Ne parlavo recentemente con
enri1968.
Gli anni ‘80 sono stati il periodo d’oro dei registratori a quattro tracce su cassetta.
Il primo che ho visto, il Tascam 244.
Era quello dei Weimar Gesang, bellissimo.
Io avevo un più modesto Fostex 160.
E quindi, beccatevi questo post noiosissimo: la categoria è "tecnica", la noia è assicurata.
I registratori quattro tracce erano il mezzo più economico per registrare qualcosa con un minimo di complessità, che andasse oltre la semplice esecuzione live.
Sono stati per molti la palestra di allenamento per prendere confidenza con le possibilità della musica registrata, della sperimentazione "in studio".
Poi si usavano anche per fare le "basi".
Ovvero: stiamo parlando di anni e strumenti pre-Midi (o quasi, il Midi cominciava a essere usato in quegli anni lì)
Vuol dire che i diversi strumenti elettronici (synth, drum machine, effetti) non "parlavano" tra di loro.
O meglio, potevano parlarsi ma solo attraverso costosissimi e limitatissimi sequencer cv/analogici.
Inoltre:
- le drum machine avevano una memoria limitatissima: sulla TR606 ci stavano due/tre canzoni alla volta;
- i synth erano già quasi tutti polifonici (cioè potevi suonare più di una nota alla volta) ma erano quasi tutti rigorosamente monotimbrici (cioè potevi usare un suono alla volta: o era un piano o era un violino, tutti e due insieme no)
Visto che synth e drum machine non erano esattamente una spesuccia da poco all’epoca, costava molto meno (ed era molto più versatile) usare un quattro tracce per pre-registrare le basi con dm e synth, su cui poi suonare le rimamenti parti "live".
In questo modo, con un solo synth riuscivi a creare un arrangiamento credibile.
Ad esempio, una traccia per la drum machine, una per le strings, una per il piano, un’altra per una sequenza di basso sintetico, e dal vivo potevi aggiungere chitarra, basso, voce e magari una batteria vera suonata in sync con quella elettronica.
Robe minime, eh, ma per farlo "live" dovevi avere (esempio appena fatto) tre synth diversi e tre persone che li suonavano contemporaneamente, cioè un gruppo di almeno sette persone...
Pochi anni dopo, con l’avvento dei sequencer midi e dei primi strumenti economici multitimbrici (dal mitico - e qui la parola ci sta tutta - M1 della Korg in poi, anche se non economicissimo, ai veramente economici Roland U110/U220), la situazione sarebbe cambiata completamente, rendendo molto più economico e versatile l’uso dei sequencer piuttosto che delle basi.
E poi, finiti i tempi d’oro della new wave, diciamo 1986/1987, per fare musica "underground" synth e drum machine non erano più di moda, erano gli anni del ritorno a batterie vere e chitarre distorte.
Nel frattempo, in campo professionale, prendeva sempre più piede la pratica della registrazione midi su sequencer, prima pilotato tramite sync su una delle piste del multitraccia analogico, cui si affiancavano le registrazioni di tutto quello che non era elettronico e/o pilotabile in real time, fino ad arrivare, attraverso una continua evoluzione, alla registrazione completamente digitale delle moderne DAW, dai precursori Pro Tools (pro) e Cubase (home) in avanti.
Oggi una DAW è un software integrato che comprende registratore su hard disk, mixer, effetti e strumenti, sia virtuali che campionati.
Note e links:
[1] spesso si sente parlare a sproposito di "magia del suono analogico".
Ecco, ammettiamo pure che questa magia esista.
Ma non stiamo mica parlando di cassette, eh.
"Il nastro" non è mica tutto uguale: c’è una differenza enorme tra il suono di una povera cassetta, anche se fatta girare a velocità doppia come nei quattro tracce a cassetta, e un master su bobina da ½ pollice.
Dinamica, definizione, fruscio: tutte cose nemmeno lontanamente paragonabili...
[2] i registratori quattro tracce a cassette usavano diversi "trucchi" per cercare di massimizzare la qualità sonora della povera cassetta: la velocità raddoppiata (9,5 cm/s invece dei 4,75 standard delle cassette stereo), l’uso esclusivo di cassette "chrome" o "metal", l’uso dei vari sistemi di noise reduction (dolby "b" e "c", dbx)
Anche se, in sintesi, suonavano tutti come è giusto che suonassero: amatoriali...
Al giorno d’oggi qualsiasi scheda audio per computer (qualsiasi!) suona incomparabilmente meglio di un registratore a cassette.
[3] io ho fatto più o meno tutta la strada della registrazione amatoriale in proprio: dal mio primo 4 tracce a cassetta, usato sia per fare le basi (con il mio primo gruppo, quello new wave che non è mai uscito dalla sala prove) e per registrare i demo tape sia miei che di vari amici, all’uso del sequencer midi incorporato nell’M1 Korg (inaffidabilissimo...), poi sostituito dal pro-24 Steinberg (cioè l’antenato del Cubase) sull’Atari 1024, fino all’attuale DAW su computer (Ableton Live su Windows 7)
Passando per diversi step intermedi: ricordo un sequencer Roland (MT qualchecosa?) e svariate versioni craccate di software per Windows, e il TEAC 238 (otto tracce a cassetta) con il quale abbiamo registrato i cd dei Mother of Loose.