mercoledì 28 aprile 2010

Recensioni "musicali"


"Con metallici suoni di chitarra annuncia..."
"...cavalcando liscio sulle onde del suo affabile rock di sempre..."


Mezza pagina a firma Gino Castaldo su "Repubblica" di oggi per la recensione del nuovo disco di Ligabue (transeat...) - ma le due frasi qui sopra sono gli unici punti in cui si parla della musica contenuta in questo disco, tutto il resto della recensione parla, indovinate un po' - dei testi...
Per la serie vuoi mettere come è più facile "parlare delle parole"? [1]


Note e links:
[1] Anche se, volendo essere buoni, posso ammettere che parlare di "musica" a proposito di un disco di Ligabue non sia facilissimo...

domenica 25 aprile 2010

Compagni Cittadini Fratelli Partigiani



Non se già allora fossero ironici o seri, ma il Ferretti AC[1] non era niente male.
Oggi non credo che festeggi più il 25 Aprile, ma queste son altre storie...


Note e links:
[1] Avanti Cristo

sabato 24 aprile 2010

Orsi Lucille


Orsi Lucille - Un modo diverso [1]

Mi chiedi perchè non canto d'amore
le canzoni che canto ti fanno intristire
dici ascolto la musica un po' per fuggire
fuggire alle cose che ti fanno soffrire

dici canto solo problemi e paure
e che non ti divertono mai
dici cerca di far sorridere gli altri
per strano che sembri è quello che cerco di fare

potrei chiudere i miei occhi al mondo
scordare i pensieri cantare dolci parole
non ascoltare chi sta piangendo
portei cantare prendere i soldi e andare

ma questo non li aiuta di certo
non cancella comunque il loro dolore
quelli senza una casa o senza un lavoro
vivranno comunque con la stessa sporca paura

così vado avanti cercando una strada
cercando nel modo che solo conosco
e forse per farlo ti devo parlare
di quello che vedo che provo quello che sono

adesso tu forse non mi vuoi sentire
se ascolti ancora potresti scoprire
le mie canzoni sono tutte d'amore
un modo diverso per parlare d'amore


Note e links:
[1] Per la serie "Oh finalmente un po' di sano impegno e serietà, basta con tutto sto divertimento spensierato e stupidotto."
Gli Orsi Lucille erano Stefano, Lalli e Vanni dei Franti (vedi qui e qui).
Stella*Nera sta preparando una ristampa su doppio cd dei loro lavori, quindi non fatevi truffare da copie in vinile a prezzi scandalosi.
Al limite potete trovare entrambi i loro dischi, insieme con un altro lavoro assolutamente imprescindibile quale "Le stesse cose ritornano" di Stefano Giaccone, ma pubblicato a nome Tony Buddenbrook, sul blog indieitalia.
Solo perchè tutte e tre le cose sono piucchesaurite... :)
Però da "Tutte le cose ritornano" chi ne avesse voglia provi ad ascoltare almeno due canzoni straordinarie come "Il sarto" e "Cosa ci siamo persi".

lunedì 19 aprile 2010

Dischidimmerda(fresca): Baustelle - I mistici dell'occidente


Nella foto: i Baustelle

Riceviamo e volentieri pubblichiamo [1]:

DDM d’impeto, questo giro. Perché ce li siamo giocati una volta per tutte. Perchè "Amen" è stato insopportabilmente ruffiano e plastificato, e mi aspettavo un proseguio sulla scia, sfiduciato e pessimista.
Invece Bianconi è riuscito a fare addirittura di peggio, con questa pulitissima dozzina di canzoncine imbarazzanti. Arrangiamenti magniloquenti, schemi irranciditi, pesantezze e archi a go go, diabete che scorre come un fiume in piena. Un disco sanremese nella peggiore tradizione del termine, che potrebbe essere cantato da Iva Zanicchi o da Orietta Berti.
Dov’è andato a finire il talento melodico e la personalità di "La malavita"? Nel loro capolavoro, i senesi riuscivano a compiere un piccolo grande miracolo di eleganza ed ironia mediterranea, con su tutte "Sergio", "La guerra è finita", "Revolver", "Un romantico a Milano", perle ormai destinate a non essere replicate.
Anche nei primi due acerbi dischetti, perlomeno canzoni come "Gomma" o "Riformatorio" erano spiccatamente pop, ma di quella filigrana luccicante che evitava ogni tipo di banalità.
Ma dopo aver toccato con mano il successo nazionale come autore, Bianconi subisce la classica insolazione alla quale evidentemente non deve essere facile resistere.
Non riesco a salvare proprio nulla di questo disco (a parte forse "Il sottoscritto"). Persino le liriche, da sempre tratto forte del leader, non comunicano proprio un granchè.
Questa entità non è più un baustelle, ma un ricovero per vecchie glorie.


Note e links:
[1] E da chi se non dall'ottimo Webbatici, autore del blog "Tuning Maze"?

domenica 18 aprile 2010

Inglish


Inglish again, bicos l'alter dì avevi capsih wrong - it is not solo cool to spic Inglish, ter is anch two aggiuntiv vantagg:
1 - you poss use the parolacc, bicos in inglish the parolacc sono cool too.
2 - you poss al limit ves anca sarcastic, tant poch persons poss capish the sarcasm in inglish.

In sintes, and in conclusion, the nuov ufficial languagg [1] of this blog is inglish.
Plis use minga languagg italian, che orror, fat veder a tucc that you are cool and spic inglish like inglish uomen and donn.


Note e links:
[1] The grandcumelmondragnatel has un fracc de risors per imparar to spic Inglish, so don't be pigr and studi the Inglish anca you.

sabato 17 aprile 2010

Daisuke Miyatani - Fragments



La presentazione di Fragments, questo brevissimo ep di Daisuke Miyatani dice più o meno: "I brani di Daisuke sono come la sensazione di cercare di ricordare i dettagli di un sogno dopo che ti sei svegliato: familiari, ma il rumore della vita li fa dissolvere velocemente".
Una chitarra acustica, field recordings che affiorano, rumori vari e suoni trovati. "Canzoni" fatte di una calma, pigra e spontanea sensazione di tranquillità, piccoli loop melodici improvvisati che potrebbero richiamare alla mente i lavori di Message to Bears [1] o di Soul's Release [2].
"Fragments" è stato pubblicato nel 2008 dalla netlabel Creation Centre, ed è disponibile gratuitamente per il download [3]: tre soli pezzi per otto minuti circa, a mio avviso una perfetta introduzione al mondo sonoro di Daisuke Miyatani.
Poi se questo lavoro vi ha incuriosito, potete cercare anche le sue altre cose, ad esempio l'ottimo "Diario", cd del 2007, o la recente collaborazione con Sawako per il cd "Hi Bi No Ne", pubblicato dalla Schole.


Note e links:
[1] Ho già scritto un post sui Message to Bears.

[2] Sui Soul's Release il post non c'è ancora.

[3] E' una netlabel pura, quindi la musica è disponibile solo in formato mp3/256k. Questo disco non si può leccare, toccare, annusare, assaggiare, disegnarci sopra, appenderlo ai muri, etc. - tocca proprio ascoltarlo e basta. Se per voi è un problema, rivolgetevi pure altrove... :)

giovedì 15 aprile 2010

Nico



Nico. E' morta nel 1988, 22 anni fa. Non mi ero accorto che fosse passato tutto questo tempo.
Io per fortuna ho fatto in tempo a vederla dal vivo, all'Odissea 2001, probabilmente durante il tour di supporto alla prima versione di "Drama of Exhile", con i Blue Orchids come backing band.

Lei, che da giovane era bellissima, era già semidistrutta dall'eroina e da troppi anni di eccessi - ma cazzo, mi vengono ancora i brividi a risentire quella voce che diceva "This is a Lou Reed's Song" e poi partiva "I'm Waiting for the Man". Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro. [1]

Note e links:
[1] O forse sì, per chi non l'avesse mai ascoltata credo sia obbligatorio ascoltare almeno "Chelsea Girls", "The Marble Index" e "Desertshore".
Poi si potrebbe velocemente completare il tutto con gli altri tre dischi da lei pubblicati ("The End", "Drama of Exile" e "Camera Obscura").
Quasi superfluo citare "The Velvet Underground & Nico", vero?

Un link indispensabile: il sito dedicato a Nico da Antoine Giacomoni. C'è, più o meno, tutto quello che potreste voler sapere.

lunedì 12 aprile 2010

Storia del Rock: gli anni MilleMila


Nella foto: l'unico ed inimitabile guru di tutti i critici rock di mezz'età, Bruce Dylan (o Bob Springsteen, non riesco mai a distinguerli...)


Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

La storia del rock è importante. Bisogna conoscere le cose di cui si vuole parlare, se no si corre il rischio di scrivere cose non precise.
Per noi giornalisti del Mucchio Selvatico documentarsi prima di scrivere era una cosa cui non avremmo mai rinunciato.

A me per esempio non è mai piaciuto "Sgt. Pepper", che i Beatles avevano pubblicato alla fine del 1967 solo per approfittare del clamore mediatico della "Summer of Love".
Molto meglio allora il primo disco dei Joy Division, pubblicato nel 1968, che forniva una sorta di anticipazione del post-punk prima ancora della nascita del punk, che dobbiamo evidentemente datare intorno al 1995, con la pubblicazione di "Nevermind" dei Nirvana Pistols.
Tra i generi storici, troppo spesso è sottovalutata l'importanza del grunge-a-billy dei Kraftwerk, gruppo messicano degli anni '30, fondamentale invece per il futuro sviluppo del blues di Nashville.

Da non dimenticare neppure, per lo sviluppo della scena inglese, l'importanza storica di Tom Petty, Bruce Springsteen e John Mellencamp, i più tipici esponenti di quell'inglesità rurale così ben espressa nei loro primi lavori degli anni '50.
Dall'altro lato dell'Atlantico, risale a qualche tempo dopo (primi anni '60) il lavoro tra folk e New Jersey di autentici Cow-Boys quali i Pink Floyd, i Led Zeppelin e i Cure.

Concludo questo primo, breve excursus storico con una doverosa segnalazione tra le novità: visti al recente Super Bowl, un giovane e nuovo gruppo canadese, "The Who", già autori della colonna sonora di alcune serie televisive di argomento poliziesco (ER, il Dottor House), sono una buona formazione in bilico tra il Krautrock e il Country elettrico di Chicago. Ottimi molti dei giovani componenti del gruppo: sezione ritmica di prim'ordine e tastieristi di gran classe, peccato per il cantante un po' sottotono ed il chitarrista ritmico, senz'altro le due parti più deboli del gruppo. Ma son ragazzi, possono senz'altro crescere: auguri a loro!

Brown Bortolazzi


2 Commenti:

grandioso !
Conosco quel filmato del concerto...
ed è vero ! Grande Robert e grande Bruce
of course

E poi, scusa la mia scarsa eleganza ma mi auto-cito da un precedente POST: "Come ho già avuto modo di dire in occasione del tuo compleanno 'fino a che scriverai qualcosa in Rete ci sarà qualcosa da leggere'."
Vabbé che siamo nel paese dei voltagabbana, però .. :)

domenica 11 aprile 2010

The Skjorvensk Brothers - Copenaghen Blues


Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Questo gruppo, sì, finalmente (if I only could remember their name...): sono danesi, ma luckily they sing in inglese, chè in effetti la musica danese cantata in danese non ha mai avuto grande fortuna outside Copenaghen, mica come quegli stronzetti italiani col mal di pancia che si permettono di cantare in inglese, quando everybody know che in Italia non li capisce nobody, because gli italiani (a parte me ed alcuni friends of mine che vivono a Londra e che hanno vissuto negli USA, ma senza farlo pesare ad ogni occasione), gli italiani dicevo don't speak inglese molto well.

E infatti per questa ragione io i gruppi italiani non li ascolto proprio, no no, e piuttosto ascolto tutta la discografia dei Pooh. Dei gruppi italiani penso che facciano schifo, e certo I don't need to ascoltarli per averne la conferma, preferisco così, compiacendomi della mia ignoranza e cancellando eventualmente i commenti di chi non la pensa come me.
Chi altri, by the way, potrebbe meglio di me farvi conoscere tutte le ultimissime novità e tendenze della musica e dei gruppi che si ispirano all'unica fonte cui sia giusto abbeverarsi per un artista rock degno di questo nome: Bruce Dylan?

Ma torniamo ai nostri danesi (if I only could remember their name...), che finalmente mettono su disco quella bella mescolanza di folk, blues, New Jersey, Soul, Irlanda, birra, fish&chips che li distingue dai troppi che hanno cercato di put on the disco una miscela di folk, blues, New Jersey, Soul, Irlanda, birra, fish&chips.
Perchè questi sono bravi, tutte le loro songs pescano a piene mani nella tradition e ti sorprendono citando ora Bruce Dylan ora Bob Springsteen, invece di limitarsi a citare Bruce Dylan e Bob Springsteen.
Gruppo imperdibile, quindi, ne parlano bene anche l'Ultimo Tuscadero ed il Mucchio Selvatico, il mio amico Brown Bortolazzi, la mia friend from London Scuretta, insomma tutta la critica rock che conta.

Paolo Chiodes


10 Commenti:

Fantastico!!!

E' così. Grazie

A questo punto potrei prender su le mille e più recensioni e articoli che ho letto, le decine e decine di riviste che conservo in casa e giù in cantina e buttarle via per tenere solo questo post.
Yes, Mr. Chiodes, you (and I) believe in magic.
Thanx

più o meno gli artisti che stanno anche sul mio ipod... mi sento meglio... ;)
la musica è viva

non li conoscevo, ma sono già sulla lista d'acquisto, che bravi !
Thanx for sharing

e in poche righe hai espresso perfettamente il mio sentimento a riguardo... io ne ho 33 di anni e ascolto solo folk music...

Grande articolo Paolo, come al solito.

Grandissimo post, Paolo, adesso mi segno i nomi e vado a cercarmeli, ti seguo sempre con affetto sul quotidiano online.

Io dovrei ringraziarti ogni volta che butto l'occhio sul tuo blog. Ma ti annoierei.

sposo questo post e tutti i suoi commenti. e così mi tocca proprio comprarli questi. ora mi tocca si...

sabato 10 aprile 2010

Censura


Allora, magari qualcuno ha notato che qui a destra l'elenco dei blog da me frequentati si è diviso in due: c'è la nuova sezione "Blog che censurano i vostri commenti se non leccate il culo all'autore".
Tenendo presente che stiamo pur sempre parlando di canzonette, non esattamente una questione di vita o di morte [1], nondimeno trovo che la censura sia sempre e comunque una cosa molto brutta. E molto di destra.
Nel post di poco tempo fa sulla stampa musicale italiana avevo cercato di smussare le cose, di non essere sempre il solito "polemico", di lasciare il beneficio del dubbio ad alcuni personaggi incontrati anche in questo mondo dei blog.
Ma insomma: i miei commenti sono stati censurati (ovvero cancellati da un blog) solo tre volte, e sempre su blog di sedicenti "giornalisti musicali/critici rock".
Due volte sul blog di Blue Bottazzi, una volta sul blog di Paolo Vites.

Mettetela come volete, ma la censura è censura. A me la cosa dà molto fastidio e fa anche un po' schifo.
Avrò sbagliato io a cercare un dialogo con gente che evidentemente al dialogo non è poi troppo interessata, avrò capito male lo spirito che anima questi blog, ben rappresentato dalla maggioranza degli altri commenti, in effetti: di solito sono ben accette cose tipo "ah ma come sei bravo", "ah ma come scrivi bene", "oh ma che bei gusti che hai", "meno male che mi hai fatto conoscere l'ennesimo clone del cazzo di Bob Dylan" (no, l'ultima no, eh! - In realtà sarebbe "meno male che mi hai fatto consocere questo originalissimo artista che mi ricorda un po' il mio amatissimo Bob Dylan).

Comunque. Non disturberò più il vostro beato sonno, cullato solo dai vecchi dischi di Bob Dylan, Bruce Springsteen e compagnia brutta. Nè il sonno altrettanto beato dei vostri adoranti estimatori, cui potete tranquillamente continuare a proporre cloni del cazzo di Bob Dylan e di Bruce Springsteen.
Non vorrei mai che un giorno doveste tutti svegliarvi e rendervi conto che il 1967 è finito da un pezzo, e gli anni '70 pure...
Buona notte e sogni d'oro :)


Note e links:
[1] L'avevo già scritto, ma replico:
"Trattasi di canzonette. Cerchiamo di non dimenticarlo, è roba anche importante ma non seria. Non stiamo parlando di guerre, di malattie, di gente che muore di fame, di politici che si fanno i loro interessi e mai i tuoi, di amore, di vita o di morte.
E quindi, se possibile, preferisco tentare di essere ironico e divertente. Se non ci riesco, colpa mia, evidentemente – ma preferisco scrivere così."

giovedì 8 aprile 2010

Testi e musica


Credo che i testi siano un di più - se parliamo di dischi, quello che conta è la musica.
Ma a volte esistono le eccezioni.
Soprattutto quando la musica è già bellissima, allora sì, un testo particolarmente bello contribuisce a creare il pezzo perfetto.
E allora, posto che quelli da cui sono tratti i testi qui sotto sono dischi musicalmente bellissimi, oggi voglio parlare di testi.
Anzi no, lascio che a parlare siano i testi.
Mai detto, d'altra parte, di essere immune alle contraddizioni :)

Franti - No future
il sole scalderà gli ultimi piani
sotto casa c’è disperazione
se guardo il muro oltre l’insegna
ci vedo il fumo che si sta agitando
sotto la nostra lingua muta

Franti - Le loro voci
poco sole, pochi i giochi
i bambini guardano su
una scia graffia il cielo
occhi scuri cercano un sé
inventa madre, tu che sei dolce
storie impaurite di felicità
presto il sonno ci prenderà
suoni lievi la tua voce
quattro di mattina, piove piano
me li vedo i marciapiedi trasparenti, il buio e i neon
è solo un altro giorno
ti svegli e sei dentro un sogno
mi dici dormi, guardi l’ora
una piega cancella il tuo viso
suoni lievi la tua voce
una mano conta i minuti
respira storie di gioia bruciata
una mano tatuata sul palmo
è fredda, è notte, è beirut
sembra una notte come tante
ruba ancora aria lì fuori
occhi feroci uccidono il giorno
forse domani solo una foto
mani, le mie, mani su beirut
taglio di luce spezza il sorriso
mani, le mie, mani, il cuscino
la fine del sonno è dentro
sembra una notte come tante
quasi sento gridare qua sotto
sì, lo so, è molto lontano
anche la strada è sempre uguale

Franti - Big black mothers
quando sono nato volavano negli occhi del dottore
piangevo così forte che le madri nere hanno detto:
bene ragazzo, vuol dire che staremo con te per un bel pezzo
e le ho viste negli urli di mio padre, le ho viste nelle mani del maestro
e le ho viste sopra l’ostia sulla lingua
e le ho viste dentro i lampi in officina
e le ho viste quando il sesso mi ha svegliato, sempre a chiedermi di più
fai strada ragazzo, non fermarti ragazzo, non impicciarti ragazzo
le loro voci nelle orecchie mi ricordano chi sono
mi ricordano a cosa servo e a chi servo
a trent’anni sulla strada
pensando questa è l’ultima volta
cercando qualcosa nella testa
cercando qualcuno nella testa
scrivi, scrivi, scrivi, scrivi, scrivi
nient’altro che sabbia ed ossa rotte
e i giorni che ho lasciato indietro
lasciati per sempre nelle loro mani
mie uniche amiche uniche amiche uniche amiche
grandi madri nere mi chiamano per il pranzo
grandi madri nere
non riesco più ad alzarmi dal letto
a quarant’anni innamorarsi
pensando questa è l’ultima volta
cercando qualcosa da incontrare e toccare
cercando qualcuno da incontrare e toccare
che mi ami, mi ami, mi ami, mi ami
ma nel buio delle mie notti
stavano volando sul mio letto
stavano volando nei miei sogni
dicendo eccoci, non essere triste
mie uniche amiche uniche amiche uniche amiche
grandi madri nere mi chiamano per il pranzo
grandi madri nere
non riesco più ad alzarmi dal letto
a sessant’anni in una casa di riposo
pensando questo è l’ultimo posto
un sacco di tempo per pregare
un sacco di tempo per dormire
stanno venendo, stanno venendo
stanno venendo, stanno venendo
ho visto le loro ombre sul muro
ho sentito il loro respiro nell’aria
le infermiere erano così gentili
ero come un bambino di quarantacinque chili
mie uniche amiche, uniche amiche, uniche amiche
grandi madri nere mi chiamano per il pranzo
grandi madri nere
non riesco più ad alzarmi dal letto

Howth Castle - You
Tu hai sempre amato le mie canzoni
ma sai da dove prendo le parole
di questo dolore solitario?
Le mie canzoni son fatte di pietra,
di sogni infranti e briciole di vetro

Stefano Giaccone (Tony Buddenbrook) - Cosa ci siamo persi
Da questo ponte è bello pensare
che laggiù nella notte
ci sono isole e montagne
La nostra voce ha un'ala spezzata
quattro muri di troppo e pazienza indurita
Da questo ponte è bello pensare
che qualcuno ci aspetta
magari solo per salutare
come vagabondi del Dharma, come Andrè Gide
come se Dio da lassù si mettesse a gridare

Stefano Giaccone - A mio figlio
Cosa racconto a mio figlio è una storia d'amore
i nostri giorni nel tempo come il mare di notte
la sua canzone un'onda lontana nel vento

Lalli - Brigata partigiana Alphaville (A mio padre)
Oggi sono vecchio e stanco, è aprile, è vento e ho più paura,
perciò sono venuto a chiederti
fammi questo piacere, ti prego, questo piacere
canta la mia canzone preferita, ti prego canta
cantala in questa mattina appena impazzita
Cantala dove la mia mano ti potrà vedere
cantala dove anche il mare si può riposare


Mi sono reso conto solo adesso che sono tutte canzoni dei Franti o di uno dei tanti gruppi figli/fratelli/nipoti di quel gruppo lì... strano, vero? A volte la casualità gioca strani scherzi, chissà da cosa può dipendere...

Ad esempio potrebbe dipendere dal fatto che mi è appena arrivato a casa un pacchetto con dentro "Estamos en todas partes" dei Franti e "Un pettirosso..." degli Environs (oltre a una nuova copia di "Non Classificato" dei Franti, sempre meglio averne una in più che una in meno).

O magari sono stato influenzato dall'aver avuto in mano tre cd che sono, tra le altre cose, bellissimi non solo da ascoltare, ma anche da guardare, sfogliare, leggere: sono pieni di note, testi, racconti, testimonianze.

Magari è stata colpa della musica degli Environs, che non ero mai riuscito ad ascoltare prima (mai trovati i vinili all'epoca in cui erano usciti...)

Magari è colpa delle registrazioni live dei Franti (senza nessuna dinamica, eh - ma pompate un po' il volume e mandate affanculo la qualità non eccelsa del suono - perchè questa non è solo musica, è sangue, vita, lacrime e rabbia, gioia e dolore, tutto insieme. Si può vivere anche senza - ma un po' peggio.

Magari è colpa dell'aver sentito in questo disco la prima versione di "No future", quando i Franti si chiamavano Luna Nera e Lalli non c'era ancora, e aver sentito quanto cambia una canzone semplicemente spostando un accento, da "sottoooo / la nostra lingua muta" dell'originale al "sottola / nostra lingua muta" della futura versione dei Franti.

Oppure è perchè se comprate questi dischi aiutate pure "A". E nei negozi non ci sono. E checazzo devo dirvi ancora per farveli comprare?

O magari è solo che sono stupido e ci credo ancora alla musica che cambia le persone e, alla fine, le cose.


Note e links:
Un link solo, ancora una volta il sito di stella*nera.
Altri particolari li trovate nel recente post sui Franti.

domenica 4 aprile 2010

Mother of Loose



Giuro che non so chi sia la persona che si è presa il disturbo di caricarli su YouTube [1], ma chi ne avesse la curiosità può ascoltare lì alcuni dei brani dei Mother of Loose, ahem, uno dei segreti meglio custoditi degli anni '90... ;)

To Mother
Sleep
All Around Me


Note e links:
[1] E comunque grazie!

venerdì 2 aprile 2010

Dischidimmerda (variante gruppidimmerda): U2



Nella foto: il titolo del post non è un'offesa, lo sapevano anche loro fin dagli inizi.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo [1]:

Non dico che chiunque può parlare degli udue, ma è impossibile non esserne esposti, a meno che non si sia stati rinchiusi in una campana di vetro da un quarto di secolo. Per stilare lo scomodo sbrodolìo della variante gruppidimmerda, però occorre avere una conoscenza profonda della discografia, e io mio malgrado sono stato “costretto” per motivi inter-personali ad una esposizione massiccia di 30 anni di dischi degli irlandesi. Cosa che peraltro non ha incattivito il giudizio sommario, sia ben chiaro, semmai l’ha soltanto rafforzato su pochi punti essenziali. Gli udue oggi sono una cariatide mondiale che, dall’alto della propria posizione e con una grande dose di esperienza e malizia, sa riciclarsi di continuo pur continuando a sfornare dischi imbarazzanti da anni e anni. Soltanto i primi 3 album sono stati buoni prodotti new-wave, alchè una volta saggiato il successo planetario il gruppo ha imboccato una netta discesa artistica che non accenna a fermarsi minimamente.

Il punto di forza che ha portato gli udue in cima al mondo è stato senza dubbio una formazione inattaccabile, di puro granito, che senza mai cambiare ha donato sicurezza e stabilità perenne. Un cantante bravo ma monocorde, in grado di esibirsi soltanto sulle note alte, atteggiatosi a santone carismatico in grado di muovere masse oceaniche (e allora perché non si mette in politica un bel giorno e prova a sistemare i problemi della sua isola?). Un chitarrista discreto, dai suoni ricercati ma poi completamente incapace di rinnovarsi e di trovare nuove strade. Una sezione ritmica che all’inizio aveva anche qualcosa da dire, ma col passare degli anni è diventata al 100% ombrosa e ininfluente.

Breve cronologia discografica: "Boy" e "October" furono buoni e saltellanti, con una corteccia pop ancora limitata dalle spigolosità wave, una buona spanna sotto gli Echo & The Bunnymen, diciamo seconda categoria. "War" invece a mio avviso fu l’apice, con "Sunday bloody Sunday", "New year’s day", "Like a song", inni nervosi e passionali che una volta all’anno (non di più, eh!) posso ancora riascoltare con gradevolezza. Nel 1984 inizia la discesa: le produzioni si fanno sempre più gonfie, le songs mostrano già la corda con "Unforgettable Fire". "The Joshua Tree" li consacra campioni del mondo, e già possono fare quello che pare loro, con i 3 hits che sono clamorosi esempi di limitatezza compositiva. Con "Rattle and Hum" partono anche i colpi di testa: l’innesto di elementi soul and blues sono tanto lontani dalle loro possibilità quanto lo potrebbe essere il progressive.

Nel frattempo i gloriosi anni ’80 finiscono e gli udue cercano di non restare indietro. Su "Achtung Baby" si cerca di limitare i danni con qualche pezzo buono come "The Fly", "Until the end of the world", "Zoo station", rievocanti i primi bei tempi del gruppo. Ma è tutto irrimediabilmente rovinato da pezzi casca-braccia come "One" e "Misterious way". Due anni dopo ci riprovano con "Zooropa", e nientepopodimeno che con l’elettronica innestata sui loro motivetti scontati e banali. Fallimento totale. Intanto Vox si toglie lo sfizio di duettare con Pavarotti, e preferisco mantenere silenzio stampa.

"Pop" prosegue con una inutile commistione di electro-pop all’acqua di rose, incapace di mettere a segno un solo pezzo dignitoso.
Da quel momento gli udue iniziano a capire che non è il caso di avere fretta, i tour stipa-stadi tolgono energia, è sempre più dura scrivere e tanto vale godersi i frutti del lavoro. Quindi un disco ogni 4-5 anni da dare in pasto ai fans va più che bene, ma non a chi non li sopporta più come me: i tormentoni alla radio sono sempre quelli, almeno se ce ne fossero di più romperebbero meno le palle…
Da "All that you can’t leave behind" si estrae l’ultimo pezzo appena appena decente, "Stuck in a moment", una boccata d’ossigeno fra le energiche scoregge di "Elevation" e "Beautiful day". Che su "How to dismantle an atomic bomb" diventano autentiche sgommate su "Vertigo" e "City of blinding lights". L’ultimo disco l’ho sentito solo una volta e mi è più che bastata.
Rinnovo pertanto l’appello a Vox di scendere in campo, perlomeno sembra un uomo che non ha bisogno di leggi ad personam…

Note e links:
[1] Ancora una volta dall'amico Webbatici, autore del blog "Tuning Maze"