mercoledì 29 febbraio 2012

Ascolti recenti - febbraio 2012 (parte terza)

Alex Tiuniaev - Blurred (2012)
Disco di cui la Heath Death Records[1], piccolissima etichetta diy inglese, sta curando l'edizione fisica attraverso lo stesso meccanismo di on-line fundings già usato dalla Dead Pilot per l'ultimo album dei Message to Bears.
Album quasi esclusivamente pianistico, tra modern classical e ambient.
Interessante, ma non penso di partecipare alla raccolta fondi.


Anoice - Remmings (2006)
Scoperti su consiglio via Twitter di Daniel[2], gruppo di cui non so nulla, ma l'album è molto bello. Pianoforte e post-rock ambientale, senza le solite alternanze pieno-vuoto e le chitarre smandolinate che ormai danno solamente fastidio per la banalità dello schema: "The Three-Days Blow" è un pezzo fantastico.
Credo ci sia in giro una ristampa su vinile, per chi fosse interessato a questo genere di cose.


Belfi/Grubbs/Pilia - Onrushing Cloud (2010)
Gran disco.
Belfi è un percussionista, Pilia è un chitarrista tra avant-garde e collaborazioni coi Massimo Volume, Grubbs è quello che ha fatto parte di Squirrel Bait, Bastro, Gastr del Sol, Codeine, The Red Krayola, etc.
Mi piace molto in questo disco l'uso del silenzio, della sottrazione di note, che, al contrario di quanto possa sembrare, è una cosa molto più difficile da fare bene del suo contrario, cioè l'accumulo di note e suoni: dare un senso alla mancanza di suono tra due note è un esercizio per nulla banale, provare per credere.


Birds of Passage/I've Lost - I Was All You Are (2012)
Anche questo per la Heath Death Records (vedi sopra), Birds of Passage è già caduta nella maniera: identico in tutto e per tutto a quanto avevo già ascoltato,[3] droni e canto sussurrato. Ininfluente la partecipazione dei per me sconosciuti I've Lost.


Ilyas Ahmed - With Endless Fire (2012)
Parlando dell'ep condiviso con Grouper[4], avevo scritto che non avevo idea di chi fosse Iliyas Ahmed.
Dopo aver ascoltato questo disco, lo so: è un grande.
Disco bellissimo, loop di chitarre, folk, rumori e melodia: è la musica che mi piace in questo momento, e quella che sto cercando di fare anch'io.


Motorpsycho - The Death Defying Unicorn (2012)
Io amo i Motorpsycho.[5]
Però 'sto disco qui ha una sola cosa buona: l'ho scaricato senza pagarlo.
Perchè l'avessi pagato, mi avrebbe procurato un giramento di coglioni enorme: un disco che non va da nessuna parte, di quelli che se non fosse per il nome, smetteresti di ascoltare dopo due/tre pezzi.
Invece ho voluto arrivare fino in fondo, perchè hai visto mai che, un colpo di coda, una canzone bella... sono pur sempre i Motorpsycho... e invece, un cazzo. Disco inutile e bruttissimo.


Peter Broderick - http://www.itstartshear.com (2012)
Titolo che è anche l'indirizzo del sito dedicato al nuovo lavoro di Peter Broderick, di cui avevo già parlato precedentemente.[6]
E anche primo suo disco che non mi piace. Dope i primi tre pezzi, diventa sgangherato, senza direzione, tra ripetizioni di cose già dette meglio nei dischi precedenti e alcune soluzioni sonore tra il banale e il mainstream.


Sealight - Dead Letters (2011)
Gruppo franco-australiano prodotto da Robin Guthrie dei Cocteau Twins, c'è tutto quello che potreste aspettarvi da un gruppo prodotto da Robin Guthrie: melodie cristalline ed eteree, soluzioni strumentali tra shoegaze e ambient, tutto molto ma molto carino. Ed innocuo.


Note e links:
[1] Sito e Bandcamp

[2] Che sarebbe il gestore della Dead Pilot Records, link ovunque in questo blog.

[3] Vedi questo post.

[4] Ne avevo parlato qui.

[5] Verificare nel precedente post sui Motorpsycho.

[6] Per la precisione, qui.

venerdì 24 febbraio 2012

Ascolti recenti - febbraio 2012 (parte seconda )

Pink Military - Do Animals Believe in God? (1980)
Il primo disco usato che ho comprato al Discomane, era forse il 1981?
Una rivelazione duplice:
- c'era un posto a Milano dove si potevano comprare dischi usati che nei negozi "normali" non si trovavano, e oltretutto a un cazzo (se non ricordo male i prezzi all'epoca erano 5.000 lire per gli lp appena usciti)
- i Pink Military erano un gruppo incredibile. Non ancora decadenti ed elettronici come saranno nella successiva incarnazione come Pink Industry,[1] ma già molto interessanti.
Da quel giorno lì avrei passato e speso quantità assurde di ore e soldi per la musica.


Emphemetry (2003 - 2007)
Ascoltato tutto il materiale reperibile sul web (due singoli, uno vecchissimo e uno meno) sulla falsariga dell'ottimo cd d'esordio. Gruppo che continuerò a seguire con attenzione.


Giampiero Riggio (2012)
Sul suo Bandcamp ci sono due pezzi etichettati come "anteprima" di un album (?) intitolato "Season of the Emergence" (?) che in teoria avrebbe dovuto essere disponibile nel gennaio 2012, e sul suo Soundcloud c'è un terzo pezzo con la stessa etichetta.
Non ne so nient'altro, ma sono pezzi molto belli. Aspetto l'album (?) con fiducia.



Julia Holter - Tragedy (2011)
Avendone lette meraviglie, mi aspettavo chissachè, e invece è un disco indeciso, va di qua e di là senza mai indovinare una canzone in nessuna direzione.
Quando ti viene voglia di saltare un pezzo (skip) di solito vuol dire che il pezzo è noioso, se la cosa si ripete per tutti i brani dell'album vuol dire che il disco è proprio brutto.


Diaframma - Niente di serio (2012)
Visto il titolo, basterebbe scrivere "nomen omen", e la recensione sarebbe già finita.
Ma invece, posto che:
1 - i Diaframma di "Siberia" erano, insieme ai Weimar Gesang, il mio gruppo new wave italiano preferito;
2 - "3 Volte Lacrime" e "Boxe" non li ho mai digeriti;
3 - la successiva carriera solistica di Fiumani (purtroppo e con tutto il dispiacere possibile) non ce l'ho fatta a seguirla;
4 - di loro molto si parla in questi giorni, ho deciso di ascoltare un loro (un suo) album dopo eoni;
posto tutto questo, parliamone un po' per esteso.

Allora: Federico Fiumani non ha ancora imparato a cantare, ma questo si può anche perdonare. Purtroppo ha anche disimparato a scrivere belle canzoni.
In tutto il nuovo disco non c'è nè un'idea melodica nè un'idea strumentale degna di questo nome.
Purtroppo 2, pure i testi sono diventati di una banalità sconsolante, pieni di frasi fatte.
Con qualche spunto qui e là, questo glielo voglio riconoscere, ma in media bleah!
Il coretto "eee eee e e" "aaa aaa a a" di "Madre Superiora" è davvero imbarazzante.
Basso e batteria, ci sono? Credo di sì, ma sul registro di classe li segnerei come "assenti non giustificati". Anche qui, non un'idea, un giro memorabile, un passaggio un po' meno che banale.
Domando davvero scusa a Federico Fiumani, che è stato uno dei miti della mia passione per la musica italiana, ma accidenti, quanto è brutto questo disco...


Chelsea Wolfe - Apocalipsis (2011)
Accidenti, che colpo di coda nonna Siouxsie!
Un disco veramente notevole, che mescola con gusto le atmosfere e la vocalità dei classici dark-wave del gruppo con le sonorità di questi anni. Inaspettato e piacevole.
Come dite? Chelsea Wolfe non è il nuovo nome d'arte di Siouxsie and the Banshees, ma una "nuova" artista? Oops...



Deviniance - Samsara (2009)
Gruppo metal finlandese o svedese o qualcosa del genre, ne avevo letto bene su un blog di cui mi fido. Inascoltabile, post-metal con voce urticante.


Anatomy of the Bear - Awakening (2010)
Parte bene, poi è la solita solfa, post-rock con crescendo strumentali, chitarre smandolinate etc.
Peccato perchè sembrava promettente, ma devo smetterla di ascoltare 'ste cose qui, non me ne piace più una da anni.


Benoit Pioulard - Lyon (2011)
Sulla i ci andrebbe l'accento circonflesso, maledetti francesi.
Cantautore interessante, sulle tracce di Nick Drake (sentiero pericolosissimo ed accidentato, quasi tutti quelli che ci provano prima o poi scivolano).
Qui ci sono quattro canzoni chitarra e voce decenti, ma purtroppo la voce non è un granchè e la chitarra anche.


Da "Breakfast Jumpers":[2]

Songs For The Sleepwalkers - Our Rehearsed Spontaneous Reactions (2011)
Sono un gruppo carinissimo, il che è il loro pregio ed il loro limite insieme: troppo carini.
Ci fosse un po' di sporco, di graffi, di rumori.
Invece è tutto prefetto e - purtroppo - abbastanza noioso.
Però i pezzi ci sono, la stoffa pure, possono diventare un gruppo da seguire.

Verily So (2011)
Poco interessanti, dopo un ottimo primo pezzo ("Wax Mask") si perdono dietro troppe cose, confuse e non definite.

Soul of my Shoes (2011)
Anche qui, si parte bene con il primo pezzo, poi purtroppo c'è una voce improponibile e un brano francamente imbarazzante come "Propaganda". Peccato perchè ci sono parti strumentali interessanti.

Malaise - Malaise (2011)
Leggero, quasi impalpabile il folk (ben suonato e ben cantato) di questa cantante/chitarrista nata a Lisbona e residente a Milano. Gradevole ma nulla più.


[1] Recensione di Low Technology dei Pink Industry.

[2] Se ne è già parlato, uno dei migliori blog per seguire la scena indipendente italiana.

giovedì 23 febbraio 2012

La mia vita è stata salvata dal rock'n'roll?

Avete certamente tutti presente la famosa frase di Wim Wenders, "la mia vita è stata salvata dal rock'n'roll".[1]
Bene, sono contento per lui.
Però certe volte mi chiedo se, per la maggior parte delle persone, la verità non stia esattamente all'opposto.
Come dice ad esempio questo simpatico blog, "la musica ha rovinato la mia vita".

Perchè per tutti quelli che non sono diventati nè rockstar nè registi, accidenti, forse sarebbe stato meglio diventare avvocati che perdere tempo per anni dietro a dischi e chitarre e riviste che parlavano di dischi e chitarre.[2]

E ci siamo anche divertiti, eh.
Però erano quasi tutte cazzate. Non importanti.
E mentre noi correvamo dietro a un sogno, gli altri diventavano avvocati e ingegneri e imprenditori.

Perchè a tornare indietro, per davvero: al di là delle solite frasi fatte (niente rimpianti, rifarei tutto da capo, etc.) magari dedicarmi un po' di più cose a che non mi interessavano ma che adesso mi avrebbero fatto avere una villa al mare e una in montagna e un po' più di tranquillità economica per me e per la mia famiglia, boh... non sono sicurissimo di cosa sceglierei adesso.


Note e links:
[1] La versione completa, riportata sul sito del regista, è questa:
"My life was saved by Rock'n Roll. Because it was this kind of music that, for the very first time in my life, gave me a feeling of identity, the feeling that I had a right to enjoy, to imagine, and to do something. Had it not been for Rock'n Roll, I might be a lawyer now."

[2] Io, per esempio, ho perso innumerevoli giornate a:
- smontare gli strumenti dalla sala prove, caricarli in macchina, rimontarli su un palco scalcagnato, fare il soundcheck, il concerto, prendere quando andava bene un rimborso spese o panino + birra (e qualche volta qualche applauso dal pubblico), smontare il tutto, rimetterlo in macchina e riportarlo in sala prove, arrivare a casa alle quattro di notte e andare a dormire con la prospettiva di alzarsi alle sette per andare a lavorare;

- fare il tour dei negozi di dischi: partendo dalla scuola dove insegnavo, Psycho, Supporti Fonografici, Discomane, Rossetti, Metropolis 2 e Metropolis 1, più le varie sedi del Libraccio.
Ma anche di strumenti musicali: ho dimenticato parecchi nomi, ma quello più comodo era Guitars & Keyboards a Cinisello, più tutti gli altri di Milano (come si chiamava quello alle Colonne di S. Lorenzo?) e Merula di Brà (spedizioni di gruppo con furgoncino Ford Transit) e quell'altro dalle parti di Seriate...
E anche i giri per le edicole, quante volte tornando a casa allungavo la strada fino alla Stazione Centrale, dove Rockerilla e Rumore arrivavano alla sera, e nelle altre edicole ci sarebbero stati solo la mattina dopo.
E poi il Mucchio Selvaggio, Velvet, Fare Musica, Strumenti Musicali, Euro Musician, e i libri che parlavano di musica, e...

- scrivere articoli per la fanzine, e fare foto per la fanzine, e disegni e interviste; e scegliere i pezzi per la cassetta allegata, e fare il mastering e la duplicazione delle cassette, e il mastering e la produzione dei dischi in vinile, e il bollino Siae, e la composizione con forbici e colla, e piega e rilega e imbusta e impacchetta, francobolli e vaglia e avanti e indietro dall'ufficio postale;

- e volendo, ancora adesso: scrivi i post per il blog, correggili, controlla, leggi i commenti e rispondi, incazzati con chi viene a rompere i coglioni solo per il gusto di farlo, e pensa al prossimo post, e...

[3] Nella foto c'è Lester Bangs. Che non c'entra niente con Wim Wenders, nè con l'essere salvati dal R'n'r, ma con il suo contrario forse sì.

mercoledì 22 febbraio 2012

Message to Bears

E' arrivato venerdì scorso il pacchettino dalla Dead Pilot Records[1] con il nuovo cd dei Message to Bears[2].
Del disco avevo già parlato qui e qui, e dei Mtb anche qui.
Nella busta imbottita (la foto è brutta, ma è "originale") c'erano il nuovo "Folding Leaves", il remaster di "Ep1" e un Cd-r con alcuni fra remix, cover ed inediti.
Non particolarmente esaltante il Cd-r, anche se un paio di remix "ambient" sono piuttosto interessanti, "Ep1" e "Folding Leaves" sono dischi di altissimo livello.
Mi sembra inutile ribadire l'invito a procurarsi qualcosa dei MtB, uno dei gruppi che più mi piace da alcuni anni a questa parte.

Sul sito della Dead Pilot Records si può comprare l'edizione su cd o su vinile sia di "Folding Leaves" che di "Ep1".
Sono ancora disponibili anche alcune copie in vinile di "Departures" presso lo store della DPR.
Su Bandcamp si può comprare l'edizione digitale, e nei soliti posti si può scaricare il tutto gratis (ma se lo fate non siete più miei amici).
A volte si può/deve spendere qualche euro perchè è giusto così.
In questo caso, è giusto così.


Note e links:
[1] Insieme a questa, una brutta notizia: Daniel di DPR ha deciso di chiudere.
E' un vero peccato, la DPR è l'etichetta che mi ha fatto ritrovare il piacere della copia fisica del cd, sia come oggetto che come aiuto concreto a qualcuno che fa cose belle. Mi mancherà molto.

[2] Sito ufficiale dei Mtb e pagina Facebook.

lunedì 20 febbraio 2012

Psychovox

Avesse fatto meno freddo sarebbe stata una grande serata. Già, perché con meno 10 all'esterno e una spolverata di neve se il concerto è in un capannone - presumibilmente in origine occupato da un campo di bocce – in cui non esiste il riscaldamento, anche se ci fosse stata in quel momento sul palco la reunion dei Beatles avrei comunque sperato che il concerto finisse in fretta.

Il locale era Il circolo delle arti di Mariano Comense (CO) e sul palco, dopo un gruppo di spalla che definire al di sotto della sufficienza è cosa abbastanza diplomatica, si esibivano gli Psychovox, gruppo brianzolo della provincia di Lecco, con tre dischi all'attivo e un buon numero di concerti alle spalle. Sono andato a vederli spinto da una buona dose di curiosità e di ottimismo dato che un po' li conoscevo. Avevo visto qualche mese prima un loro concerto al Bloom di Mezzago, ma solo una piccola parte a causa della cattivissima abitudine tipicamente italiana di iniziare gli spettacoli a orari indecenti, come se la gente non andasse a lavorare. Ok, quella volta mi sembra fosse stato un venerdì sera e quindi ci poteva anche stare, ma guarda caso mi capita di lavorare al sabato e anche alla domenica. Ma questi sono fatti miei.

Comunque, quella parte di live che avevo visto mi aveva confermato già quello che avevo intuito dai pochi pezzi trovati in rete e dai loro video che si possono trovare su You Tube. Video professionali, non casarecci e non ripresi dal vivo, ma veri lavori di tutto rispetto. E già questo è una cosa singolare per un gruppo indipendente e senza etichetta.
Come mi ricordavo il trio - basso e voce, chitarra e batteria – si è dimostrato veramente compatto e propone una musica che è riassunta bene nella loro denominazione sociale: un indie rock con venature psychedeliche (e anche un po' stoner) condito da una voce femminile veramente potente ed espressiva. Pur trovando, come è giusto che sia, assonanze con molto rock sia contemporaneo che del passato recente, la miscela che scaturisce dai loro strumenti la trovo abbastanza originale e non mi porta a paragoni precisi. Considerazione confermata anche dall'ascolto dei due dischi che mi sono portato a casa (uno acquistato, l'altro graziosamente regalatomi). La cosa interessante è che di fianco a ritmiche solide, che potrebbero ricordare un certo rock alla Kyuss o alla QOTSA (come in Caino), la voce tocca a tratti vette liriche notevoli e il risultato è interessante. La voce di Laura Spada, infatti, è un loro punto di forza, in grado di sovrastare il volume e la ruvidezza degli strumenti e allo stesso tempo capace nel ricamare con sensibilità fragili e delicate melodie (L'ultimo giorno, Sensor, Sicilia). Insomma, una voce non comune e in netto miglioramento tra il secondo e il terzo cd, figlia di una maturità e di una consapevolezza che non mi lascia indifferente.

Il resto del gruppo non è da meno. Sia il chitarrista che il batterista non fanno niente fuori posto, pur dimostrando una padronanza tecnica notevole non esibita in vuoti virtuosismi, ma bensì con fantasia e gusto musicale rilevante. La cosa curiosa è che dal vivo, a differenza dai solchi, questa volta ho sentito anche qualche influenza wave soprattutto nei giri di basso, il che dimostra comunque un'ulteriore evoluzione stilistica di questa band. Impressione confermatami dalla stessa Laura nella piacevole chiacchierata che ci siamo fatti alla fine del concerto.

Che dire di più, se non che sto ascoltando i loro cd costantemente da una settimana e non è una cosa che concedo spesso a un gruppo italiano. E questa considerazione va rinforzata dal fatto che non è neanche il genere di musica che di solito mi piace ascoltare.
In un mondo perfetto, e probabilmente in un altro stato, gli Psychovox avrebbero un contratto, anche solo con un'etichetta indipendente, e non sarebbero costretti a pagarsi le registrazioni e la stampa dei propri cd. Di fronte a tanti zombie e gruppi sopravvalutati che calcano i palchi italici è una cosa abbastanza deprimente vedere che un gruppo del genere debba (quasi) limitarsi a girare i quattro locali che ci sono in Lombardia. Sono discorsi triti e ritriti, lo so, come so che se alzi un po' il volume delle chitarre in Italia non fai carriera (con le dovute eccezioni, tamarri compresi). Ma voglio essere ottimista e due euro sul fatto che un po' di strada possano farla li punto tranquillamente. Carte da giocare ne hanno e mi sembra che sia giunto il momento di un salto di qualità per aprirsi a una dimensione professionale più adeguata. Sempre che qualcuno lì fuori si accorga di loro.


Note e links:
Qui trovate il sito Myspace del gruppo, per i video ne trovate uno qui e un altro qui.

Il post di oggi è il primo (di quella che sarà una spero proficua collaborazione) firmato Alberto Casiraghi, amico da parecchio tempo.

giovedì 16 febbraio 2012

Cose intelligenti dette sulla musica - quarta parte

Nella foto: Lou Reed appena dopo essere stato licenziato dalla nazionale di calcio inglese, oppure Fabio Capello appena dopo aver finito di cantare "Take a Walk on the Wild Side"

"Lou Reed sosteneva che il difficile riguardo allo scrivere canzoni comincia quando ne hai già scritte un centinaio"

Frase trovata su Sentireascoltare, all'interno di una recente intervista con Federico Fiumani dei Diaframma.[1]
Non ho idea di quando l'abbia detta, ma Lou Reed (almeno fino al probabile rincoglionimento che gli ha fatto incidere l'album con gli inutilissimi Metallica) è sempre stato una persona più intelligente della media.
In questo caso, ancora di più, visto che ribadisce una cosa che era venuta in mente a me a proposito dei Flaming Lips (ahem...) e quindi non posso che essere completamente d'accordo con lui, no?

Seriamente: il rock è quello che è, sicuramente non la musica più complessa del mondo; tu (impersonale) musicista hai anche le tue idiosincrasie (questo accordo non mi piace, questo non mi viene bene, questa sequenza armonica o melodica è più adatta alle mie capacità, etc.) e quindi sì: non è ancora stata scritta tutta la musica possibile (e mai lo sarà, per fortuna) ma forse qualche artista ha già scritto tutta la musica (bella, interessante, etc.) che gli era concesso scrivere.
Magari non sono 100, ma con tutta probabilità c'è un numero massimo di belle canzoni che una singola persona può scrivere. L'importante sarebbe rendersene conto prima di diventare ridicoli, ma non è mica facile. Nemmeno per un Lou Reed[2]...

Naturalmente sull'altro corno del dilemma c'è sempre la solita questione, sintetizzabile in "bollette e pagnotta".
E allora si possono anche scrivere canzoni inutili rendendosene perfettamente conto, e accettando una dose di ridicolo in cambio dei soldi necessari a vivere.
Non c'è nulla di male nemmeno in questo tipo di scelta, però a me interessa la musica, non lo scoperto di conto corrente dell'artista: libero di sputtanarsi, ma senza i miei soldi.


Note e links:
[1] Protagonista della prossima puntata di "Cose intelligenti dette sulla musica"

[2] Che è, maledetto lui, un vero genio. Pigro e un po' rincoglionito, vedi il già citato disco coi Metallica, ma è quello che ha scritto "Heroin", "Waiting for the Man", "White Light/White Heat", "Sweet Jane", "All Tomorrow Parties", posso continuare ma dovrei aver reso l'idea.
Poi ha scritto anche una serie di cagatine, e va bene lo stesso: basta sapere che sono cagatine e non farle passare per fantastici "pezzi minori" di Lou, che gli altri ci avrebbero fatto sopra una carriera. Un cazzo, non avesse scritto "Heroin" non sarebbe diventato Lou Reed, punto.

martedì 14 febbraio 2012

La temperatura della musica

La "temperatura"[1] della musica è un concetto curioso: non è quasi mai legato alla singola canzone, ma viene genericamente attribuito a:
1 - Un intero genere musicale (soul: caldo, drone: freddo)
2 - Un insieme di suoni e timbri (chitarra acustica: calda, sintetizzatore: freddo)

Ad esempio, il calore delle nuove produzioni soul è direttamente legato alla loro mancanza di originalità: più un pezzo è impersonale, in quanto sfrutta tutti gli stilemi e i clichè del genere, più viene recepito come familiare, e quindi appartenente a pieno titolo al genere in questione ed alla suo "calore".
E la cosa non si limita al soul, beninteso: vale per qualsisai tipo di musica, dal rock'n'roll al reggae, dal jazz alla new-wave, ed è uno dei motivi per cui faccio fatica a prendere sul serio qualsiasi tipo di revival.
Più sei poco originale e più sei revivalista: mi sfugge il senso di fare un gruppo di cover mascherato dal fatto di suonare non canzoni altrui ma originali più o meno copiati bene dai classici del genere.

I due aspetti sopra ricordati sono però, nemmeno tanto inaspettatamente, profondamente legati alle circostanze storiche.
Ovvero, ogni epoca storica definisce quali siano le musiche o i timbri "caldi" o "freddi".
Sono sempre gli stessi esempi, ma sempre quella è la materia: agli inizi del '900 era "freddo" l'insopportabile rumore moderno del jazz, come pochi anni dopo lo sarebbe stato l'altrettanto insopportabile rumore moderno del r'n'r, poi quello dei gruppi rock, e quello dei gruppi punk, e via di seguito, dalla new-wave al noise, dal grunge all'ambient.[2]

Qualcuno può oggi pensare seriamente che i Clash avessero un suono "freddo"? O Elvis Presley, o Louis Armstrong? Eppure, di tutti quello si è detto: che erano freddi perchè troppo moderni, in contrapposizione alla "buona vecchia musica di una volta".
I suoni/generi che adesso (o che in un qualsisasi momento dato) ci sembrano freddi, acquisteranno calore tra qualche anno, quando saranno stati metabolizzati, classificati e archiviati nella memoria storica, nostra e della società.

Discorso assolutamente identico per i timbri: ogni nuovo strumento è stato definito alla sua nascita "freddo" (in quanto i timbri oggettivamente nuovi non scatenavano nessuna emotività, non essendo ancora legati, evidentemente, a nessun ricordo)
Ma basta lasciar passare qualche anno ed ecco che i suoni già sentiti si legano ai ricordi, e diventano magicamente caldi.
Vale per le chitarre elettiche e per i tamburi, per il sax e per i sintetizzatori, per le drum machine e per i campionatori.
Ad esempio, nel mondo degli strumenti elettronici (synth, drum machine, campionatori) sono di gran moda, da qualche anno, i suoni "caldi ed analogici" dei primi strumenti, magari di epoca pre-MIDI, che naturalmente all'epoca della loro produzione erano recepiti come strumenti futuristici, freddi e matematici.
Sto parlando di ottimi strumenti come i primi Moog (Minimoog su tutti), Sequential Circuits (Prophet 5), Oberheim, Ems.[3]
Ma anche cose più modeste come gli - all'epoca - economici e limitati Korg Ms-20, i Roland Juno 6/60/106, l'orrida coppia TR606 - TB303 (sempre Roland), e una marea di altri strumenti elettronici di dubbia qualità che ora, nel nome della magia "analogica", hanno raggiunto quotazioni monetarie al limite del ridicolo, scatenando un mercato dell'elettronica vintage che ha lo stesso motivo di essere del mercato dei dischi in vinile...
La TR606, ad esempio, è stata la mia prima batteria elettronica, comprata usata a metà degli anni '80, di cui molto mi vergognavo: aveva circa tre suoni (scìf, sciàf, scìck) però con diversi nomi (bass drum, snare drum, toms, crash, ride, hit-hat, etc.)
E ho avuto anche un Korg Ms-20, synth monofonico "ispirato" al Minimoog con i cavi delle patch, che riusciva ad emulare qualsiasi suono, purchè fosse quello di un organo Bontempi.
Nel corso degli anni ho avuto a disposizione diversi synth analogici economici, e me li ricordo quasi tutti con orrore: a partire da un bellissimo Oberheim Matrix 6, con suoni oggettivamente fantastici, i cui oscillatori però tenevano l'accordatura per non più di quindici minuti...
La cosa veramente assurda è che questi strumenti, allora giudicati "meccanici, freddi, impersonali", ora sono così ricercati in quanto "analogici, caldi, personali".

Addiritura nel campo degli strumenti VST[4] c'è ultimamente una corsa all'analogico virtuale.
La parola magica è synth VA (virtually analogic) e dall'altra parte si comincia a vedere un po' di retroarcheolgia anche qui, con fan dei "primi" strumenti vst/vsti.
A mio giudizio, una follia.


Note e links:
[1] Ovviamente si parla di "musica calda" in senso positivo e di "musica fredda" in senso negativo: freddo come sinonimo di cerebrale, asettico, sintetico, digitale e caldo come sinonimo di analogico, passionale, genuino. Un insieme di cazzate, a mio parere.

[2] Qui si possono aggiungere all'elenco tutti i generi di musica "nuova" che si sono succeduti dall'inzio dei tempi ad oggi.

[3] Per chi volesse documentarsi sui synth analogici "d'epoca", Vintagesynth è un ottimo punto di partenza. Ad esempio, questa è la pagina dedicata al Prophet 5.

[4] Ovvero gli strumenti elettronici virtuali, cui si era già accennato qui.

lunedì 13 febbraio 2012

Flaming Lips 2011

Dunque.
Ho preso il coraggio a due mani e, memore della mia passata dipendenza quasi tossica dai Flaming Lips del periodo concluso con "She Don't Use Jelly", ho scaricato ed ascoltato tutto quello che hanno pubblicato nel 2011.[1]
Premetto che, partendo da "The Clouds Taste Metallic" compreso, la loro produzione è andata calando di interesse per me: non credo di aver ascoltato per intero nessuno dei loro dischi successivi, che mi sono sembrati sempre più accozzaglie di suoni e trucchetti, privi di "canzoni" significative.
Nello stesso tempo l'immagine di Wayne Coyne e soci si è via via stabilizzata in quella di simpatici ed innocui freaks buontemponi, che non spaventano proprio nessuno con la loro psichedelia da buona famiglia americana dei sobborghi.
Insomma, niente più a che vedere con dischi rumorosi e bellissimi come "Oh My Gawd" o "Ambulance".

Gli ultimi dischi, "Embryonic" e la rilettura (?) di "Dark Side of the Moon", boh. Non ho mai trovato la voglia di ascoltarli tutti: perchè farsi del male rovinando il ricordo di un grande gruppo con le cagatine che produce adesso?[2]

Però i Flaming Lips nel 2011 hanno voluto strafare: il progetto era di un "prodotto fonografico"[3] al mese. E, in effetti, sono quasi riusciti a rispettare in pieno il programma, con l'assortimento di stranezze partorito dai ragazzotti dell'Oklahoma.
Ovvero EP in collaborazione con cani e porci (da Neon Indian a Yoko Ono), canzoni contenute in drive USB inseriti in caramelle a forma di teschi o di feti di gomma, se non in teschi umani veri, oppure nella scatola delle luci stroboscopiche o qualche troiata del genere, in un susseguirsi di musica tra l'inutile e il brutto.

E allora, eccoli qui, i Flaming Lips del 2011:
#1 (febbraio) - Si comincia con una canzone fatta da 24 video pubblicati su Youtube, da riprodurre più o meno in sincrono, per avere la versione completa. Se la storia vi ricorda Zaireeka, ma aggiornata nei supporti di riproduzione, avete ragione. L'idea è la stessa, ma la canzone risulta inesistente.

#2 (marzo) - EP con Neon Indian, che non so chi sia. Pezzi, volendo essere buoni, appena appena carini, del tipo che un ascolto glielo si può dare, ma due sono troppi. Dai Flaming Lips non accetto un pezzo carino, voglio pezzi belli. Qui, non ce n'è.

#3 (aprile) - Caramella gommosa a forma di teschio. Qui partiamo abbastanza bene, "Drug Chart" è un pezzo decente. Poi seguono quelle che sembrano registrazioni fatte in sala prove, quelle che tutti i gruppi fanno per riascoltare "come vengono" i pezzi nuovi, fino all'ultimo pezzo, purtroppo non pervenuto.[4]

#4 (maggio) - EP con Perfuse 73. Qui i pezzi si sono dimenticati di scriverli. A parte l'ultimo, discreto pezzo ambient che però non c'entra nulla con i Flaming Lips.

#5 (giugno) - The Soft Bulletin Live La Fantastique De Institution 2011. Il titolo dice tutto, già il disco originale è quello che mi piace di meno dei loro lp, figuriamoci la necessità della sua versione live. Inserito in una caramella a forma di teschio del tutto simile a #3.

#6 (giugno) - Caramella gommosa a forma di feto. Il primo pezzo è forse l'unico che si possa definire veramente bello di tutti quelli ascoltati fino a qui. Gli altri due ci sono ma è come se non.

#6 (luglio) - EP con Lighting Bolt. Brutto. Non c'è un pezzo ascoltabile.

#7 (settembre) - Strobo Trip (la canzone di 6 ore). Vedi nota [1].

#8 (ottobre) - Teschio umano (la canzone di 24 ore). Vedi nota [1].

#9 (dicembre) - EP con Yoko Ono, che contribuisce con un paio di urletti e qualche vocalizzo. Qui c'è pure il pezzo natalizio e i locked grooves alla fine della due facciate del disco in vinile.

In sintesi: una volta i Flaming Lips facevano belle canzoni strane, poi canzoni con elementi strani, ora fanno solo elementi strani. Per le canzoni, vedi l'Ankara della nota [4].
Non è che i Flaming Lips, come tanti altri, abbiano semplicemente finito le idee musicali?
Forse c'è un limite massimo alle canzoni belle che possono essere scritte da un singolo artista, e qui si che la musica è finita, perchè dopo un tot non sei più in grado di scrivere pezzi significativi?

I Flaming Lips sembrano avere ovviato a questa mancanza di creatività musicale buttandosi (con discreto successo, direi) nei campi paralleli dei formati alternativi e del packaging.
Probabilmente interessante dal punto di vista del marketing, nella produzione dei Flaming Lips del 2011 manca la cosa principale: la musica.

Poi ecco, quando non me lo aspettavo più, il colpo di coda: il video di "I'm the Walrus", che cazzo, è finalmente un pezzo fantastico, batteria e basso distorti come ai tempi belli.
Certo, volendo essere cattivi fino in fondo, è una cover. Ad ulteriore testimonianza che Wayne Coyne ha finito le canzoni a sua disposizione?


Note e links:
[1] In realtà, quasi tutta. Il pezzo di sei ore e quello di ventiquattro ore, non ce l'ho fatta. Perchè va bene tutto, ma per ascoltare 30 ore di musica ci metterei almeno un mese, e c'è un limite anche alle prese per il culo.

[2] Se la cosa vi ricordasse, per dire, il disco di un anziano cantante rock con una insignificante band di mezza età di metal commerciale, esatto: è la stessa situazione.

[3] Qui non ho scritto "disco" apposta, perchè in realtà alcuni non sono per nulla dischi.

[4] Come la temperatura dell'Ankara nelle vecchie previsioni del tempo, chi se ne ricorda?

[5] Un modo per procurarsi quasi tutto il materiale citato è andare sul sito semi-ufficiale (sembra sia stato esplicitamente approvato da Wayne Coyne) Fuck Yeah The Flaming Lips, The Flaming Lips 2011.
Chi invece volesse procurarsi tutto in originale, compreso il teschio umano, deve mettere in preventivo tra i sei e i settemila euro, e anche senza il teschio ne servono circa duemila. Mi sembra pleonastico scrivere cosa penso di questi prezzi...

giovedì 9 febbraio 2012

Alanjemaal (e Rude Pravda)

Sono andato di nuovo a vedere gli Alanjemaal[1] ieri sera, al Circolo Arci Acropolis di Vimercate.[2]
Sono molto migliorati: in particolare l'avvio del concerto è stato davvero d'impatto, due pezzi tirati con lunghi intermezzi di noise chitarristico di ottimo livello, molto più compatti e decisi di quanto non fossero stati solo un mese fa, nel concerto con Stefano Giaccone.
Ottima anche la versione di "Prete, croce, sedia, morte" che ha chiuso un concerto davvero molto godibile.

Non tutto allo stesso livello, eh: nel mezzo anche un paio di pezzi meno brillanti degli altri, e la pessima scelta di suonare come bis un pezzo annunciato come finito da poche ore, che ha rovinato il climax creato dalla coda noise del precedente e già citato "Prete...".
Però son ragazzi, col tempo si faranno e rimedieranno a questi peccati di ingenuità...

Gli Alanjemaal discendono direttamente dai Rude Pravda, attivi tra il 1993 e il 1999, dei quali Alberto ha messo recentemente on line, tramite il mai abbastanza lodato Bandcamp, le due cassette prodotte in quegli anni: "Rude Pravda" del 1995 e "Fermo/Spento" del 1998, registrate entrambe nella sala prove divisa con i Mother of Loose.
Le ho riascoltate a distanza di anni e devo dire che tecnicamente non sono niente male, soprattutto tenendo conto della limitatezza di mezzi con i quali erano state registrate: un otto piste Teac a cassette, qualche microfono raccattato qua e là, un (!) effetto digitale e un mixer minimo.
Pezzi più orecchiabili sulla prima cassetta, nella seconda comincia lo spostamento verso un suono più cattivo che sarà poi completato dalla nascita degli attuali Alanjemaal.


Note e links:
[1] Ne ho già parlato non molti giorni fa. Li trovate anche su Facebook e MySpace.

[2] La programmazione la trovate sul loro sito.

[3] Nel caso qualcuno si chiedesse come mai sono così buono oggi, lo ammetto: la recensione è stata comprata dal gruppo, al prezzo di due birre medie. Non sono poi troppo caro, no?

giovedì 2 febbraio 2012

Ascolti recenti - Febbraio 2012

Pink industry - Low Technology (1983, ristampa 2008)

Ristampa con gradito EP incluso, più inediti vari che vabbè, se avrò tempo e voglia prima o poi ascolterò (ma direi di no).
Titolo geniale (sono proprio i suoni e la tecnologia usati nel disco: si sentono TR606 e TB303, già all'epoca erano elettronica povera - e oggi invece sono oggetti di culto, mah...)
Alcuni pezzi imperdibili, su tutti il finale "This is the end": Jayne Casey era la Nico della new-wave, e i Pink Industry un gruppo che esemplifica perfettamente quella che - adesso - viene chiamata "cold-wave" o "minimal-synth" (definizioni assolutamente non usate all'epoca della pubblicazione di questi dischi) e che ha fatto nascere un piccolo culto intorno a band come questa, Schleimer K, Minny Pops, Weimar Gesang, Jeunesse d'Ivoire e tanti altri.


Tinariwen - Tassili (2011)

Mi piace il senso corale della musica, il sapore psichedelico dei suoni e il canto chiamata-risposta tra voce solista e coro.
Mi spiace l'assenza di suoni "sporchi", la relativa monotonia delle melodie - ma questo è probabilmente dovuto al mio orecchio non avvezzo a questo tipo di musica e alle sue scelte melodiche.
I testi sono ovviamente incomprensibili, e visto l'unico frammento in inglese ("Tenere you're the treasure of my soul") direi meglio così: non siamo molto lontani da "Romagna mia Romagna in fiore tu sei la stella tu sei l'amore".
Se un gruppo lombardo provasse a cantare, magari in dialetto, una roba tipo "Val Camonica sei il tesoro della mia anima" verrebbe - giustamente - tacciato di idiozia leghista molesta...


Neon - Oscillator (1979?, 2008)
Neon - Crimes of Passion Redux (1987-1988, ristampa 2011)

Grazie alla Spittle Records (e a Soulseek, ahem...) sono stati pubblicati:
1 - "Oscillator", in teoria il primo concerto dei Neon nel 1979?
Non capisco come possa esistere una registrazione così tecnicamente valida di quel concerto, nè quanti cazzo di synth usassero all'epoca i Neon.
Mi sa tanto di falso.
Se sbaglio, domando scusa.
2 - la riedizione della trilogia "Crimes of Passion", tre EP post-Rituals (cioè l'unico LP pubblicato dai Neon, tolte antologie e ristampe varie).
Come tutti i dischi del gruppo fiorentino, sempre un pelo in ritardo sui tempi.
Ora il problema non si pone, è tutto "passato e nostalgia", ma loro, anche per casini vari esterni, arrivavano sempre un pochino dopo.
I tre EP raccolti (spero in ordine cronologico, se no sto dicendo cazzate) vanno in dimuinendo, il primo buono, il secondo passabile, l'ultimo scarso.


Kryptasthesie - The Bodynaut/Dream Machine (1996)

Questo è un gruppo che mi sarebbe dovuto piacere, e invece boh, non sono mai riuscito ad andare oltre un generico apprezzamento.
E sì che li ho sentiti la prima volta ai tempi di VM, con la loro prima cassetta, quando erano più wave che altro, e li ho sempre seguiti fino ai dischi per la inglese Delerium, e abbiamo pure suonato allo stesso "festival" di Vado Ligure di una marea di anni fa.
Ho recuperato grazie a Soulseek (ecchepalle, direte voi, e ciavete ragione) questo EP con due pezzi, che mi ero perso quando uscito.
Beh, "The Bodynaut" è veramente fantastico, malinconico e psichedelico quanto basta per piacermi molto.
Il resto, prima o poi lo riascolto.


Altre robe:
Steeplejack - Serena Maboose (1987)
Me li ero persi all'epoca, recuperati grazie all'ottimo blog "Native Bride". Rock, un po' di chitarre acide qui e lì, nel complesso trascurabili.
O forse tali mi sembrano perchè non li ho consciuti "in diretta" (e succede spesso). Però difficilmente li ascolterò una seconda volta.

Minox- Lazare (1986, ristampa 2008)
Gruppo che ha perso quasi tutto il suo fascino con gli anni.

Aaron Martin - Grass Wounds (2009)
"Modern classic", violoncello e archi vari. Nè bello nè brutto, quindi inutile.

Emphemetry - Twinklebox/Old Dreams (2012)
Due nuovi pezzi in download gratuito solo digitale.
Molto pianofotrte, pezzi belli, ma non all'altezza del recente cd.

Fovea Hex - Here is Where we Used to Sing (2011)
Promettevano molto da quello che avevo letto: invece, tolto l'ovvio paragone vocale con Nico (a volte la cantante rasenta il palgio, sia per il timbro che per le scelte melodiche, che rifanno Nico pari pari) il disco rimane in un ovvio e poco interessante mix di folkerie acustiche.

Gonjasufi - MU.ZZ.LE (2012)
Nuovo disco, boh.
Interessante perchè (almeno per me) è un suono "mai sentito prima" (o poco sentito), però a differenza del precedente "A Sufi and a Killer", lunghissimo ed estenuante, è corto (10 pezzi) ma suonato/registrato/prodotto malissimo, con suoni brutti e canzoni che fanno fatica a venir fuori dalla povertà tecnica delle registrazioni.
Non lo capisco, ma può darsi che si meriti un riascolto.

Nadja - Excision (2012)
Ci ho provato, ne ho scaricato uno a caso tra i millemila esistenti.
Due casi: sono stato sfigato e ne ho scaricato uno dei più brutti, oppure i Nadja suonano proprio così.
Ci sono tutti i clichè della musica drone/noise, senza nemmeno uno spunto che sia meno che banale e poco interessante. Magari proverò con un altro disco, ma non credo.

Natural Snow Building - Chants of Niflheim (2011)
Drone-folk-psichedelico per il duo francese, che in questo lavoro oscilla tra banalità drone e interessanti spunti acustici, non lontanissimi dagli ultimi Flying Saucer Attack.
Musica comunque "pesante", eh, ma sono un gruppo da seguire.

Mark Lanegan Band - Blues Funeral (2012)
Ecco, appunto: funerale per la musica di Mark Lanegan, un disco oltre il brutto.


Note e links:
Oggi non ciò voglia, usate Google che i link si trovano.