martedì 29 maggio 2012

Cose intelligenti dette sulla musica - ottava parte

"Dov'eri tu nel '77?" è un volumetto, pubblicato nel 2006 da Coniglio Editore e scritto da Federico Fiumani[1], che contiene una serie di veloci pensieri e poesie. C'è dentro una pagina in cui si parla di De Andrè che mi ha lasciato di stucco: sapete, quando qualcun altro scrive/dice esattamente quello che pensi tu, e lo fa così bene che non c'è nulla da aggiungere?[2]
Ecco allora il pensiero di Fiumani sull'intoccabile Fabrizio:

"[Fabrizio De Andrè]...viene dipinto come colui che ha dato voce a chi non ce l'aveva: gli umili, i mascalzoni, le puttane, gli emarginati. Fustigatore dei soprusi e delle ingiustizie, portatore di valori morali alti e avversario di ogni potere.
Tutto vero, tutto giusto.
Ma per chi cantava "veramente" De Andrè?
I proletari annusarono subito che non era uno dei loro, gli preferirono Celentano, Battisti, Vasco persino Tiziano Ferro e Gigi D'Alessio. Cioè chi, partendo dal basso, ce l'ha fatta a diventare ricco e famoso. Il sogno del proletario è un avvenire piccolo-borghese, egli vuole favole a lieto fine.
De Andrè era un borghese, figlio di borghesia ricca. Il suo stile era borghesissimo, limpido e ricercato.
Quando negli ultimi concerti tracciava un parallelo tra le migliori istanze degli studenti del '68 e il verbo di Gesù Cristo (davanti a una platea fintamente contrita e ingioiellata) forse dimenticava che quella era una contestazione fatta da studenti contro valori borghesi e mantenuti, gli studenti, in gran parte da genitori borghesi. I figli dei proletari stavano dall'altra parte, erano quelli che si beccavano le molotov, i poliziotti. Molti di questi contestatori poi diventarono la classe dirigente dei famigerati anni '80.
De Andrè è stato il cantante della borghesia, una borghesia senza orgoglio e senza tradizioni (tranne poche dinastie di capitani d'industria) salita al potere grazie al protezionismo e agli intrallazzi della politica.
Consapevole di questo, se la gode a sentirsi insultare. Molti di loro sono masochisti: appena possono mostrano simpatia con chi vuol distruggere il loro potere, si dicono comunisti e i loro salotti sono aperti agli intellettuali di sinistra. Questo genere di borghesia bisognosa di svuotarsi la coscienza è stata devota a De Andrè; egli è stato il fornitore di schiaffi, calci e pestate di calli a una borghesia che domandava questo genere di piaceri."



Note e links:
[1] Personificazione dei Diaframma, dei quali ho già molto parlato in questo blog, basta fare una ricerca con la parola "Diaframma".

[2] In realtà una cosa veloce da aggiungere ce l'ho: De Andrè, che è uno di quelli di cui sembra impossibile non dire bene, non mi ha mai convinto. Non è che non apprezzi alcune delle cose che ha fatto, ma in generale boh. Deve essere stato l'imprinting da bimbo con la tristissima e mortifera "Canzone di Marinella", ma non sono mai riuscito a farmi davvero piacere i suoi dischi, nemmeno quelli dove (per fortuna) la musica gliela scriveva qualcun'altro.

16 commenti:

brazzz ha detto...

bè,nel 77 ero a bologna e facevo l'università..per il resto.sostanzialmente queste dichiarazioni sono una citazione del famoso articolo di Pasolini sul corriere della sera parlando di valle giulia..è corretto..i figli viziati della media borghesia eran da una parte,i proletari,quelli veri,eran quelli in divisa..e vero quel che è sucesso dopo..basti vedere come dirigenti di LC sian diventati prima craxiani poi berlusconiani,per capire come stavano in realtà le cose..da dire anche che tanti,di quella mia disgraziata generazione,ci han creduto allora, e si son fottuti la vita..su de andre..si è vero..però tiziano ferro,battisti..non confondiamo popolare con nazionalpopolare..

allelimo ha detto...

brazzz, verissimo, c'è dentro molto di quello che diceva Pasolini a proposito di Valle Giulia, però quello che mi ha colpito è stato l'adattamento di quel ragionamento al successo (quasi incriticabile, soprattutto dopo la sua morte) di De Andrè, che a mio parere rimane buon autore di testi ma musicista trascurabile.

massimo ha detto...

fiumani è un grande per il 99% di quello che fa musicalmente e dice, però ogni tanto, come tutti, qualche cazzata la spara. ora sinceramente questo revisionismo su de andré mi sembra una forzatura un po' ignorante, non lo dico perchè mi sento toccato su quello che tuttavia giudico un grandissimo artista per la storia musicale italiana del dopoguerra, ma perchè infilare de andré in un discorso così retorico sulla borghesia e sul '68 è davvero dimostrazione di scarsa competenza su quegli anni. pace e bene

Lucien ha detto...

Anche a me pare un pensiero forzato più che altro per stupire. De André raccontava storie in versi. Punto. Tutte le elucubrazioni politiche su borghesia e sul fatto che fosse il loro cantore mi paiono ridicole.
Nel mio gruppo eravamo politicizzati, figli di operai e comunque in maggioranza di famiglia modesta e ci piaceva, eccome.
Per quanto riguarda i "proletari" che ascoltavano Celentano e ascoltano Gigi D'Alessio, mi dispiace per loro.

Slowhand78 ha detto...

Per chi cantava "veramente" De Andrè? Penso o mi piace pensare che De Andre cantasse esclusivamente perchè sentiva l'urgenza e il bisogno di farlo, quindi per se stesso, a prescindere da chi lo avrebbe ascoltato. Che poi sia diventato patrimonio culturale anche di una certa sinistra dei salotti buoni è vero, ma è un altro discorso

allelimo ha detto...

Boh.
Capisco che ognuno abbia i suoi intoccabili, e De Andrè lo è per molti, come Gaber o Rino Gaetano.
Però non vedo nè forzature nè cazzate nel discorso di Fiumani. Che, son d'accordo, come tutti ne dice anche lui (vedi "Cose intelligenti..." sesta parte).
E io capisco che sia un mito per molti, come anche gli altri due citati.
Però se penso a loro (De Andrè e Gaber specialmente) mi vengono in mente i teatri.
E un concerto in un teatro mi sembra sempre un po' "fuori posto": la musica (chiamiamola "rock" per brevità) non vive bene nei teatri. Come disse il giovane John Lennon a un concerto con la presnza della Regina Madre, "quelli nelle prime file invece di applaudire possono scuotere i gioielli".

Perchè certo, i testi, l'impegno politico, i ladri e le puttane di Via Prè. Però lui aveva la tenuta in Sardegna.
E' un problema grosso la coerenza di chi diventa ricco cantando della rivoluzione?
A mio parere, sì. Si chiama credibilità, vedere i "Working Class Heroes" con Rolls Royce e castello nelle Midlands inglesi.

Capisco che molti non sentano questo problema: sono quelli di cui parla Fiumani, che mi sembrano ben rappresentati dall'atteggiamento della signora Gaber di qualche settimana fa.
Ospite in tv e dovendo difendere Formigoni, se n'è uscita con la bellissima frase "ma in fondo, alzi la mano chi non ha mai passato un'estate in barca" (con giusto contorno di risate e mani alzate tra il pubblico).
Intendiamoci: non tutti quelli a cui piace De Andrè e Gaber sono così. Però mi sembra un atteggiamento rappresentativo del modo di essere e della classe sociale della maggioranza dei loro fan.
Mi sembra che chi li apprezza lo faccia di solito per ragioni che di musicale hanno ben poco.
E apprezzare un cantante per ragioni extra-musicali, beh, a me sembra bizzarro.

massimo ha detto...

continuo a non seguirti alle, il tuo argomento (e per transitività) quello del fiumani mi sembrano troppo speculari, non capisco che attinenza abbia che una parte del pubblico di de andré possa essere quella borghesia che andate citando (che anche io ovviamente detesto come chiunque dotato di buon senso). mi sembra un argomento assolutamente pretestuoso perchè quasi tutti gli artisti conosciuti (facciamo l'esempio di guccini a 'sto punto tanto per tirare in mezzo il primo a portata di mano) hanno del "marcio" nel loro pubblico, da sinistra e da destra, in alto e in basso, e stai a vedere adesso che tra gli ascoltatori di fiumani ci sono solo veri dark nell'anima e post sessantasettini..andiamo.
inoltre non mi risulta che de andrè abbia eseguito la sua musica solo in teatro.
infine tu scrivi giustamente che aveva la tenuta in sardegna (appunto una tenuta, non una villa extralusso con servitù annessa e porto interno..) però ecco mi sfugge in cosa non fosse coerente col possederla, ma soprattutto, e qui volevo rispondere, il punto non è avere la tenuta, ma come ti comporti dopo che sei stato sequestrato per un po' di giorni..

enri1968 ha detto...

Caro Alle, a me i discorsi di F.Fiumani mi sembrano quasi da consulto psicologo, veramente, faccio fatica a seguire la sua teoria, non è che abbia una punta di invidia?
No, l'arte di De André non insegna questo e cmq sono "giustificazioni" per fare un attacco punk a Faber costruendo una teoria cervellotica. Forse non gli è mai piaciuto e così ha trovato la giustificazione intellettuale.

Gaber e sua moglie? A Gaber ha insegnato il pieno rispetto pacifico e la libertà, probabilmente - è una mia idea - la metteva anche in pratica nel rapporto di coppia.

enri1968 ha detto...

Scusate il mio italiacane, volevo scrivere:
Gaber e sua moglie? A me Gaber ha insegnato il pieno rispetto pacifico e la libertà, probabilmente - è una mia idea - la metteva anche in pratica nel rapporto di coppia.

Lucien ha detto...

Non è questione di "intoccabili", ma di pure cazzate sotto forma di pensieri veloci, quelli appunto di Fiumani.
Mi è tornata in mente la contestazione ridicola (in realtà una specie di assemblea processo durissima) a De Gregori al Palalido di Milano nel 1977 ad opera dei puri-duri-fedeli-alla-linea di sta minchia.
Scusa la scurrilità ma quando ce vo'...

Alberto Casiraghi ha detto...

Anche a me pare un discorso un pelo forzato quello di Fiumani, e fa niente se arrivo per ultimo.

Ci sono un paio di cose che non mi tornano nel suo discorso.
La prima è che se uno ha appena appena a cuore quello che suona non si sceglie certo un tipo di pubblico. E' il pubblico che sceglie cosa ascoltare. Diversamente un'operazione musicale/commerciale sceglie a priori chi spennare. Al di là di come la si pensi sulla musica di De André spero che si convenga che lui pensasse prima di tutto a fare buona musica (e poi pagare le bollette). Non a caso non ha mai fatto sfaceli di vendite.
In secondo luogo, sul fatto che i proletari e gli operai (conosco bene la seconda categoria sociale) ascoltino roba nazionalpopolare piuttosto che il cantore degli ultimi e dei perdenti, bé a me pare tutto sommato in linea con la povertà culturale del paese e non azzarderei certo facendo un discorso di classe sociale.
E se il proletariato, per cambiare ambito, preferisce Boldi e De Sica a ...(fate qualsiasi nome di regista almeno decente) come in effetti è parso in tutti questi anni, allora forse possiamo anche capire perché in Italia la rivoluzione non c'è stata :-)

Insomma, nel 2012 mi sembra un pelino deprimente ragionare in questo modo.

Ultimo appunto a quello che hai scritto, Alle. I peggiori dischi di De André sono proprio quelli in cui ha affidato in toto le musiche ad altri (vedi Bubola). Le collaborazioni con Pagani prima e con Fossati per l'ultimo disco sono appunto collaborazioni nelle quali la scrittura musicale di De André è riconoscibile. Faber (a differenza dei suoi contemporanei Guccini, De Gregori ecc ecc) ha saputo guardarsi attorno per arricchire già quello che faceva bene. E' un po' quello che succede in altri ambiti musicali, e avvalersi di buoni musicisti non lo vedo come un limite, anzi.
Poi ti può anche non piacere, ci mancherebbe.

E sì, per me De André, musicalmente parlando, è un intoccabile.

ps
scusate la scrittura sconnessa, ma l'ora tarda e il fatto che sono al lavoro non mi aiuta...

enri1968 ha detto...

Mi sa che il buon Fiumani non ha mai ascoltato Amico Fragile, il testo cita proprio quel tipo pubblico borghese.

TonyFace ha detto...

Al di là che a me De Andrè piace (in particolare "Nuvole" , il disco con "L'indiano" e anche "Anime salve" e "Rimini") e al di là che Fiumani per molti versi mi è simpatico (e i suoi libri mi piacciono più della sua musica), mi sembra una moda diffusa quella di bastonare molti degli "intoccabili" e magari esaltare certa merda altrettanto intoccabile.
Così giusto per fare quello che si fa notare in mezzo agli altri.
Boh.
De Andrè, insieme a certo Battisti, Area e pochi altro è stato una delle rare eccellenze della musica italiana.
Starsene a fargli le pulci se aveva la tenuta, se era veramente uno contro o un colluso con i ìl sistema (brrr), sfruttato o sfruttatore, mi sembra di tornare a quando alla fine degli anni 70 ci si scannava tra maoisti, stalinisti, trozkisti, leninisti d'unità proletaria, marxisti leninisti, filo Ho Chi Min, Titoisti, bla bla bla.

allelimo ha detto...

Le cose scritte da Fiumani non mi sembrano assurde.
C'è un problema etico nell'arte "contro" (passatemi la semplificazione) che fa diventare gli artisti ricchi.
E' un problema di coerenza: si può cantare della rivoluzione e fare tour alloggiando in alberghi di lusso?
Si può cantare dei ladri e delle puttane e vivere in una tenuta in Sardegna?
Secondo me, no. Ma accetto che per altri la risposta sia sì, senza tirare in ballo gli eccessi anni '70 citati da Lucien e da TonyFace.

Musicalmente, che vi devo dire: De Andrè non è mai piaciuto, tra Bocche di Rose e Marinelle non trovo niente di musicalmente interessante. E' un mio limite, ma soffro ancora del pregiudizio contro i "cantautori" del giovane appassionato di rock degli anni '70... alcune cose mi piacciono anche, ma non le vado a cercare.

A me, e probabilmente sbaglio perchè non lo conosco a sufficienza, De Andrè sembra il prototipo del radical-chic da barzelletta. Non mi ha mai convinto. Che ci posso fare?

enri1968 ha detto...

@ Alle Te lo dico da amico e con tutta la sincerità: Mi spiace, davvero, amo Faber, molto spesso il mio animo è rappresentato nelle sue liriche, al sua musica mi fa star meglio. Sarò banale o sempliciotto ma La Guerra di Piero mi fa venire i brividi ogni volta, mi fa riflettere sulla violenza che travolge un uomo quando si scontra con un altro e un attimo tutto finisce, ti passa una vita davanti... mi fermo che sono in pieno delirio da 2 Giugno! Un abbraccio,
Enrico

allelimo ha detto...

enri1968, perchè mai dovrebbe spiacerti?
Ci mancherebbe altro che non fosse possibile avere pareri diversi su qualcosa/qualcuno. Oltretutto sono in assoluta minoranza in questo caso...