Beh, quest'uomo è un genio.
Dopo aver cagato il cazzo con la qualità della musica che ascoltiamo oggi, i file digitali che hanno il 10% del contenuto rispetto ai vinili, i nuovi formati audio ad alta qualità, cheffà?
Pubblica un nuovo disco. ("Americana")
E visto che:
1 - la pubblicità è l'anima del commercio;
2 - pecunia non olet;
Lo mette in streaming via web, qui (per il momento ascoltabile solo dalla GB?)
La trovo una storia meravigliosa!
Blog a chiusura estemporanea
("A mio parere, secondo me, io penso che, credo ma potrei sbagliarmi, la mia umile opinione è che, se non è troppo disturbo
mi azzarderei a sostenere che" - distribuire a piacere in ogni cosa da me scritta!)
martedì 29 maggio 2012
Cose intelligenti dette sulla musica - ottava parte
"Dov'eri tu nel '77?" è un volumetto, pubblicato nel 2006 da Coniglio Editore e scritto da Federico Fiumani[1], che contiene una serie di veloci pensieri e poesie. C'è dentro una pagina in cui si parla di De Andrè che mi ha lasciato di stucco: sapete, quando qualcun altro scrive/dice esattamente quello che pensi tu, e lo fa così bene che non c'è nulla da aggiungere?[2]
Ecco allora il pensiero di Fiumani sull'intoccabile Fabrizio:
"[Fabrizio De Andrè]...viene dipinto come colui che ha dato voce a chi non ce l'aveva: gli umili, i mascalzoni, le puttane, gli emarginati. Fustigatore dei soprusi e delle ingiustizie, portatore di valori morali alti e avversario di ogni potere.
Tutto vero, tutto giusto.
Ma per chi cantava "veramente" De Andrè?
I proletari annusarono subito che non era uno dei loro, gli preferirono Celentano, Battisti, Vasco persino Tiziano Ferro e Gigi D'Alessio. Cioè chi, partendo dal basso, ce l'ha fatta a diventare ricco e famoso. Il sogno del proletario è un avvenire piccolo-borghese, egli vuole favole a lieto fine.
De Andrè era un borghese, figlio di borghesia ricca. Il suo stile era borghesissimo, limpido e ricercato.
Quando negli ultimi concerti tracciava un parallelo tra le migliori istanze degli studenti del '68 e il verbo di Gesù Cristo (davanti a una platea fintamente contrita e ingioiellata) forse dimenticava che quella era una contestazione fatta da studenti contro valori borghesi e mantenuti, gli studenti, in gran parte da genitori borghesi. I figli dei proletari stavano dall'altra parte, erano quelli che si beccavano le molotov, i poliziotti. Molti di questi contestatori poi diventarono la classe dirigente dei famigerati anni '80.
De Andrè è stato il cantante della borghesia, una borghesia senza orgoglio e senza tradizioni (tranne poche dinastie di capitani d'industria) salita al potere grazie al protezionismo e agli intrallazzi della politica.
Consapevole di questo, se la gode a sentirsi insultare. Molti di loro sono masochisti: appena possono mostrano simpatia con chi vuol distruggere il loro potere, si dicono comunisti e i loro salotti sono aperti agli intellettuali di sinistra. Questo genere di borghesia bisognosa di svuotarsi la coscienza è stata devota a De Andrè; egli è stato il fornitore di schiaffi, calci e pestate di calli a una borghesia che domandava questo genere di piaceri."
Note e links:
[1] Personificazione dei Diaframma, dei quali ho già molto parlato in questo blog, basta fare una ricerca con la parola "Diaframma".
[2] In realtà una cosa veloce da aggiungere ce l'ho: De Andrè, che è uno di quelli di cui sembra impossibile non dire bene, non mi ha mai convinto. Non è che non apprezzi alcune delle cose che ha fatto, ma in generale boh. Deve essere stato l'imprinting da bimbo con la tristissima e mortifera "Canzone di Marinella", ma non sono mai riuscito a farmi davvero piacere i suoi dischi, nemmeno quelli dove (per fortuna) la musica gliela scriveva qualcun'altro.
Ecco allora il pensiero di Fiumani sull'intoccabile Fabrizio:
"[Fabrizio De Andrè]...viene dipinto come colui che ha dato voce a chi non ce l'aveva: gli umili, i mascalzoni, le puttane, gli emarginati. Fustigatore dei soprusi e delle ingiustizie, portatore di valori morali alti e avversario di ogni potere.
Tutto vero, tutto giusto.
Ma per chi cantava "veramente" De Andrè?
I proletari annusarono subito che non era uno dei loro, gli preferirono Celentano, Battisti, Vasco persino Tiziano Ferro e Gigi D'Alessio. Cioè chi, partendo dal basso, ce l'ha fatta a diventare ricco e famoso. Il sogno del proletario è un avvenire piccolo-borghese, egli vuole favole a lieto fine.
De Andrè era un borghese, figlio di borghesia ricca. Il suo stile era borghesissimo, limpido e ricercato.
Quando negli ultimi concerti tracciava un parallelo tra le migliori istanze degli studenti del '68 e il verbo di Gesù Cristo (davanti a una platea fintamente contrita e ingioiellata) forse dimenticava che quella era una contestazione fatta da studenti contro valori borghesi e mantenuti, gli studenti, in gran parte da genitori borghesi. I figli dei proletari stavano dall'altra parte, erano quelli che si beccavano le molotov, i poliziotti. Molti di questi contestatori poi diventarono la classe dirigente dei famigerati anni '80.
De Andrè è stato il cantante della borghesia, una borghesia senza orgoglio e senza tradizioni (tranne poche dinastie di capitani d'industria) salita al potere grazie al protezionismo e agli intrallazzi della politica.
Consapevole di questo, se la gode a sentirsi insultare. Molti di loro sono masochisti: appena possono mostrano simpatia con chi vuol distruggere il loro potere, si dicono comunisti e i loro salotti sono aperti agli intellettuali di sinistra. Questo genere di borghesia bisognosa di svuotarsi la coscienza è stata devota a De Andrè; egli è stato il fornitore di schiaffi, calci e pestate di calli a una borghesia che domandava questo genere di piaceri."
Note e links:
[1] Personificazione dei Diaframma, dei quali ho già molto parlato in questo blog, basta fare una ricerca con la parola "Diaframma".
[2] In realtà una cosa veloce da aggiungere ce l'ho: De Andrè, che è uno di quelli di cui sembra impossibile non dire bene, non mi ha mai convinto. Non è che non apprezzi alcune delle cose che ha fatto, ma in generale boh. Deve essere stato l'imprinting da bimbo con la tristissima e mortifera "Canzone di Marinella", ma non sono mai riuscito a farmi davvero piacere i suoi dischi, nemmeno quelli dove (per fortuna) la musica gliela scriveva qualcun'altro.
mercoledì 23 maggio 2012
Suono
AGGIORNAMENTO AL POST ORIGINALE
Domando scusa, aggiornamento necessario: ho la risposta alla mia domanda "C'era proprio bisogno di un'altra rivista di musica in edicola?"
Mi era venuta la curiosità di sapere quante copie vendono le riviste musicali italiane.
Sul web non ho trovato nessun dato, ma in compenso ho trovato questo magnifico estratto dagli atti della camera che riporto per intero:
"PERROTTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un comunicato Asca, l'editoria usufruisce di contributi pubblici ai sensi della vigente normativa;
la legge n. 266 del 2005 (legge finanziaria per il 2006) ha profondamente innovato alcune disposizioni, soprattutto, per quanto riguarda i contributi alle cooperative editoriali;
per quanto riguarda i contributi erogati nel 2003, in base all'articolo 3, commi 2, 2-bis, 2-ter, 2-quater della legge 250 del 1990, l'impresa «Stemax S.c.ar.l.» che si
occupa della testata Il Mucchio Selvaggio ha ottenuto il contributo di 516.456,90 euro -:
quante copie stampa il giornale citato in premessa;
a quanto ammonti il numero delle copie vendute.
(4-19776)"
Integrandolo con quantro scritto in questo articolo, si ricava che "Il Mucchio Selvaggio" ha avuto finanziamenti pubblici nel 2003 per 516.456 euro, e nel 2007 per 541.179 euro.
Non ho i dati degli anni precedenti e successivi, ma non c'è nulla che faccia pensare a cifre diverse.
Quindi: su ragazzi, chi vuole fondare una cooperativa editoriale con me?
Altro che piangere sul numero delle copie vendute e sulla difficoltà di scrivere di musica in Italia...
FINE DELL'AGGIORNAMENTO, DA QUI IL POST ORIGINALE:
Non so cosa pensare[1] di questa succosa notizia trovata oggi su Facebook, firmata Max Stefani:
"Il 7-8 giugno esce la nuova rivista che dirigo insieme a Paolo Corciulo: "SUONO". Un giornale di musica a 360 gradi dove continuerò il lavoro portato avanti per 34 anni sul MUCCHIO. Sarà disponibile su carta e su pdf. Per evitare di perdere la versione cartacea, conviene prenotarla presso la propria edicola o abbonarsi in tempo (50 euro + 2 cd). Contattare libri@suono.it"
La notizia si completa con un paio di commenti alla stessa:
"- C'era già una rivista Suono in edicola....ma trattava di alta fedeltà...è la stessa?
Max Stefani - Sì, è la stessa opportunatamente modificata.
- Fantastico....in una sola rivista, esperti di Musica e di Audiofilia. :)
Max Stefani - e che esperti!! bottazzi, vites, marcoccia, valenti, tettamanti, amodio, trombetti, bellachioma..."
Ora.
Voi lo sapete come la penso su audiofilia, rock classico e stampa musicale italiana.
Mi domando: c'era proprio bisogno di un'altra rivista di musica in edicola?
Oltretutto fusa con una rivista che parla dipornog audiofilia?
Ovviamente la rivista non l'ho letta: non è ancora uscita.
Ma in questi tempi fatti di web, blog, Facebook, e decine di altre fonti di informazione indipendenti e gratuite, posso tranquillamente dire che difficilmente lo farò mai?
Note e links:
[1] Non è vero, lo so benissimo cosa pensare, e la frase è un evidente espediente retorico...
[2] Chi volesse saperne di più può cercare Max Stefani su Facebook.
C'è anche un sito web, ma non è ancora aggiornato.
[3] Poi magari sarà la rivista più bella del mondo, e allora mi cospargerò il capo di cenere e domanderò perdono. Ma chissà perchè non credo proprio che succederà...
Domando scusa, aggiornamento necessario: ho la risposta alla mia domanda "C'era proprio bisogno di un'altra rivista di musica in edicola?"
Mi era venuta la curiosità di sapere quante copie vendono le riviste musicali italiane.
Sul web non ho trovato nessun dato, ma in compenso ho trovato questo magnifico estratto dagli atti della camera che riporto per intero:
"PERROTTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un comunicato Asca, l'editoria usufruisce di contributi pubblici ai sensi della vigente normativa;
la legge n. 266 del 2005 (legge finanziaria per il 2006) ha profondamente innovato alcune disposizioni, soprattutto, per quanto riguarda i contributi alle cooperative editoriali;
per quanto riguarda i contributi erogati nel 2003, in base all'articolo 3, commi 2, 2-bis, 2-ter, 2-quater della legge 250 del 1990, l'impresa «Stemax S.c.ar.l.» che si
occupa della testata Il Mucchio Selvaggio ha ottenuto il contributo di 516.456,90 euro -:
quante copie stampa il giornale citato in premessa;
a quanto ammonti il numero delle copie vendute.
(4-19776)"
Integrandolo con quantro scritto in questo articolo, si ricava che "Il Mucchio Selvaggio" ha avuto finanziamenti pubblici nel 2003 per 516.456 euro, e nel 2007 per 541.179 euro.
Non ho i dati degli anni precedenti e successivi, ma non c'è nulla che faccia pensare a cifre diverse.
Quindi: su ragazzi, chi vuole fondare una cooperativa editoriale con me?
Altro che piangere sul numero delle copie vendute e sulla difficoltà di scrivere di musica in Italia...
FINE DELL'AGGIORNAMENTO, DA QUI IL POST ORIGINALE:
Non so cosa pensare[1] di questa succosa notizia trovata oggi su Facebook, firmata Max Stefani:
"Il 7-8 giugno esce la nuova rivista che dirigo insieme a Paolo Corciulo: "SUONO". Un giornale di musica a 360 gradi dove continuerò il lavoro portato avanti per 34 anni sul MUCCHIO. Sarà disponibile su carta e su pdf. Per evitare di perdere la versione cartacea, conviene prenotarla presso la propria edicola o abbonarsi in tempo (50 euro + 2 cd). Contattare libri@suono.it"
La notizia si completa con un paio di commenti alla stessa:
"- C'era già una rivista Suono in edicola....ma trattava di alta fedeltà...è la stessa?
Max Stefani - Sì, è la stessa opportunatamente modificata.
- Fantastico....in una sola rivista, esperti di Musica e di Audiofilia. :)
Max Stefani - e che esperti!! bottazzi, vites, marcoccia, valenti, tettamanti, amodio, trombetti, bellachioma..."
Ora.
Voi lo sapete come la penso su audiofilia, rock classico e stampa musicale italiana.
Mi domando: c'era proprio bisogno di un'altra rivista di musica in edicola?
Oltretutto fusa con una rivista che parla di
Ovviamente la rivista non l'ho letta: non è ancora uscita.
Ma in questi tempi fatti di web, blog, Facebook, e decine di altre fonti di informazione indipendenti e gratuite, posso tranquillamente dire che difficilmente lo farò mai?
Note e links:
[1] Non è vero, lo so benissimo cosa pensare, e la frase è un evidente espediente retorico...
[2] Chi volesse saperne di più può cercare Max Stefani su Facebook.
C'è anche un sito web, ma non è ancora aggiornato.
[3] Poi magari sarà la rivista più bella del mondo, e allora mi cospargerò il capo di cenere e domanderò perdono. Ma chissà perchè non credo proprio che succederà...
venerdì 18 maggio 2012
Cose intelligenti dette sulla musica - settima parte
Sottotitolo: a proposito di estensione vocale, tecnica strumentale e puttanate simili.
Intervista a Manuel Agnelli degli Afterhours, tratta da Rockit.
D - Nel paese dei Talent Show, la definizione "rock band italiana", nel senso più puro e primordiale, è ancora un ossimoro?
R - Se rispondo a questa domanda mi danno dell'arrogante, presuntuoso e testa di cazzo. Andate a leggere i commenti su Youtube sotto le nostre canzoni dal vivo, sono molto simili a quelli che si fanno nei talent. Il nostro pubblico si è inconsciamente uniformato a quel metro di giudizio: "qui stona", "qua fa fatica", "in questo passaggio non sono compatti", ma chi cazzo se ne frega. E’ deprimente.
Quando un ascoltatore mi dice "fa cagare il tuo disco" io non posso criticarlo, mi ha detto la verità. Ma quando si entra in commenti tipo: quell'assolo però, quel passaggio vocale... cazzo. Oggi l'effetto dei Talent Show è di gente che canta e suona da dio, che può imitare perfettamente chiunque. Le cover che ho cantato al Primo Maggio magari erano una merda, ma i commenti erano: hai una voce troppo diversa da Thom Yorke, lui non la canta così, hai fatto errori. Una nostra fortuna fin dagli esordi è stata che noi non sapevamo suonare. Io suonavo il pianoforte decentemente, ma ho deciso di suonare male la chitarra perché venivo dal post punk e non volevo un'imposizione didattica sullo strumento. Poi sono rimasto sempre una merda alla chitarra, ma ho sempre suonato come volevo. Tutte le volte che abbiamo provato a imitare i nostri riferimenti non ci siamo riusciti. E questa è una figata. Perché è venuta fuori la nostra pastrocchiata, la nostra personalità. E dura da venticinque anni.
Sa dio se non mi piacciono gli Afterhours: in realtà non ho mai superato il trauma di sentire le versioni italiane di "Marylin" e "Come inside" su "Germi".
Colpa mia, ma non ce la faccio nemmeno adesso, anche se dopo tanti anni ho cambiato idea sulla lingua che dovrebbero usare per cantare i gruppi italiani.
Ma con loro non ci riesco: io continuo ad amare "During Christine Sleep", e gli Afterhours per me sono quelli.
Però Manuel Agnelli, nell'intervista qui sopra, dice delle cose che non posso non condividere.[1]
Tutte le volte che sento parlare di estensione vocale e tecnica strumentale mi viene voglia di mettere le mani su un mitra: ma che cazzo me ne frega della tecnica, la musica che mi piace non è fatta di queste cose!
Sono categorie, come dice Agnelli, da talent show, e riguardano gli interpreti e gli strumentisti, non gli artisti.
Con questo metro di giudizio del cazzo, dobbiamo cancellare Bob Dylan, Beatles e Rolling Stones, Velvet Underground e Stooges, Patti Smith e Talking Heads, Sonic Youth e My Bloody Valentine.[2]
Perchè tutti questi non avrebbero mai passato le selezioni di un talent show: perchè non erano tecnicamente "bravi".
Perchè sono nomi di artisti, non di interpreti/strumentisti/cantanti.
Chi non riesce a vedere la differenza, si merita di disquisire dell'estensione vocale di Steve Perry e della tecnica strumentale di Yngwie Malmsteen.
Note e links:
[1] E qui, nel mio piccolo, so che mi prenderò anch'io dell'arrogante presuntuoso e testa di cazzo, soprattutto perchè negli esempi seguenti userò dei nomi che per qualcuno significheranno provocazione. Ma se devo fare degli esempi ho bisogno di qualche nome, e quelli che voglio usare mi sembrano perfetti per il caso in esame...
[2] Primi nomi che mi vengono in mente, di artisti che spero siano (non da tutti ma da parecchi) ritenuti "significativi".
Intervista a Manuel Agnelli degli Afterhours, tratta da Rockit.
D - Nel paese dei Talent Show, la definizione "rock band italiana", nel senso più puro e primordiale, è ancora un ossimoro?
R - Se rispondo a questa domanda mi danno dell'arrogante, presuntuoso e testa di cazzo. Andate a leggere i commenti su Youtube sotto le nostre canzoni dal vivo, sono molto simili a quelli che si fanno nei talent. Il nostro pubblico si è inconsciamente uniformato a quel metro di giudizio: "qui stona", "qua fa fatica", "in questo passaggio non sono compatti", ma chi cazzo se ne frega. E’ deprimente.
Quando un ascoltatore mi dice "fa cagare il tuo disco" io non posso criticarlo, mi ha detto la verità. Ma quando si entra in commenti tipo: quell'assolo però, quel passaggio vocale... cazzo. Oggi l'effetto dei Talent Show è di gente che canta e suona da dio, che può imitare perfettamente chiunque. Le cover che ho cantato al Primo Maggio magari erano una merda, ma i commenti erano: hai una voce troppo diversa da Thom Yorke, lui non la canta così, hai fatto errori. Una nostra fortuna fin dagli esordi è stata che noi non sapevamo suonare. Io suonavo il pianoforte decentemente, ma ho deciso di suonare male la chitarra perché venivo dal post punk e non volevo un'imposizione didattica sullo strumento. Poi sono rimasto sempre una merda alla chitarra, ma ho sempre suonato come volevo. Tutte le volte che abbiamo provato a imitare i nostri riferimenti non ci siamo riusciti. E questa è una figata. Perché è venuta fuori la nostra pastrocchiata, la nostra personalità. E dura da venticinque anni.
Sa dio se non mi piacciono gli Afterhours: in realtà non ho mai superato il trauma di sentire le versioni italiane di "Marylin" e "Come inside" su "Germi".
Colpa mia, ma non ce la faccio nemmeno adesso, anche se dopo tanti anni ho cambiato idea sulla lingua che dovrebbero usare per cantare i gruppi italiani.
Ma con loro non ci riesco: io continuo ad amare "During Christine Sleep", e gli Afterhours per me sono quelli.
Però Manuel Agnelli, nell'intervista qui sopra, dice delle cose che non posso non condividere.[1]
Tutte le volte che sento parlare di estensione vocale e tecnica strumentale mi viene voglia di mettere le mani su un mitra: ma che cazzo me ne frega della tecnica, la musica che mi piace non è fatta di queste cose!
Sono categorie, come dice Agnelli, da talent show, e riguardano gli interpreti e gli strumentisti, non gli artisti.
Con questo metro di giudizio del cazzo, dobbiamo cancellare Bob Dylan, Beatles e Rolling Stones, Velvet Underground e Stooges, Patti Smith e Talking Heads, Sonic Youth e My Bloody Valentine.[2]
Perchè tutti questi non avrebbero mai passato le selezioni di un talent show: perchè non erano tecnicamente "bravi".
Perchè sono nomi di artisti, non di interpreti/strumentisti/cantanti.
Chi non riesce a vedere la differenza, si merita di disquisire dell'estensione vocale di Steve Perry e della tecnica strumentale di Yngwie Malmsteen.
Note e links:
[1] E qui, nel mio piccolo, so che mi prenderò anch'io dell'arrogante presuntuoso e testa di cazzo, soprattutto perchè negli esempi seguenti userò dei nomi che per qualcuno significheranno provocazione. Ma se devo fare degli esempi ho bisogno di qualche nome, e quelli che voglio usare mi sembrano perfetti per il caso in esame...
[2] Primi nomi che mi vengono in mente, di artisti che spero siano (non da tutti ma da parecchi) ritenuti "significativi".
mercoledì 16 maggio 2012
La più antica registrazione sonora conosciuta
Questo post nasce da un mio commento al post precedente:
"Credo che la serie del "torno a" sia finita qui, prima dei cilindri di cera non esiste nient'altro..."
Ecco, credevo male.
Già i cilindri di cera erano un perfezionamento dell'originale[1] di Edison, che prevedeva l'incisione su un foglio di alluminio arrotolato intorno a un cilindro con un solco pre-inciso.
Mentre prima del fonografo di Edison sono in effetti esistiti altri apparecchi sperimentali, e con uno di questi, il fonoautografo[2] di Leon Scott de Martinville è stata realizzata quella che è ora ritenuta la più antica registrazione sonora mai realizzata: una decina di secondi di "Au Clair de la Lune", una canzone francese per bambini.
Registrazione che è stato possibile ascoltare sono nel 2008[3]: il fonoautografo infatti era un apparecchio che permetteva solo di registrare la voce, e non di riprodurla, a differenza del fonografo di Edison.
Il fonoautografo realizzava una rappresentazione grafica del materiale sonoro (una sorta di forma d'onda, allo scopo di poter studiare i fenomeni sonori attraverso la loro rappresentazione visiva), e solo recentemente, attraverso i computer, è stato possibile convertire quelle rappresentazioni grafiche in forma sonora.
Bene, questa prima registrazione è del 9 aprile 1860, cioè 17 anni prima della realizzazione del fonografo di Edison (1877).
Prima di questa "scoperta", la più antica registrazione disponibile e riproducibile della voce umana era quella realizzata da Frank Lambert nel 1878, con la sua versione del fonografo di Edison, per un progetto di "orologio parlante", mentre la più antica registrazione di musica era quella, realizzata su un cilindro fonografico il 28 giugno 1888, di un brano di musica per coro di Handel eseguito al Crystal Palace di Londra.
Purtroppo non ho potuto trovare testimonianze di dibattiti sulla superiore qualità sonora del foglio di alluminio in rapporto alla cera, ma sono piuttosto certo che ci siano stati dei sostenitori di quella tesi...
Note e links:
[1] Nel 1886 la cera rimpiazzò il foglio di alluminio, troppo poco resistente e delicato.
[2] Articolo di wikipedia sul fonoautografo
[3] Articolo in inglese che spiega il procedimento impiegato. Da qui è anche possibile ascoltare il frammento sonoro del 1860.
"Credo che la serie del "torno a" sia finita qui, prima dei cilindri di cera non esiste nient'altro..."
Ecco, credevo male.
Già i cilindri di cera erano un perfezionamento dell'originale[1] di Edison, che prevedeva l'incisione su un foglio di alluminio arrotolato intorno a un cilindro con un solco pre-inciso.
Mentre prima del fonografo di Edison sono in effetti esistiti altri apparecchi sperimentali, e con uno di questi, il fonoautografo[2] di Leon Scott de Martinville è stata realizzata quella che è ora ritenuta la più antica registrazione sonora mai realizzata: una decina di secondi di "Au Clair de la Lune", una canzone francese per bambini.
Registrazione che è stato possibile ascoltare sono nel 2008[3]: il fonoautografo infatti era un apparecchio che permetteva solo di registrare la voce, e non di riprodurla, a differenza del fonografo di Edison.
Il fonoautografo realizzava una rappresentazione grafica del materiale sonoro (una sorta di forma d'onda, allo scopo di poter studiare i fenomeni sonori attraverso la loro rappresentazione visiva), e solo recentemente, attraverso i computer, è stato possibile convertire quelle rappresentazioni grafiche in forma sonora.
Bene, questa prima registrazione è del 9 aprile 1860, cioè 17 anni prima della realizzazione del fonografo di Edison (1877).
Prima di questa "scoperta", la più antica registrazione disponibile e riproducibile della voce umana era quella realizzata da Frank Lambert nel 1878, con la sua versione del fonografo di Edison, per un progetto di "orologio parlante", mentre la più antica registrazione di musica era quella, realizzata su un cilindro fonografico il 28 giugno 1888, di un brano di musica per coro di Handel eseguito al Crystal Palace di Londra.
Purtroppo non ho potuto trovare testimonianze di dibattiti sulla superiore qualità sonora del foglio di alluminio in rapporto alla cera, ma sono piuttosto certo che ci siano stati dei sostenitori di quella tesi...
Note e links:
[1] Nel 1886 la cera rimpiazzò il foglio di alluminio, troppo poco resistente e delicato.
[2] Articolo di wikipedia sul fonoautografo
[3] Articolo in inglese che spiega il procedimento impiegato. Da qui è anche possibile ascoltare il frammento sonoro del 1860.
lunedì 14 maggio 2012
Torno ai cilindri di cera
Io lo so che sono noioso, ma sto facendo scoperte tecniche impressionanti!
Dopo la rivalutazione della qualità sonora dei 78 giri, non posso non tradurre da Wikipedia[1] questo stupendo articolo[2]:
I dischi non sono intrinsecamente migliori dei cilindri per la fedeltà di riproduzione di materiale audio.
Piuttosto, i vantaggi dei dischi sono nel processo di produzione: i dischi possono essere stampati, i cilindri no.
L'incisione fatta su un cilindro rimane a velocità lineare costante per tutta la registrazione, mentre quella fatta su un disco ha una velocità lineare maggiore sui solchi esterni che sui solchi interni.
Edison brevettò il sistema di registrazione con modulazioni verticali nel solco, Berliner utilizzò un solco con modulazioni laterali.
Sebbene la tecnologia di incisione di Edison fosse superiore a quella di Berliner, c'erano diversi vantaggi commerciali per il disco, poichè il disco poteva essere facilmente prodotto in massa attraverso lo stampaggio con presse, e richiedeva minore spazio per la conservazione delle registrazioni.
Berliner riuscì a far riconoscere che la sua tecnologia era sufficientemente diversa da quella di Edison, evitando così di dover pagare royalties e riducendo le sue spese commerciali.
Dopo la sperimentazione, nel 1892 Berliner cominciò la produzione dommerciale dei suoi dischi e dei "grammofoni" o "macchine parlanti" (...) I primi dischi di Berliner, comunque, avevano una pessima qualità sonora, successivamente il lavoro di Eldridge R. Johnson migliorò la fedeltà del suono fino al punto di raggiungere quella dei cilndri.
A partire dal 1908 il disco inciso su due lati incontrò il favore del pubblico, e i cilindri caddero in disuso.
Edison cominciò a sentire la pressione oommerciale per la realizzazione di dischi, e, sebbene riluttante, si dovette convertire alla produzione di dischi.
A partire dalla metà del 1890 fino all'inizio degli anni '20, sia i cilindri che i dischi ebbero un vasto mercato di massa. Il disco diventò però sempre più popolare, a causa dei prezzi inferiori e del migliore marketing delle compagnie che li producevano.
Edison cessò la produzione dei cilindri nel 1929, mettendo fine alla rivalità tra dischi e cilindri.
In sintesi: avevamo già scoperto che i mitici dischi in vinile, cioè il non plus ultra della riproduzione sonora, suonano peggio dei loro antenati a 78 giri.
Oggi abbiamo scoperto che i dischi a 78 giri suonano peggio dei loro antenati cilindri (di cera o di alluminio)
Il disco, questo concentrato di accuratezza audio, di perfezione sonora, di tecnica analogica purissima (l'artwork di maggiori dimensioni, l'odore, il sapore, il colore etc.) è stato inventato come versione economica dei cilindri di Edison, rispetto ai quali:
1 - ha caratteristiche tecniche peggiori;
2 - è però più economico da produrre e vendere.
Ovvero, è un prodotto industriale/commerciale, realizzato perchè, essendo di qualità inferiore, costava meno e permetteva maggiori profitti per i produttori.
A me 'sta cosa fa un pochino ridere...
Note e links:
[1] Non per fare il figo, ma la traduzione di wikipedia italiana è fatta veramente con i piedi.
[2] Questo è il link alla versione originale.
Dopo la rivalutazione della qualità sonora dei 78 giri, non posso non tradurre da Wikipedia[1] questo stupendo articolo[2]:
I dischi non sono intrinsecamente migliori dei cilindri per la fedeltà di riproduzione di materiale audio.
Piuttosto, i vantaggi dei dischi sono nel processo di produzione: i dischi possono essere stampati, i cilindri no.
L'incisione fatta su un cilindro rimane a velocità lineare costante per tutta la registrazione, mentre quella fatta su un disco ha una velocità lineare maggiore sui solchi esterni che sui solchi interni.
Edison brevettò il sistema di registrazione con modulazioni verticali nel solco, Berliner utilizzò un solco con modulazioni laterali.
Sebbene la tecnologia di incisione di Edison fosse superiore a quella di Berliner, c'erano diversi vantaggi commerciali per il disco, poichè il disco poteva essere facilmente prodotto in massa attraverso lo stampaggio con presse, e richiedeva minore spazio per la conservazione delle registrazioni.
Berliner riuscì a far riconoscere che la sua tecnologia era sufficientemente diversa da quella di Edison, evitando così di dover pagare royalties e riducendo le sue spese commerciali.
Dopo la sperimentazione, nel 1892 Berliner cominciò la produzione dommerciale dei suoi dischi e dei "grammofoni" o "macchine parlanti" (...) I primi dischi di Berliner, comunque, avevano una pessima qualità sonora, successivamente il lavoro di Eldridge R. Johnson migliorò la fedeltà del suono fino al punto di raggiungere quella dei cilndri.
A partire dal 1908 il disco inciso su due lati incontrò il favore del pubblico, e i cilindri caddero in disuso.
Edison cominciò a sentire la pressione oommerciale per la realizzazione di dischi, e, sebbene riluttante, si dovette convertire alla produzione di dischi.
A partire dalla metà del 1890 fino all'inizio degli anni '20, sia i cilindri che i dischi ebbero un vasto mercato di massa. Il disco diventò però sempre più popolare, a causa dei prezzi inferiori e del migliore marketing delle compagnie che li producevano.
Edison cessò la produzione dei cilindri nel 1929, mettendo fine alla rivalità tra dischi e cilindri.
In sintesi: avevamo già scoperto che i mitici dischi in vinile, cioè il non plus ultra della riproduzione sonora, suonano peggio dei loro antenati a 78 giri.
Oggi abbiamo scoperto che i dischi a 78 giri suonano peggio dei loro antenati cilindri (di cera o di alluminio)
Il disco, questo concentrato di accuratezza audio, di perfezione sonora, di tecnica analogica purissima (l'artwork di maggiori dimensioni, l'odore, il sapore, il colore etc.) è stato inventato come versione economica dei cilindri di Edison, rispetto ai quali:
1 - ha caratteristiche tecniche peggiori;
2 - è però più economico da produrre e vendere.
Ovvero, è un prodotto industriale/commerciale, realizzato perchè, essendo di qualità inferiore, costava meno e permetteva maggiori profitti per i produttori.
A me 'sta cosa fa un pochino ridere...
Note e links:
[1] Non per fare il figo, ma la traduzione di wikipedia italiana è fatta veramente con i piedi.
[2] Questo è il link alla versione originale.
giovedì 10 maggio 2012
Torno alla gommalacca
Ragazzi, ho cambiato idea.
Domando scusa a tutti, ma altro che musica digitale, cd o mp3, la strada è la musica analogica, e l'unico supporto che vale la pena ascoltare è il disco.
A 78 giri.
Ho trovato alcune testimonianze che mi hanno davvero fatto vedere la luce:
"Sì, i 78 giri erano un disco superiore, per molte ragioni: la musica non era "compressa" come sarebbe stata in seguito sugli LP in vinile; la maggior parte di essi erano registrati con la tecnica "direct-to-disc"; i solchi di dimensioni maggiori creavano un maggior volume di uscita, e la maggior velocità poteva dare origine a una maggiore fedeltà e a una superiore riproduzione dello spazio stereofonico.
Certo, quando si cominciarono a capire tutti questi fatti, i 78 giri erano già stati rimpiazzati."[1]
"La prima dimostrazione pubblica del fonografo Ortophonic fu la notizia di prima pagina del New York Times, che scriveva:
Il pubblico scoppiò in un applauso... John Philip Sousa disse: "Signori, questa è una band. Questa è la prima volta che io abbia mai ascoltato della musica piena di anima prodotta da una macchina parlante meccanica".
Il nuovo strumento è basato su matematica e fisica. Non è il risultato di innumerevoli esperimenti casuali: funzionava sulla carta prima di essere costruito in laboratorio. la nuova macchina ha un'estensione da 100 a 5000 cicli, ovvero cinque ottave e mezza. Il "tono da fonografo" è eliminato dal nuovo processo di registrazione e riproduzione"[2]
Col tempo, fedeltà, dinamica e livello di rumore erano migliorati al punto che era difficile capire la differenza tra una performance dal vivo e la versione registrata. Questo era diventato vero specialmente dopo l'invenzione del pick-up magnetico da parte della General Electic negli anni '40, quando registrazioni di alta qualità cominciarono ad essere riprodotte su sistemi audio ben realizzati.[3]
Dal punto di vista sonoro, un 78 giri può sorpassare la qualità audio degli lp in vinile a causa della sua maggiore velocità. Vale a dire, un 78 giri in buone condizioni può sorpassare la qualità audio di lp e singoli in vinile. Alcuni dei 78 giri prodotti alla fine degli anni '50, specialmente quelli stampati in vinile e non in gommalacca, suonano fantastici quando sono paragonati alla loro controparte a 45 o a 33 giri. I 78 giri stereo sono autentiche meraviglie sonore.[4]
Note e links:
[1] MusicStack.com forum
[2] Wikipedia, Gramophone Record
[3] Wikipedia, Gramophone Record
[4] Cool78s Faq
Domando scusa a tutti, ma altro che musica digitale, cd o mp3, la strada è la musica analogica, e l'unico supporto che vale la pena ascoltare è il disco.
A 78 giri.
Ho trovato alcune testimonianze che mi hanno davvero fatto vedere la luce:
"Sì, i 78 giri erano un disco superiore, per molte ragioni: la musica non era "compressa" come sarebbe stata in seguito sugli LP in vinile; la maggior parte di essi erano registrati con la tecnica "direct-to-disc"; i solchi di dimensioni maggiori creavano un maggior volume di uscita, e la maggior velocità poteva dare origine a una maggiore fedeltà e a una superiore riproduzione dello spazio stereofonico.
Certo, quando si cominciarono a capire tutti questi fatti, i 78 giri erano già stati rimpiazzati."[1]
"La prima dimostrazione pubblica del fonografo Ortophonic fu la notizia di prima pagina del New York Times, che scriveva:
Il pubblico scoppiò in un applauso... John Philip Sousa disse: "Signori, questa è una band. Questa è la prima volta che io abbia mai ascoltato della musica piena di anima prodotta da una macchina parlante meccanica".
Il nuovo strumento è basato su matematica e fisica. Non è il risultato di innumerevoli esperimenti casuali: funzionava sulla carta prima di essere costruito in laboratorio. la nuova macchina ha un'estensione da 100 a 5000 cicli, ovvero cinque ottave e mezza. Il "tono da fonografo" è eliminato dal nuovo processo di registrazione e riproduzione"[2]
Col tempo, fedeltà, dinamica e livello di rumore erano migliorati al punto che era difficile capire la differenza tra una performance dal vivo e la versione registrata. Questo era diventato vero specialmente dopo l'invenzione del pick-up magnetico da parte della General Electic negli anni '40, quando registrazioni di alta qualità cominciarono ad essere riprodotte su sistemi audio ben realizzati.[3]
Dal punto di vista sonoro, un 78 giri può sorpassare la qualità audio degli lp in vinile a causa della sua maggiore velocità. Vale a dire, un 78 giri in buone condizioni può sorpassare la qualità audio di lp e singoli in vinile. Alcuni dei 78 giri prodotti alla fine degli anni '50, specialmente quelli stampati in vinile e non in gommalacca, suonano fantastici quando sono paragonati alla loro controparte a 45 o a 33 giri. I 78 giri stereo sono autentiche meraviglie sonore.[4]
Note e links:
[1] MusicStack.com forum
[2] Wikipedia, Gramophone Record
[3] Wikipedia, Gramophone Record
[4] Cool78s Faq
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