visita a casa mia di un fuori di testa che cercava il suono "setoso" dei violini...non riuscendo ad accettare che i violini sono strumenti ad arco e che l'arco sfrega su delle corde ...e insomma la seta non c'è.

ciaooo.

allelimo ha detto...

Della musica audiofila non sapevo nulla, vedo di informarmi: mi sembra un argomento promettente...
Poi oh, io son sempre leggero, soprattutto nei post etichettati come "cazzeggi".
Il succo di questo comunque era parlare male un'altra volta dei Pink Floyd.
;)

brazzz ha detto...

Il succo di questo comunque era parlare male un'altra volta dei Pink Floyd.


ahahah..grande...
mi accorgo però che non parliam male del boss da tempo..forse perché è come sparare sulla croce rossa??

enri1968 ha detto...

Mah, sono sempre stato alla larga da 'sta roba.

allelimo ha detto...

Ho fatto un giro su Google per "musica audiofila", già i primi due link sono impagabili:

Audiophile Sound, cioè una rivista che parla di supporti fonografici dal punto di vista della qualità della riproduzione "sonora", senza nessuno spazio alla qualità artistica;

La musica degli audiofili...al servizio dell'impianto! - AV Magazine, che è una discussione su un forum.
Il titolo dice tutto: la musica al servizio dell'impianto?
Fantastico!

silvano ha detto...

Ale, la cosa straordinaria della musica delle etichette specializzate è che si deve prescindere dal livello artistico...

Parlando invece seriamente, un'etichetta che lavora benissimo come tecnica di registrazione e che ha contenuti aritistici altissimi è "la solita" ECM. Ma spesso non è audiofila abbastanza...perchè poi c'è anche la musica! 'sta stronza che rovina la festa e si prende la scena.

allelimo ha detto...

brazzz, il boss, basta: ormai è una barzelletta.
Perchè viene preso sul serio da troppe persone, alcune delle quali peraltro stimo.
Su Facebook, in occasione dell'ultimo tour italiano, è stato un florilegio di commenti aprioristicamente entusiastici.
E io ogni volta mi ricordo la prima volta che ho ascoltato, pieno di aspettative, "The River", di cui la stampa musicale diceva tutto il bene possibile.
Alla fine del primo disco mi sono chiesto "tutto qui"?
Quello è stato il parere più positivo che io abbia mai avuto su Springsteen...
:)

silvano ha detto...

LASCIAMI STARE IL BOSS!!!!!!!!!!!!!!

:-DDD

allelimo ha detto...

Silvano, mi sono letto un po' della discussione sul forum che ho linkato sopra.
Parlano tutti di cose che non conoscono, scambiando allegramente "registrazione" con "mixdown" e "masterizzazione", che sono tre parti ben distinte nella realizzazione di un supporto fonografico.
C'è gente che parla male della registrazione del disco X perchè "i VU meter si muovono pochissimo"...
Che dire... giusto che ascoltino il suono dell'impianto, purtroppo rovinato da quella roba lì, la musica.
C'è uno che per giudicare la resa più o meno realistica di un impianto consiglia l'ascolto del rumore rosa, per poter cogliere le eventuali deficenze di riproduzione in determinate frequenze.
E io me lo immagino, che ha speso i suoi bei 10/20/30 mila euro per un impianto e ascolta il rumore rosa con enorme soddisfazione...

joyello ha detto...

Intanto son contento che Silvano ti abbia aperto gli occhi sulla "musica per audiofili". Nessun audiofilo SERIO ascolterebbe MAI musica commerciale come PF, Oldfield, PArson... BAH! Solo dischi creati appositamente allo scopo. E vedo che finalmente ti hanno aperto a quel mondo. Approfittane!

Solo per la precisione: Alan Parson era il "fonico" di The dark Side (ed altri dischi dei PF). Figurati se Waters gli lasciava produrre qualcosa. FONICO. Nient'altro. Bravo, eh? Ma... Fonico. :)

Ah sulla qualità "geografica" non sarei tanto ironico. visto che hai la mia età ti ricorderai bene i dischi (che solitamente costavano un po' meno) stampati in portogallo. Io ho "Songs abour building and food" e "Fear of Music" della EMI Portugal e sono PIETOSI. Peggio di una cassetta dei marocchini. Non ho mai capito se i portoghesi erano cretini o altro. Lo stesso disco, stampato da qualsiasi altra parte, suonava meglio. PERCHè? Qualcuno lo sa?

(E comunque: Che sollievo quando è arrivato il CD e questo rischio si annullò! Si potevano comprare CD portoghesi e suonavano bene... ma purtroppo non costavamo meno) :)

brazzz ha detto...

madonna fear of music portoghese...lo avevo anche io..non so,il vinile si sfogliava come un formaggino..un pena..
riguardo al boss,ovviamente scherzavo..la croce rossa è la croce rossa..sugli audioili..bè.nulla da aggiungere...

silvano ha detto...

@Joyello: sui dischi portghesi che anch'io mi ero comprato perchè costavano un "cavolo" è perchè le case discografiche giravano alle loro succursali "povere" le matrici esaurite per stampare i cd...ergo invece di buttare il tutto nel cestino si guadagnava ancora, peccato che si sentisse anche con le cuffiette che erano pessimi.

silvano ha detto...

Mi piace questo cazzeggio e ci sto trovando gusto. Tornando al post e sul perchè le stampe giapponesi suonino meglio. In realtà le stampe giapponesi normali suonano come quelle fatte qui. Però è anche vero che specie nel per il vinile i jap si sono specializzati nel fornire le cosidette stampe 2audiofile" e la qualità è molto alta all'ascolto è rilevabile anche con una fono valigia anni 60, ed il perchè è presto detto: se ad esempio nel caso di un disco normale dalla matrice si stampano 1000 copie prima di doverla sostituire, nel caso dei dichi "audiophile" se ne stampano solo 100. Ovvio che la matrice si degradi molto meno e che il manufatto abbia una più alta qualità.
ciao.

tony-face ha detto...

Io ho dei dischi dei Beatles stampati in Polonia e in Urss (comprati a due spiccioli su una bancarella polacca insieme ad alcuni stemmini con la falce e martello dell'Armata Rossa, un bustino di Lenin, una moneta con su Stalin un Kalashnikov con 500 pallottole) e suonano stranissimi.
A parte che uno è"Revolver" con la copertina originale però con parti tagliate e sul retro c'è una foto da Sgt peppers, ma sembra che siano proprio diversi in mix, alcuni brani sono sfumati qualche secondo prima.
Disco strano....

Anonimo ha detto...

gira e rigira stai sempre a parlare di vinili.
Come una che parla do donne e....
Maurizio

allelimo ha detto...

joyello, approfittare della musica per audiofil, grazie no.
Alan Parson, l'avevo già scritto io eh: in realtà era il "sound engineer", non il produttore.
Io l'ho tradotto come "tecnico del suono", tu come "fonico", ma direi che stiamo dicendo la stessa cosa...

Sulla qualità geografica, non so che dire: non credo di aver mai fatto caso alla nazione in cui un disco era stato stampato.
Come dice più avanti silvano, magari in Portogallo usavano matrici vecchie (più probabilmente, "stampers". La matrice è un paio di generazioni più in alto rispetto alla stampa del disco)

Sul perchè le stampe giapponesi suonassero "meglio", passo.
Qui siamo sul confine tra mito audiofilo e realtà, e io, se posso, cerco di starne alla larga.

Ovvero: posso capire che un disco stampato "male" suoni peggio di uno stampato "bene", ma perchè mai un disco "audiofilo" stampato dallo stesso stamper in sole 100 copie debba suonare meglio di una delle prime 100 delle 1.000 copie stampate di un disco non audiofilo, non ci arrivo.

Maurizio: eh?

fuzz ha detto...

avendo ai tempi (fine anni 80) lavorato in alcune fiere del settore hifi confermo alcuni dei dischi elencati (Dark side, The Koln Concert e The Nightfly), poi il primo blue nile, molti ecm andavano bene, Joni Mitchell e Jon Armatrading.
e fin qui, la cosa era sopportabile (quasi, in una giornata rischiavi di sorbirti la sveglia di dark side 15-20 volte).
Purtroppo ti arrivava sempre in sala il malato di mente con in mano la copia telarc di carmine burana e voleva sentire i cannoni, oppure con l'odiosissimo jazz at the pawnshop che se non sentiva il peto dello spettatore in terza fila c'era un problema di mistracking. E poi Tuck & Patti.
insomma una vitaccia per guadagnare qualche soldo da spendere in dischi buoni.

joyello ha detto...

Un disco POP per test audiofili è insospettabile: "Lone Rhinoceros" di Adrian Belew.
Secondo me è solo un disco talmente orrendo che (visto che era stato prodotto benino) è stata messa in giro la leggenda che fosse un album "pefetto". Ed ha funzionato. Lo trovate, in genere in tutti gli studi di registrazione (molti finici lo usano per farsi le orecchie") e in casa di tutti i pippaiuoli audiofili i quali, essendo parecchi, hanno parato il culo a Belew.
:)

Alle: Non avevo visto la parentesi. Quando ho letto "produttore" sono scattato in modalità maestrina. :-) Sorry

joyello ha detto...

*fonici

silvano ha detto...

Jazz at The Pawnshop mi fa sempre venire propositi suicidi. Pallosissimo. Un gran bel disco ed ottimamente registrato ma poco o nulla conosciuto dagli audiofili (per fortuna) è il vecchio Back on the Block di Quincy Jones - troppo tosto e poi mancano i campanellini...e i gratta gratta delle arpe.

allelimo ha detto...

fuzz, io sono pure andato un paio di volte a milano alla fiera dell'hi-fi a fine '70/inizio '80 (e più avanti pure a quella degli strumenti musicali, ma le fanno ancora 'ste cose?)
Da ciascuna di quelle fiere sono tornato a casa con un discreto mal di testa...

Jazz at the pawnshop, non conosco: mai sentito nominare.
Lone Rhinoceros di Belew, ricordo di averlo ascoltato una volta ma non ricordo nulla di quello che avevo ascoltato... era un disco usato subito rivenduto, eheh!

joyello, "finici" era bello, eh. Sono i fonici finnici, praticamente gli inventori del tipico suono dei gruppi finlandesi, quali i... ahem... cioè...
Ah ecco, secondo Assante i Sigur Ros sono finlandesi... vale?