venerdì 8 novembre 2013

Suonare con il computer

Volevo chiedervi: quanti di voi suonano a casa con il computer?
Io lo faccio piuttosto regolarmente, un paio di volte alla settimana almeno indosso le cuffie e mi metto lì, con la mia chitarrina attaccata al computer.
Solo che, nonostante (o a causa di) le infinite possibilità che il computer offre, non combino mai un cazzo.

Perchè sono troppe, le possibilità.

Una volta, diciamo vent'anni fa, ti veniva voglia di provare a mettere un coso sulla chitarra, diciamo un chorus.
Andavi a vedere nel tuo negozio di strumenti i chorus, e se avevi una discreta confidenza[1] col negoziante potevi pure provarne uno o due.
A quel punto, se il risultato ti convinceva, compravi "Seconda mano" per un bel 15 giorni, in attesa che qualcuno vendesse usato un pedale come quello che serviva a te.
Oppure, in caso di disponibilità di suffcienti fondi, potevi addirittuta comprarlo nuovo.
Non succedeva quasi mai eh.

Diciamo che nel giro di due/tre settimane mettevi le mani sull'agognato coso.
Poi ci passavi un bel 15 giorni a provarlo, cercando di capirne possibilità etc. e finalmente entrava a far parte del tuo normale setup.
Prima di interessarti a un nuovo coso c'era l'intervallo fisiologico necessario a mettere da parte i soldi necessari all'eventuale nuovo acquisto, e tale intervallo fisiologico veniva usato per spremere dal coso tutte le sue possibilià.
Avevi solo quello, con quello dovevi giocare.
E, finito di giocare, di solito venivano fuori le canzoni.

Oggi, invece.
Anche volendo limitarsi agli strumenti virtuali gratuiti - che poi ci sono quelli a pagamento. E, naturalmente, quelli craccati. Ma io non li uso... - c'è sempre un nuovo coso.
Un nuovo ampli da provare, un delay da inserire, una combinazione di effetti da verificare.
Non smetti mai di giocare.

Così, invece di fare musica, provo i suoni.
Ho decine di "canzoni" con un accordo di chitarra processato in maniera sempre diversa.
(E quindi non sono "canzoni", ma registrazioni di accordi di chitarra processati etc.)

Canzoni complete, caspita: credo di non averne nemmeno una.

Possiamo fare un paragone tra l'abbondanza di dischi e l'abbondanza di dispositivi per fare musica?
Perchè i VST/VSTi sono per il musicista l'equivalente degli mp3 (gratuiti e/o a pagamento e/o rubati, il parallelo è prefetto anche qui)
Se esce il nuovo modello di ampli virtuale che suona come un Fender Twin Reverb del 1965, come fai a non provarlo?
Se esce il nuovo dely che riproduce il Roland RE201 del 1973 (con funzionamento a bucket brigade), come fai a non provarlo?
Se esce il nuov compressore modellato su quello delle console originali anni '60 degli studi di Abbey Road, come fai a non provarlo?
Se esce il nuovo pianoforte virtuale che etc. etc.

Per ogni prova van via le mezz'ore eh.
Quindi accendi il computer, fai partire la DAW, installi e colleghi i nuovi giocattolini da provare e registri un paio di accordi.
Poi giochi con i parametri per sentire cosa succede al suono.
Ci aggiungi questo e quello, magari improvvisi pure un po' sui due accordi messi in loop.
Alla fine hai un abbozzo di canzone, senza struttura nè niente, su cui probabilmente non tornerai mai.

Perchè la volta dopo accenderai il computer - magari anche con l'idea di riprendere in mano quella roba lì dell'altro giorno, che non era poi così male.
Non fosse che nel frattempo hai scaricato il nuovo coso e il nuovissimo robo, e non vuoi sentire come suonano anche questi?
Dopo un paio di mezz'orette, hai una nuova serie di accordi che non fanno mezza canzone, con magari un'idea carina che tanto non svilupperai mai più: perchè la prossima volta etc.

Poi oh, magari sono io che manco di disciplina e rigore compositivo, ma mi farebbe piacere sapere se c'è qualcun altro sulla mia stessa barca.
Magari con qualche idea per scenderne...


Note e links:
[1] Non era nemmeno difficilissimo: dopo aver comprato un paio tra chitarre, amplificatori e synth il negoziante cominciava a prenderti sul serio.

giovedì 7 novembre 2013

I miei Beatles

I Beatles: argomentino niente facile eh.
Io li ho affrontati di sguincio un paio di volte, qui e qui
Ma fare un post sui Beatles e sui loro dischi, non sono capace.
Perchè qui sì, è già stato detto tutto.

Invece, in qualità di "Bitolsiano di rito Maccartiano" posso parlare dei "miei" Beatles, perchè ho più di un ricordo legato a loro.
Il primo (ma è un ricordo di seconda mano, raccontato da nonni e genitori) è di un allelimo tre-enne ubriaco di musica dopo aver ballato fino allo sfinimento il 45giri di "She Loves You". Fossi stato nei miei genitori, da lì avrei fatto in modo di tenermi il più lontano possibile dalla musica negli anni successivi...

Il secondo, un aneddotto letto su un giornale tipo "Oggi", parecchi anni fa, nella sala d'aspetto di un dottore.

Casa McCartney, tardi anni '70.
Una delle figlie ha un fidanzatino, tipo sui 13/14 anni, che viene a prendere la McCartney figlia per andare a una festa.
Paul lo intrattiene mentre aspetta che la figlia sia pronta per uscire, e gli domanda, così per rompere il ghiaccio, cosa fa di bello a parte la scuola.
Il ragazzo, timidamente: "beh ho un gruppo, suono la chitarra con gli amici"
E Paul: "Forte! Anch'io avevo messo su un gruppo con gli amici quando avevo la vostra età"

Ecco, a me sta cosa qui mi sembra l'esempio perfetto dell'english understatement.

Il terzo, quando li ho scoperti davvero.
Musicalmente parlando intendo.
Perchè fino alla fine degli anni '80 li ho ignorati.
Per me erano quelli "yè yè yè".
Sapete: i capelloni, le ragazzine urlanti, il caschetto e le giacche "alla Beatles", il fenomento mediatico.
La prima boy band della storia, in fondo.

Insomma i Beatles erano "il gruppo rock" che conoscevano tutti.
Anche quelli che non si interessavano alla musica sapevano chi fossero.
Per dire, sia i miei genitori che tutti i genitori dei miei amici avevano in casa almeno un disco dei Beatles.
A casa mia c'era il 45 di She Loves You, il Doppio Bianco e una raccolta di successi, probabilmente un disco del Reader's Digest.
Li conoscevano tutti, e quindi in realtà non li conosceva nessuno, perchè era una consocenza superficiale, limitata agli aspetti mediatici e non musicali.
Perchè in realtà loro avevano registrato "Tomorrow Never Knows" nel 1966, che se uscisse oggi sarebbe ancora avanguardia rock.

Poi mi è capitato di ascoltare, non ricordo perchè, "The Magical Mystery Tour".
Dico: "Strawberry Fields", "Penny Lane" e "I'm The Walrus".
Più "The Fool on the Hill", "Hello Goodbye" e "All you need is Love".
Ecco, li ho ascoltati per la prima volta "da musicista" (indegno, inadeguato, etc.) e insomma, altro che yè yè.
Un gruppo della madonna, musicalmente parlando.

Da allora, Paul McCartney è diventato il mio Beatle preferito, perchè era lui il vero musicista, il vero genio dietro le registrazioni dei Beatles.
Certo, John Lennon genio ribelle, George Martin arrangiatore, tutto quello che volete.
Ma quello con le idee, quello che teneva insieme il gruppo era Paul.


Note e links:
[1] Per capire l'arte dei Beatles, due libri:

Mark Lewisohn - Otto anni ad Abbey Road (The complete Beatles recording)
Ian MacDonald - The Beatles: l'opera completa (Revolution in the Head)

Il primo affronta tutte le loro registrazioni in ordine cronolgico, il secondo affronta tutte le canzoni nello stesso ordine.
Più orientato all'aspetto tecnico di studio uno e più all'aspetto tecnico musicale l'altro, messi insieme fanno capire cosa voglia dire "creatività".
"Otto anni" è purtroppo tradotto un po' alla cazzo, con quasi tutti i termini tecnici e musicali resi in modo ridicolo da qualcuno che non sa di cosa stia parlando, ma ci si passa sopra.




lunedì 4 novembre 2013

Lou Reed

Ho trovato sul web, sul sito della stampa, uno dei mille articoli in cui si parla della morte di Lou Reed.
Però questo è scritto da uno che non solo lo conosceva, ma poteva definirsi un suo amico, Paolo Zaccagnini.
In questo articolo c'è un aspetto di Lou Reed che non conoscevo, e di cui mi sembra non si sia parlato affatto.

"Mi sono sempre domandato e interrogato sul perche' siamo diventati cosi' amici e una risposta me la sono data e anche tenuta.
Entrambi eravamo "hors du tropeau", fuori dal gruppo, come recitava il titolo di un giornale anarchico francese della fine dell'Ottocento.
Io anarchico e lui diventato cattolico grazie all'amicizia di padre Riches, che poi lo sposo' con l'amata Laurie Anderson.
Cattolico tanto da essere padrino di battesimo, a Napoli, del figlio di Davide DeBlasio, proprietario dell'antica e prestigosa pelleteria Tramontano alla Riviera Di Chiaia. Che amico."


Ecco, era uno anche così Lou Reed, di cui di solito si dice che:
(ora scusate, segue la fiera delle banalità, citazioni dai titoli delle sue canzoni comprese)
Passeggiva sul lato selvaggio, su strade sporche, tra alcool e droghe.
Era il cantore dell'oscurità, dei vizi, della trasgressione.
Che era ribelle, anticonformista, provocatorio.
Che era il cantore dell'eroina e delle drag queen di New York.

Ma era anche uno che è diventato cattolico, e ha fatto da padrino al battesimo del figlio di un amico.
Forse per lo stesso rincoglionimento senile che si rimprovera a Giovanni Lindo Ferretti, passato dal punk filosovietico al Meeting di CL.
Forse perchè quando senti che di tempo ne hai sempre meno a qualcosa devi aggrapparti, e anche se ti aggrappi a un sogno o a un'illusione, perchè dovremmo negare quel sogno?

O magari è coraggio.
Coraggio di andare controcorrente, di ammettere le proprie debolezze, di cercare aiuto in qualcosa di più grande.
Coraggio di trovare la felicità nell'amore, accanto a una compagna, Laurie Anderson, con cui si era sposato e che gli è stata accanto fino alla fine.
Una donna che di Lou ha scritto un elogio funebre di una bellezza assoluta.
Questo:
"Al nostro vicinato: che splendido autunno! Tutto splende, e risplende di luce soffice. L’acqua ci circonda.
Lou ed io abbiamo passato molto tempo qui negli ultimi anni e, anche se siamo gente di città, questa è la nostra casa spirituale.
La settimana scorsa ho promesso a Lou che lo avrei portato fuori dell’ospedale e l'avrei portato a casa, a Springs. E ce l’abbiamo fatta!
Lou era un maestro di tai chi e ha passato gli ultimi giorni qui, felice e affascinato dalla bellezza e dal potere e dalla dolcezza della natura.
E’ morto la domenica mattina guardando fuori dalla finestra gli alberi e facendo la famosa posizone numero 21 del tai chi con le sue mani da musicista che si muovevano nell’aria.
Lou era un principe e un combattente, e so che le sue canzoni sul dolore e sulla bellezza riempiranno molta gente dell’incredibile gioia che aveva per la vita.
Lunga vita alla bellezza che scende, attraversa e si impadronisce di tutti noi."



Note e links:
[1] Lo so che questo post non è rock, ed è ad alto rischio di fraintendimento.
Ne ho fatto un altro qualche tempo in cui non parlavo male a prescindere della chiesa e dei cattolici, come sembra si debba fare per essere rock.
Però ecco, se se ne fotteva Lou Reed, che aveva un'immagine un po' più prestigiosa della mia, cosa volete che me ne fotta a me...