lunedì 30 luglio 2012

Post numero duecento!

Oggi si festeggia: post numero duecento!
L'argomento però è agrodolce: nuova edizione ("45th Anniversary Edition") di "The Velvet Underground & Nico".
In sei (sei!) cd:[1]

1 - Album originale in versione stereo + alternate takes
2 - Album originale in versione mono + singoli
3 - "Chelsea Girl" di Nico
4 - Scepter Studios Sessions (Norman Dolph Acetates) + The Factory Rehearsals (January 1966)
5 - Live at Valleydale Ballroom, Columbus, Ohio, parte 1
6 - Live at Valleydale Ballroom, Columbus, Ohio, parte 2

Ora.
Io di quel disco lì penso sia il più importante di tutti i tempi.
E adoro quasi allo stesso modo il primo disco di Nico.

Ma li ho già comprati un'infinità di volte!

1 - Lp con copertina non apribile, 1981
2 - Lp con copertina apribile, 1990
3 - Cd generico, 1993
4 - Box "Peel Slowly and See", 1996
5 - Edizione "De Luxe", con le versioni stereo e mono, i singoli e alcuni pezzi di "Chelsea Girl", 2002

6 - Lp di Nico (usato al discomane) 1981
7 - Cd di Nico, 1994
8 - Pezzi di quel cd sparsi tra "Peel Slowly and See"(vedi nr.4) e la successiva edizione "De Luxe" (vedi nr.5)

9 - Lp bootleg con il concerto alla Valleydale Ballroom
10 - Cd bootleg con il concerto alla Valleydale Ballroom
11 - Innumerevoli versioni in mp3 e flac delle Scepter Studios Sessions
(Gli ultimi due, lo ammetto, solo scaricati e non comprati)
(Ma dall'elenco mancano tutte gli altri dischi e cd dei Velvet che invece ho comprato)

Questo disco (e quello di Nico) li avrò ascoltati decine di volte in questi ultimi trent'anni.
Però:

- Il box (4) tutto intero l'ho ascoltato forse una volta.
- La versione (5), nemmeno una volta: il cd stereo mai, quello mono per curiosità a spizzichi e bocconi.
- I bootleg, inascoltabili.
- Le Scepter Sessions, idem.

E quindi.
Che bisogno c'è di questa nuova versione?
Nessuno.

Ma so già che appena possibile lo scaricherò e dopo lo comprerò, pur essendo pienamente consapevole:
- che non mi serve;
- che non lo ascolterò mai tutto;
- che l'unica ragione per la sua pubblicazione è far entrare qualche spicciolo nelle casse della casa discografica.

Perchè metti che le Scepter Sessions o il concerto di Columbus siano finalmente ascoltabili?
Metti che tra i bonus ci sia un capolavoro assoluto del mio gruppo preferito di sempre?
Metti che sono così completamente pirla da pensare queste cose e comprare 'sta cazzata per vecchi babbioni rincoglioniti (come me)?


Note e links:
[1] Non ho ancora notizie di eventuali versioni in vinile, stereo8 o cilindri di cera, ma non disperiamo, c'è ancora tempo.

giovedì 26 luglio 2012

Ballando con le stelle - parte seconda

Dopo quelle di ieri, altre testimonianze della nuova moda dei concerti: il ballo dei fans con le star.

Concerto dei Pink Floyd: esecuzione di "Another Brick in the Wall" con il Piccolo Coro dell'Antoniano di Bologna, già guidato da Mariele Ventre.
Tarantella finale con tutti i bimbi del coro, mentre i membri del gruppo festeggiano la loro pluridecennale amicizia prendendosi a legnate.

Concerto dei Sonic Youth: vengono invitati a ballare sul palco alcuni bambini delle elementari.
Il giovane Thurston Moore della sonica gioventù non resiste, e alla vista di quei vecchi li sfida a:
1 - battaglia di palline di carta masticata sparata con la penna bic;
2 - battaglia a cerbottana con bussolotto con spillo in punta;
3 - battaglia a colpi di fucile ad elastici (quello fatto con la molletta del bucato).
Sconfitti i suoi antagonisti, Thurston abbandona il palco, chè sta cominciando il cartone del Trenino Thomas.

Concerto di Justin Bieber: invita una mamma (scelta a caso tra il pubblico) e balla con l'anziana (32 anni) signora, tra il tripudio dei piccoli fans che apprezzano l'attenzione del loro idolo verso i vecchi.

Concerto di Rod Stewart: invita a ballare sul palco un gruppetto di sedicenni bionde, per poi trombarsele in camerino.
E' anche vero che lui lo fa da almeno quarant'anni, e quindi non se ne accorge nessuno.

Concerto di Silvio Berlusconi e Mariano Apicella: il primo invita a ballare sul palco un mucchio di troie, che si tromba lì direttamente, per poi candidarle nelle fila del PDL.
E' anche vero che lui lo fa da almeno vent'anni, e quindi se ne accorge solo la procura di Milano.

mercoledì 25 luglio 2012

Ballando con le stelle

Ossignùr, tu quoque, Patti Smith?
Ma cos'è 'sta mania di ballare e cantare con i bambini sul palco?

Un altro sintomo del rock per famiglie?

(A parte che i bambini a quell'ora dovrebbero essere a letto, mica a vedere un concerto rock, genitori scriteriati!)

Però insomma, che conformismo degli anticonformisti eh!

Cosa possiamo aspettarci prossimamente su questi palchi?
Ad esempio, dai nostri eroi del "classic rock"?

Concerto dei Rolling Stones: Keith Richards divide la sua bottiglia di Jack Daniel's con un dodicenne (scelto a caso tra il pubblico), mentre Mick Jagger balla il geghegè con una bimba (scelta a caso tra il pubblico)
La bimba è la novantenne Rita Pavone, vestita da Gianburrasca.

Concerto di Paul McCartney: Sir Paul divide il suo microfono con una mummia.
Aveva capito che qualunque fan (scelto a caso tra il pubblico) più giovane di lui andasse bene, e la mummia in effetti aveva qualche anno di meno.

Concerto di Neil Young: il giovanile cantautore canadese invita sul palco un giovane fan (scelto a caso tra il pubblico) di cinque anni.
Resosi conto che il bimbo non conosce nè una sua canzone nè lui, improvvisa un duetto sul tema di "Nella vecchia fattoria", con uno stupendo arrangiamento roots/folk/rock/americana.

Concerto di Bob Dylan: il menestrello di Duluth balla con una giovane fan incinta (scelta a caso tra il pubblico), e fa cantare il nascituro appoggiando il microfono al pancione della puerpera.

Concerto di Bruce Springsteen: il Boss, con un colpo di reni, riconquista il primo posto di questa particolare classifica.
Mentre balla con una giovanissima fan incinta (scelta a caso tra il pubblico), la ragazza dà alla luce un bimbo, subito battezzato Bruce.
Il Boss duetta con il neonato, documentandone i primi strilli.

lunedì 23 luglio 2012

Miracoli!

Durante un banchetto di nozze nel New Jersey, a Paterson (ab. 146.199) Bruce Springsteen ha mutato la Coca Cola in birra.

Durante un concerto nel New Jersey, a Edison (ab. 99.967) Bruce Springsteen ha restituito l'udito a un sordo.
(Per ovvie ragioni il sordo gli ha subito fatto causa)

Durante un concerto nel New Jersey, a Lakewood (ab. 92.843) Bruce Springsteen ha sfamato l'intera cittadina moltiplicando due Big Mac e quattro Milk Shake alla fragola.
(Con gli avanzi sono state riempite dodici ceste)

Sembra ormai assodato che Paul McCartney, effettivamente morto nel 1966, non sia mai stato sostituito da un sosia, bensì resuscitato (dopo quattro giorni) da Bruce Springsteen, con la famosa frase "Paul, come together!".

(Nella foto: Bruce Springsteen mentre perfeziona la camminata sulle acque. Ci deve lavorare ancora un po'...)

giovedì 19 luglio 2012

Scandalo a Hyde Park.

Qualche giorno fa, a Londra.
Sentendo le cronache, sembra sia successo che:

Springsteen stava duettando con Sir Paul, e a metà canzone gli hanno staccato la corrente.
Commenti: ma come osano, due leggende, evento irripetibile, etc. etc.

Ora.
Sulle leggende e sull'evento irripetibile ci torno dopo.
Intanto guardiamo i video su Youtube (ci sono) e leggiamo cronache più accurate di quello che è successo veramente.

Springsteen e McCartney hanno eseguito in duo una prima canzone, "I saw her standing there", e poi una seconda, "Twist and shout", con tanto di "La bamba" incorporata, alla faccia dell'evento unico e irripetibile e dell'incontro tra due geniali leggende. Dico, "Twist and shout" con dentro "La Bamba": è una roba così originale la suona anche la banda comunale di qualsiasi paesino italico...

Finito il pezzo, ed avendo già sforato di una decina di minuti sull'orario previsto di chiusura, gli organizzatori hanno spento l'amplificazione.

Esticazzi.

Certo, a noi italiani sembra incomprensibile: i limiti e le regole, non ci crediamo veramente.
Se ci sono, è sempre possibile fare un'eccezione, no?

Soprattutto se l'eccezione riguarda noi, siamo dispostissimi a chiudere tutti gli occhi che è necessario chiudere per giustificarci.

Sì, sono passato col rosso, ma non era proprio rosso.
E poi dall'altra parte non arrivava nessuno.
E poi a quest'ora non chi vuoi ci sia in giro.
E certo che andavo a 120 e c'è il limite di 70, ma con le macchine di oggi, dai!
E poi sono meno pericoloso io a 120 che un vecchietto rimbambito in mezzo alla strada a 50 all'ora.
etc.

(Il discorso qui sopra, mutatis mutandis, riusciamo a farlo per ogni aspetto della civile convivenza.)

A meno che l'eccezione non riguardi gli altri.
Allora no, eh: fulmini e saette.
Guarda quell'imbecille che va in giro a 120 e c'è il limite di 50.
Scommetto che adesso passa anche col rosso.
Ecco, l'ha fatto, 'sto pirla. Che schifo.
(Vi faccio venia degli esempi coi politici, che sono tutti uguali e tutti ladri)
(E anche dei giovani d'oggi, che noi ai nostri tempi sì che)

A Londra, guarda un po', se ci sono delle regole valgono per tutti.
Pensa che stupidi, eh?
Non valgono solo per gli altri: valgono anche per te.

E non è neanche vero che siano inflessibili: li hanno lasciati sforare di dieci minuti buoni, mica gli hanno tagliato il pezzo.
E' questione di rispetto: si è deciso che si smette, per non disturbare, alle ore X, e allora si rispetta quello che si è deciso.

E quello che si era deciso lo sapevano gli organizattori, il pubblico e le leggende del rock sul palco.
Bastava che il boss facesse un paio di lagne sudate coi chitarroni di meno e poteva suonare per mezz'ora col sir.

Per quanto mi riguarda, un sentito plauso agli organizzatori.


Note e links:
[1] Mi rendo conto adesso di non aver fatto nessuna battuta sul boss, cui, per quanto mi riguarda, dovrebbe essere tagliata la corrente intorno al 10 minuto di ogni concerto.

[2] Il buon sir Paul, accipicchia.
Sa dio se non penso di lui tutto il bene possibile.
Però ormai fa concerti a ripetizione, duetta con chiunque, anche con Obama e consorte.
Insomma, non mi sembra fosse un evento tanto irripetibile.
Poi l'evento c'è stato, è durato i suoi bei dieci minuti, bella lì e tutti a casa, fossero andati avanti non avrebbero potuto che peggiorare, vista la presenza del boss...




mercoledì 18 luglio 2012

"Hell's got all the good bands, anyway" (The Flaming Lips)

Post ispirato a quello di DiamondDog, qui, in occasione della morte di Jon Lord (mi dicono tastierista dei Deep Purple).

Ispirato anzi, più che al post in sè stesso,[1] a uno dei tag: "Sono sempre i migliori eccetera eccetera".

Evidentemente non sono sempre i migliori che se ne vanno: se ne vanno tutti, prima o poi, migliori o peggiori non fa differenza, nella musica come nella vita.

Ma questa è una ovvia ovvietà.
Quello che è più importante, invece, è che ormai il rock ha già compiuto i suoi bei 60 anni.[2]

Il che vuol dire che se ne sono andati già buona parte dei suoi protagonisti, e molti per semplici ragioni anagrafiche.
Certo, una volta era tutto più cool.
I morti erano giovani e belli,[3] e l'autodistruzione delle rockstar aveva un certo e innegabile fascino sui "noi" adolescenti.

Ultimamente invece muoiono di malattia o di vecchiaia, proprio come le persone "normali".

Mentre per diventare leggenda, beh, era molto meglio morire come Jim Morrison che invecchiare e rincoglionirsi come i suoi tre soci, ancora in giro a pasteggiare come avvoltoi con la carogna dei Doors.
Oppure, era molto meglio morire come John Lennon che di malattia come George Harrison.
Eccetera, gli esempi sono fin troppo facili.

E insomma, dobbiamo rassegnarci.
I nostri eroi, prima o poi, se ne andranno tutti.
E non se ne andranno più da eroi, ma da normali pensionati.


Note e links:
[1] Con il quale sono, ovviamente, tutt'altro che d'accordo: "miglior supergruppo di sempre", anche no.
Magari aggiungendo "hard-rock" se ne potrebbe discutere (anche se Burton-Powell-Rhoads ho dovuto cercarli su wikipedia, avevo solo una vaga idea di chi fossero)
Tra i morti rock, dai, c'è di meglio, anche solo pensando a quelli citati da Elio in "Li immortacci": la sacra triade Jim/Jimi/Janis, Lennon, Curtis, Presley...

[2] Se prendiamo come data di nascita convenzionale quella citata anche da Wikipedia: "Secondo lo storico della musica Peter Guralnick, la prima registrazione di rock and roll fu Rocket 88, di Jackie Brenston and his Delta Cats (scritta dal diciannovenne Ike Turner) e registrata da Sam Phillips per l'etichetta Sun Records nel 1951."

[3] Vedi qui sopra la nota 1 per un elenco parziale, ne mancano tanti altri: Bonham e Moon, Entwistle, Harrison, Drake, Buckley, Cobain, etc.

lunedì 16 luglio 2012

Musica per altoparlanti

E' un po' che non parlo male dell'alta fedeltà esoterica, e allora, tanto per non perdere l'abitudine...

Ho trovato un blog piuttosto interessante (ed equilibrato) che ne parla.

Però.

Ci sono lì un paio di post sul confronto in doppio cieco (blind test) che propongono una teoria quantomeno bizzarra: il paragone tra componenti di hi-fi e musica suonata dal vivo(?) come modello di riferimento.

Idea bizzarra, visto che la storia della musica, a partire dalla fine del '800, è la storia della musica per altoparlanti.
Compresa la musica dal vivo (ed esclusa, questa sì, la musica classica in teatro).

C'è un bellissimo articolo di Franco Fabbri, reperibile qui, che consiglio a chiunque.

Articolo bellissimo, ma davvero: c'è già dentro tutto "Retromania" di Simon Reynolds e molto di più (ed è stato scritto nel 2004...)

Ovvero: l'industria della musica riprodotta NON presuppone l'esistenza di un originale da riprodurre, nè dal punto di vista del suono nè dal punto di vista della composizione.
Così come il cinema non è mai stato "teatro riprodotto", il disco non è mai stato semplice riproduzione del suono.[1]

Già eticamente ci sarebbe da discuterne per un bel pezzo, ma limitandoci alla naïveté degli appassionati di hi-fi, è un colpo veramente basso.

La musica del '900 e del 2000 è, tutta, musica per altoparlanti.
Qualsiasi registrazione sonora può essere ascoltata solo tramite altoparlanti, punto.

Tutti gli strumenti vengono amplificati anche in situazioni live, e di solito un paio di volte prima di giungere all'ascoltatore.

Prendiamo un classico concerto rock, voce-chitarra-basso-batteria in un club medio.

La chitarra viene amplificata da, ohibò, un amplificatore per chitarra (cioè amplificatore + cassa acustica), poi un microfono davanti alla cassa raccoglie il suono e lo porta a un mixer, dal quale passa ad un nuovo amplificatore e alle casse dell'"impianto voce", che portano finalmente il suono agli ascoltatori.

Per il basso la situzione è del tutto simile, anche se a volte al posto del microfono si usa una d.i. dall'amplificatore al mixer.

Batteria e voce, vengono raccolte esclusivamente da microfoni e quindi passano da un solo stadio di amplificazione (a meno che non si usi una batteria campionata)

Naturalmente senza contare le eventuali tastiere e gli ascolti sul palco, i "monitor", che sono un'altra linea di amplificazione in uscita dal mixer.

Ecco: pensando a tutto questo, quando sento parlare di impianti hi-fi che riescono a ricreare la magia della musica del vivo, mi viene sempre un bel po' da ridere.

Salite su un palco, guardate la qualità degli amplificatori, dei mixer, dei cavi, delle linee di corrente, e poi paragonate il tutto con le stronzate dei cavi da 10.000 euro al metro.

E rivolgete un pensiero pieno di rispetto a tutti coloro che riescono a turlupinare gli appassionati di musica (?) con le puttanate dell'hi-fi.

Sono loro i veri geni, altro che i musicisti...

Note e links:
[1] Tanto che mi pare perfino superfluo ricordare gli innumerevoli discorsi sullo "studio di registrazione come strumento", dai Beatles a Brian Eno.

venerdì 6 luglio 2012

Quando avevo dieci anni

A volte mi perdo su Youtube, avete presente il meccanismo dei video correlati?
Non ricordo come, sono capitato su un pezzo di Massimo Ranieri del 1969 che francamente ignoravo.
Però mi ricordavo benissimo di "Erba di casa mia", una delle mie preferite di quegli anni.
Di anni ne avevo 9 e mi ricordo che la cantavamo sul pullman con la scuola, forse una settimana bianca?
Su Youtube naturalmente c'era.

Da lì ho cominciato a fare un giro: "Vent'anni" sempre di Massimo Ranieri, poi Gianni Morandi e "Scende la pioggia", Donatello e "Io mi fermo qui", Little Tony e "La spada nel cuore" e "Riderà" e "Cuore matto", i Nomadi e "Io vagabondo", Al Bano e "Nel sole", Modugno e "La lontananza".
Poi Mario Tessuto e "Lisa dagli occhi blu", Nico Fidenco e "Parole", "Il mondo è grigio il mondo è blu", Marcella Bella e "Montagne Verdi", i Ricchi e Poveri e "Che sarà", Nada e "Ma che freddo fa", Rocky Roberts e "Stasera mi butto", Gianni Nazzaro e "Quanto è bella lei" (tu mamma non lo sai).
E Nicola di Bari e "La prima cosa bella", i Profeti e "Gli occhi verdi dell'amore", i Camaleonti e "Perchè ti amo", Renato dei Profeti e "Lady Barbara", Jimmy Fontana e "Il mondo".
Senza dimenticare Umberto Tozzi, da "Donna amante mia" a "Tu", da "Stella stai" a "Ti amo", "Qualcosa qualcuno", "Mamma Maremma", "Perdendo Anna" (mi è sempre piaciuto Umberto Tozzi)

Accidenti, me le ricordo tutte!
Di molte ricordo perfettamente anche tutto il testo, e non le riascoltavo più da quasi 40 anni.
Per dire, dei Sonic Youth e dei Joy Division mica ne so così tante a memoria.
E queste erano solo canzoni pop.
Ma proprio pop nel senso di roba da classifica, mica pop di classe o popular music: proprio musica fatta per essere facilmente memorizzata e di conseguenza venduta.
Niente arte, niente ribellione, niente espressione del sè profondo.
Giusto canzonette.
Che dopo 40 anni sono ancora lì, indimenticate e indimenticabili, e quindi perfette: hanno ottenuto esattamente il risultato per il quale erano state scritte, cantate e registrate.

E quindi, mi viene un altro dubbio: non è che abbiamo sbagliato tutto?
Rock, punk, new wave, grunge, indie, noise, etc. (ma per chi vuole anche hard, metal, funk, soul, blues, etc.): tutta roba inutile.
Tutta musica con una sovrastruttura, e domando scusa per la categoria abusata.
Ma senza la sovrastruttura di ribellismo/elitarismo/etc. cosa sarebbero tutte queste canzoni pop che vendono poco e non si ricordano più di tanto?

Che la vera musica sia da cercare lì, nel pop puro e semplice?
Perchè riascoltare quelle canzoni lì mi ha fatto passare un paio di ore allegre e spensierate, inframezzate da lacrimucce furtive e occhi lucidi di commozione per un passaggio che ricordavo ancora, e più spesso per i ricordi che si legano a queste canzoni: io tra i sette e dodici anni.
Quando i mesi estivi delle vacanze erano lunghissimi e il mondo era tanto più semplice e bello, con la mamma, il papà, i fratelli, i nonni, gli amici: giocare e poco altro (e anche la scuola in fondo era divertente).


Note e links:
[1] Lo so che sono tutte variazioni della Madeleine di Proust.
Però di fronte a tutti quelli che sostengono che una volta era tutto bello e adesso no, e abbasso la critica roccocentrica (forse quella che sosteneva l'importanza delle dimensioni, altro che l'uso che se ne fa?) e si sbrodolano adosso sul soul e sul funk che qualche cattivone non gli ha mai fatto ascoltare (?), beh, mi vengono degli attimi di scoramento. E invece di sostituire il rock con il funk, forse è meglio andare ancora più a fondo.
E conviene fermarsi qui.
Perchè andando più indietro, già affiorano dalla memoria le edizioni dello Zecchino d'Oro con il mago Zurlì, e "44 gatti", "Popoff", "Il valzer del moscerino", "Torero Camomillo", "Parapapà", "Per un ditino nel telefono"...

giovedì 5 luglio 2012

E quindi - parte seconda


"I giornali inventano la meta' di quello che dicono...se poi ci aggiungi che non scrivono la meta' di quel che succede, ne consegue che i giornali non esistono!"
(Mafalda di Quino)

"La recensione musicale è una forma morta. A nessuno frega un cazzo di cosa pensi di un disco che hai recensito."
(Greil Marcus)

Sono due citazioni che mi giravano in testa da qualche giorno, e le trovo ottime per continuare il discorso del post precedente.
Insieme ci metto, come bonus, pure quest'altra: post/marchetta veramente agghiacciante.

"La musica rock nacque nel 1955, quando Rock Around The Clock fece il numero 1 delle classifiche nazionali USA; accompagnato da Maybellene di Chuck Berry, Baby Let's Playhouse di Elvis, Tutti Frutti di Little Richard e I Got A Woman di Ray Charles.
La musica rock se ne è (forse) andata dopo la sua luminosa e straordinaria parabola, negli anni 90 con gli ultimi capolavori di Wallflowers (Bringing Down The Horse), Dave Matthews (Before These Crowded Streets) e Phish (A Live One).
Da allora fingiamo che sia viva per poter continuare a ritirare la pensione.

Per quanto mi riguarda sono riuscito a tirarmi fuori dal laborioso dovere di rimanere aggiornato ad ogni costo a dischi che spariscono dopo una recensione ottimista, pochi ascolti e nessuna speranza di ritrovare la via dello stereo. Scegliere di rinunciare ad essere à la page è una libertà impagabile: quella di ritrovare un giorno il suono gutturale del r&b dei primi Stones ed il giorno dopo l'orizzonte aperto degli ultimi Beatles. Di abitare un giorno a Memphis e quello seguente nella swinging London, e quello dopo ancora ad Haight-Ashbury o all'Hope & Anchor, di seguire le tracce dei Temptations o dei Dr. Feelgood. Io ho trovato alla fine la rovente traccia del jazz, dopo averlo timidamente corteggiato now and then magari seguendo la pista dei Weather Report o dei Soft Machine.

Obietterete: se il rock è morto, il jazz cos'è?

Non si tratta di ricercare a tutti costi la novità futile per essere aggiornato, oppure per camuffare i propri gusti con quelli di una generazione a cui non apparteniamo, ma di essere liberi di spaziare, di viaggiare fra i generi e le vibrazioni di ogni buona musica, che sia, perché no, Mozart, Sibelius, Gershwin, Ellington, Mingus, Zappa o Warren Zevon... E se per motivi anagrafici le storie del rock le conosco nei dettagli, mi piace seguire il filo d'Arianna che mi conduce in territori solo annusati in passato, come l'hot jazz di New Orleans (Louis Armstrong Hot Five & Seven), le Big Band dello swing (Duke Ellington, magari at Newport), il bop di Gillespie e Charlie Parker (con il Quintet alla Massey Hall), il dinoccolato cool jazz di Gerry Mulligan e Chet Baker (ecco da dov'è nato Foreign Affairs di Tom Waits!), il Mingus di Pthecantropus, l'hard bop di Miles Davis e Art Blackey, il free di John Coltrane e Ornette Coleman: molte storie da udire e una miniera di capolavori da ascoltare.
Questo per premettere che non ho da scrivere recensioni e novità, ma ho una borsa piena di storie, storie di musica e di musicisti, e non solo rock. Se mi permetterete di narrarvele sulla mia nuova rubrica sul nuovo SUONO (in edicola)."



Agghiacciante per la compiaciuta prosopopea con cui l'autore annuncia di non ascoltare più musica nuova da circa 15 anni, ma si dichiara felice e contento di non dover più "rimanere aggiornato" e di "essere libero di spaziare tra i generi e le vibrazioni di ogni buona musica".
Basta che sia stata incisa non oltre gli anni '90.
Perchè lì è morto il rock (?): giù il sipario.
Da lì in poi, la buona musica ha cessato di esistere.
E lui spazia tra tutte le musiche ma solo se già morte, fuggendo a gambe levate dalla vita.
Che per fortuna, invece, continua.
A dispetto della marchetta finale per la nuova - e già mitica - rivista "Suono", la bibbia degli ultracinquantenni appassionati di classic-rock e alta fedeltà esoterica...

Conclusioni (provvisorie, naturalmente)?
Se è inutile scrivere recensioni e leggere i giornali, finchè c'è in giro gente che scrive cose come quella citata qui sopra, direi meglio continuare a scrivere sui blog.
Perchè c'è bisogno di informazione e pareri davvero indipendenti e slegati da ogni piccolo o grande compromesso derivante da valutazioni di opportunità economiche e commerciali.

E questa sì, mi sembra una cosa importante: poter leggere che il disco X è bello perchè è piaciuto a chi l'ha ascoltato, non perchè la redazione ha deciso che di quel disco si deve parlare bene per non perdere la pubblicità della casa discografica.
E poter leggere il parere di persone vive e curiose, non di zombie che, avessero avuto trenta o quarant'anni di più, non avrebbero mai "scoperto" l'esistenza del rock, perchè avrebbero tirato giù il sipario prima.