Oggi sono passato da Metropolis.[1]
Cerco di passare in un negozio di dischi almeno una volta all'anno, così, per non perdere completamente l'abitudine.
Ogni volta che l'ho fatto, anche in questi ultimi anni, ho sempre trovato uno o due cd che valeva la pena di comprare.
Che poi, volete mettere il piacere di cercare, di fare surf nei contenitori (crate surfing, per una volta in inglese rende meglio), attenti a cogliere il disco interessante da un colore particolare, da un titolo, da un'impressione...
Perchè una volta c'era la suspance della ricerca, il dubbio del "troverò qualcosa oggi", poi lo studio della copertina, per vedere se vale la pena di procedere all'acquisto, poi fare la somma dei prezzi per vedere se li puoi prendere tutti i cinque che hai trovato, che poi ci sarebbero anche quegli altri due che...
E nel portafoglio hai circa la metà di quello che vorresti poter spendere, e allora scegli: questo sì, questo no, cazzo.
E magari quello no lo "nascondi" un po', tipo che invece di rimetterlo dove l'hai trovato lo metti nei dischi di jazz o negli ep italiani, che se va bene settimana prossima lo ritrovi e te lo compri...
Ecco, bei ricordi, eh.
Questa mattina sono entrato da Metropolis, dicevo.
C'erano le solite scatole con i cd, quattro di "ultimi arrivi" e quelle alfabetiche con le cose lì da un po', più tutta una serie di scatoloni di offerte da 0,5 a 2 euro.
Le ho guardate le tre scatole di ultimi arrivi.
Tutta robaccia, e tutta robaccia vecchia, di 10/15 anni fa.
Novità, nisba.
Roba interessante, nigòtt.
Che dopo la prima scatola, la seconda l'ho guardata un po' meno attentamente, e la terza a spizzichi e bocconi.
Mi sono annoiato in cinque minuti: non c'era nulla da cercare, e forse anche nulla da trovare, tanto le cose sono tutte (ma tutte!) sul web.
E si che ero disposto anche a comprare qualcuno dei dischi che mi sono piaciuti ultimamente e che ho solo in mp3 o flac.
Ma tipo anche, per dire, qualcosa che non mi è piaciuto poi troppo ma almeno lo metto lì insieme agli altri, l'ultimo dei Sonic Youth o una ristampa dei Clash...
Invece: niente, zero, nisba, nada, nigòtt.
Me ne sono uscito con la coda tra le gambe, poi dal computer ho fatto un giro su what.cd e ho scaricato il nuovo Mazzy Star, una ristampa dei Sound e un fennesz che mi ero perso.
Boh.
Note e links:
[1] Per i non milanesi: storico negozio di dischi usati, quello in viale Padova.
Se ne era già parlato qualche tempo fa.
[2] E con questo si chiude per ferie, da venerdì 15 striminziti giorni di vacanza, rigorosamente senza computer...
Blog a chiusura estemporanea
("A mio parere, secondo me, io penso che, credo ma potrei sbagliarmi, la mia umile opinione è che, se non è troppo disturbo
mi azzarderei a sostenere che" - distribuire a piacere in ogni cosa da me scritta!)
martedì 30 luglio 2013
mercoledì 24 luglio 2013
Caldo
Che caldo.
Finalmente, eh, dopo l'inverno lunghissimo di quest'anno.
Ma è bello lamentarsi a prescindere, due giorni di sole e il freddo è bello che dimenticato, e sotto con le giaculatorie per il troppo caldo.
Sono quasi due settimane che non mi viene in mente nulla di cui valga la pena scrivere.
Sarà il caldo, probabilmente.
Anche perchè il caldo, l'estate, il sole, non sono mai andati particolarmente d'accordo con la "nostra" musica.
In estate, meglio una bella cassa in quattro che almeno si balla, o un sottofondo che non disturbi troppo l'assunzione del cocktail a bordo piscina, senza troppe menate sulla qualità della musica.
Una delle cose che mi ha sempre fatto più ridere è il dilemma dell'appartenente alla subcultura giovanile in voga di fronte al problema della spiaggia: ricordo i punk e i dark degli anni '80, i grunge degli anni '90, gli emo degli anni '00...
Tutti "pesci fuor d'acqua" (eheh) su una spiaggia con il sole a picco.
Anche dentro l'acqua, eh.
E comunque, che caldo.
Finalmente, eh, dopo l'inverno lunghissimo di quest'anno.
Ma è bello lamentarsi a prescindere, due giorni di sole e il freddo è bello che dimenticato, e sotto con le giaculatorie per il troppo caldo.
Sono quasi due settimane che non mi viene in mente nulla di cui valga la pena scrivere.
Sarà il caldo, probabilmente.
Anche perchè il caldo, l'estate, il sole, non sono mai andati particolarmente d'accordo con la "nostra" musica.
In estate, meglio una bella cassa in quattro che almeno si balla, o un sottofondo che non disturbi troppo l'assunzione del cocktail a bordo piscina, senza troppe menate sulla qualità della musica.
Una delle cose che mi ha sempre fatto più ridere è il dilemma dell'appartenente alla subcultura giovanile in voga di fronte al problema della spiaggia: ricordo i punk e i dark degli anni '80, i grunge degli anni '90, gli emo degli anni '00...
Tutti "pesci fuor d'acqua" (eheh) su una spiaggia con il sole a picco.
Anche dentro l'acqua, eh.
E comunque, che caldo.
giovedì 11 luglio 2013
El nigutin d'or (faa su in de la carta d'argent)
Devo dire la verità: io mi stupisco sempre di quanto poco piaccia la musica a moltissimi di quelli che di musica si dichiarano appassionati.
Anche qui, tra i blogger e quelli che frequentano i blog: sembra che tutti abbiano bisogno di altro dalla musica per poterla apprezzare.
E' un florilegio di peana del vinile, della copertina in cartone, dell'odore della plastica, della potenza delle immagini e della bellezza della confezione.
Ma insomma, non vi basta la musica?
Perchè avete sempre bisogno di qualcosa d'altro?
Come se un film fosse sempre superiore a un libro perchè le immagini "aiutano" a concentrarsi sulla storia?
O forse è perchè si fa meno fatica a immaginare e a capire che a vedere?
Vi piace la pappa già pronta, pre-masticata?
Che poi vi capisco, eh: la musica è difficile.
L'esperienza è facile: senti le vibrazioni.
E' ascoltare che è difficile, perchè il linguaggio musicale non è per tutti.
Poi certo, sentire i risultati dell'applicazione di quel linguaggio è semplice.
L'universalità delle sensazioni, il ritmo, quello che volete: l'esperienza epidermica è alla portata di tutti.
Ti piace, non ti piace, bella lì.
Capire, è un'altra cosa.
Però gli appassionati vogliono di più.
E invece di chiederlo alla musica, lo chiedono al contorno, alla confezione, al "prodotto".
Oppure alla memoria di quando eravamo qualsiasi cosa che ora non siamo più.
Ma un bel nigutìn d'or, anche se faa su in de la carta d'argent, l'è semper un nigutin.[1]
Note e links:
[1] Come diceva la mia nonna... "nigutin" è "niente", quindi: "un niente d'oro avvolto in carta argentata rimane sempre un niente".
Anche qui, tra i blogger e quelli che frequentano i blog: sembra che tutti abbiano bisogno di altro dalla musica per poterla apprezzare.
E' un florilegio di peana del vinile, della copertina in cartone, dell'odore della plastica, della potenza delle immagini e della bellezza della confezione.
Ma insomma, non vi basta la musica?
Perchè avete sempre bisogno di qualcosa d'altro?
Come se un film fosse sempre superiore a un libro perchè le immagini "aiutano" a concentrarsi sulla storia?
O forse è perchè si fa meno fatica a immaginare e a capire che a vedere?
Vi piace la pappa già pronta, pre-masticata?
Che poi vi capisco, eh: la musica è difficile.
L'esperienza è facile: senti le vibrazioni.
E' ascoltare che è difficile, perchè il linguaggio musicale non è per tutti.
Poi certo, sentire i risultati dell'applicazione di quel linguaggio è semplice.
L'universalità delle sensazioni, il ritmo, quello che volete: l'esperienza epidermica è alla portata di tutti.
Ti piace, non ti piace, bella lì.
Capire, è un'altra cosa.
Però gli appassionati vogliono di più.
E invece di chiederlo alla musica, lo chiedono al contorno, alla confezione, al "prodotto".
Oppure alla memoria di quando eravamo qualsiasi cosa che ora non siamo più.
Ma un bel nigutìn d'or, anche se faa su in de la carta d'argent, l'è semper un nigutin.[1]
Note e links:
[1] Come diceva la mia nonna... "nigutin" è "niente", quindi: "un niente d'oro avvolto in carta argentata rimane sempre un niente".
giovedì 4 luglio 2013
Esperienza di ascolto: Sonic Youth - Daydream Nation De Luxe Edition vinile 180 gr.
Bene, ho dovuto ricredermi.
Ho comprato la ristampa remasterizzata in vinile de luxe da 180 gr. di "Daydream Nation" dei Sonic Youth, sono andato a casa di un mio amico dotato di impianto hi-fi esoterico e mi son messo lì, a cercare di capire se davvero il rig vinile-hifi fosse infinitamente più godibile all'ascolto del mio misero iPod.
Non volevo crederci, ma è proprio così!
Non solo.
I dettagli sonori che si colgono sono infinitamente più profondi, più definiti, più precisi.
Un piacere uditivo per le orecchie, un piacere conoscitivo per la mente.
Eh sì, perchè la precisione del dettaglio che si riesce a cogliere è sorprendente.
Ad esempio, io sapevo che Kim Gordon in quel disco suonava un basso Fender Jazz.
Ma non mi ero mai accorto così chiaramente che il basso era sicuramente un modello del 1959, colorazione Sunburst.
Si sente chiaramente l'uso pressochè esclusivo del pickup al ponte (i toni più metallici sono inconfondibili) e si riesce addiritura a capire che le corde Ernie Ball usate non sono le più comuni 2844 ruvide, ma le 2804 lisce, che rendono il suono più morbido: in combinazione con il pickup al ponte, metallico ma non sgradevole.
Azzarderei che (ma qui non sono sicuro al 100%) la tracolla usata durante le registrazioni fosse una Fender originale marrone-gialla, un classico degli anni '80.
Il plettro invece è chiaramente un Dunlop morbido, colore rosso.
Il suono amplificato è molto probabilmente un mix di suono diretto collegato tramite d.i. box al mixer e suono dell'ampli, senza ombra di dubbio un Trace Elliot 7215 SMC, coni Celestion da 12".
Con l'ipod non ero mai riuscito a sentire la dimensione dei coni dell'ampli, ma l'accoppiata vinile-hifi rende chiarissimo l'uso dei 4 coni da 12".
Il rig degli effetti è altrettanto chiaro, adesso: chorus+flanger TC Electronic, distorsore Boss OD-1 (alimentato a pila, si sente chiaramente la differenza sui transienti rispetto all'alimentazione a corrente), delay digitale Roland DD2000 e riverbero Eventide 2016, quest'ultimo usato chiaramente con il preset nr. 12, "Small Hall", ma con i tempi di pre-delay e early reflections sicuramente customizzati da Kim, probabilmente a 0,10 ms il primo e 0,15 ms il secondo.
Dicevo prima della d.i. box collegata al mixer: sul mixer non metterei la mano sul fuoco, ma direi che è un SSL customizzato Neve: il tono dell'equalizzazione applicata al canale è inconfondibile, pura scuola inglese.
Per finire, sono piuttosto sicuro che Kim abbia suonato in piedi su un tappeto Kilim non originale, una probabile copia di fattura mediocre made in Hong Kong.
Però, e qui viene il bello, il tappeto era appoggiato su un pavimento certamente in parquet: in alcuni passaggi si sente Kim che, variando il peso di appoggio da un piede all'altro, attraverso il tappeto manda in risonanza i listelli del pavimento.
E qui si sente in modo davvero inequivocabile che il parquet era in mogano rosso, listelli da 30 cm e lucidatura effettuata da non più di 2 anni.
Insomma, il dettaglio sonoro restituito dall'accoppiata vinile e hifi è una cosa assolutamente incredibile.
Senza nemmeno integrare il tutto con le gioie della copertina di grandi dimensioni, dell'odore della confezione e della visione dello spinning del disco, beh: tutte le cose che sono riuscito ad ascoltare questa volta le avevo ignorate per almeno 25 anni.
Ora, si cambia.
Da domani, solo vinile e hifi.
Magari non ascolterò più nemmeno una canzone, ma non mancherò più di riconoscere il colore della maglietta indossata dal tecnico delle chitarre durante la registrazione di quel disco...
Ho comprato la ristampa remasterizzata in vinile de luxe da 180 gr. di "Daydream Nation" dei Sonic Youth, sono andato a casa di un mio amico dotato di impianto hi-fi esoterico e mi son messo lì, a cercare di capire se davvero il rig vinile-hifi fosse infinitamente più godibile all'ascolto del mio misero iPod.
Non volevo crederci, ma è proprio così!
Non solo.
I dettagli sonori che si colgono sono infinitamente più profondi, più definiti, più precisi.
Un piacere uditivo per le orecchie, un piacere conoscitivo per la mente.
Eh sì, perchè la precisione del dettaglio che si riesce a cogliere è sorprendente.
Ad esempio, io sapevo che Kim Gordon in quel disco suonava un basso Fender Jazz.
Ma non mi ero mai accorto così chiaramente che il basso era sicuramente un modello del 1959, colorazione Sunburst.
Si sente chiaramente l'uso pressochè esclusivo del pickup al ponte (i toni più metallici sono inconfondibili) e si riesce addiritura a capire che le corde Ernie Ball usate non sono le più comuni 2844 ruvide, ma le 2804 lisce, che rendono il suono più morbido: in combinazione con il pickup al ponte, metallico ma non sgradevole.
Azzarderei che (ma qui non sono sicuro al 100%) la tracolla usata durante le registrazioni fosse una Fender originale marrone-gialla, un classico degli anni '80.
Il plettro invece è chiaramente un Dunlop morbido, colore rosso.
Il suono amplificato è molto probabilmente un mix di suono diretto collegato tramite d.i. box al mixer e suono dell'ampli, senza ombra di dubbio un Trace Elliot 7215 SMC, coni Celestion da 12".
Con l'ipod non ero mai riuscito a sentire la dimensione dei coni dell'ampli, ma l'accoppiata vinile-hifi rende chiarissimo l'uso dei 4 coni da 12".
Il rig degli effetti è altrettanto chiaro, adesso: chorus+flanger TC Electronic, distorsore Boss OD-1 (alimentato a pila, si sente chiaramente la differenza sui transienti rispetto all'alimentazione a corrente), delay digitale Roland DD2000 e riverbero Eventide 2016, quest'ultimo usato chiaramente con il preset nr. 12, "Small Hall", ma con i tempi di pre-delay e early reflections sicuramente customizzati da Kim, probabilmente a 0,10 ms il primo e 0,15 ms il secondo.
Dicevo prima della d.i. box collegata al mixer: sul mixer non metterei la mano sul fuoco, ma direi che è un SSL customizzato Neve: il tono dell'equalizzazione applicata al canale è inconfondibile, pura scuola inglese.
Per finire, sono piuttosto sicuro che Kim abbia suonato in piedi su un tappeto Kilim non originale, una probabile copia di fattura mediocre made in Hong Kong.
Però, e qui viene il bello, il tappeto era appoggiato su un pavimento certamente in parquet: in alcuni passaggi si sente Kim che, variando il peso di appoggio da un piede all'altro, attraverso il tappeto manda in risonanza i listelli del pavimento.
E qui si sente in modo davvero inequivocabile che il parquet era in mogano rosso, listelli da 30 cm e lucidatura effettuata da non più di 2 anni.
Insomma, il dettaglio sonoro restituito dall'accoppiata vinile e hifi è una cosa assolutamente incredibile.
Senza nemmeno integrare il tutto con le gioie della copertina di grandi dimensioni, dell'odore della confezione e della visione dello spinning del disco, beh: tutte le cose che sono riuscito ad ascoltare questa volta le avevo ignorate per almeno 25 anni.
Ora, si cambia.
Da domani, solo vinile e hifi.
Magari non ascolterò più nemmeno una canzone, ma non mancherò più di riconoscere il colore della maglietta indossata dal tecnico delle chitarre durante la registrazione di quel disco...
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