mercoledì 26 giugno 2013

Cose intelligenti dette sulla musica - nona parte

Federico Guglielmi: Certamente avere altre fonti di reddito permette di mantenere un rapporto più puro con la musica: non dipendendo da essa si è liberi di seguire la propria indole infischiandosene delle vendite.
Steve Turner (Mudhoney): Esatto. Non si è schiavi di nessuno.
[1]

Bellissimo, non potrei essere più d'accordo.
Tenderei però a estenderlo anche ad altri campi, ad esempio a quello ultimamente piagnucolosissimo dei "critici rock".
Anche qui, ai professionisti prezzolati preferisco di gran lunga i dilettanti dei blog, quelli che avendo altre forme di reddito si permettono di avere un rapporto più puro con la critica musicale: non dipendendo da essa sono liberi di seguire la propria indole infischiandosene delle vendite degli spazi pubblicitari...


Note e links:
[1] Tratto da un intervista pubblicata sul blog di Federico Guglielmi

[2] La rubrica "cose intelligenti" mancava dal blog da più di un anno, ma è oggettivamente difficile renderla meno saltuaria...

martedì 11 giugno 2013

Bowie, dischi in vinile e internet

David Bowie da Letterman, periodo "Heaten".
Letterman ha in mano il disco di Bowie, scherzano su quale sia il verso in cui guardarlo.

Bowie: "E' un cd davvero grande"
Letterman: "Questo è come una volta erano i dischi, in vinile. Ma perchè la gente vuole ancora comprare i dischi in vinile?"
Bowie: "Perchè sono matti. Io scarico tutto da internet"

Periodo "Heaten" significa che questa è un'intervista del 2002, cioè 11 anni fa.
Non c'è un cazzo da fare, Bowie è da sempre più avanti della maggior parte del resto del mondo.



venerdì 7 giugno 2013

Critica Euclidea

L'altro giorno, parlando di stereo8 sul blog di tony-face mi è scappato di citare un corollario in merito alla qualità sonora dei supporti fonografici, che discende direttamente dal teorema della qualità musicale dei gruppi pop-rock, a sua volta generato dal postulato della qualità erga omnia.
Per i pochi che se li fossero dimenticati (le scuole medie sono ormai lontane...) li riporto qui di seguito.


Corollario della qualità sonora dei supporti fonografici

La qualità sonora di qualsiasi supporto fonografico è molto ma molto superiore a quella di qualsiasi supporto fonografico che sia stato inventato in seguito e molto ma molto inferiore a quella di qualsiasi supporto fonografico che sia stato inventato in precedenza.


Teorema della qualità musicale dei gruppi pop-rock

La qualità musicale di qualsiasi gruppo musicale pop-rock è molto ma molto superiore a quella di qualsiasi gruppo musicale pop-rock che si sia formato in seguito e molto ma molto inferiore a quella di qualsiasi gruppo musicale pop-rock che si sia formato in precedenza.


Postulato della qualità erga omnia

La qualità intrinseca di qualsiasi cosa è molto ma molto superiore a quella di qualsiasi cosa che sia accaduta in seguito e molto ma molto inferiore a quella di qualsiasi cosa che sia accaduta in precedenza.


Come si diceva una volta: "questo è un accordo, questo è un altro, vai e metti in piedi la tua punk-band".
Seguendo questi tre semplici assiomi potete parlare di musica (o di qualsiasi altro argomento) in modo professionale all'infinito...

mercoledì 5 giugno 2013

Volevo fare il drizza-banane

Io avrei sempre voluto potermi mantenere facendo il lavoro dei miei sogni: il drizza-banane.
(O, in alternativa, il critico della drizzatura delle banane.)

La drizzatura delle banane è una tradizione che purtroppo si sta perdendo, ed è sempre più difficile sopravvivere dedicandosi a questa nobile arte.
Nei tempi passati (tempi d'oro, per definizione) la professione del drizza-banane era rispettata da tutti e forniva ai suoi migliori praticanti di che vivere nel lusso.
Ma anche gli onesti professionisti potevano agevolmente crearsi una comoda posizione lavorativa nel settore.

Purtroppo l'abitudine alla banana drizzata si sta perdendo.
Il pubblico, complici anni e anni di banane storte a poco prezzo smerciate dalla grande distribuzione, non riesce più ad apprezzare l'enorme differenza qualitativa della banana drizzata.

E' un gusto, un'abitudine che si sta perdendo.
Certo, dovremmo tutti impegnarci di più, far sì che il pubblico si riabitui alla banana drizzata, ma non è semplice.
Anzi, è quasi impossibile: come spesso succede, tornare indietro non è un'opzione praticabile.

Per alcuni anni il settore si è mantenuto grazie ai larghi contributi del finanziamento pubblico, in particolare le cooperative di drizza-banane hanno potuto sopravvivere ai mutamenti di gusto del mercato.

Ora, purtroppo, tutto ciò non basta più.
Il mercato, semplicemente, si è rivolto da un'altra parte.
Noi che, per anni, a forza di sacrifici, abbiamo cercato di mantenere viva la nostra professione, contro tutti e contro tutto, non riusciamo più a tirare la fine del mese.
Ci scontriamo sempre più con l'indifferenza di questo mondo moderno, che non ha più spazi e tempi per apprezzare la qualità derivante da un lavoro impeccabile, svolto da professionisti seri.

E tutto questo fa male, perchè noi ci abbiamo creduto.
Abbiamo creduto nel valore della tradizione di questa nobile arte, nel valore della lotta culturale che abbiamo combattuto per anni in suo nome.
E in nome di questo abbiamo accettato ogni sorta di sacrifici, soprattutto economici, provando a sopravvivere dei sempre più magri proventi del nostro lavoro.

Certo, ci saranno sempre banane drizzate alla meglio da volenterosi dilettanti o da imberbi praticanti senza nessuna esperienza.
Ma il valore della professione, il valore dei professionisti, sarà presto perso per sempre.
E questo sarà inevitabilmente un vulnus per tutta la società: un altro pezzo del nostro passato che se ne va, che si perde, nel nome del vano progresso che tutto fagocita.

E soprattutto, cazzo, a noi ex drizza-banane ormai disoccupati ci toccherà, per la prima volta nella nostra vita, metterci a lavorare sul serio.

lunedì 3 giugno 2013

Spiritual guidance

Vedete l'uomo nella foto qui di fianco?
Bene, quest'uomo è un genio.
Il mio nuovo maestro di vita.

A dar retta ai suoi ex-collaboratori del Mucchio Selvaggio, ha diretto per più di trent'anni quella rivista musicale, pur non capendo un cazzo di musica, senza conoscere troppo bene nè l'italiano nè l'inglese.
Che in effetti, tra il numero di articoli sul Boss e la sua autobiografia, "Wild Thing", tradotto come "Pensare selvaggio", il dubbio viene...

Il web (vabbè, il web che frequento io) trabocca ormai di puntate sulla saga del Mucchio Selvaggio, compresi contributi statali, paghe da fame per i collaboratori, casali rock e macchine aziendali.

Mentre lo Stefani Max si faceva la bella vita con i contributi statali e le macchine aziendali di cui sopra, stipendi auto-assegnati oltre i 10.000 euro mensili, vacanze e appartamenti come benefit, lavorando il meno possibile.
Ma questo è semmai un punto a favore.

Un genio assoluto.
Voglio essere come lui.