Ovvero, non è che la condivisione della musica sia nata con il web o con gli mp3.
Anzi.
C'è sempre stata.
Anche nei mitici anni '60/'70/'80.
C'erano le cassette, e c'erano gli amici con cui formavi dei gruppi d'acquisto informali.
Tu compravi i Genesis, un altro i Pink Flyod e un terzo i Queen, e poi ci si scambiavano i dischi e si facevano le cassette.
"Home taping is killing music" avvisava la lungimirante industria musicale, e intanto inventava i cd, senza i quali non sarebbero mai esistiti gli mp3... realizzando il più clamoroso caso di "zappa sui piedi" del mondo occidentale fino alla fondazione del PD.
Ma lo scambio funzionava solo fino a un certo punto.
C'erano gruppi e dischi che piacevano solo a te, e non avresti potuto registrarli da nessun amico...
Ma per fortuna c'erano i negozi di dischi[1] usati.
Sui dischi usati, la mia posizione è semplicissima: dal 1980 circa a pochi anni fa, ho sempre comprato solo dischi usati.
Dischi nuovi, pochissimi.
Di solito in casi eccezionali, quando dopo qualche mese il disco usato non si trovava proprio e dovevi assolutamente ascoltare quel disco, che ti avrebbe sicuramente cambiato la vita.
In tutti gli altri casi, ho sempre preferito aspettare qualche settimana in più e comprare due dischi usati invece di uno nuovo, e il fatto di aver prima studiato e poi lavorato a Milano mi ha sicuramente aiutato: avevo a disposizione una scelta davvero vasta di negozi di dischi usati.
Perchè quello che importava allora era conoscere: riuscire ad ascoltare quanti più gruppi e dischi possibili, compatibilmente con le scarse risorse finanziarie di cui si disponeva all'epoca.
Era la curiosità che ti portava a voler conoscere tutto, e l'unico modo di farlo era rivolgersi al mercato dell'usato.
Certo: oggi siamo abituati a sentire un disco qualche settimana prima dell'uscita ufficiale.
Allora si ascoltava tutto con qualche mese di ritardo rispetto all'uscita in Inghilterra o in Usa: perchè noi ascoltavamo i famigerati dischi "import", quelli che in Italia non venivano stampati ufficialmente.
Così, un disco usciva in Inghilterra, un paio di mesi dopo arrivava in Italia, e dopo un altro paio di mesi c'era la recensione sul numero in edicola di Rockerilla o del Mucchio.
Aspettare un mese in più per poter comprare il disco usato non era davvero un grosso problema, anzi: a volte trovavi dischi usati di cui non era ancora uscita la recensione sulle riviste italiane.
E poi, i dischi usati si potevano rivendere.
Li compravi grosso modo al 50% del prezzo del nuovo, e li rivendevi al 50% di quanto li avevi pagati.
Con 10.000 lire compravi dischi che avresti pagato 20.000 lire da nuovi, e potevi poi rivenderli a 5.000 lire.
Quindi, aggiungendo solo 5.000 lire potevi ricomprare dischi per un valore di 20.000 lire, che poi rivendevi etc.
Bastava non affezionarsi troppo ai pezzi di plastica e tenere in casa solo quelli che ne valevano davvero la pena.
Tutte le cose così così, quelle che adesso ingombrano cartelle sperdute sugli hard-disk, una volta venivano ascoltate, poi, se del caso, si registrava una cassetta, e venivano rivendute.
Perchè era molto più importante conoscere musica nuova che collezionare vecchi supporti fonografici.
Note e links:
[1] Per "dischi" qui si intende sia disco in vinile che compact disc. Per quanto mi riguarda il discorso è assolutamente identico per entrambi i supporti.
Una volta si compravano gli Lp perchè c'erano solo quelli, poi perchè costavano meno dei cd, poi si compravano i cd perchè costavano meno degli lp.
I discorsi sull'odore del vinile e sulle sue dimensioni qui non c'entrano nulla.
[2] Discorso del tutto simile per i dischi "bucati", in edizione economica o in offerta: ho sempre comprato il supporto fonografico meno costoso che riuscivo a trovare.
[3] Il collezionismo di dischi, l'ho già detto più volte, non mi ha mai interessato. Il collezionismo di musica, quello sì. A prescindere dal pezzo di plastica.
Poi certo, ho anch'io il mio bel "Siberia" dei Diaframma in vinile trasparente, o "Compagni Cittadini..." dei CCCP in picture disk. Ma solo perchè l'uscita originale era fatta così.
10 commenti:
mai comprato dischi usati, ma ho già spiegato il perché in altro post..la fortuna di aver un amico dj di new wave era assolutamente impagabile..ogni settimana passavo a casa sua,prendevo su una carrettata di cose,registravo e restituivo a tempo di record..una pacchia,in effetti..in più, c'era tutto quel che compravo..e francamenente certi album li volevo subito,ma subito..remain in light per dirne uno..o quando uscì discipline..ero con amici,uno mi disse".sai che è uscito un nuovo crimson?..con belew brufrord e levin?"..tempo minuti 4 lo avevo comprato..orgasmo..
e in ogni caso..l'ultima, riga del post,alle, è quella che conta..la copio e la incollo,.perché sta tutto lì...
Perchè era molto più importante conoscere musica nuova che collezionare vecchi supporti fonografici.
e lo è anche adesso, a maggior ragione..
Io come brazz: non potevo resistere, anche se poi spesso e volentieri mi toccava comunque aspettare per la mancanza di grana. Il periodo migliore era la vendemmia: una buona parte del guadagno andava a finire lì!
Alle, t'abbraccio!
Hai raccontato perfettamente come facevo, l'unica differenza è che andavo a Padova, dove c'era la leggendaria Crash Records.
Probabilmente molto dipende dalle circostanze e dalle opportunità.
Chi aveva, come brazzz, un amico che poteva fornirgli tutti i dischi di suo interesse non aveva necessità di comprare dischi usati: su una bella c90 da 1.500 lire ci stavano comodi due Lp.
Chi non aveva a disposizione buoni negozi di dischi usati doveva per forza comprarli nuovi.
Chi ("audiofilo") partiva dalla musica e si appassionava invece alle apparecchiature per ascoltarla "meglio", non aveva più il problema: doveva comprare solo tre dischi in edizione audiofila (masterizzati al 50% della velocità su vinili da mezzo chilo, o qualche stupidata del genere).
I tre dischi erano, naturalmente: "Dark side" dei Pink Floyd, "Tubular bells" di Mike Oldfield e uno qualsiasi degli Alan Parsons Project.
Chi invece si metteva in testa di passare dall'ascolto passivo alla produzione attiva di musica doveva anche fare i conti con le corde della chitarra, le pile degli effetti, il nuovo ampli, il mixer, i microfoni, etc.
E i soldi a disposizione per l'acquisto di dischi inevitabilmente diventavano di meno, e l'acquisto di dischi usati era sempre più obbligato.
allelimo non per essere indiscreto, di che anno sei?
16/06/1963
cinquant'anni freschi freschi...
oddio, le cassette... che cosa oshena! Mai usato le cassette in QUEL modo. nelle cassetet si regsitravano SOLO le compilation per il walkman e per l'autoradio. MAI un LP. Chi aveva gli ellepì sulle C90 era un autentico sfigato.
:-)
enri, da CRASH ci andavo sempre anche io... ed uscivo ogni volta denso di amarezza. Mi sembrava di essere entrato in un negozio di spazzatura, di rifiuti. Se ci penso mi viene ancora il magone. DOVEVO andare a due passi, al 23, dove si potevano comprare decinaia di dischi (anche) in offerta ma NUOVI.
joyello, ma io ero (?) assolutamente uno sfigato: avevo centinaia di cassette C90 con su due LP, e un paio di C60 per i dischi troppo lunghi (su una c'era "Selling England" dei Genesis, sull'altra non ricordo)
E qualche C45 per registrare due EP.
Che l'accoppiamento dei due LP o dei due EP era un'arte di per sè: dovevano essere "compatibili", mai dello stesso artista ma nemmeno di due artisti che non c'entravano una minchia tra di loro.
Avevo, per dire, cassette con Echo and the Bunnymen da un lato e i Sound dall'altro, oppure Diaframma e Underground Life, etc.
Compillation, pochissime, e solo per gli amici.
Sul walkman e sull'autoradio, solo LP completi, che fin da allora quando ero a casa non avevo tempo di ascoltare i dischi con lo "stereo", dovendo dividere la camera con mio fratello.
I dischi usati non mi hanno mai fatto tristezza, anzi!
Era sempre una festa fare il giro dei negozi e "trovare", a meno, quel disco che cercavi da qualche tempo... e l'atmosfera dei negozi dell'usato era senz'altro più allegra e rilassata di quella dei negozi del nuovo: potevi anche chiedere di ascoltare un disco prima di comprarlo e nessuno ti faceva mai menate, il disco era già "aperto".
:)
usti..ero un bello sfigato pure io..eheh...
@ Joyello
Ahhh la leggendaria Crash Records ... e ci penso quanti ricordi ... i lavoretti e le mancette per ragranellare i soldi per comprare alla Crash ... Sai, secondo me avevamo due "sentire" diversi, ho sempre trovato EP, mini LP ed LP praticamente intonsi (forse un po' le copertine) ma trovavo delle rarità che era difficile trovare, poi potevi ascoltare per esser sicuro dell'acquisto.
Come diceva Alle "... Era sempre una festa fare il giro dei negozi e "trovare", a meno, quel disco che cercavi da qualche tempo... e l'atmosfera dei negozi dell'usato era senz'altro più allegra e rilassata di quella dei negozi del nuovo ...".
Ad esempio London Calling dei Clash o i primi Talking Heads presi alla Crash.
Cmq andava e vado tutt'ora al 23 pure lì ho trovato tanta roba.
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