venerdì 30 novembre 2012

Ascolti recenti - novembre 2012 (parte 2)

Sylvain Chauveau - Abstractions (2012)
giudizio: B

Bello, più "facile" dell'ultimo album: sono tutti remix di cose collegate a uno dei vari progetti musicali di Chauveau.
Brano migliore, il suo "A_".


Oren Ambarchi - Audience of One (2012)
giudizio: C

Lui è uno che mi piace: chitarra e laptop, fa musiche quasi sempre interessanti.
Ha anche pubblicato tre dischi in meno di un anno, e questa è una cosa che mi piace meno.
E' un modo di fare piuttosto comune in alcuni ambiti, ne avevo già accennato parlando dei Nadja, che hanno prodotto qualcosa tipo 50 dischi in 5 anni: una specie di sfida all'incomunicabilità totale.
Quale fan potrà mai ascoltare e amare 50 dischi di uno stesso gruppo?
E in qualsiasi lasso di tempo, eh, figuriamoci in 5 anni...
Per quanto riguarda Ambarchi, i tre dischi di quest'anno sono tre dischi notevoli, che hanno pochissimo in comune e testimoniano una grande vivacità compositiva.
Ma a questi ritmi si fa in fretta a cominciare a pubblicare roba ignorabile...


Library Tapes - Sun Peeking Through (2012)
giudizio: C

Ci sono tutti gli elementi che in questo momento mi interessano di più: pianoforte, archi, chitarre via laptop.
La musica si colloca tra post rock, ambient e modern classical.
I pezzi sono però carini e nulla più.
Scolasticamente parlando, hanno le possibilità ma non si applicano abbastanza.


MV & EE - Space Homestead (2012)
giudizio: D

Me li aspettavo più ostici, e invece sono molto "rock", chitarre e batteria, con qualche divagazione folk/sperimentale, ad eccezione del devastante ultimo pezzo, “Porchlight>Leaves”.
Non male, ma basta.


Nils Frahm & Anne Muller - 7Fingers (2012)
giudizio: C

Nils Frahm in versione "mista", modern classical in alcuni pezzi e glitch/elettronico in altri.
Più facile di altri suoi lavori, ma anche meno interessante.


Julie’s Haircut - The Wildlife Variations (2012)
giudizio: D

Ep con quattro brani, ho cercato ripetutamente di farmelo piacere.
Comincia con un brano vagamente kraut, prosegue con una ballata barrettiana, poi ci sono due pezzi anonimi. Peccato, perchè mi piacciono diverse cose dei Julie’s e soprattutto il loro modo di essere gruppo. Sto disco, mah.


Barbara de Dominicis & Julia Kent - Parallel41 (2012)
giudizio: D

Modern classical più ambient più voce che recita in inglese/tedesco/italiano, per un paio di brani può essere interessante, tutto l’album no.


Brian Eno - Lux (2012)
giudizio: C

Eh...
Boh.
Ambient di classe?
Cioè sempre la solita zuppa fatta da uno che conta e di cui non si può dire male, tipo Donald Fagen, diciamo, o i Sonic Youth degli anni 2000?
Grazie, faccio senza volentieri.


Dirty Projectors - Swing Lo Magellan (2012)
giudizio: C

E' più che evidente: il massimalismo non fa per me.
Ho ascoltato Sweet Lo Magellan dei Dirty Projectors.
Non è male, ma sono quelle cose che difficilmente riascolto.
Come, per dire, gli Akron Family.
C'è dentro tanto: tante cose diverse, forse troppe per i miei gusti.
Troppi ingredienti, come in quei piatti troppo ricchi di contrasti.
Preferisco cose più semplici.
Sia in cucina che in musica, sono tendenzialmente uno che apprezza il minimalismo.
Che non vuol dire banalità, ma un modo di fare le cose diverso da quello dei Dirty Projectors.


Garth Stevenson - Flying (2012)
giudizio: C

Modern classical, tra Sylvian Chauveau e Nils Frahm (non neo-classical, eh, per quello mi vengono in mente i Dead Can Dance che qui non c’entrano nulla).
Bello.
Magari sarà difficile che lo riascolti, ma bello e interessante, nel suo mescolare archi e glitch in maniera non banale.


Joe Meek And The Blue Men - I Hear a New World (1959)
giudizio: E

Ne avevo letto bene da qualche parte su Facebook, come di musica in anticipo sui tempi.
Boh.
Non sono andato oltre il terzo pezzo, e non mi capita spesso di abbandonare un disco senza ascoltarlo tutto almeno una volta.


Max Richter - Vivaldi’s Four Seasons Recomposed by Max Richter (2012)
giudizio: D

Ah, qui sono in difficoltà: Vivaldi
Delle 4 stagioni “originali” conosco praticamente solo il maledetto pappà-parapà-pàppàppà che ci tormenta da innumerevoli centralini telefonici e publicità televisive.
Questa di Max Richter non è un’esecuzione, ma una riscrittura della partitura, secondo la sua sensibilità.
Non essendo in grado di paragonarla a un originale che non ho mai sentito, posso dire che mancano quasi tutte le parti zumpappeggianti che nel mio immaginario associo da sempre alla musica classica, e spesso c’è un accenno di drone in sottofondo che rende la cosa piuttosto moderna.
Interessante, anche, ma è un ascolto che sicuramente non riaffronterò: troppe sono le parrti che non mi dicono nulla.


Vanessa Rossetto - Exotic Exit (2012)
giudizio: E

Dove cazzo ne ho letto bene? non ricordo, malediz.
Per segnarmi il nome e non seguirne mai più il parere.
Disco inutile di non-musica.
Troppo anche per me.


Note e links:
Novità a partire da questa puntata: il giudizio sintetico.
A - Sicuramente lo riascolterò più volte.
B - Prima o poi lo riascolterò.
C - Lo lascio sull'iPod, ma difficilmente lo riascolterò.
D - Cancellato dall’iPod.
E - Cancellato dall’iPod e dal disco rigido.

mercoledì 28 novembre 2012

Nick Drake - Pink Moon Deluxe Vinyl Box Set (secondo tentativo)

C'è un limite al peggio?
Perchè questo è molto peggio del box dei Velvet Underground.
Eticamente, voglio dire.

Riproduzione della prima stampa del 1972 di "Pink Moon", su vinile vergine da Audiofili, con copertina apribile, rimasterizzato dall'originale produttore/ingegnere del suono John Wood presso gli studi di Abbey Road.
Cotillons: il poster promozionale dell'epoca per i negozi e la riproduzione del manoscritto dei testi di quattro canzoni.
Il tutto inserito in un box di cartone che riproduce la confezione del master-tape.
In omaggio, il codice per scaricare una versione digitale a 24 bit.

Ora.
Anche senza voler considerare che l'ultima versione rimasterizzata è quella del 2003, e che forse una rimasterizzazione ogni 10 anni è un po' eccessiva.
Sapere che la musica di Nick Drake è disponibile in ben due "formati audiofili" per una cricca di coglioni che ascolta il suono dei piedini del giradischi, mi mette adosso una tristezza infinita.
Sarò fatto male io.
Ma questa volta, credo proprio di no.

Note e links:
[1] Prentazione in inglese, per chi credesse che mi sto inventando qualcosa:
"Deluxe/Heavyweight Box Set with an authentic reproduction of the 1972 first pressing, Includes digital download voucher redeemable from the label, with various formats including 24 bit** On February the 25th 1972 Island Records released Nick Drake's third, and what was to be his final, album Pink Moon to a largely disinterested press and public. 40 years on since its birth, Universal re-presents the album in an exactly replicated vinyl pressing, re-mastered by the original co-producer and engineer; John Wood at Abbey Road and pressed on Audiophile virgin vinyl with the original gatefold sleeve, inner sleeve, paper labels, the promotional shop-poster and a facsimile of Nick's handwritten lyrics to four of the songs, all gathered together in a box showing the original master tape box from which the vinyl was mastered. Purchasers also get access to a free electronic downloadable version in 24 bit digital."
L'originale lo trovate qui.

[2] Secondo tentativo, il primo ha generato una discussione davvero poco interessante... per la prima volta ho deciso di censurarla completamente.

mercoledì 21 novembre 2012

Del collezionismo, dei giovani musicisti e della morte del rock

Tesi:
Tutti noi maschietti siamo fondamentalmente collezionisti.
Cominciamo da bimbi con le figurine.
Ma anche (quando ero piccolo io) i tappi delle bottiglie, le biglie, i soldatini dell’Atlantic, le macchinine di formula uno, le squadre del Subbuteo, i fumetti, tutto.

E con la musica, per quelli di noi che si sono di essa ammalati, uguale: perchè se un gruppo ti piace, devi avere tutto.
Tutti i dischi ufficiali, che magari quel lato b di quel singolo uscito solo in Giappone è la canzone che ti cambia la vita (o almeno i cinque minuti in cui la ascolti).
Tutti i dischi non ufficiali dal vivo, che magari quella volta dal vivo hanno suonato una versione di quel pezzo che ti cambia la vita (o almeno i cinque minuti etc.)
Tutti i dischi con le prove rubate o le versioni scartate, che magari etc.

Devi avere tutto, sentire tutto.
Magari anche una sola volta, ma tutto.
Una volta era, più o meno, impossibile: per trovare tutto di un gruppo, dovevi sobbarcarti investimenti consistenti in vinile, cassette e cd, senza parlare della bieca e ricattatoria sopravvalutazione dei pezzi rari ad opera dei furbi spacciatori di vinile.

Oggi, accontentandosi della parte della conoscenza (e rinunciando - magari a fatica - alla parte del possesso) si può fare più o meno tranquillamente per quasi tutti i gruppi.
Sul web (maledetto!) è possibile rintracciare senza grosse difficoltà (e soprattutto senza spendere nulla) l’opera omnia di praticamente chiunque.

E per i meno avvezzi alla navigazione negli oscuri meandri della rete, ci son sempre le edizioni Mega De Luxe, con imperdibili raccolte di scarti discografici accoppiate ai “classici” che a tutti piacciono.
Perchè i dirigenti delle case discografiche son mica del tutto rincoglioniti, e questa cosa la sanno bene e ne aprofittano, eh...

Antitesi:
Tutti i giovani musicisti godono, per fortuna, di una sana ignoranza: conoscono poche cose, ma credono di conoscerle tutte.
Quantomeno, quelle importanti.

E quindi non hanno paura a scrivere i loro pezzi, e non hanno paura se non sono abbastanza tecnicamente competenti per suonarli in modo impeccabilmente “professionale”.
Non si possono mettere le dita sulla chitarra in quel modo, perchè quell’accordo non esiste? E chissene, mi piace come suona.

E quindi 2, riescono a essere geniali e a fare cose che, di lì a pochi anni, non riusciranno più a fare.
Perchè nel frattempo saranno cresciuti, e anche senza parlare delle bollette da pagare, avranno cominciato a menarsela con il mantenimento della posizione.
Finite le idee e la voglia di rischiare, avranno cominciato a menarsela con “valori” quali professionalità, esperienza e mestiere.
E la cosa più divertente è che ‘sti valori del cazzo qui, li prenderanno sul serio, e con loro li prenderanno sul serio i loro ormai attempati fan.
Anche i gruppi e i fan che, all’inizio, apprezzavano esattamente il contrario.

Sintesi
La solita, così popolare sul web tra i 40/50 enni.
“Il rock è morto quando eravamo giovani noi, e la musica di adesso fa schifo al cazzo.”
“Ascolto solo i dischi degli anni [decennio a piacere], meglio un loro disco di scarti che un disco di oggi”
Lo so che l’ho già scritto innumerevoli volte, ma santa polenta: se continuo a leggere in giro la solita tesi, continuo noiosamente a controbattere...

Anche se, in realtà, oggi un problema nuovo c’è.
Ed è quello opposto, semmai: è possibile ascoltare con facilità troppe cose.

Ad esempio, io mi informo sulle nuove uscite tramite alcune fonti.
Alcuni blog (sono tutti nel blog-roll qui di fianco)
Alcune riviste on-line (SentireAscoltare, Ondarock)

Su SentireAscoltare ci sono una media di 5 recensioni al giorno.
Fanno circa 150 al mese.
Diciamo che solo una su dieci mi stimola ad ascoltare un disco.
Fanno 15 dischi al mese.
Solo da SentireAscoltare.

Se ci aggiungiamo i dischi consigliati dai blog, tra nuovi e "riscoperte", e magari qualche disco che scarico perchè all'epoca non l'avevo trovato e mi è rimasta la curiosità, si arriva tranquilli tranquilli a 30 dischi al mese.
E’ impossibile starci dietro.
Così si accumula spazzatura digitale sull’hard disk, e per sentire tutto dovresti darti una disciplina che è un po' in contrasto con il piacere un po’ anarchico dell'ascolto musicale "per piacere".

Dovresti sentire un album al giorno, diciamo almeno un paio di volte che se no è inevitabile essere un pelino troppo superficiali nei giudizi.
E non riascoltare più quello che ti piace, altrimenti non riesci a star dietro alle nuove uscite.

Come uscirne?
Non ho la risposta.
Io alterno periodi in cui cerco di ascoltare un disco nuovo al giorno a periodi in cui ascolto lo stesso disco per una settimana di fila.
Naturalmente i periodi del secondo tipo contribuiscono ad aumentare a dismisura la quantità di spazzatura digitale accumulata.
Spazzatura non come giudizio di merito, ma come semplice constatazione: magari lì dentro ci sono dischi bellissimi, ma non troverò mai il tempo di ascoltarli.

mercoledì 14 novembre 2012

Ascolti recenti - novembre 2012

Belong - Common Era (2011)
giudizio: C

Ascoltati su consiglio di Pericle.
Bravi eh.
Però i Cure ci sono già stati, come ci sono già stati i gruppi che suonavano come loro in quegli stessi anni, ed erano la serie B dei Cure.
Questi cosa sono, la serie C?
Alcuni pezzi son anche carini, ma qual è lo scopo di questo disco?
Domando scusa, ma io non riesco ad accontentarmi della serie C...


The Black Angels - Passover (2006)
giudizio: B

Gli Spacemen 3 suonavano così, però senza il cantante che voleva essere Jim Morrison (a volte in maniera quasi imbarazzante).
Buon gruppo derivativo, con pezzi superiori alla media.
Senza infamia e senza lode.


Dresda - Diluvio (2012)
giudizio: A

Ottimo ep, tra post rock e noise.
Sono di Genova e incidono per Marsiglia Records, il che è garanzia di qualità.
Scaricato da Bandcamp, ordinata anche la copia fisica...


Fabrizio Paterlini - Autumn Stories (2012)
giudizio: C

Un disco di pianoforte solo, con rari interventi di synth e di field recordings.
Bello, ma dopo tre/quattro pezzi scende inesorabile una noia profonda e sonnifera, e visto che, come al solito, ascolto in macchina, non posso che passare ad altro.


Giardini di Mirò - Unluck ep (2012)
giudizio: A

Da ascoltare: tre brani ottimi, uno completamente inedito e due che erano già sulla versione iTunes di "Good Luck".
Niente smandolinate, ma una deriva fatta mix di drone, ambient, post-punk e anni '90, batteria affogata nel riverbero e suoni impeccabili: sono il mio gruppo preferito di adesso, punto.
In download anche gratuito da Bandcamp.


Khonnor - Handwriting (2004)
giudizio: A

L'ho scoperto per caso.
Sembra avesse 17 anni quando ha inciso questo disco, preceduto e seguito da alcuni EP.
Non c'è molto da dire: è un CAPOLAVORO ASSOLUTO, e l'ho scritto in lettere maiuscole.
Tra folk, glitch, ambient, elettronica e molto altro, un disco che da un senso compiuto all'espressione "folktronica".
Indispensabile come pochi altri.


Paper Cranes - Oh, Love! (2012)
giudizio: E

Delle volte mi trovo sull'iPod dei gruppi che non mi ricordo come e perchè ci sono finiti sopra.
Questi ne sono un esempio: devo averne letto bene da qualche parte e scaricato il loro lavoro da Bandcamp, ma è un folk-pop carino ed innocuo.
Ascoltato una volta, rimosso.


Tame Impala - Lonerism (2012)
giudizio: C

Primo ascolto: sono i Beatles, versione John Lennon zuccherosa.
Psichedelia beatlesiana impeccabile, la batteria suona come quella di Ringo e il basso spesso sembra quello di Paul.
Nel complesso, un gruppo troppo derivativo per i miei gusti attuali.


twoas4 - In Pain English (2012)
giudizio: B

Gran bel disco, lo trovate su Bandcamp in download a 2 euro, ma c'è anche la copia fisica.
Certo, la voglia di essere i Sonic Youth è grande, ma siccome ce l'ho avuta anch'io mi tocca essere più buono del solito.
Loro lo fanno molto bene, con alcune canzoni al limite del capolavoro.
E poi sono prodotti da Paolo Mauri, che suona anche il basso, e così ho DOVUTO ordinare anche il cd...


Umberto Maria Giardini - La dieta dell'imperatrice (2012)
giudizio: C

Non è male, ma boh, di questo disco non mi piace mai niente fino in fondo.


The Velvet Underground & Nico - De Luxe Mega etc. (1967/2012)
giudizio: B

E va bene, l'ho scaricato: lo sapevo che non avrei resistito.
Togliamo subito di mezzo le due versioni mono e stereo, e il disco di Nico: roba bellissima, ma non ho nè voglia nè tempo di fare il paragone con gli originali oppure tra le due diverse versioni mono e stereo precedenti.
Suonano bene, tanto mi basta.

Le Scepter Sessions: i pezzi sono grosso modo indistinguibili dagli originali, a parte alcune variazioni davvero minime (alcuni mix leggermente diversi, alcune takes alternative, una voce con più o meno riverbero, etc.)
La variazione più grossa in assoluto è l'inizio di "Heroin": in tutte le versioni qui presenti diverse da quella ufficiale, Lou canta "I just know where I'm going" invece di "I don't know just where I'm going".
Volendo stare a menarsela, lo spostamento di senso del testo è notevole, visto l'argomento: nella prima versione Lou Reed sa solamente dove sta andando, in quella pubblicata non sa davvero dove sta andando.
La realtà però (secondo me etc.) è che metricamente la versione pubblicata rende meglio.

C'è una cosa "strana", ma non avendo il libretto del cd non so se magari lì è spiegato.
Alcuni dei pezzi delle Scepter Sessions sono indicati come "tape sourced", altri come "vinyl sourced".
I primi si sentono molto meglio dei secondi, come è ovvio: quelli vinyl sourced hanno rumorini vari ed eventuali: fruscii, click e pop.
Però io avevo capito che le Scepter Sessions originali erano "perdute", e l'unica testimonianza fosse il vinile "ritovato" qualche anno fa (la storia è in giro ovunque sul web, non la ripeto)
O avevo capito male io, o sono stati ritrovati anche i nastri (ma non tutti?), boh.

Seguono le prove alla Factory, e queste sono piuttosto interessanti, soprattutto "Miss Joanie Lee", che è una specie di prova generale per Sister Ray.
Divertente la prova con Nico che tenta di cantare "There she goes again" ("I have to learn that!") che sembra esattamente quello che è, un nastro di quelli che ogni gruppo registra in sala prove per riascoltare quello che sta facendo.
Bellissimo il punto in cui Nico sbaglia, gli altri si fermano ma non tutti insieme e batteria e basso continuano con il riff - ho decine di cassette in sala prove in cui facciamo le stesse identiche cose!
Il che può voler dire due cose: noi eravamo uguali ai Velvet (ahem), oppure i Velvet erano un gruppo come tutti gli altri - solo molto più bravi.
Direi buona la seconda.

Il live al Valleydale Ballroom, Columbus, Ohio, esticazzi!
Comincia con "Melody Laughter", che c'era già sul cofanetto con la banana di qualche anno fa, ed è ancora un pezzo che sembra avanguardia 45 anni dopo.
Poi c'è Nico dal vivo, ma si sente appena appena cosa succede: la qualità sonora migliora con i pezzi seguenti.
A parte "Nothing song", pallosa, ma forse era la base per un'esibizione/balletto/cazzo-ne-so, il resto è un vero documento sonoro dei Velvet pre-primo disco.

giovedì 8 novembre 2012

Parole e musica

A grande (ahem) richiesta, proviamo a riparlare dei testi delle canzoni.
In realtà, non ho nulla di nuovo da dire rispetto alle altre volte in cui ne ho già scritto, qui, qui e qui, in tre dei post meno commentati di questo blog...

Rimango dell'idea che la frase di gianCarlo Onorato (vedi il link al secondo "qui") sia il modo perfetto di rapportarsi al testo di una canzone, niente di più e niente di meno:

"Le parole sono incarnate nelle composizioni e vivono della musica di cui fanno parte".

E' tutto lì: le parole hanno senso solo nell'unione con la musica, da sole non valgono nulla.
Fosse per me, i testi non li stamperei nella confezione del disco.
Perchè stiamo parlando di dischi, e la musica è molto più importante del testo.
Più importante di diversi ordini di grandezza, eh.
E il testo, per fortuna, non è una poesia.
Forma espressiva che, per inciso, neppure mi piace molto.
Forse ne ho studiata troppa a scuola, ma è una cosa che mi sembra non rispecchi il nostro tempo.
Sicuramente, non il mio.
Faccio fatica a leggerla, non mi appassiona e non la capisco.

I cantanti cosidetti poeti, boh.
Già quando scrivono in italiano mi provocano un profondo senso di noia: su tutti, De Andrè.
E l'altrettanto intoccabile Gaber.
Anzi, Gaber di più, che lui non ha mai davvero scritto canzoni, quanto scuse per recitarci sopra le sue parole.
Bellissime, probabilmente.
Ma non mi interessano.

Se poi sono di lingua inglese, diciamo altri due intoccabili come Bob Dylan e Leonard Cohen, ma anche i dischi di reading di Nick Cave, grazie no.
Neppure li capisco al volo: contrariamente alla quasi totalità dei blogger italiani, che parlano l'inglese meglio dell'italiano, io parlo meglio l'italiano.
Con l'inglese, faccio più fatica.
Quindi i testi in inglese diventano una cosa tutt'altro che immediata, anzi.
Sono una cosa che deve essere sempre mediata da una traduzione.

Poi certo che sì: in astratto, meglio una canzone con una bella nusica e un bel testo che una con una brutta musica e un brutto testo.
(Monsiuer De Lapalisse ringrazia)
Ma nella realtà, del testo mi frega pochissimo.
E dei due casi intermedi (musica bella e testo brutto oppure musica brutta e testo bello), il primo lo posso apprezzare senza nessuno sforzo.
Esistono centinaia di belle canzoni con testi brutti, ma tanto i testi brutti si possono ignorare.

Canzoni brutte con testi belli, boh.
Ci saranno anche.
Ma se la musica è brutta, non sto certo a interessarmi del testo, quindi è come se non esistessero.
Perchè se non ti interessa scrivere la musica, ma usarla come veicolo per far sentire i tuoi testi, allora prendi il coraggio a due mani: non fare un disco.
Pubblica un libro di poesie, così evito di comprarlo e non ne parliamo più...


Note e links:
[1] Nei tre post precedenti sullo stesso argomento, molto probabilmente ho sostenuto cose in contraddizione con quanto affermo qui.
Perchè a volte un testo è così bello che ti fa cambiare idea sulla sua non rilevanza, soprattutto quando è unito a una musica che ti piace moltissimo.
D'altronde, mai affermato di essere immune alle contraddizioni...

lunedì 5 novembre 2012

Tough boys don't dance

Allora.
La disco-music.[1]
Anzi, più in generale: la musica da ballo.
A me 'sta roba qui non piace.
Limite mio nr. 1, sicuramente.
Ma non mi piace.
Non riesco ad ascoltare un disco di "disco" (battutona!)
Non ci trovo niente di abbastanza interessante per ascoltarlo fuori da una discoteca.

E' musica fatta per ballare, benissimo: usiamola per ballare.
Attività peraltro onorevolissima, e antica quanto la musica.
Da ragazzo andavo in discoteca anch'io.
Ma non per ascoltare la disco: ci andavo per cuccare.
E in effetti, visti gli scarsi risultati, ho smesso abbastanza presto.
Ma della musica che si ascoltava lì, mai fregato un cazzo.

Di tutta la musica "limitrofa" alla disco, limite mio nr. 2, penso grosso modo le stesse cose: funk, r'n'b, soul.
Musica per ballare.
Come il r'n'r eh, o il liscio, la house, l'hip-hop e il tango e la mazurka, la lambada e il "latino-americano".

E allora, balliamole 'ste musiche.[2]
Son fatte per quello, e non c'è nulla di male.
Però capisco perchè dovrei ascoltare queste musiche nella mia (metaforica) cameretta con il mio (metaforico) stereo.
Non ci trovo nulla di abbastanza interessante per giustificarne l'ascolto puro, non finalizzato al ballo.

Esistono le eccezioni, ci mancherebbe: musica per il corpo e per la mente.
Ma è così poca roba...


Note e links:
[1] Questo è un post difficile, perchè alcuni di quelli che frequentano questo blog la pensano in maniera completamente opposta da me.
Quindi, il rischio di polemica è giusto qui dietro l'angolo.
Anzi, forse non è nemmeno necessario girarlo, l'angolo...

[2] C'è però una cosa che non capisco: perchè sia necessario attribuire loro meriti, ambizioni e valenze culturali che non vi appartengono.
Io le ricordo, le discoteche negli anni '70.
Che vi devo dire: non è che ci andassero le persone più intelligenti che conoscevo.
Al contrario, ci andavano quelli più stupidotti.
Quelli che si facevano meno problemi, che avevano meno dubbi
E magari si divertivano di più, eh.
Ma tipo che si divertono di più quelli che vanno al cinema a vedere Boldi e De Sica.

Ricordo pure le discoteche negli anni '80.
Ci andavano i paninari, a ballare "Wild Boys" con il braccio simpaticamente teso, che fare i fascistelli era già tornato di moda.

Le discoteche degli anni successivi, non me le ricordo.
Ma tanto lì c'era il rap, la techno, la trance, e queste musiche vengono simpaticamente dileggiate dai cultori della disco anni '70, quindi possiamo tranquillamente ignorarle.

Sono stereotipi?
Boh, forse, almeno un po'.
Però come tutti gli stereotipi mica sono nati dal nulla.
Nelle discoteche degli anni '70 e '80 c'era il peggio di quegli anni, dai fascistelli sanbabilini in poi, passando per paninari, yuppies, milano da bere e imbecillità varie.
Chi vuole rivalutare quel periodo lì, prego si accomodi: se posso, preferisco non seguire la strada della rivalutazione dell'irrivalutabile.
Donna Summer, Bee Gees, Duran Duran... no grazie.