lunedì 18 febbraio 2013

Alta fedeltà

Di tanto in tanto non fa male tornare anche su questo argomento.
Ultimamente, seguendo un blog che ne parla in modo un po' meno patafisico del solito, ho scoperto alcune cose molto interessanti.

La più bella è la seguente.
C'è una cosa qualsiasi (diciamo un amplificatore, un cavo, un piedino per giradischi (!) o un tweeter supersonico, ma anche un fenomeno che la fisica acustica dimostra come impossibile).

L'audiofilo ne sostiene la superiore resa sonora.
Tu lo provi sul tuo impianto e non senti nessuna differenza.

Bene.
Hai comunque torto tu.
Perchè il tuo impianto "non è abbastanza selettivo" per apprezzare l'enorme (?) differenza data da quel particolare componente.
Cioè, se spendi xmila euro per un amplicoso, e senti la musica uguale a prima, è colpa del resto dei tuoi amplicosi.
Devi cambiare tutto e poi sarai in grado di apprezzare la differenza.
Se non tu, sicuramente il tuo portafoglio e il conto corrente del venditore.

Ma si può fare di più, eh.
Nel caso del fenomeno di fisica acustica, se non lo senti è colpa tua.
In particolare, delle tue orecchie (?) che sono diverse dal "modello di riferimento" (!).
La soluzione in questo caso è comunque cambiare tutte le componenti dell'impianto, in modo che le tue orecchie (sempre le stesse, direi) possano finalmente conformarsi al modello di riferimento.

Lo stesso Alfred Jarry non sarebbe mai riuscito a fare meglio di così.
(Son stronzo e non vi dico chi è, cercatelo pure su wikipedia)

mercoledì 13 febbraio 2013

Diaframma: solo su vinile

Ho appena scoperto una grande notizia per i fan dei primi Diaframma (quorum et ego), la prima stampa assoluta di:

1 - Demos 1982
2 - Live 1983

Fantastico: i demo del 1982, periodo del primo singolo "Pioggia/Illusione Ottica".
E due concerti live del 1983, periodo tra "Altrove" e "Siberia".
Roba da nostalgici, eh, ma non me la posso perdere (vedere qui a fianco la mia top ten dei gruppi italiani: chiaro, no?)

E invece no.

L'etichetta, Synthetic Shadows, li pubblica solo su vinile?
Ma cazzo.
Nel 2013.
Lo so che ne ho già parlato, ad esempio qui, a proposito di un'edizione solo su audiocassetta.
Ma lì la cosa era così snob, così settaria ed elitaristica che ci stava anche: non era musica da ascoltare, ma una confezione da comprare.
Al limite con dentro una cassetta vergine, non sarebbe cambiato quasi nulla.

Qui è diverso.
Io li vorrei sentire quei pezzi dei Diaframma.
Ma il mio giradischi s'è rotto più o meno quindici anni fa.
L'amplificatore dello stereo non ho idea se funzioni ancora, devo provare ad accenderlo.
Per ascoltare 'sti due dischi qua dovrei comprarmi un nuovo giradischi, verificare che lo stereo funzioni (se no, comprarne uno per attaccarci il nuovo giradischi) poi collegare l'uscita tape alla scheda audio del computer, registrarlo in digitale e trasformarlo in mp3, copiarlo sull'iPod e finalmente potrei ascoltarlo in macchina.
Mi sembra un pelino troppo complicato.
Mi sa che aspetto che qualcuno faccia quanto detto qui sopra e metta il rip su what.cd, e poi lo scarico gratis.
Non è un vero furto, è più una forma di autodifesa...

venerdì 8 febbraio 2013

Erano meglio i primi dischi?

Post annunciato qualche giorno fa in risposta a un argomento introdotto da W e SHRC in questa discussione a proposito di Syd Barrett/Pink Floyd.
Sintetizzo la loro posizione:

SHRC: Dark Side of the Moon e seguenti in realtà sono la summa di quello che la musica rock/pop è stata; se lo dici su internet troverai sempre frotte di alternativi e freak purissimi pronti a darti addosso ed a dire che è merda commerciale.
Poichè ho imparato il trucco, quando parlo dei Pink attacco direttamente con Ummagumma e Atom Heart.

W: Su Umma e Atom, è vero! Quelli vanno bene anche agli alternativos, ma solo perchè - si sa - i primi dischi son sempre meglio di quelli successivi!


Ora, sulla parte su "alternativos e freak purissimi", nella quale la scelta dei termini è fatta proprio per significare che chi non apprezza "Dark Side" non lo fa perchè non gli piace (impossibile, è un disco bellissimo) ma solo per potersi identificare come freak purissimo e alternativo (?) non potrei essere meno d'accordo.
Mi limito a ribadire che per un fan di Shakira, Amici e simili i freak alternativi e purissimi siete voi due, che ascoltate i Pink Floyd di "Dark Side of the Moon" e "Wish you were here".
E' sempre questione di prospettiva.
E non è che cercando di sminuire le posizioni diverse dalle nostre le cose cambino...

Pink Floyd a parte, la parte che dice che i primi dischi son sempre meglio di quelli successivi non mi sembra necessariamente legata solo ai freak alternativi.
Per quanto ricordo io, quasta impostazione di fondo ha accompagnato tutta la mia vita di lettore di libri e riviste sulla musica rock e pop, a proposito di, grosso modo, chiunque: da Lucio Battisti ai Sonic Youth, da Pupo agli Who, da Umberto Tozzi ai Clash.

Che sia un clichè, son d’accordo.
Ma come tutti i clichè, mica è nato dal nulla.
Diciamo che non è poi così raro che un disco realizzato nei primi anni di carriera sia più (convincente?) di uno realizzato negli anni successivi?

Non è una regola, ovvio.
Però io terrei in conto alcuni fattori.

1. Il rock (passatemi il termine generico, tanto per chiarire che non stiamo parlando di soul, jazz o pop) ha molto a che fare con la gioventù, l'energia, l'immediatezza, e molto poco con la maturità, l'esperienza, il mestiere e la professionalità.
Tutte cose che esistono molto più facilmente nel primo disco fatto a vent’anni che nel ventesimo fatto a sessanta.

2. La relativa limitatezza espressiva della musica rock rispetto ad altre forme di espressione musicale: se ne era parlato - poco - in questo vecchio post, soprattutto in rapporto al numero di canzoni "belle" che è possibile scrivere per un singolo artista.

3. L’aspetto “carriera” nella produzione di un musicista: se la musica diventa il tuo mestiere, non è poi così assurdo scendere a qualche compromesso tra le tue idee e la necessità di pagare la bolletta del gas.
Tanto è vero, a questo proposito, che la doverosa citazione per i pochi gruppi/artisti che hanno fatto il “percorso contrario”, dalla notorietà “pop” giovanile alla nicchia di appassionati di musica “di qualità” è sempre la solita: Scott Walker, David Sylvian, Talk Talk.
E, fuori quota, i Beatles: non nel senso della quantità di pubblico, ma della qualità della musica senz’altro.

Quindi, tenuto conto dei tre fattori qui sopra, passiamo a fare degli esempi: il primo (o uno dei primi) contro l'ultimo disco.
Una roba veloce, eh, scegliendo a caso tra diverse declinazioni del rock.

Pink Floyd: The Piper at the Gates of the Dawn / The Final Cut
Who: Who’s Next / Endless Wire
Doors: The Doors / Other Voices
Genesis: Foxtrot / Calling All Stations
Sonic Youth: Sister / The Eternal
Dinosaurs Jr.: Bug / I Bet on Sky
My Bloody Valentine: Isn’t Anything / m b v
Diaframma: Siberia / Niente di Serio

Secondo me, non c'è paragone possibile tra le diverse coppie di dischi.
Certo, non è una regola assoluta.
Non la possiamo applicare matematicamente (il disco nr.2 è sempre più bello del disco nr.4)
Ha le sue belle eccezioni, già citate negli esempi: per molti non ho preso il primo disco, ma uno dei primi.

Posso anche dire che “Sister” dei Sonic Youth (quarto disco) lo preferisco a “Kill Yr. Idols” (primo disco)
Il punto non è il primo o il secondo o il ventiquattresimo.
Il punto è che dopo un po’ tutti cominciano a fare dischi se non più brutti, meno interessanti.
Si dice che un gruppo ha a disposizione vent’anni per comporre e registrare il primo disco, dodici mesi per il secondo (usando però parecchie cose avanzate dal primo) e con il terzo si comincia a fare fatica. Aggiungerei: a utilizzare sempre più "riempitivi"...

E non mi vengono nemmeno in mente degli esempi completamente opposti.
Ditemi voi: c’è qualche “ultimo disco” di un qualsiasi gruppo che sia notevolmente superiore ai loro primi dischi?

mercoledì 6 febbraio 2013

My Bloody Valentine - m b v (recensione a puntate - terza e ultima parte)

My Bloody Valentine - m b v (2013)
Giudizio: C

Quando ho letto del nuovo disco dei MBV ho pensato cazzo! Un nuovo disco dei MBV! Devo averlo subito!

Mentre lo scaricavo ho cominciato ad avere i primi timori: i MBV sono una leggenda del rock degli anni ‘90.
E spesso essere “solo” una leggenda è una cosa scomoda, visto quanti sono quelli che cercano di monetarizzare il loro essere leggenda.
Legittimo eh, mica gli do torto.
Ma legittimo anche non doverli seguire su questa strada.

Siamo alla terza e conclusiva puntata di questa recensione, e devo dire che il disco non ha retto gli ascolti: la prima impressione era stata (o avevo voluto che fosse) più positiva di quanto lo sia adesso.

Questo nuovo “m b v” non è brutto.
Ci sono pezzi belli, pezzi bruttini e pezzi innocui, come sulla maggior parte dei dischi.
Il vero problema è che tutti i brani sono fondamentalmente inutili: non c’è un solo pezzo che aggiunga qualcosa a quello che i MBV sono stati capaci di fare vent’anni fa.

Rubo la battuta a Joyello: da “Loveless” a “Useless”.
A volte il fatto di non dire nulla di nuovo può essere positivo, eh.
Poco tempo fa ho parlato bene dell’ultimo disco dei Breathless proprio per questo motivo.
Ma qui è diverso il contesto: i Breathless, con tutto il rispetto, non se li è mai cagati nessuno.
I MBV sono un mito.
Non avessero fatto ‘sto disco, avrebbero continuato ad esserlo.
Con questo disco sono diventati “solo” un gruppo fra i tanti.
Da mito a gruppo che fa la classica reunion senile, a me sembra un peccato.


Note e links:
Dalla pubblicità: registrato e mixato in analogico (24 piste su 2 pollici, due piste mezzo pollice) senza nessun "passaggio digitale".
Cioè tutti effetti analogici, riverberi e delay compresi?
Anche fosse vero, mi sembra lo sticker dei Queen degli anni '70, "Questo disco è stato fatto senza sintetizzatori", o quello di Phil Collins su “No Jacket Required”: "There is no Fairlight on this record".
E chissenefrega...

(O anche lo sticker che non hanno mai messo ma avrebbero dovuto/potuto mettere i Pink Floyd dopo i primi due LP: “Barrett-free Record”...)

martedì 5 febbraio 2013

My Bloody Valentine - m b v (recensione a puntate - seconda parte)

Seconda puntata, dopo due ulteriori ascolti.
Confermo la bruttezza del primo e dell'ultimo brano, non mi ero accorto al primo ascolto delle influenze sixties-french-pop-via-Stereolab rintracciabili in "If I Am".
Nel complesso comincio a pensare che sia un disco discreto ma abbastanza inutile, come ha detto Joyello commentando la prima parte della recensione.

Ovvero: prima di ascoltarlo speravo che fosse meglio, ma temevo che fosse peggio.
Invece è solamente una ripetizione di cose già dette.

Loro fanno i MBV e lo fanno bene, ma se sono una leggenda è anche perchè, nei loro dischi "storici", non si erano mai limitati a "fare i MBV".
Dai primi passi a “Isn't Anything”, da questo a “Loveless”, non ci sono due loro dischi uguali per suoni e composizioni: i MBV sono stati un gruppo in continuo progresso e cambiamento.
Dopo “Loveless” evidentemente si sono un po' spaventati (come facciamo ad andare oltre quello che abbiamo fatto qui?) e ci hanno messo vent'anni per decidere di riprovarci.
Ecco, magari gli è passato lo spavento, ma sono diventati un gruppo qualsiasi, di quelli che si limitano a rifare quello che avevano già fatto (meglio)(prima).

lunedì 4 febbraio 2013

My Bloody Valentine - m b v (recensione a puntate - prima parte)

Ovvero, facciamo un esperimento.
Ieri ho scaricato il disco.[1]
Questa mattina, percorso casa-ufficio, primo ascolto.
Oggi, intervallo di pranzo, butto giù le prime impressioni.
Questa sera e nei prossimi giorni riascolterò sicuramente il disco e ne riparlerò, voglio vedere se e quanto si modificheranno i giudizi col procedere degli ascolti.

Prime impressioni, dunque.
Il disco inizia male, con un pezzo confuso anche dal punto di vista dei suoni.
Procede con un paio di pezzi discreti, più "Isn't Anything" che "Loveless", bello il riff di "Only Tomorrow".

Si ascolta qualcosa di nuovo con "Is This and Yes", tutto basato su un organo acidulo e mai sentito su un disco dei MBV.
Poi un paio di pezzi più tradizionalmente "rock", con la ritmica in evidenza.

Ultimo pezzo, "Wonder 2", brutto e fastidioso, mi ha fatto venir voglia di usare il pulsante skip...

Nel complesso, direi discreto: il suono è grosso modo quello, tra "Isn't Anything" e "Loveless" (più dalle parti del primo), le idee ci sono ma sono grosso modo le stesse di vent'anni fa: melodia + rumore, con poche novità.

Il giudizio qui sopra quindi dipende quasi esclusivamente dalla qualità delle nuove canzoni.
La statura mitica del gruppo non si discute, ma se dovessimo giudicare l'operazione (reunion dopo vent'anni, concerti, rimasterizzazione dell'opera omnia e nuovo disco), come dire: al di là dell'ottima opportunità commerciale per i quattro MBV non è che ci sia molto di cui essere fieri.
E' la solita operazione in cui, grosso modo, cade chiunque abbia avuto un po' di successo nel mondo della musica.
I pochi che riescono a evitarla crescono inevitabilmente nella mia considerazione.
Ma deve essere difficile resistere: ci erano cascati anche i Velvet Underground...


Note e links:
[1] Sì, lo so, è un furto etc
Ne avevamo già parlato qui, un bel po' di tempo fa, e ultimamente se ne è parlato un po' sul blog di Lucien.
E' un discorso che forse vale la pena di riprendere, prima o poi.