lunedì 20 febbraio 2012

Psychovox

Avesse fatto meno freddo sarebbe stata una grande serata. Già, perché con meno 10 all'esterno e una spolverata di neve se il concerto è in un capannone - presumibilmente in origine occupato da un campo di bocce – in cui non esiste il riscaldamento, anche se ci fosse stata in quel momento sul palco la reunion dei Beatles avrei comunque sperato che il concerto finisse in fretta.

Il locale era Il circolo delle arti di Mariano Comense (CO) e sul palco, dopo un gruppo di spalla che definire al di sotto della sufficienza è cosa abbastanza diplomatica, si esibivano gli Psychovox, gruppo brianzolo della provincia di Lecco, con tre dischi all'attivo e un buon numero di concerti alle spalle. Sono andato a vederli spinto da una buona dose di curiosità e di ottimismo dato che un po' li conoscevo. Avevo visto qualche mese prima un loro concerto al Bloom di Mezzago, ma solo una piccola parte a causa della cattivissima abitudine tipicamente italiana di iniziare gli spettacoli a orari indecenti, come se la gente non andasse a lavorare. Ok, quella volta mi sembra fosse stato un venerdì sera e quindi ci poteva anche stare, ma guarda caso mi capita di lavorare al sabato e anche alla domenica. Ma questi sono fatti miei.

Comunque, quella parte di live che avevo visto mi aveva confermato già quello che avevo intuito dai pochi pezzi trovati in rete e dai loro video che si possono trovare su You Tube. Video professionali, non casarecci e non ripresi dal vivo, ma veri lavori di tutto rispetto. E già questo è una cosa singolare per un gruppo indipendente e senza etichetta.
Come mi ricordavo il trio - basso e voce, chitarra e batteria – si è dimostrato veramente compatto e propone una musica che è riassunta bene nella loro denominazione sociale: un indie rock con venature psychedeliche (e anche un po' stoner) condito da una voce femminile veramente potente ed espressiva. Pur trovando, come è giusto che sia, assonanze con molto rock sia contemporaneo che del passato recente, la miscela che scaturisce dai loro strumenti la trovo abbastanza originale e non mi porta a paragoni precisi. Considerazione confermata anche dall'ascolto dei due dischi che mi sono portato a casa (uno acquistato, l'altro graziosamente regalatomi). La cosa interessante è che di fianco a ritmiche solide, che potrebbero ricordare un certo rock alla Kyuss o alla QOTSA (come in Caino), la voce tocca a tratti vette liriche notevoli e il risultato è interessante. La voce di Laura Spada, infatti, è un loro punto di forza, in grado di sovrastare il volume e la ruvidezza degli strumenti e allo stesso tempo capace nel ricamare con sensibilità fragili e delicate melodie (L'ultimo giorno, Sensor, Sicilia). Insomma, una voce non comune e in netto miglioramento tra il secondo e il terzo cd, figlia di una maturità e di una consapevolezza che non mi lascia indifferente.

Il resto del gruppo non è da meno. Sia il chitarrista che il batterista non fanno niente fuori posto, pur dimostrando una padronanza tecnica notevole non esibita in vuoti virtuosismi, ma bensì con fantasia e gusto musicale rilevante. La cosa curiosa è che dal vivo, a differenza dai solchi, questa volta ho sentito anche qualche influenza wave soprattutto nei giri di basso, il che dimostra comunque un'ulteriore evoluzione stilistica di questa band. Impressione confermatami dalla stessa Laura nella piacevole chiacchierata che ci siamo fatti alla fine del concerto.

Che dire di più, se non che sto ascoltando i loro cd costantemente da una settimana e non è una cosa che concedo spesso a un gruppo italiano. E questa considerazione va rinforzata dal fatto che non è neanche il genere di musica che di solito mi piace ascoltare.
In un mondo perfetto, e probabilmente in un altro stato, gli Psychovox avrebbero un contratto, anche solo con un'etichetta indipendente, e non sarebbero costretti a pagarsi le registrazioni e la stampa dei propri cd. Di fronte a tanti zombie e gruppi sopravvalutati che calcano i palchi italici è una cosa abbastanza deprimente vedere che un gruppo del genere debba (quasi) limitarsi a girare i quattro locali che ci sono in Lombardia. Sono discorsi triti e ritriti, lo so, come so che se alzi un po' il volume delle chitarre in Italia non fai carriera (con le dovute eccezioni, tamarri compresi). Ma voglio essere ottimista e due euro sul fatto che un po' di strada possano farla li punto tranquillamente. Carte da giocare ne hanno e mi sembra che sia giunto il momento di un salto di qualità per aprirsi a una dimensione professionale più adeguata. Sempre che qualcuno lì fuori si accorga di loro.


Note e links:
Qui trovate il sito Myspace del gruppo, per i video ne trovate uno qui e un altro qui.

Il post di oggi è il primo (di quella che sarà una spero proficua collaborazione) firmato Alberto Casiraghi, amico da parecchio tempo.

4 commenti:

enri1968 ha detto...

Benvenuto Alberto, hai un nuovo lettore, ciao.

armando ha detto...

scusa la curiosità, come mai hai tolto il boxino degli ultimi commenti? era molto comodo per rimanere aggiornati sullo sviluppo dei tuoi ottimi post, col contributo appunto degli altri musicofili. ciao

armando

allelimo ha detto...

L'ho rimesso, ma continua a non piacermi il modo in cui sono visualizzati i caratteri speciali.

allelimo ha detto...

Ho trovato uno script per gli ultimi commenti che mi sembra molto migliore dei widget standard.
Chi fosse interessato lo trova qui.