domenica 28 febbraio 2010

I dischi che vi hanno cambiato la vita - parte 1


Quali sono i dischi che vi hanno cambiato la vita – o quanto meno il modo di vivere la “parte musicale” della vostra esistenza?
Due regole semplicissime da rispettare per partecipare al gioco, però: uno, devono essere dischi che avete ascoltato “in diretta”, diciamo al massimo entro un anno dalla loro uscita nei negozi; due, bisogna dare almeno una veloce spiegazione del perché li avete scelti.

Comincio io, ovviamente, in ordine cronologico: [1]

1976 – Pink Floyd – Wish You Were Here (1975)
Ce l’aveva il fratello maggiore del mio amico Andrea, eravamo in terza media e per un lavoro di Educazione Artistica (credo si chiamasse così) avevamo bisogno di una colonna sonora. La colonna sonora fu la “Shine on You Crazy Diamond” del lato B, e il disco fu praticamente il primo LP che ascoltai “consapevolmente”, senza peraltro capirci un gran che. Era troppo difficile per il me tredicenne :)

1977 – Queen – News of the World
Questo invece me lo sono proprio comprato, ed è stato il primo: c’erano dentro “We will rock you” e “We are the champions”, la prima è legata al ricordo delle prime birre con gli amici, la seconda alle prime feste organizzate in casa al sabato pomeriggio e i primi approcci con le ragazze (i lenti!)

1980 – The Doors – Greatest Hits
Era quello con la copertina bianca e rossa – per un ragazzo di prima liceo come me, Jim Morrison era un dio. Qualche anno dopo sarebbe diventato un mito da quattro soldi per i “freak” [2], ma quell’antologia fu la mia introduzione a un mondo magico, diverso da tutto quello che avevo ascoltato fino ad allora (Genesis, Queen, Pink Floyd, Led Zeppelin, CSN&Y, Fleetwood Mac, insomma tutti i dinosauri tipici di quegli anni).
Nella mia classe c’erano almeno quattro fazioni: Progressive, West Coast, Led Zeppelin, Doors.
Il punk e la new wave? In un liceo classico? Ovviamente no, ma…

1981 – Echo and the Bunnymen – Crocodiles (1980)
… ma ad un certo punto ho cominciato a vedere sui giornali musicali dell’epoca (Rockstar e Ciao 2001) degli articoli che si riferivano a questi sconosciuti E&B come ai “nuovi Doors” e allora quando l’ho preso per curiosità e con grande scetticismo, “vediamo un po’ come sono questi nuovi Doors, mah…”
E invece. E’ bastato il primo pezzo, “Going up”, e si è aperto un mondo che fino ad allora avevo solo sfiorato. Inizia con alcuni rumori indistinti, poi ci sono delle chitarre, poi arriva una batteria mixata in crescendo, ed al culmine esplode la canzone – fino alla rullata che precede il “goiiiing aaaaap – going daaun”.
E qui c’è la terza parte, un arpeggio di chitarra su un rumori di feedback, vocals mormorate, il basso in primo piano.
Sono passati meno di quattro minuti dall’inizio del disco, ma per me la musica non sarà mai più quella di prima. Qui era tutto nuovo, i suoni, la struttura delle canzoni, i testi, la copertina… Era tutti nuovo e lo sentivi vicino a te, ti pareva di farne parte: non erano mostri sacri inavvicinabili, erano ragazzi più o meno come te.
Erano le stesse sensazioni che probabilmente avrei avuto se avessi scoperto il punk prima della new wave, ma per ragioni anagrafiche per me è stato il contrario…
Poi da qui ho scoperto tutto il resto, compreso Rockerilla (il primo numero che ho comprato aveva E&B in copertina) che è diventata la mia Bibbia musicale di quegli anni :)
E proprio su Rockerilla ad un certo punto leggo che a Firenze esiste…

1983 – Diaframma – Altrove
… questo gruppo che ha pubblicato un EP, cantato in italiano (!) che si rifà alle sonorità della new wave inglese, Joy Division in primis.
E anche questo fu un vero colpo di fulmine, per le poesie in musica di Federico Fiumani, che erano si dark ma anche profondamente legate all’angst giovanile e culturale del me giovane neo-universitario – e senza neanche il fastidio di doverle prima tradurre dall’inglese…
E la musica, naturalmente: quegli arpeggi affilati tra chorus e riverbero così tipicamente new-wave/dark, la batteria secca e, come si diceva all’epoca, “tribale” – facevano passare in secondo piano la scarsa personalità del bassista e la voce “faticosa” di Vannini, uno Ian Curtis (più) stonato – anche se perfettamente funzionale a quel suono e a quei momenti.
Dai Diaframma il passo successivo sarà la scoperta della scena new-wave italiana che mi porterà prima a pubblicare una fanzine dedicata esclusivamente alla musica alternativa italiana e dopo a comprare un basso usato e cominciare a suonare la musica che mi piaceva.

(direi che probabilmente continua – non sono ancora arrivato neanche a metà degli anni ’80!)

Note e links:
[1] La prima data si riferisce a quando l’ho ascoltato, quella eventualmente tra parentesi è l’anno di pubblicazione.

[2] Che fastidio poi quel pezzo che diceva “Tanto so già che metterai su i Doors”…

venerdì 26 febbraio 2010

Sullo scopo, metodo e sostanza della rubrica "dischidimmerda", sul progressive e sulle altre "etichette" e generi musicali


Come promesso ieri sera [1], questo è il post figlio della discussione seguita a quello precedente su "Selling England": a un certo punto si è cominciato a trattare di temi più generali, e secondo me vale la pena di tenerli separati.

Sullo scopo: il punto non è, semplicemente, divertirsi ad abbattere i mostri sacri.
Il punto - per me – è che un disco che per qualcuno è, legittimamente, un "mostro sacro", per altri è, altrettanto legittimamente, un "mostro" e basta… :)
E più seriamente: quello che per alcuni è un "mostro sacro", per altri può essere un disco non così bello, interessante, fondamentale o importante.
Le opinioni cambiano. Si cresce, si conoscono più cose, si mettono le cose che magari hai scoperto temporalmente prima in una prospettiva più ampia e corretta.
E visto che non mi risulta esistere nessun obbligo a farsi piacere alcuni dischi più di altri [2], ne approfitto per parlare bene di quelli che mi piacciono e male di quelli che non mi piacciono.

Sul metodo: trattasi di canzonette. Cerchiamo di non dimenticarlo, è roba anche importante ma non seria. Non stiamo parlando di guerre, di malattie, di gente che muore di fame, di politici che si fanno i loro interessi e mai i tuoi, di amore, di vita o di morte.
E quindi, se possibile, preferisco tentare di essere ironico e divertente. Se non ci riesco, colpa mia, evidentemente – ma preferisco scrivere così.

Sulla sostanza: mi pare evidente che qui si può essere d’accordo con quello che scrivo, oppure no – non pretendo assolutamente di avere la verità in tasca, ma visto che sono io a scrivere, non riesco a fare a meno di scrivere quello che penso io.
Quello che pensano gli altri, non è compito mio scriverlo… per quello, ci sono i commenti :)

Sul progressive: ad un certo punto arc dice:
“Il Progressive è un'attitudine alla contaminazione non è uno "stile musicale".
Nasce con l'intenzione di allargare i confini dal rock-blues a generi musicali diversi, dal folk alla sperimentazione elettronica di Darmstadt. I Can, Frank Zappa, Magma quanto Yes, King Crimson, Genesis erano progressive.
Secondo me il Progressive termina storicamente alla fine dei settanta, ma per molta critica comprende anche musica successiva fino ai Radiohead che ne sarebbero gli eredi naturali.”


Ecco, qui faccio un po’ fatica a seguire il discorso – stando alla definizione, allora tutto è progressive, non solo quelli citati: anche i Clash, i Joy Division, i Throbbing Gristle e i Clock DVA sono progressive.
Ma mi sembra una strada che non porta da molte parti – per me le etichette hanno senso se sono condivise, se dico “progressive” io penso a Genesis e Yes. Per i Can a me viene in mente “Kraut rock”, per Frank Zappa non mi viene nessuna etichetta; se dico punk mi viene da pensare Clash, Sex Pistols e X, se dico dark mi vengono in mente Bauhaus e Cure, se dico “Canterbury” mi vengono in mente Robert Wyatt e Soft Machine e così via.
Le etichette e i generi credo siano una utile convenzione per evitare di ripetere ogni volta estenuanti giri di parole e riferimenti ad altri 5 nomi di gruppi più o meno simili – se invece tutto è progressive, allora non serve a nulla definirlo.


Note e links:
[1] E già sento il coro di "Evviva! Era ora! Meno male che non te ne sei dimenticato!"

[2] Forse Apicella, in un (purtroppo) non lontano futuro...?

giovedì 25 febbraio 2010

Dischidimmerda: Genesis - Selling England by the Pound


Per una volta che in Inghilterra erano riusciti ad ignorare l’ennesimo gruppo inutile, ci avevamo pensato noi in Italia a farli rimanere in vita, mandandoli addiritura al numero uno delle classifiche dei dischi più venduti.
Insomma, avevamo deciso di non rinunciare a niente – e allora, Genesis!

Credo fossero il gruppo preferito di quelli che adesso chiameremmo “nerds”, allora più brutalmente si parlava di “sfigati”.
Gruppo perfetto per gli adolescenti a cavallo tra il Ginnasio e la prima Liceo, che cercavano di differenziarsi dalla massa dedita alle discoteche (ed alle ragazze. Noi no – ascoltavamo Peter Gabriel, pensa te – magari sobriamente vestito da fiore come nella orrida copertina del Live (edizione italiana) che ho dovuto mettere qui sopra…)

Mi chiedo ancora, quanto del successo dei Genesis [1] in Italia è dovuto agli sfigati che frequentavano il Liceo Classico?
Alcune linee di ricerca possibili:
  • Benedetto Croce e le liriche dei gruppi prog-rock;
  • Giovanni Gentile, la riforma scolastica del 1923 e la fortuna commerciale del prog-rock in Italia;
  • Lo studio del greco antico e della filosofia in rapporto all’esegesi di “Dancing With The Moonlight Knight”;
  • Il rapporto tra Eraclito e “Firth of Fifth” (ovvero come mettere in relazione il concetto di “Panta rei” e i versi “The sand of time were eroded by / The river of constant change”).
“Selling England” contiene inoltre, per la gioia di tutti gli appassionati:
  • il primo pezzo veramente pop dei Genesis (“I know what I like…”); [2]
  • la prima apparizione vocale solista e miagolante di Phil Collins; [3]
  • Smitragliate strumentali varie (Ah l’assolo! Senti che tecnica! Che velocità! Quante note! – tutti concetti mutuati dal mondo dello sport, ma che tanto hanno contato nel successo di questi – ed altri - loschi figuri);
  • Atmosfere medioevaleggianti d’accatto, finte complessità più timbriche che strumentali, pianoforti classicheggianti (mica le chitarrone dei capelloni!);
  • Richiami fantasy qui e là, signorideglianelli e campihobbit in sottofondo – non che piacessero davvero ai fascistelli sanbabilini (non avevano abbastanza cervello per capire neanche la musica dei Genesis…) però l’immaginario è quello…

Note e links:
[1] O più in generale del “prog-rock”…

[2] Pur sempre un capolavoro, se rapportato alle cose che saranno capaci di perpetrare negli anni ’80, tutti insieme ognuno per conto suo.

[3] Appunto... ma vi ricordate il disco col faccione? "In the air tonight"? E il rullante con il gated reverb che ci ha poi perseguitato per tutti gli anni ‘80?

martedì 23 febbraio 2010

Terra, 20 Luglio 3127: ritrovati alcuni frammenti de “Il Vangelo secondo il Critico Rock Anzianotto”


Terra, 20 Luglio 3127

Tutti conosciamo la storia del ritrovamento de “Il Vangelo secondo il Critico Rock Anzianotto”, che a sua volta è probabilmente la più affascinante delle storie narrate nei Rotoli del Lago Morto. [1]
Purtroppo pochi sono i frammenti ben conservati, e solo il lungo, laborioso e meritorio lavoro degli archeologi ci permette finalmente di poterne leggere alcuni.
A grandi linee, il libro narra le mirabili avventure di Bruzio Giovinfonte [2], figlio prediletto del Padre Suo Roberto Cameriere (o Robi Dilano?), intrecciate con altre figure quali Pietro Vediger, l’ultimo dei profeti, Veronica Luisa Ciccone (o Scicolone?) la madre immacolata di Bruzio, i suoi discepoli [3], quali Stefanino, Clarenzio di Clemone, Massimo Orsovino, et al.

Ma ecco alcuni dei frammenti più comprensibili:

(frammento 1)
In quel tempo. Il signore Bruzio Giovinfonte andava per le terre del Nuovo Cotone [4] predicando la parola del Padre Suo, e sterminate folle si radunavano intorno a lui, per ascoltarne la parola. [5]
E Bruzio parlò: “Beati… (illeggibile)

(frammento 2)
E lo Spirito Santo [6] discese su di lui, e cominciò a suonare assoli [7] molto lunghi e molto noiosi, più o meno sempre gli stessi – ma i discepoli, accecati dall’amore, pensavano che fosse… (illeggibile)

(frammento 3)
In quel tempo. Bruzio si rivolse al primo dei suoi discepoli con queste parole: “Tu sei Pietro, e su questa pietra [8] edificherò il mio… (illeggibile)


Note e links:
[1] Così detti perché ritrovati negli scavi effettuati dove sembra ci fosse una volta un lago, detto “di Como” dal nome di una delle città – da tempo scomparse - che sorgevano sulle sue rive.
Non vogliamo qui riprendere le annose polemiche, ma quando, ormai più di mille anni orsono, la cosiddetta “Lega Nord” lanciò le sue bombe atomiche in effetti sembra che volesse colpire un po’ più a sud – ma le antiche testimonianze sono piuttosto imprecise e lacunose su questo punto.

[2] Come per tutti i nomi qui citati, diamo la traduzione in lingua corrente dal dialetto in uso al tempo.

[3] Detti anche “orchestrali” o “musicanti”, sembra che i due termini si riferissero ad una funzione svolta durante le adunanze rituali, probabilmente mediante l’uso di alcuni primitivi strumenti musicali (Cfr. anche le successive note 5 e 7)

[4] Non tutti concordano con il luogo, alcuni sostengono si trattasse del Nuovo Jeans, altri del Nuovo Jersey – comunque era una stoffa, nuova.

[5] Sembra che queste adunanze prendessero il nome di “concerzo” o “concherto”, sorta di baccanale sacro accompagnato da musiche e danze.

[6] Sulla natura dello Spirito Santo si fanno varie ipotesi, la più accreditata è che si trattasse non di una sola persona, ma di un gruppo di più individui la cui personalità individuale veniva assorbita dalla personalità comunitaria. Sembra che chiamassero sé stessi “Rosafluidi”, e c’è chi dice che l’assonanza con altri gruppi (“Rosacroce”) non fosse casuale.
Nel culto dei Rosafluidi (probabilmente di derivazione massonica, visto il loro insistente riferirsi ad un mitico e probabilmente simbolico “Muro”) sembra giocassero un ruolo importante anche l’astrologia e l’ipocrisia. In particolare si narra di una sorta di ossessione per la Luna e per il suo lato oscuro, e della loro forma di saluto rituale “Vorrei che tu fossi qui”, che veniva rivolta a membri estromessi dalla comunità, volendo significare però l’esatto contrario del significato letterale.

[7] Qui gli studiosi sono ancora incerti sul significato da attribuire a queste parole.
Secondo la più accreditata teoria, “suonare assoli” avrebbe a che fare con uno strumento dell’epoca, detto probabilmente “ghitarra” o “citara”, rozzamente costruito in legno e budello, che produceva suoni strazianti e lancinanti molto apprezzati dai partecipanti ai “concherti”. (Cfr. anche la nota 5)
Sembra che alcuni adepti raggiungessero una competenza tecnica molto elevata, che veniva poi sfoggiata in gare di velocità dette “Campionato di Formula 1”.
O almeno è una delle ipotesi più accreditate, anche se mancano riscontri oggettivi: non si sono ancora trovati nomi in comune tra i frammenti che parlano di questo “Campionato” e quelli che parlano dei suonatori di “ghitarra” (o “citara”). Ma le ricerche continuano.

[8] C’è una curiosa ossessione con la parola “pietra” che attraversa tutti i frammenti ritrovati: oltre al nome (probabilmente simbolico) del principale discepolo di Bruzio (Pietro, il cui cognome non è purtroppo giunto fino a noi), i discepoli erano conosciuti con il nome collettivo di “Pietre Rotolanti” (sembra peraltro che fosse un modo di dire per “vagabondi”, probabilmente riferito al loro viaggiare incessante per le terre del Nuovo Cotone).
Anche la musica che faceva parte dei loro rituali veniva definita, da una parola del dialetto del luogo, “Roc” o “Rokc”, il cui significato è ancora una volta “pietra” o “roccia”.

[9] Sono scemo? Direi di sì, però è stato divertente scrivere ‘sta cosa qui :)

lunedì 22 febbraio 2010

Richard Skelton - Landings


Dopo cinque post di fila rivolti al passato, è ora di ritornare al presente: venerdì sera, tornando a casa, ho trovato nella cassetta della posta il pacchettino con dentro "Landings" di Richard Skelton.
Lo so che a quasi tutti quelli che passano di qui di Richard Skelton [1] non gliene frega una beata mazza, ma io insisto, hai visto mai...

La confezione al solito è bellissima - io ho comprato la versione senza libro, che purtroppo è andata esaurita troppo in fretta.
Ma c’è la musica: tra classica, ambient, drone, folk, minimalismo, serialità... - trovo questa miscela di linguaggi una delle cose più interessanti e nuove che sia possibile ascoltare oggi.
Non per tutti, va da sè, e non subito - ma c'è la stessa sensazione di scoperta che ricordo di aver provato al primo ascolto dei Velvet, di Nick Drake, dei Joy Division, dei Sonic Youth, di Fennesz. [2]

C'è un mondo musicale nuovo qui dentro, fatto davvero di paesaggi sonori impressionisti che Richard Skelton è riuscito a racchiudere in queste registrazioni [3], attraverso l'uso di strumenti esclusivamente acustici: chitarra, violino, dulcimer, mandolino, harmonium e concertina.
Il tutto ha sullo sfondo elementi ottenuti da field recordings, ed è suonato, registrato e controllato [4] dal solo Richard.

Qui non trovate il rock, il country, il blues, l'Irlanda, il New Jersey. Io personalmente non ne sento proprio la mancanza...


Note e links:
[1] Del quale ho già parlato in questo post, e comunque qui sotto ho rimesso i vari links :)

[2] Intendiamoci: non troverete riferimenti musicali a nessuno dei gruppi citati in "Landings", se non in modo molto marginale. Sto parlando dello spirito, della sensazione di ascoltare qualcosa di non ancora ascoltato, del piacere della scoperta.

[3] Quattro anni di lavoro, tra il 2005 ed il 2008, muovendosi nel Lancashire, tra Anglezarke e West Pennine Moors, registrando i suoni della natura e i suoni nella natura.

[4] Dove per “controllato” intendo la sensazione che nulla stia accadendo per caso e che ogni suono sia intenzionalmente usato in quel preciso momento.

Il sito web di Richard Skelton
La pagina di “Landings”
Ascolti in streaming
Sustain-Release, la “Private Press” di Richard

domenica 21 febbraio 2010

Sanremo (e, a latere, commenti sulla produzione musicale di David Bowie dagli anni '80 ad oggi)


Sanremo e (buona) musica sono un evidente ossimoro. [1]

Note e links:
[1] Ma da sempre, veh - se ci ricordiamo qualcosa di buono da passate edizioni, quella è solo nostalgia di quando eravamo tutti più giovani, non la testimonianza di un inesistente passato con un Sanremo migliore di adesso :)

giovedì 18 febbraio 2010

Dischidimmerda: Pink Floyd - Dark Side of the Moon


Nasce dai due post precedenti, quello sugli insulti e quello su Vinile, la nuova rubrica "dischidimmerda" (e le sue varianti: gruppidimmerda, artistidimmerda)
Sarà un appuntamento fisso: quando ci vuole ci vuole, e limitarsi a parlare male di Lady Gaga e Pupo non serve a niente, tanto nessuna persona con un minimo di intelligenza li prenderebbe mai sul serio, quelli.
Invece molte persone per altri versi intelligenti, gradevoli, simpatiche, riescono a prendere sul serio cose tipo Pink Floyd, Genesis, Queen, Litfiba... insomma ce n'è di cose da dire, e visto che tanto gli insulti arrivano in ogni caso, almeno mi posso divertire un po' anch'io!

E quale disco potrebbe essere più adatto alla prima puntata di questa rubrica di "Dark Side of the Moon" dei Pink Floyd? ;)

Disco epocale per tutti i manager delle multinazionali discografiche, costato relativamente poco visto i fantastiliardi che ha poi fatto guadagnare a chiunque abbia avuto a che fare commercialmente con esso.
E' anche uno dei dischi più venduti di sempre [1], il che ha permesso ai suoi autori di dedicarsi a cose "serie" [2] e di non doversi più preoccupare di dover scrivere un disco decente in seguito.

Disco adorato fino all'isterismo da chi ha gridato allo scandalo quando quell'altro furbettino - ormai quasi cinquantenne - di Wayne Coyne ha osato "rifarlo", aiutato da altri scapestrati giovinotti come Henry Rollins o Peaches.
Imperdibili alcuni commenti che parlano dei Flaming Lips come di una "giovane band di psichedelia" [3] composta da freak strafatti (!)

Ad esempio quello del mio buon amico Andrea, mi sembra abbastanza significativo ed equilibrato [4], pur non riuscendo a capacitarsi di come qualcuno "possa pretendere di superare l'assolo di Gilmour in Time" oppure "replicare il giro di basso di Money superando Roger Waters".
Ora, fatto notare che stiamo parlando di musica e non di formula uno, e quindi questa ansia di sorpasso non si capisce bene da dove venga, l'assolo di "Time" è l'epitome della banalità gilmouriana, e il giro di basso di "Money" è di una semplicità estrema, visto che Waters è qualsiasi cosa tranne un bassista tecnicamente significativo.

Ma non abbiamo ancora affrontato il discorso musicale in senso stretto.
Le canzoncine del disco a me sembrano banalotte anzichenò, una versione convenzionale di idee già espresse meglio nei dischi precedenti, a loro volta banalizzazioni delle idee di Syd Barrett.
Tutto "Dark Side" è infarcito di effettacci scenografici: gli orologi e le sveglie, il cuore che batte, i registratori di cassa, che tanto fanno "musica di avanguardia" ma per tutti (ricordo bene il me stesso sedicenne che pensava che fosse "una figata"...)

Oppure i rumorini prodotti da un synth come il VCS3 [5], usato come fosse un giochino strano all'unico scopo di stupire; il tutto tenuto insieme ("Ehi mi hanno detto che è un concept album, cioè c'è una storia dentro, troppo forte!") dal missaggio furbino furbino di un Alan Parsons [6] ("In quadrifonia! Che figata! Sai che si sentono i passi che vanno da una cassa dello stereo all'altra? Ah non hai lo stereo? Vieni a casa mia che lo ascoltiamo, è da sballo!").

Anche se in effetti non si può negare che "Dark Side" sia una pietra miliare del rock. E come tutte le pietre miliari è pesante, inamovibile e messa in posa dall'autorità costituita.


Note e links:
[1] E io faccio veramente fatica a capire come qualcuno possa citare questo fatto come una cosa positiva, viste la cattive compagnie che si trovano in quella cricca lì, quella dei dischi che hanno venduto più di tutti gli altri...
Una classifica abbastanza completa ed attendibile mi sembra quella di wikipedia.
Bello notare che tra i dischi da salvare citati qui sotto nel post "Un disco solo" ce ne sia giusto uno (!) tra i più venduti di sempre, cioè Abbey Road (al 26° posto).
E bello anche notare che, invece, nella lista del Vaticano ce ne sono ben cinque (Thriller 1°, Dark Side 3°, Rumours 11°, Supernatural 34°, Morning Glory 53°)
Vorrà pur dire qualcosa...

[2] Ad esempio Nick Mason e la sua collezione di auto storiche...

[3] Il loro ultimo disco significativo è (a mio parere) "Transmission From Satellite Earth" del '93 - poi hanno deciso che, tra lavorare e vivere vendendo dischi bruttini, era meglio la seconda.

[4] Davvero eh, nessun intento ironico qui - dovreste vedere cosa hanno scritto quelli che si sono incazzati davvero - basta cercare sul web!

[5] Per un uso creativo del quale ci si può rivolgere a Brian Eno, ai King Crimson, a Edgar Froese o ai Tangerine Dream.

[6] Che in futuro si macchierà, peraltro, di crimini sonori ben peggiori con il famigerato "Alan Parson Project" e il suo occhio nel cielo.

Vinile (la rivista, non il supporto fonografico...)


Milano, tra il 1987 ed il 1989 escono 5 numeri di quella che è una fanzine evoluta o forse una quasi-rivista: Vinile.
Il formato riprende quello dei 45 giri [1] - per chi se li ricorda - proprio perchè ad ogni numero sono allegati uno o due ep 7" con brani di gruppi italiani o stranieri. [2]

La storia di Vinile si intreccia con quella della nascente Vox Pop, che prenderà il posto delle precedenti esperienze [3] come etichetta discografica di riferimento per la scena milanese.

Lasciamo la parola a Charlie [4]: “Anche se i primi dischi con il marchio Vox Pop sono dell’ 88, la casetta discografica Vox Pop nasce ufficialmente nel novembre 89 come diretta conseguenza dell’avventura di Vinile, come gioco irresponsabile, come esigenza che prende corpo grazie a un’ idea di Giacomo Spazio e alla voglia di cinque persone (presto ridotte a tre) di cui una in grado di investire sei milioni sei di vecchie lire. Istigata da Giacomo Spazio, organizzata dal signor albertoli (ciarli per tutti), finanziata da Manuel Agnelli, appoggiata da Mauro Ermanno Giovanardi (ma allora NESSUNO lo chiamava cosi’) e Paolo Mauri, nasce ufficialmente Vox Pop Records. La sede e’ un negozio -gia’ ex magazzino di Supporti Fonografici- in via Bergognone 40: scatoloni di dischi freschi di stampa che si spera di vendere, due pseudoscrivanie su cavalletti, casino inenarrabile che mi accompagna da sempre, demotapes che gia’ cominciano ad accumularsi e un PC con 640kb di RAM. Spiegare ai passanti quello che facciamo porta via mezze giornate.

Vinile farà la sua parte in quella stagione di passaggio che condurrà dalla fine degli anni '80 agli anni '90, dalla new-wave al grunge, dal dark al noise, passando dai Jesus and Mary Chain ai Nirvana (ed evitando di striscio la menata neopsichedelica/garage/stooges del tempo...)

Sulle sue pagine quindi si è parlato di tutto: diciamo dai Cccp a Billy Bragg, dalla Third Ear Band agli Opal, dai Beatles agli Spacemen 3, e poi fumetti, provocazioni, paperini punk, stop apartheid, fuck art let’s dance...

Alcune "spigolature":

The Cure -Why can't I be You
La differenza principale tra i miti (Ian Curtis) e le leggende viventi (Robert Smith) è che le ultime non essendo morte (per definizione) hanno tutto il tempo che vogliono per ingrassare, sputtanarsi e arricchire. (Charlie)

Litfiba - 17 Re
Speriamo che facciano i soldi e si tolgano presto dai coglioni (Giacomo Spazio)

Diaframma - Boxe
In questo disco, a parte la prima canzone il resto è da buttare. Almeno i Denovo (che mi fanno cagare) dimostrano più fantasia. (Giacomo Spazio)

Litfiba - Aprite i vostri occhi
Io vi consiglio però di chiudere le orecchie; solo se vi piace il culo di Pelù. Se no chiudete anche gli occhi. (Francesco Paladino)

Garage-rock
Genere musicale morto e sepolto ma artificialmente resuscitato, sta passando di moda un'altra volta. Speriamo l'ultima. (Stella Lux)

Nutella
Dio ce l'ha data. Guai a chi ce la tocca (Joe)

Rem - Green
Cantami o Diva e fammi capire
questo discaccio che vuole mai dire
son forse questi i geni del rock
o mestieranti titic e titoc?
se vuoi ascoltare il mio laido parere
non ti far prendere per il sedere
ed i quattrini ai REM destinati
spendili in fighe, al gioco e in gelati.
(Peter Pestalozza)

Lettere
Non ci saremmo mai sciolti, perchè di cose da dire ne avevamo e ne abbiamo ancora molte, ma poi abbiamo saputo che in Italia c'era una band che si chiama Gang che ripeteva le nostre canzoni nota per nota, parola per parola... così ognuno è andato per la sua strada. (Mick Jones, ex-Clash)

Quando parlo male della musica di qualche gruppo, mi riferisco solo alla musica. E' ovvio che non posso parlar male dei musicisti perchè non li conosco. Se li conoscessi... parlerei male anche di loro. (Giacomo Spazio)


Note e links:
[1] Se per caso vi ricordasse il formato della collana “Sconcerto” (anch’essa pubblicata da Stampa Alternativa) è proprio perché anche quella era stata creata da Giacomo Spazio.
Tra gli altri, uscirono volumi dedicati a Joy Division, Cure, Smiths.

[2] Tra gli altri: After Budapest [5], A Primary Industry, The Shamen, Nikki Sudden, Casinò Royale, The Wedding Presents...

[3] Ad esempio Crazy Mannequin e la “morente” Supporti Fonografici, allora in procinto di trasferirsi dal “buco” in via Coni Zugna a quello che sarà per anni il bellissimo negozio di Porta Ticinese e di lasciar perdere le ambizioni da etichetta discografica.

[4] Carlo Albertoli, il suo racconto lo trovate qui.

[5] Si può fare la nota di una nota? Boh, comunque gli After Budapest sono qui per una ragione ben precisa - ciao Pelle!

martedì 16 febbraio 2010

Evidentemente avevo capito male


Avevo capito che questo dei blog fosse un mondo nel quale parlare insieme di cose che ci interessano, e magari discuterne partendo da posizioni anche diverse, ma con educazione e rispetto degli altri.

Evidentemente avevo capito male.

In molti dei blog che ho frequentato negli ultimi due mesi, ad ogni mio commento discordante con l’opinione “comune” degli altri partecipanti alla discussione, ho ricevuto non una risposta sul merito di quanto da me affermato, ma una serie di insulti personali gratuiti.

Se scrivo che “Dark side of the moon” è un disco banale, mi si risponde che sono strampalato e spocchioso. (?)
Se scrivo che Bruce Springsteen non mi piace, mi si risponde che non è possibile e sto mentendo solo per il gusto di andare controcorrente, non perché penso quello che scrivo. (?)

Ce ne sarebbero molti altri di esempi da fare, ma mi fermo qui, ripromettendomi e promettendo, da ora in avanti, di evitare qualsiasi ulteriore partecipazione al mondo dei blog.
Con tutti i problemi che già esistono nella vita normale, ci mancava giusto di procurarsi una dose giornaliera di insulti partecipando a queste discussioni… :)

lunedì 15 febbraio 2010

Un disco solo


Un disco solo.

C'è stata la guerra, il terremoto, avete fatto il classico naufragio sull'isola deserta (dove sa dio perchè è comunque possibile ascoltare un disco...), una tremenda inondazione, le cavallette, non è stata colpa mia, lo giuro su Dio! [1]

E c'è spazio per un solo disco. Nessuna eccezione. Uno solo. Nessuna compilation o nessun cofanetto riassuntivo. Un solo disco.

Per me, "The Velvet Underground & Nico".
Perchè c'è dentro tutto. Il rock di allora e tutto quello che sarebbe venuto dopo, un "riassunto" che anticipava (!) i successivi 45 anni di musica "rock". [2]

Classifica "Disco rock definitivo" [3]

The Beatles - Abbey Road (voti 3)
Velvet Underground - VU & Nico (voti 2)
The Clash - Sandinista (voti 2)
The Clash - London Calling (voti 2)
Talking Heads - Remain in Light (voti 1)
Van Der Graaf Generator - Pawn Hearts (voti 1)
Rolling Stones - Exile on main street (voti 1)
David Bowie - The Rise and Fall of Ziggy Stardust (voti 1)
Brian Eno e David Byrne - My Life in the Bush of Ghosts (voti 1)
The Beatles - The Beatles / White Album (voti 1)

Note e links:
[1] Un po' di Blues Brothers :)

[2] Per comodità. Si potrebbe anche dire alternativa, indipendente, indie, punk, noise, drone, [inserire genere a piacere, a parte il jazz dovrebbe esserci tutto il resto...]

[3] Aggiornato al 30° commento.

sabato 13 febbraio 2010

Message to Bears


I Message to Bears sono in realtà la sigla dietro la quale si cela il solo Jerome Alexander, inglese di Oxford.
I suoi lavori sono stati tutti pubblicati dalla Dead Pilot Records, una piccola etichetta diy [1] [2] inglese del Buckinghamshire, e sono tre: "EP 1" (ristampa della prima autoproduzione di MtB), poi lo split con gli americani Soul's Release e infine l'album "Departures". [3]

Sono tutti e tre imperdibili - diciamo che MtB potrebbe essere una versione contemporanea dei Durutti Column di Vinny Reilly - pur con tutte le differenze dovute ai 30 anni trascorsi dagli esordi dei DC - con un pizzico di Nick Drake qua e là (nel modo di suonare la chitarra) e un po' di ambient/glitch/folk in un brano come "Found and you're safe".


Note e links:
[1] "diy" sta per "do it yourself" - tipicamente un'etichetta di questo tipo realizza tirature limitate di cd-r confezionati nelle maniere più fantasiose, e li vende poi principalmente via web. Se tutto questo vi fa venire in mente la scena delle cassette di metà anni '80 o la più o meno contemporanea esperienza della mail art, beh lo fa venire in mente anche a me :)

[2] E poi così ho l'occasione di citare ancora Richard Skelton, visto che il post su di lui è stato purtroppo ignorato...

[3] Disponibili fisicamente ancora alcune copie di "Departures", gli altri sono molto esauriti - però con un po' di buona volontà una copia digitale si può trovare... prima però comprate "Departures" :)

MySpace di Message to Bears

Dead Pilot Records

mercoledì 10 febbraio 2010

Negozi di dischi


Avevo deciso di fare una “reprise” della nota sui negozi di dischi usati [1] e mi sono accorto che, tra internet, famiglia e il non lavorare più a Milano - da quasi 10 anni ormai - non so neanche se alcuni dei “miei” negozi di dischi esistano ancora…

So che non esistono più: [4]
  • Supporti Fonografici (Porta Ticinese)
  • Tape Art (Porta Romana)
  • Zabriskie Point (Via Arcimboldi, poi in fondo a Via Torino)
  • Rasputin (Piazza Cinque Giornate)
  • Vinilmagic (Viale Tibaldi)
  • Bonaparte (Via Marghera)
Non so se esistano ancora:
  • Il Discotto (Sesto San Giovanni)
Esistono ancora:
  • Buscemi (Corso Magenta)
  • Metropolis (Via Padova)
  • Metropolis 2 (Via Procaccini)
  • Discomane (Alzaia Naviglio Grande)
  • Rossetti (Via Cesare da Sesto)
  • Psycho (Si era spostato da Via Molino delle Armi ma non ricordo dove)
Io questi li ho girati a piedi, in Vespa, con i mezzi pubblici, nelle pause tra le lezioni dell’Università e nelle “ore buche” quando insegnavo italiano… insomma un numero spropositato di ore :)

Pomeriggi interi [2] a spulciare prima tra gli LP e poi tra i CD… io che di soldi ne avevo non molti ho sempre preferito due bei dischi usati ad uno nuovo – e così, fino a quando non è cambiato tutto con il download da internet, ho sempre ascoltato i dischi con quei 2/3 mesi almeno di ritardo, necessari a trovarne una copia usata. [3]

Poi un giorno sono andato da Supporti ed era chiuso, e poi Psycho non era più lì. E poi a un certo punto ho smesso, perché su internet c’era tutto, anche quello che nei negozi non sarei mai riuscito a trovare, e non costava nulla…

Certo, un paio di volte all'anno ci passo ancora nei negozi di dischi - ma è più per abitudine o nostalgia, perchè in realtà non c'è più quasi nulla che non si possa trovare in un altro modo, comodamente e da casa.

Epperò. Non spendo quasi più nulla per la musica, ma preferivo prima.
Quando davanti a 5 possibili acquisti dovevi fare i conti per vedere quanti potevi permettertene, e a volte "rischiavi" le ultime 10.000 lire per un disco che “dovevi” sentire e poi saltavi il panino di mezzogiorno o il biglietto del tram... :)
Quando ogni disco "trovato" era una scoperta, che condividevi con gli altri amici malati di musica.
Quando trovavi un disco che ti permetteva di sostituire una delle innumerevoli cassette con su i dischi scambiati con gli amici appena citati.
Quando la persona davanti a te nel negozio trovava un disco che volevi anche tu, lo metteva da parte per comprarlo, e poi lo rimetteva a posto prima di andare alla cassa e allora tu ti fiondavi su quel “tesoro” e ti sembrava di avere avuto una fortuna incredibile.
Quando trovavi sempre qualcuno che conoscevi per scambiare quattro chiacchiere sulla musica, senza la necessità di scrivere un blog…


Note e links:
[1] La nota 1 del post su “A Nice Pair”

[2] Passati, spesi, persi, fate voi…

[3] Adesso in effetti, vista la quantità assurda di musica che è possibile scaricare in maniera più o meno legale, visto il tempo che sembra sempre di meno, i mesi di ritardo tra l’uscita del disco e il suo effettivo ascolto sono molti di più… :)

[4] Tutti gli elenchi sono stati aggiornati in base alle informazioni lasciate nei commenti :)

sabato 6 febbraio 2010

Top Ten


Ho aggiunto qualche giorno fa, nella colonna a fianco, le mie personali classifiche dei 10 gruppi/artisiti che preferisco, divise tra "stranieri" ed "italiani": diciamo che questi 10 + 10 sono i miei "paletti" [1], cosicchè sia chiaro dove passa la mia linea di confine tra ciò che mi piace e ciò che non mi piace...

Le due liste sono:

Top Ten [2]

  • Velvet Underground
  • Sonic Youth
  • Spacemen 3
  • Nick Drake
  • David Sylvian
  • Robert Wyatt
  • PJ Harvey
  • Yo La Tengo
  • Opal/Mazzy Star
  • Fennesz

Top Ten Italia [3]

  • Weimar Gesang
  • Carnival of Fools
  • Afterhours (fino a "Pop kills your soul")
  • Gaznevada
  • Diaframma (fino a "Siberia")
  • Franti (e tutte le loro figliazioni)
  • Giardini di Mirò
  • Julie's Haircut
  • Not Moving
  • Leanan Sidhe


Note e links:
[1] Mi sono limitato a scegliere i gruppi/artisti che preferisco senza scendere nel dettaglio dei dischi, che lì 10 non sarebbero sufficienti nemmeno ad iniziare!

[2] Qui non c'è molto da dire, 6 su dieci sono ancora in attività e non mi sembra una cattiva media. Di tutti questi penso sia difficile trovare un disco veramente brutto - alcuni meno riusciti senz'altro, ma brutti non me ne vengono in mente.

[3] Qui invece per alcuni ho dovuto specificare "fino a dove", perchè Afterhours e Diaframma dopo i dischi citati sono gruppi completamente diversi che hanno preferito mantenere il vecchio nome...
Invece i Franti credo siano costituzionalmente o geneticamente incapaci di fare un "brutto" disco - loro e tutti i gruppi che in un modo o nell'altro da loro discendono, e quindi Environs, Howth Castle, Tony Buddenbrook, Orsi Lucille, Ishi, i dischi solisti di Stefano Giaccone e quelli di Lalli :)

mercoledì 3 febbraio 2010

Pink Floyd: A Nice Pair


Chi frequentava i negozi di dischi usati [1] negli anni '80/'90 non può non ricordarsi di questo disco: le copie usate in vendita erano innumerevoli... :)

Copie figlie dell'acquisto "incauto" di molti “appassionati” dell'epoca: "Oh un disco doppio dei Pink Floyd! Ma che canzoni sono? E' nuovo? Boh, comunque sono forti, hai sentito il battito del cuore all'inizio di "Dark side of the moon"? Si, che figata, troppo bello! Cià che lo prendo, quant'è?"

Credo che si siano svolte innumerevoli conversazioni simili a questa in quegli anni - poi naturalmente, dopo 2/3 tentativi di ascolto, il malcapitato doppio andava ad ingrossare le fila dei suoi fratellini di seconda mano.

E' facile immaginare le reazioni di chi si aspettava canzoni al massimo di pop un po' strano alla "Dark side" o "Wish you were here", oppure più avanti chi arrivava a "Nice Pair" partendo dal pop - neanche più un po' strano - di "The Wall": dal negozio di dischi al negozio di dischi usati in una sola settimana era il percorso più comune di questa "sfortunata" raccolta... :)

Perchè naturalmente "A Nice Pair" altro non era che la ristampa in coppia dei primi due lp dei Pink Floyd, cioè "The piper at the gates of the dawn" e "A saucerful of secrets".
Vale a dire: l'unico lp registrato con Barrett in formazione e quello registrato durante i mesi in cui Syd veniva estromesso dal "suo" gruppo.

Il primo è il disco di un gruppo che ha completato il passaggio dal beat/pop psichedelico a volte ingenuo dei primi singoli al ruolo di capofila dell'underground psichedelico della Londra di fine anni '60: su "The piper..." ci sono "Astronomy Domine" ed "Interstellar Overdrive" - due pezzi in cui la chitarra di Syd Barrett surclassa ogni cosa che David Gilmour farà nei 45 anni successivi :)

E su "Saucerful..." c'è "Set the Controls for the Heart of the Sun" che parla ancora lo stesso linguggio, e c'è l'ultimo pezzo di Barrett con i PF.

Poi, di lì a poco, Syd pubblicherà due dischi bellissimi e poco venduti [2] e abbandonerà le scene, mentre i suoi ex compagni pubblicheranno dischi sempre meno belli ed interessanti e sempre più venduti [3], tra facce oscure della luna e un "vorrei che tu fossi qui" detto mentre si vede che stai pensando esattamente il contrario...


Note e links:
[1] A Milano c’erano il mitico Discomane sull’Alzaia Naviglio Grande, poi i due Metropolis di Viale Padova e di Via Procaccini, Rossetti vicino a Piazza S.Agostino, la sezione usato di Psycho in Via Molino delle Armi, le varie sedi del Libraccio…

[2] Ovviamente “The Madcap Laughs” e “Barrett”, anche loro ristampati “in coppia” con l’originale titolo di “The Madcap Laughs / Barrett”– ma questi non era mica facile trovarli usati :)

[3] E naturalmente assurgendo al rango di straricchi e stracchi dinosauri del rock, gonfi di niente dal punto di vista artistico, ma talmente amati dall’appassionato “medio” di musica che guai anche solo a pensare di parlarne male… ;)

lunedì 1 febbraio 2010

Leanan Sidhe


Firenze, seconda metà degli anni ’80 – da una città che l’IRA ha contribuito a mettere musicalmente in ginocchio [1] improvvisamente compaiono due mini-lp, "Ash Grove Primroses" nel 1986 e "Our early childhood skies" nel 1987.

I Leanan Sidhe sono un gruppo quasi completamente avulso dalla scena a loro contemporanea – oh dico, in quegli anni a Firenze si producevano "3 Volte Lacrime" e "17 Re", due tra i più brutti dischi di tutta la new-wave italiana!

E invece loro cantavano in un inglese assolutamente improbabile (ricevendo allora critiche anche feroci [2]) ed erano uno dei pochissimi gruppi a cercare di staccarsi dall'ormai inflazionato sottobosco dark/new-wave [3]

Simbolo per me di un periodo di passaggio e confusione tra la new-wave e quello che di lì a poco sarebbe stata la rinascita del rock fatto con le chitarre ed infine il grunge, loro evitavano anche di accodarsi a quella scena garage/psichedelica che durò lo spazio di un attimo, andando invece a ripescare influenze a volte quasi progressive e a volte vicine al folk acustico.

Due pezzi su tutti a simboleggiare quei due ep: "Last Day into the Woods" che potete ascoltare sul loro myspace e "December Stars Remembrance" che potete ascoltare sul sito della Spittle.

Il primo con un arpeggio di chitarra che uccide, il secondo chitarre acustiche, tamburello ed un grande arrangiamento vocale al servizo di una melodia indimenticabile.

Per me erano rimasti un gruppo di culto e appena ho visto la ristampa della Spittle Records mi ci sono fiondato: che bello poter riascoltare questi due dischi senza lo scricchiolio delle mie vecchie copie in vinile :)


Note e links:
[1] Ovviamente con “la nuova musica italiana cantata in italiano” che, tolto il capolavoro dei Diaframma (“Siberia”) e l’unico disco ascoltabile dei Litfiba (“Desaparecido”) ha prodotto solo cagate dischi piùccheprescindibili…

[2] Ad esempio dalla rivista/fanzine “Vinile” di Milano, cinque numeri a cavallo di quegli stessi anni, dalla cui esperienza sarebbe poi nata la Vox Pop – magari riparleremo di entrambe…

[3] Unico riferimento possibile un altro gruppo di outsiders come gli inglesi Breathless (anche loro prossimamente qui).