mercoledì 23 maggio 2012

Suono

AGGIORNAMENTO AL POST ORIGINALE

Domando scusa, aggiornamento necessario: ho la risposta alla mia domanda "C'era proprio bisogno di un'altra rivista di musica in edicola?"
Mi era venuta la curiosità di sapere quante copie vendono le riviste musicali italiane.
Sul web non ho trovato nessun dato, ma in compenso ho trovato questo magnifico estratto dagli atti della camera che riporto per intero:

"PERROTTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un comunicato Asca, l'editoria usufruisce di contributi pubblici ai sensi della vigente normativa;
la legge n. 266 del 2005 (legge finanziaria per il 2006) ha profondamente innovato alcune disposizioni, soprattutto, per quanto riguarda i contributi alle cooperative editoriali;
per quanto riguarda i contributi erogati nel 2003, in base all'articolo 3, commi 2, 2-bis, 2-ter, 2-quater della legge 250 del 1990, l'impresa «Stemax S.c.ar.l.» che si
occupa della testata Il Mucchio Selvaggio ha ottenuto il contributo di 516.456,90 euro -:
quante copie stampa il giornale citato in premessa;
a quanto ammonti il numero delle copie vendute.
(4-19776)"


Integrandolo con quantro scritto in questo articolo, si ricava che "Il Mucchio Selvaggio" ha avuto finanziamenti pubblici nel 2003 per 516.456 euro, e nel 2007 per 541.179 euro.
Non ho i dati degli anni precedenti e successivi, ma non c'è nulla che faccia pensare a cifre diverse.

Quindi: su ragazzi, chi vuole fondare una cooperativa editoriale con me?
Altro che piangere sul numero delle copie vendute e sulla difficoltà di scrivere di musica in Italia...

FINE DELL'AGGIORNAMENTO, DA QUI IL POST ORIGINALE:

Non so cosa pensare[1] di questa succosa notizia trovata oggi su Facebook, firmata Max Stefani:

"Il 7-8 giugno esce la nuova rivista che dirigo insieme a Paolo Corciulo: "SUONO". Un giornale di musica a 360 gradi dove continuerò il lavoro portato avanti per 34 anni sul MUCCHIO. Sarà disponibile su carta e su pdf. Per evitare di perdere la versione cartacea, conviene prenotarla presso la propria edicola o abbonarsi in tempo (50 euro + 2 cd). Contattare libri@suono.it"

La notizia si completa con un paio di commenti alla stessa:

"- C'era già una rivista Suono in edicola....ma trattava di alta fedeltà...è la stessa?
Max Stefani - Sì, è la stessa opportunatamente modificata.
- Fantastico....in una sola rivista, esperti di Musica e di Audiofilia. :)
Max Stefani - e che esperti!! bottazzi, vites, marcoccia, valenti, tettamanti, amodio, trombetti, bellachioma..."


Ora.
Voi lo sapete come la penso su audiofilia, rock classico e stampa musicale italiana.
Mi domando: c'era proprio bisogno di un'altra rivista di musica in edicola?
Oltretutto fusa con una rivista che parla di pornog audiofilia?
Ovviamente la rivista non l'ho letta: non è ancora uscita.
Ma in questi tempi fatti di web, blog, Facebook, e decine di altre fonti di informazione indipendenti e gratuite, posso tranquillamente dire che difficilmente lo farò mai?


Note e links:
[1] Non è vero, lo so benissimo cosa pensare, e la frase è un evidente espediente retorico...

[2] Chi volesse saperne di più può cercare Max Stefani su Facebook.
C'è anche un sito web, ma non è ancora aggiornato.

[3] Poi magari sarà la rivista più bella del mondo, e allora mi cospargerò il capo di cenere e domanderò perdono. Ma chissà perchè non credo proprio che succederà...


17 commenti:

silvano ha detto...

Cercare di fa sposare un mercato morto (quello dell'hifi) con uno moribondo, quello dei cd, mi sembra un tentativo disperato. Suono stava per chiudere per mancanza di lettori, con questa trovata durerà (forse) qualche mese in più, ma l'agonia è già in fase finale.
ciao.

allelimo ha detto...

silvano, quanto tempo, bentornato!
Stavo scrivendo una risposta al tuo commento, ma direi che l'aggiornamento qui sopra è più che esaustivo... :)

enri1968 ha detto...

Mah, chissà se prenderà contributi?
A me 'sta storia dei contributi all'editoria non è mai andata giù.
Max Stefani è meglio che faccia altre cose secondo me, il suo mucchio dagli anni 2000 circa era illeggibile, lo dico da vecchio lettore, meglio il mucchio extra se proprio devo essere sincero.

allelimo ha detto...

enri1968, sono andato a cercare la legge 7 agosto 1990, n. 250 che regola il finanziamento alla stampa privata, è bellissima.
In sintesi, a prescindere dalla tiratura, dal numero delle copie vendute e dalla qualità di quello che si pubblica, basta pubblicare un periodico da almeno 5 anni e avere una raccolta pubblicitaria inferiore al 40% dei costi complessivi annuali per avere diritto al finanziamento pubblico.

E questo spiega come mai non sia stata creata una nuova testata ma si sia scelto di "rivitalizzarne" una già esistente (da più di 5 anni, eh!)
Quindi, alla tua domanda "chissà se prenderà contributi", direi che la risposta è sì.

C'è un incredibile mondo da scoprire tra le pieghe dei finanziamenti pubblici: io ho smesso di leggere il Mucchio agli inizi degli anni '90, non avrei mai pensato di aver continuato a finanziarlo attraverso le tasse.
La prossima volta che leggo delle difficoltà della stampa e del coraggio dei giornalisti che si dedicano alla ingrata professione cerco un mitra...

Rinnovo comunque l'invito a fondare una bella cooperativa editoriale: è un investimento sul futuro, in soli cinque anni potremo accedere a un bel finanziamento pubblico a fondo perso. Meglio di una pensione!

enri1968 ha detto...

@ Allelimo ... e ti passo le cartuccie ... ratatatatat ... mannaggià cosa cosa scrivo e pensare che sono un pacifista.

Resto In Ascolto ha detto...

beh, per me il mucchio è stata la mia unica fonte informativa musicale (più vicina ai miei gusti di altre testate). ho iniziato a leggerlo alla fine degli '80, ho smesso un anno fa, ma oggi, francamente (come scrivi anche tu) con la quantità di notizie e di musica che si trova in rete, non ne sento proprio la mancanza (anche se guglielmi, quando l'ho intervistato era di parere contrario, ovviamente). per suono, per quello che ho capito, stefani, voleva portarsi qualche vecchio collaboratore, in rotta con chi "governa" oggi il mucchio, ma alla fine gli ha tirato il bidone (pensava forse di dirigerlo da solo e di poter rivoluzionare l'attuale assetto di suono, chissà).
un saluto
gianni

allelimo ha detto...

Resto In Ascolto: come scrivi tu, ovvio che il parere di un giornalista sia, come dire, appena appena di parte?
Un po' come chiedere a un politico se è giusto il finanziamento pubblico ai partiti, o a un mafioso se è giusto far pager il pizzo: quali risposte potresti ragionevolmente aspettarti?

Mi ricordavo della tua intervista a Guglielmi, sono andato a rileggerla e così cito:

"D - questo nuovo modo di essere fruitori di musica, soprattutto da parte delle nuove leve, non credi possa portare alla definitiva scomparsa delle riviste di settore? "
"R - penso che riviste musicali serie e ben fatte avranno sempre un loro mercato, anche se magari più esiguo a livello di numeri: c'è bisogno di informazione qualificata. Si può però fare dell'informazione qualificata anche in Rete, anche se al momento sembra impossibile avere un pur minimo tornaconto economico.


Nella risposta di Guglielmi ci sono due cose che mi urtano:
1 - "C'è bisogno di informazione qualificata".
Perfetto, ma chi decide qual è questa informazione "qualificata"? Giornalisti bolliti come [autocensura] o bollettini a pagamento di negozi di dischi come [autocensura]?
Secondo me, c'è bisogno di informazione "indipendente". E per indipendente intendo...

2 - "sembra impossibile avere un pur minimo tornaconto economico".
...intendo informazione che non si preoccupi in primo luogo di avere un tornaconto economico. Perchè se questa è la tua prima preoccupazione, come diavolo fai a fare davvero informazione?

DiamondDog ha detto...

E' clamoroso, se prima avevo qualche difficoltà e compravo certe riviste a spizzichi e bocconi mi sono tolto la voglia per l'eternità.

PS invece di fondare una webzine avremmo dovuto pensare a fondare un magazine di carta stampata!!!!
:-)

allelimo ha detto...

DiamondDog, ho già lanciato l'invito due volte qui sopra, lo rinnovo: fondiamo una cooperativa editoriale, e tra cinque anni ci mettiamo in tasca il contributo.
Come investimento è meno rischioso di bot e cct, in culo allo spread... :)

Tony Face ha detto...

Io ci sto eh...
Personalmente le riviste le compro (ogni tanto) quando c'è una recensione di un mio libro o di un mio gruppo.
Recentemente ho preso Il Mucchio e l'ho trovato interessante, fatto bene e con un sacco di buoni articoli.
Ma il problema è
1) il tempo per leggerlo
2) buona parte di quelle cose le avevo già conosciute e lette (appunto) da settimane sul web...

allelimo ha detto...

Quello della tempestività dell'informazione è effettivamente un grosso problema per le riviste mensili.
Negli anni '80 e '90 Rockerilla e il Mucchio erano indietro di un mese almeno rispetto a quello che succedeva in Italia e di un paio di mesi rispetto al resto del mondo, ma andava bene così: non si cercava tanto l'informazione quanto le opinioni (nell'impossibilità di farsene una propria come ora, ascoltando il disco PRIMA), e sapere dell'uscita di un disco un paio di mesi dopo era "tempo reale".
Adesso, l'informazione è in tempo reale sul web e il parere non serve nemmeno più, per una rivista mensile di musica è un problema grosso.
Forse potrebbe avere senso un giornale di approfondimento, ma non è mica facile.
Il motivo principale per cui ho smesso di comprare le riviste musicali non è stato tanto il web (che è arrivato qualche anno dopo) ma la noia profonda che mi dava leggere:
- tra le cento e le duecento recensioni di dischi tra l'ottimo e il fondamentale, tutti i santi mesi;
- il solito articolo con la retrospettiva sulla carriera e boxino con la discografia di [gruppo a caso];
- la solita intervista con le solite domande e le solite risposte: cambi i nomi e le interviste sono tutte uguali.
A un certo punto ho cominciato a comprare giornali che non leggevo più, e poi ho smesso.

A me spiace in fondo, ho letto con vera passione e per anni più o meno qualsiasi cosa parlasse di musica.
Però è un po' come il grasso di balena di eniana memoria o le carozze a cavalli: anche le riviste stampate hanno fatto il loro tempo.
Meglio prima, meglio adesso? Per me, ma non è una novità, adesso.

santucci ha detto...

lo so non c'entra quasi niente, ma oltre alla storia dei contributi se per max stefani quello dei coldplay è il "concerto dell'anno in italia", bhè allora credo proprio che di lui non comprerei neanche una rivista sull'arredamento d'interni.

DiamondDog ha detto...

Nell'era odierna non possono esistere riviste musicali d'informazione, che come dite bene anche voi sarebbero in ritardo, noiose e sostanzialmente inutili.
L'unica via "commerciale" sarebbe quella di fare un qualcosa di tipo quasi-satirico. Che parli di artisti e di musica in modo superficialmente "gossipparo" e sarcastico ed entri in temi più approfonditi quasi a tradimento, dopo aver catturato l'attenzione del potenziale lettore.
Fine del buonismo e delle cinque stelle.
Fine della recensione obiettiva e dentro recensioni "di parte", più di una per lo stesso disco, una specie di disputa che ricalchi quanto succede spesso sui blog.
Fatta professionalmente potrebbe trovare un pò di spazio.
Sul web naturalmente, no carta stampata.

allelimo ha detto...

Idea interessante quella dell'ironia/satira sulla musica, chissà perchè ho come l'idea che chi si azzardasse a farlo si attirerebbe accuse di sarcasmo irrispettoso e offensivo delle altrui sensibilità...

TonyFace ha detto...

Sarcasmo nella musica italiana ?? ORRORE !
Impossibile senza ripercussioni (anche fisiche).

Un altro problema è quello che sottolinea Alle.
E' impossibile che ogni mese ci siano almeno 5 capolavori assoluti, 10 dischi dell'anno e almeno 50/80 album da 8...

enri1968 ha detto...

@ TonyFace hai sintetizzato bene i numeri, ci sono album che in pagella hanno dei voti alti, insomma tutti "secchioni"? Mah.

Un problema che ho avuto negli anni con le riviste di musica riguarda la comprensione del genere o sottogenere musicale però per fortuna ora con la rete si può ascoltare e capire da sè.

Invece mi interesserebbe lanciare un tema forse non preso in considerazione o sottovalutato nelle riviste: i testi.
Sempre si legge della musica ma dei testi? Mi sbaglio o non dovrebbero essere una parte importante del disco e quindi essere presi in considerazione, non vi pare?
Personalmente troverei più accattivante, interessante e completa una recensione, magari meno recensioni ma complete.
Voi che ne dite?

allelimo ha detto...

enri1968: per qunto riguarda il rapporto testi e musica, ne avevo già scritto, così come di recensioni musicali e di giornalisti musicali italiani, ti rimando a quei post :)