Il post precedente l'ho scritto mentre ascoltavo l'ultimo disco dei Dead Can Dance, "Anastasis".
Titolo curioso ma azzeccato, con la dedica al centravanti di Varese e Juventus dei primi anni '70.
Proprio come il calciatore, questo disco è un buon disco ma chiuso da altri migliori di lui: Boninsegna e Prati per il Pietro, almeno i primi tre dei Dead Can Dance per il disco.
Per questo disco vanno bene, volendo, tutte e quattro le recensioni del post "Ieri e oggi": dipende solo da con quale spirito lo si vuole affrontare.
La prima metà del disco (fatto in tutto di otto pezzi, lunghissimi ed estenuanti) sembra uscire pari pari dagli anni '80 (a parte una influenza orientale su "Agape"), la seconda metà cerca di mettere qualche nuovo elemento in gioco con scarsissimi risultati, anche in "Return of the She-King", uno dei rari pezzi in cui Lisa Gerrard e Brendan Perry cantano insieme.
Certo, le voci sono al solito magnifiche: calda e profonda quella di Brendan, ai limiti del possibile quella di Lisa (ascoltarla dal vivo, era/è un'esperienza davvero unica)
I titoli invece li candidano al titolo di Genesis degli anni '10: tra "Anastasis" e "Anabasis" (che con la seconda mi viene in mente al volo Senofonte e alcune tragiche versioni di greco) siamo in piena atmosfera ginnasio/liceo classico. E "Children of the Sun" ha spezzoni di testo francamente umoristici (l'ormai piucchepelato Brendan che canta "noi bambini del sole con i girasoli tra i capelli)
Nel complesso, un disco per il quale la mia recensione ideale sarebbe probabilmente la pessimistica/1: noioso, strasentito e inutile.
Detto con dispiacere, eh.
Note e links:
[1] Un po' di storia: primo disco a 16 anni da "Spiritchaser", nel frattempo i due DCD hanno pubblicato alcune tonnellate di roba live, compresi cinque ep in download gratuito, e qualche raccolta.
Hanno anche pubblicato diversi album solisti, però non ne ho mai ascoltato nemmeno uno.
Magari mi son perso dei capolavori, ma anche no.
[2] Prima che qualcuno me lo faccia notare: lo so che nel titolo c'è una "s" in più che nel calciatore...
Blog a chiusura estemporanea
("A mio parere, secondo me, io penso che, credo ma potrei sbagliarmi, la mia umile opinione è che, se non è troppo disturbo
mi azzarderei a sostenere che" - distribuire a piacere in ogni cosa da me scritta!)
venerdì 31 agosto 2012
mercoledì 29 agosto 2012
Ieri e oggi
Il gruppo "Y" si è riformato, 10 anni dopo lo scioglimento, e ha pubblicato, a 30 anni dal suo esordio, un nuovo disco, "Z".
Com'è il disco?
Approccio entusiasta/1
Fantastico.
Dopo 30 anni, gli "Y" sono ancora sulla breccia.
E hanno pubblicato un disco che può stare tranquillamente alla pari con i loro classici: senza stravolgere il loro suono in nome di una non meglio precisata "modernità", ci offrono canzoni da imparare e cantare a memoria per i prossimi 30 anni.
Approccio pessimista/1
Ma che cazzo.
Sono passati trent'anni e gli "Y" sono ancora lì a propinarci le solite vecchie canzoni, senza un minimo di originalità.
Canzoni anche belle, magari, ma sono sempre le stesse: non uno spunto, una piccola novità, qualcosa che ti faccia saltare sulla sedia per la sorpresa.
Completamente inutile.
Un tradimento per tutti i loro fan,
Approccio entusiasta/2
Fantastico.
A 30 anni di distanza dal loro esordio, ormai una pietra di paragone per innumerevoli dischi seguenti, gli "Y" sono ancora vivi e vegeti.
Partono dalla loro storia ma non si fermano lì: innovano e rinnovano, proponendo un mix di contaminazioni con tutte le più moderne suggestioni musicali, realizzando un disco che, pur inconfondibilmente loro, appartiene in pieno a questi anni.
Approccio pessimista/2
Ma che cazzo.
Ma come si permettono gli "Y" di tradire così il loro fan?
Invece di quello che sanno fare bene e che tutti si aspettano da loro, ci propinano questo disco senza capo nè coda, dove la loro ispirazione (?) è banalizzata da soluzioni "di moda", copiando ora qui e ora là tutte le tendenze musicali di questi ultimi tempi.
Degli "Y" che abbiamo amato e continuiamo ad amare, non c'è rimasto più nulla.
Completamente inutile.
Conclusioni:
Che cosa posso dirvi? Andate e fate, tanto ci sarà sempre, lo sapete, un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate!
Com'è il disco?
Approccio entusiasta/1
Fantastico.
Dopo 30 anni, gli "Y" sono ancora sulla breccia.
E hanno pubblicato un disco che può stare tranquillamente alla pari con i loro classici: senza stravolgere il loro suono in nome di una non meglio precisata "modernità", ci offrono canzoni da imparare e cantare a memoria per i prossimi 30 anni.
Approccio pessimista/1
Ma che cazzo.
Sono passati trent'anni e gli "Y" sono ancora lì a propinarci le solite vecchie canzoni, senza un minimo di originalità.
Canzoni anche belle, magari, ma sono sempre le stesse: non uno spunto, una piccola novità, qualcosa che ti faccia saltare sulla sedia per la sorpresa.
Completamente inutile.
Un tradimento per tutti i loro fan,
Approccio entusiasta/2
Fantastico.
A 30 anni di distanza dal loro esordio, ormai una pietra di paragone per innumerevoli dischi seguenti, gli "Y" sono ancora vivi e vegeti.
Partono dalla loro storia ma non si fermano lì: innovano e rinnovano, proponendo un mix di contaminazioni con tutte le più moderne suggestioni musicali, realizzando un disco che, pur inconfondibilmente loro, appartiene in pieno a questi anni.
Approccio pessimista/2
Ma che cazzo.
Ma come si permettono gli "Y" di tradire così il loro fan?
Invece di quello che sanno fare bene e che tutti si aspettano da loro, ci propinano questo disco senza capo nè coda, dove la loro ispirazione (?) è banalizzata da soluzioni "di moda", copiando ora qui e ora là tutte le tendenze musicali di questi ultimi tempi.
Degli "Y" che abbiamo amato e continuiamo ad amare, non c'è rimasto più nulla.
Completamente inutile.
Conclusioni:
Che cosa posso dirvi? Andate e fate, tanto ci sarà sempre, lo sapete, un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate!
giovedì 23 agosto 2012
Pirateria musicale
Ma come.
Dopo tutte le menate sul download illegale e sul web e il p2p e le case discografiche messe sul lastrico dai pirati informatici: non è vero niente.
O è vero solo in piccola, piccolissima parte.
Il 15%, per l'esattezza, secondo lo studio commissionato dalla RIAA (cioè la SIAE americana).
Questa è la parte di pirateria via web.
Il resto (cioè l'85%, mica bruscolini) è dato da scambi "fisici": cd illegali, quelli con le copertine fotocopiate venduti per la strada, e scambi di copie tra privati (ti do il cd e te lo copi, oppure ti do direttamente i file rippati su una chiavetta)
Cioè, esattamente quello che si faceva negli "anni d'oro" pre-web.
Una volta con le cassette, poi con i cd masterizzati, adesso con le chiavette USB.
L'altro numero significativo della ricerca è il 65%, che rappresenta la percentuale del mercato "illegale" rispetto al 35% del "mercato legale".
Ma è la composizione del mercato illegale già vista sopra a essere davvero affascinante: il web ha una responsabilità quasi insignificante.
La vera differenza con il "prima" è la facilità di copia dei formati digitali rispetto a quelli analogici.
Prima ti facevi la cassetta di un lp e avevi qualcosa che assomigliava all'originale.
Oggi ti copi il cd e hai qualcosa che è indistingubile dall'originale.
Credo sia il caso più clamoroso di zappa sui piedi mai realizzato da un'industria.
Che però sta cercando di correre ai ripari: nessuno mi leverà mai dalla testa che le menate di questi ultimi anni sulla "superiorità del vinile" siano state messe in giro ad arte dall'industria discografica...
Dopo tutte le menate sul download illegale e sul web e il p2p e le case discografiche messe sul lastrico dai pirati informatici: non è vero niente.
O è vero solo in piccola, piccolissima parte.
Il 15%, per l'esattezza, secondo lo studio commissionato dalla RIAA (cioè la SIAE americana).
Questa è la parte di pirateria via web.
Il resto (cioè l'85%, mica bruscolini) è dato da scambi "fisici": cd illegali, quelli con le copertine fotocopiate venduti per la strada, e scambi di copie tra privati (ti do il cd e te lo copi, oppure ti do direttamente i file rippati su una chiavetta)
Cioè, esattamente quello che si faceva negli "anni d'oro" pre-web.
Una volta con le cassette, poi con i cd masterizzati, adesso con le chiavette USB.
L'altro numero significativo della ricerca è il 65%, che rappresenta la percentuale del mercato "illegale" rispetto al 35% del "mercato legale".
Ma è la composizione del mercato illegale già vista sopra a essere davvero affascinante: il web ha una responsabilità quasi insignificante.
La vera differenza con il "prima" è la facilità di copia dei formati digitali rispetto a quelli analogici.
Prima ti facevi la cassetta di un lp e avevi qualcosa che assomigliava all'originale.
Oggi ti copi il cd e hai qualcosa che è indistingubile dall'originale.
Credo sia il caso più clamoroso di zappa sui piedi mai realizzato da un'industria.
Che però sta cercando di correre ai ripari: nessuno mi leverà mai dalla testa che le menate di questi ultimi anni sulla "superiorità del vinile" siano state messe in giro ad arte dall'industria discografica...
martedì 21 agosto 2012
Parole (che odio con tutte le mie forze)
"Sophomore".
Se ne fa un uso smodato su "Sentireascoltare" (peraltro e nonostante ciò, ancora una delle migliori riviste musicali on-line).
Con il significato di "Secondo album".
Tipo: "Bryter Layter è il sophomore di Nick Drake".
E che cazzo.
La prima volta che l'ho trovato ho dovuto cercare il termine su wikipedia:
"Sophomore is a term particularly used in US English to describe a student in the second year of study at high school or university.
The word is also used as a synonym for "second", for the second album or EP released by a musician or group, the second movie of a director, or the second season of a professional athlete."
Ora, capisco che si possa usare in "US English".
Ma in italiano?
Cosa cazzo vuol dire usare "sophomore" al posto di "secondo album"?
Qual è il maggior grado di figaggine conferito dalla frase "il sophomore di Nick Drake" rispetto a "il secondo album di Nick Drake", posto che nessuno in Italia dice "sono sophomore al ginnasio" o "sono sophomore a Scienze Politiche"?
Ma, soprattutto, perchè?
Note e links:
[1] Ricchi premi e cotillons a chi saprà fornire una risposta alle mie accorate domande...
Se ne fa un uso smodato su "Sentireascoltare" (peraltro e nonostante ciò, ancora una delle migliori riviste musicali on-line).
Con il significato di "Secondo album".
Tipo: "Bryter Layter è il sophomore di Nick Drake".
E che cazzo.
La prima volta che l'ho trovato ho dovuto cercare il termine su wikipedia:
"Sophomore is a term particularly used in US English to describe a student in the second year of study at high school or university.
The word is also used as a synonym for "second", for the second album or EP released by a musician or group, the second movie of a director, or the second season of a professional athlete."
Ora, capisco che si possa usare in "US English".
Ma in italiano?
Cosa cazzo vuol dire usare "sophomore" al posto di "secondo album"?
Qual è il maggior grado di figaggine conferito dalla frase "il sophomore di Nick Drake" rispetto a "il secondo album di Nick Drake", posto che nessuno in Italia dice "sono sophomore al ginnasio" o "sono sophomore a Scienze Politiche"?
Ma, soprattutto, perchè?
Note e links:
[1] Ricchi premi e cotillons a chi saprà fornire una risposta alle mie accorate domande...
lunedì 20 agosto 2012
The state of the music industry (Remix)
Ferie già finite, e mentre in questi ultimi dieci giorni di agosto prendo la rincorsa per ripartire a settembre, torno sul post precedente, che avevo un po' abbandonato a sè stesso...
Perchè vorrei far notare che, per quanto bella sia la storiella, c'è un problema nella conclusione.
Ovvero: nella terza vignetta manca completamente il download gratuito, più o meno legale, che continua ad esistere.
E la quarta vignetta ("Is 5$ ok?") dipinge di conseguenza una situazione non più realisticamente ipotizzabile.
Perchè il salto da 18 dollari a 5 dollari si sarebbe potuto fare prima del download gratuito.
Adesso, non è più un opzione realistica.
Perchè il confronto è tra "zero" (download gratuito più o meno legale) e "qualsiasi altra cifra".
Ora.
Non so voi.
Io, tra zero e "qualsiasi altra cifra", scelgo sempre zero.
La "qualsiasi altra cifra" che "risparmio" poi la uso per comprare altre cose, che hanno lo svantaggio di non poter essere ottenute tramite download.
Pane e salame, ad esempio.
Mutande e calzini.
Cose così, insomma: fisiche per necessità.
Ma se le case discografiche avessero gestito meglio il fenomeno del download, io ad esempio avrei probabilmente fatto i salti di gioia per la possibilità di avere a 5 dollari l'uno (invece che a 18) tutti i dischi che mi interessava ascoltare.
E avrei speso cifre folli se la musica fosse stata disponibile a prezzi più bassi.
Adesso, è troppo tardi.
La musica è percepita come gratuita.
Certo, compro ancora qualche cd.
Forse una ventina all'anno.
Ma solo perchè voglio farlo, per sostenere direttamente gli artisti che mi piacciono particolarmente.
E perchè sono nato e cresciuto in questo particolare periodo in cui la "copia fisica" è stata percepita come "l'originale" del prodotto musicale.
I miei figli invece ascoltano tutta la musica che vogliono e non hanno mai comprato un disco o un cd.
Proprio come è stato per tutta la storia della musica fino all'invenzione del supporto fonografico...
Perchè vorrei far notare che, per quanto bella sia la storiella, c'è un problema nella conclusione.
Ovvero: nella terza vignetta manca completamente il download gratuito, più o meno legale, che continua ad esistere.
E la quarta vignetta ("Is 5$ ok?") dipinge di conseguenza una situazione non più realisticamente ipotizzabile.
Perchè il salto da 18 dollari a 5 dollari si sarebbe potuto fare prima del download gratuito.
Adesso, non è più un opzione realistica.
Perchè il confronto è tra "zero" (download gratuito più o meno legale) e "qualsiasi altra cifra".
Ora.
Non so voi.
Io, tra zero e "qualsiasi altra cifra", scelgo sempre zero.
La "qualsiasi altra cifra" che "risparmio" poi la uso per comprare altre cose, che hanno lo svantaggio di non poter essere ottenute tramite download.
Pane e salame, ad esempio.
Mutande e calzini.
Cose così, insomma: fisiche per necessità.
Ma se le case discografiche avessero gestito meglio il fenomeno del download, io ad esempio avrei probabilmente fatto i salti di gioia per la possibilità di avere a 5 dollari l'uno (invece che a 18) tutti i dischi che mi interessava ascoltare.
E avrei speso cifre folli se la musica fosse stata disponibile a prezzi più bassi.
Adesso, è troppo tardi.
La musica è percepita come gratuita.
Certo, compro ancora qualche cd.
Forse una ventina all'anno.
Ma solo perchè voglio farlo, per sostenere direttamente gli artisti che mi piacciono particolarmente.
E perchè sono nato e cresciuto in questo particolare periodo in cui la "copia fisica" è stata percepita come "l'originale" del prodotto musicale.
I miei figli invece ascoltano tutta la musica che vogliono e non hanno mai comprato un disco o un cd.
Proprio come è stato per tutta la storia della musica fino all'invenzione del supporto fonografico...
venerdì 3 agosto 2012
giovedì 2 agosto 2012
Olimpiadi
Estate, blog in pausa ma anche tempo di Olimpiadi.
C'è qualcuno che si merita il tifo di tutti noi più di Oscar Pistorius?
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