mercoledì 30 ottobre 2013

A proposito di cover, tribute, etc.

Cover.
Se ne parlava ieri su facebook, è un argomento che mi ronza in testa da parecchio.
Sgombriamo subito il campo da possibili confusioni.
Non intendo parlare nè di cover-band nè di tribute-band.
Per me sono, entrambe, il simbolo la morte della musica per come la intendo io.

La cover-band è quella classica da birreria: nessuno li ascolta veramente, e loro suonicchiano i classici del rock-blues, fornendo uno sfondo alle bevute.
Li suonicchiano più o meno bene, più o meno fedelmente: ma è musica di sottofondo, non molto diversa dalla musica dei supermercati o degli ascensori.
Semplicemente, non mi interessa.

La tribute-band è il passo successivo verso il diabolico: sono gruppi dediti alla replica di un altro gruppo.
Non si limitano a risuonare le canzoni, cercano pure di impersonare il gruppo, imitandone costumi e pettinature.
Di solito hanno nomi tipo "Foxtrot" se clonano i Genesis, "Lizard King" se clonano i Doors o "Nebraska" se clonano il Boss, etc.
Ne esistono un'infinità.
Se esistono, qualcuno va a vederle.
Mi fermo qui, la mente si rifiuta di proseguire su questa strada.

Rimane invece la classica cover.
Cioè, tu gruppo che suona i suoi pezzi, ci piazzi dentro anche due o tre pezzi di un altro gruppo o artista, rifacendoli più o meno bene.
Ma - di solito e di massima - NON riproponendoli pari pari, ma più o meno in maniera personale.
Il risultato dipende naturalmente dalle capacità del gruppo, può essere ottimo o pessimo.
Ma non sono contrario a prescindere, anzi.

Ad esempio, quando cominci a suonare, o sei una completa testa di cazzo come me[1] e vuoi suonare le tue canzoni da subito, prima ancora di aver imparato a tenere in mano uno strumento, oppure cominci suonando le canzoni di qualcun altro.
Che fanno da palestra: impari come si costruisce una canzone.
Poi sta a te applicare la lezione, e lì viene il difficile, ma anche il bello.

Prima digressione: diffidate da chi fa dichiarazioni del tipo "ho cominciato a suonare perchè nessuno suonava la musica che volevo ascoltare, e allora ho deciso di suonarla io".
E' una cazzata.
D'effetto eh, se diventate famosi e rispondete così in un'intervista ci fate la vostra porca figura.
Ma nella mia esperienza è sempre il contrario: ti appassioni così tanto alla musica di qualcuno che a un certo punto hai la necessità di fare musica anche tu.
Di dire la tua, almeno.
Anche senza inventare nulla di stravolgente, vuoi essere parte di quello che sta succedendo.

Quindi la cover ha un senso: è un punto di partenza, dal quale sviluppare eventualmente una tua strada personale.
A questo livello le cover devono avere anche una certa semplicità tecnica, che le renda avvicinabili anche da te, "musicista" alle prime armi.
Rientrano nello stesso discorso anche tutte le cover non dichiarate che si suonano all'inizio, tutti quei pezzi "alla maniera di" che di solito nascono quando cerchi di scrivere le tue prime canzoni.
Poi ci sono gruppi che in questa maniera si costruiscono una carriera, ma è un altro discorso.

Nel frattempo hai imparato (bene o male) a suonare, hai messo insieme un repertorio di tue canzoni, e finalmente: devi suonare dal vivo.
Qui la cover torna di nuovo utilissima, per diversi motivi.

Uno: ti hanno chiesto di suonare un'ora, hai pezzi per quaranta minuti? Tre cover e allunghi il brodo quel tanto che basta visto che il repertorio è quantitativamente scarso.
Qualitativamente poi è scarso senz'altro, se no saresti a suonare da un'altra parte, sempre.

Due: visto che per il momento le tue canzoni le conoscono solo i tuoi amici (che hai costretto ad assistere allo spettacolo) e gli altri non sanno chi tu sia, glielo vuoi dare un aiutino?
Due/tre cover ben scelte e normalmente famose aiutano il pubblico a capire cosa stai facendo, da che parte vuoi andare.
Se suoni una canzone famosa in modo non banale gli fai capire che sei uno con le palle eh, ci hai pensato su e hai buttato lì un paio di idee anche nella cover dei Rolling Stones.

Certo, a meno che tu sia un bel po' più indiesnob della media.
Perchè in questo caso scegli di suonare le cover di alcune canzoni sconosciutissime, che piacciono a te e ad altre 15 persone nel mondo intero.
Di quelle 15, difficilmente ce n'è una al tuo concerto, quindi nessuno si accorge che stai facendo una cover...

Se invece sei molto coraggioso, prendi un pezzo molto famoso che non c'entra niente con quello che fai e lo stravolgi completamente. Tipo, suoni reggae e fai una cover di "Revolution" degli Spacemen 3 "Selling England by the Pound" dei Genesis.
[Ho corretto, "pezzo molto famoso" e "Revolution degli Spacemen 3" nello stesso paragrafo faceva abbastanza ridere. La prossima volta rileggo prima di pubblicare, non dopo...]
Come nel caso precedente, anche qui l'utilità per aiutare il pubblico è limitata, ma un buon annuncio può servire alla bisogna.

Ancora, se sei davvero bravo, prendi un pezzo famoso, lo suoni in modo che sia riconoscibile ma lo rendi tuo, completamente.
Mica facile eh, ma c'è chi riesce a farlo.

Seconda digressione: tutto questo ha un senso perchè la musica - semplifichiamo - "rock" è, come dicono gli americani, "performing art".
Cioè l'originale è la registrazione, e la resa dal vivo ha senso perchè fatta da chi il pezzo l'ha composto.
Non è musica classica, nè jazz.
Nella classica la "cover" è un concetto inesistente.
Nel jazz non si parla di cover, ma di interpretazione degli standards.
Nel rock, l'interpretazione degli standards mi sembra una forzatura che non porta da nessuna parte. I pezzi dei Pink Floyd suonati dal vivo dalla tribute-band del caso sono una cosa che a me sembra di cattivo gusto, senza senso.
(Oddio, anche gli originali suonati dai Pink Floyd, volendo, ma anche questo è un altro discorso...)


Note e links:
[1] Ma proprio ieri ho scoperto che nemmeno qui sono l'unico, mannaggia... ce ne sono altri!

domenica 27 ottobre 2013

Odio i coccodrilli

Odio i coccodrilli.
Però ecco: io ho suonato alcune cover ai tempi dei Mother of Loose.
"Yoo do Right" dei Can.
"Sister Ray", "Waiting for the Man", "All Tomorrow's Parties" dei Velvet Underground.
"Kill your Sons" di Lou Reed.

Quattro su cinque: se questo vuol dire qualcosa, dovrebbe dire chi era Lou Reed per me.
Mi mancherà.


Note e links:
Sul blog si è già parlato più volte dei Velvet Underground e di Lou Reed.

mercoledì 23 ottobre 2013

Cent co, cent crap; cent cü, dusent ciap

L'altro giorno ho partecipato a una discussione su Facebook a proposito di un gruppo degli anni '90, i Polvo.
Beh, non siamo nemmeno riusciti a concordare se si fossero ispirati o meno ai Sonic Youth.
Discussione educata e civile tra persone con una buona conoscenza dell'argomento, eh.
Ma una fazione sosteneva che i Polvo non fossero debitori per l'ispirazione sonora ai Sonic Youth, e l'altra, quorum ego, sosteneva che lo fossero eccome.

E mi viene da pensare: è bello parlare di musica, perchè ognuno può sostenere - in assoluta buona fede - qualsiasi posizione.
Perchè per lui quella posizione è giusta.
Se io ascoltando i Polvo sento dei riferimenti ai Sonic Youth e tu no, chi potrà mai stabilire chi ha ragione e chi torto?

E stavamo parlando di un gruppo che, bene o male, tutti ritenevano valido.
Per alcuni ottimo, per altri buono, ma nessuno stava sostenendo che fossero un gruppo del cazzo.

Figuratevi se avessimo discusso in particolare, magari partendo da posizioni opposte, se quel gruppo fosse stato valido oppure no.
Se non è possibile riuscire a mettersi facilmente d'accordo nemmeno sui riferimenti sonori di un gruppo, come possiamo riuscire a metterci d'accordo sul suo valore?

C'è una morale in tutto questo?
Secondo me, sì.
Che in arte l'oggettivo non esiste.
Ma non diciamolo troppo in giro, c'è gente che si offende.
(frase valida anche senza il "si")


Note e links:
[1] Per i non lombardofoni: "cento teste, cento modi di pensare; cento culi, duecento chiappe".
La parte significativa è quella dei co, quella dei cü è per far ridere.

[2] Dell'oggettività dell'arte, o meglio, del tentativo di definire criteri oggettivi per valutare un opera d'arte, se ne è già parlato diverse volte.
L'ultima volta in questo post, ma ogni tanto mi piace ritornarci sopra.
Metti mai che qualcuno, un giorno o l'altro, trovi una possibile soluzione.

[3] Oggettivo significa che nessuno può dimostrare il contrario: 2+2=4, questo è oggettivo.
I Sonic Youth (o i Pink Floyd o i Pooh) sono il miglior gruppo rock di sempre, no.

[4] Una delle frasi più divertenti che si possano leggere è "A mio parere è assolutamente oggettivo che...". C'è gente che la scrive seriamente.

lunedì 21 ottobre 2013

Lilith and the Sinnersaints - Stereo Blues vol.1: punk collection

Esce oggi “Stereo Blues Vol.1: Punk collection”, primo episodio di una serie di omaggi che Lilith and the Sinnersaints vogliono tributare alla radici del proprio sound.
I quattro brani contenuti in questo EP sono un personale tributo al PUNK di fine anni 70 che fu la prima colonna sonora delle giornate che l'allora 15enne Lilith spendeva tra il gruppo dei tempi, i Not Moving, e la scuola.
Brani come “See no evil” dei Television e (I’m) Stranded” dei Saints giravano sulle cassette che ci si scambiava alla scoperta del nuovo sound.
Poi venne l’hardcore punk e gruppi come Bad Brains (omaggiati con una versione blues del loro classico “Sailin on”) mentre i Clash cercavano nuove strade nella musica tradizionale come il blues, il reggae o il gospel (come in “The sound of the sinners” da “Sandinista”).
Lilith and the Sinnersaints in “Stereo Blues vol.1: Punk collection” volgono lo sguardo a quei tempi ma lo attualizzano attraverso una sensibilità moderna e il loro unico stile.

Il CD esce in una confezione in tiratura limitata in metal box reperibile presso Audioglobe, oppure ai concerti del gruppo o tramite il sito di Lilith and the Sinnersaints.
Siamo anche su Facebook.

Un breve teaser video di presentazione lo trovate qui.
Sempre attraverso il sito del gruppo (e ai concerti) è disponibile la maglietta della band.

Le prime date promozionali:

Venerdì 1 novembre : Brescia “Lio Bar”
Sabato 2 novembre : Cigognola (Pv) "Circolo Vallescuropasso"
Sabato 9 novembre : Pisa “Newroz”
Sabato 16 novembre : Cremona “ArciPelago”
Sabato 30 novembre : Aosta “Espace”
Sabato 14 dicembre : Bologna “Joe Strummer Tribute”
Sabato 21 dicembre : Verbania “Loggia del Leopardo”


Note e links:
Post copiato pari pari dal blog di Tony Face, senza nemmeno aver chiesto il permesso.
Andate e comprate, che ne vale la pena, per una volta a prescindere.
Poi appena mi arriva il cd lo ascolto e ne riparlo!

venerdì 18 ottobre 2013

Rap in italiano?

Dunque.
I miei due figli piccoli (piccoli, insomma: 12 e 13 anni ormai, ma per me sono sempre "i piccoli") ascoltano molta musica, altro che "i giovani non ci piace più la musica".
Con i telefonini di solito, o tramite Youtube, certo.
E ascoltano il rap.
Quello italiano, quello di solito citato come esempio di banalità inascoltabile: Emis Killa, Fedez, Marracash, Fabri Fibra, Club Dogo, etc.

Che a me non piace, eh.
Non lo capisco, non ci trovo niente di stimolante.

Però.
A loro piace, e molto.
Ci si ritrovano, in quello che quei rapper lì dicono.
E certo, quelli lì sono artisti "commerciali", mica artisti "seri".
Quelli che non è mica musica questa, dai!
Quelli che questi qui non hanno nessun talento, tra sei mesi nessuno si ricorderà di loro.

A me continua a non piacere, però mi viene da pensare...
Ad esempio, a quello che dicevano i cinquantenni degli anni '50 a proposito di Elvis Presley.
A quello che dicevano i cinquantenni degli anni '60 a proposito dei Beatles.
A quello che dicevano i cinquantenni degli anni '70 a proposito dei Sex Pistols.
A quello che dicevano etc. etc.
Dicevano esattamente le stesse cose.

E allora, un po' sono contento che a me non piacciano, e ai miei figli invece sì.


Note e links:
[1] Il post nasce dall'aver appena letto su Facebook il solito cinquantenne, residuato vinilitico, che si domanda "ma chi caspita mi è 'sto Emis Killa?!"
Beh, c'è Google, invece di scrivere "ma chi è" scrivi il nome lì e lo scopri...

martedì 8 ottobre 2013

Jesus and Mary Chain - 30th Anniversary Vinyl Collection

Eccola qui la nuova frontiera!
Ogni settimana riusciamo a spostare il tutto un passettino più in là.
Oggi con i Jesus and Mary Chain (o chi per loro), che si inventano la ristampa per la prima volta in vinile di cose già edite su cd.

Fantastico, no?
La storia che cammina all'indietro, nientemeno.

Non solo si ristampano su vinile i dischi originariamente usciti così, che in fondo in fondo ci sta anche.
Si stampano su vinile dischi originariamente mai usciti così, cioè registrazioni fatte per il 99% direttamente in digitale.

Ma la ristampa serve a conferire loro la magia dello scricchiolio che aumenta ascolto dopo ascolto, la dinamica limitata e le dimensioni della copertina, dandogli nel contempo un'aurea di verginità musicale primigenia, quella dei dischi che uscivano solo in vinile nei bei tempi che furono, quando noi si aveva ancora vent'anni...
(come sarebbe a dire che il cd non era ancora stato inventato? che scusa puerile...)

E quindi, per la prima in vinile!
La ristampa di due trascurabili concerti dal vivo del 1992 e del 1995, più tutte ma tutte le Peel Sessions, già uscite complete ma solo in cd, disdetta.

Dove metteremo l'asticella la settimana prossima?
Sono ansioso di scoprirlo...


Note e links:
Lo trovate qui, al miserrimo prezzo di 159 eurini.
Naturalmente, ma non c'è bisogno di dirlo, insieme con i soliti ricchi premi e cotillons: libretto fotografico, memorabilia e puttanate varie, scarti di registrazione, etc.
Ma in edizione "numerata e limitata", che così chi se la accaparra può pure immaginare di avere in mano un oggetto che aumenterà di valore nel tempo...

lunedì 7 ottobre 2013

Giornalisti

Dunque.
Aggiornamenti dal mondo dei "giornalisti musicali italiani".
Quelli che si tirano adosso palate di merda l'un l'altro, ma se ti permetti di criticarli in un blog è solo perchè sei invidioso e vorresti essere al loro posto.
Io, col mio solito fare incredibilmente offensivo, noto che le palate di merda continuano a essere tirate sul web.[1]

Penultima palata, ma era fuori a mezzo, l'ennesimo copiaincolla dell'ex direttore del Mucchio, che per la sua nuova rivista ruba le interviste dai blog.
Una figura pietosa, giustificata col fatto che "chi risponde alle interviste dice sempre le stesse cose", mica ha copiato niente lui.
I dettagli qui, giudicate da soli.
(Io naturalmente ne parlo male perchè sono invidioso, eh. Solo gli altri critici musicali ufficiali possono farlo per onestà intellettuale e non per invidia. Anche se lo fa solo chi collo Stefani Max ci ha litigato, quelli che lavorano con lui a "Outsider" non dicono nulla, fedeli al motto "cane non mangia cane")

Ultima palata, l'avvertimento di stampo mafioso fatto dall'ex caporedattore/direttore del Mucchio Extra, ex amico dello Stefani Max, attuale incriticabile critico musicale Guglielmi Federico, a chi volesse eventualmente collaborare alla nuova "iniziativa editoriale" degli attuali capobastone del Mucchio Selvaggio.
Che, criticabili fin che volete (ma non da noi "gente comune", eh! Solo dai giornalisti musciali ufficiali!) riprendono in mano il progetto del "Mucchio Extra", già inventato e diretto o redatto (mai letto una copia) dal Guglielmi.
Che si incazza di brutto e avvisa:
"Se pensano di farlo diversamente da come lo facevo io solo per non (finire di) perdere la faccia con gli abbonati, è un errore: la massima parte degli abbonati voleva quel giornale lì con quelle firme lì, e dubito che sarebbe soddisfatta da un surrogato. Se pensano di farlo come lo facevo io... beh, auguri... non troveranno mai uno staff all'altezza di quello da me guidato perché semplicemente non esiste, nessuno dei pochi collaboratori più o meno storici rimasti al mensile è disposto a muovere un dito, molti eventuali esterni si troveranno in difficoltà perché tutti sanno benissimo che, appoggiando questo ennesimo scempio, sarebbero automaticamente iscritti nel mio personale libro nero. Senza contare che il progetto, essendo precario come tutta la baracca dell'editoria musicale italiana, potrebbe morire dopo un solo numero... e allora, perché rischiare di far parte di una cosa brutta, di non essere pagati e di diventare miei "nemici" in eterno - precludendosi eventuali future collaborazioni con me - per qualcosa che non ha alcuna credibilità e presumibilmente non ha futuro?"

Io, nel leggere una cosa del genere, trasecolo.
Alla stampa musicale italiana nel suo complesso sono rimaste grosso modo 28.000 copie vendute al mese, e i suoi principali esponenti scrivono cose del genere?
Senza vergognarsi?
E se io lo faccio notare è solo per invidia?
Sono io che "scredito il loro lavoro" con quello che scrivo?

La pianto qui, che se no rischio davvero di passare il segno.


Note e links:
[1] Riassunto breve: Gli ex-mucchiselvatici, stufi di non essere pagati, un tre anni fa hanno fatto fuori Stefani Max.
Poi si sono accorti di essere passati dalla padella alla brace con la nuova direttora, tale Federico Daniela, che a seguire ha fatto fuori buona parte di loro, pagandoli (sembra) ancora meno. (E sui finanziamenti pubblici rubati nel frattempo, sorvoliamo che se n'è già parlato abbondantemente)
Da un annetto abbondante gli ex-mucchiselvatici ex-Stefani ex-Federico fanno la guerra con gli attuali sodali di Stefani e di Federico, che a loro volta si fanno la guerra tra di loro.
Vola merda ovunque, ma sembra che tra di loro si possa fare.
L'importante è non intervenire: tutti i non giornalisti musicali ex-mucchi selvatici, quorum ego, sono solo gente invidiosa.
Bisognerebbe proibire il web e i blog, accidenti: troppi dilettanti credono sia lecito esprimere la loro opinione.
Probabilmente ci stanno lavorando: speriamo che il parlare di musica torni in mano solo a loro, i "professionisti"...

mercoledì 2 ottobre 2013

The Velvet Underground - White Light/White Heat Mega Super De Luxe Expanded Anniversary Edition

Sui Velvet ho già dato con la ristampa Super De Luxe di VU&N.
L'ho scar... ahem, comprato, ascoltato due volte le Scepter Session e una il live incluso.

Adesso è il turno di WL-WH.
Che poi è bello, eh: c'è Sister Ray, cioè il noise in forma di canzone etc.
Però il primo disco dei Velvet è IL MIO disco rock, questo è solo un ottimo disco: sull'isola deserta non ce lo porterei.

Così, la Mega Expanded Super De Luxe, la scar... ahem, comprerò, come al solito, ma dubito arrivi a totalizzare gli stessi, già scarsissimi, ascolti di VU&N.

Qui ci starebbe il pistolotto su bollette da pagare, marketing e presa per il culo degli anziani fan di musica rock, ma è rintracciabile grosso modo in ogni puntata della serie "De Luxe", quindi evito.


Note e links:
Articolo in italiano su Rockol, il prezioso manufatto è già preordinabile su Amazon a 97 dollari circa, praticamente te lo tirano dietro.
Da notare, per i maniaci delle "dimensioni", che la confezione e il libretto sono di dimensioni quasi doppie rispetto ai CD contenuti.