Ma come.
Dopo tutte le menate sul download illegale e sul web e il p2p e le case discografiche messe sul lastrico dai pirati informatici: non è vero niente.
O è vero solo in piccola, piccolissima parte.
Il 15%, per l'esattezza, secondo lo studio commissionato dalla RIAA (cioè la SIAE americana).
Questa è la parte di pirateria via web.
Il resto (cioè l'85%, mica bruscolini) è dato da scambi "fisici": cd illegali, quelli con le copertine fotocopiate venduti per la strada, e scambi di copie tra privati (ti do il cd e te lo copi, oppure ti do direttamente i file rippati su una chiavetta)
Cioè, esattamente quello che si faceva negli "anni d'oro" pre-web.
Una volta con le cassette, poi con i cd masterizzati, adesso con le chiavette USB.
L'altro numero significativo della ricerca è il 65%, che rappresenta la percentuale del mercato "illegale" rispetto al 35% del "mercato legale".
Ma è la composizione del mercato illegale già vista sopra a essere davvero affascinante: il web ha una responsabilità quasi insignificante.
La vera differenza con il "prima" è la facilità di copia dei formati digitali rispetto a quelli analogici.
Prima ti facevi la cassetta di un lp e avevi qualcosa che assomigliava all'originale.
Oggi ti copi il cd e hai qualcosa che è indistingubile dall'originale.
Credo sia il caso più clamoroso di zappa sui piedi mai realizzato da un'industria.
Che però sta cercando di correre ai ripari: nessuno mi leverà mai dalla testa che le menate di questi ultimi anni sulla "superiorità del vinile" siano state messe in giro ad arte dall'industria discografica...
24 commenti:
ma lo studio è uno di quelli fatti negli anni '90 ai tempi di Napster??
mah!
No, è uno studio del 2011.
Qui i dettagli.
La storia della superiorità del vinile è stata messa in giro da chi li ascolta ed ha buon orecchio. Che poi anche questa a ben guardare è una polemica senza senso. Ascoltare il vinile, ascoltare il cd, ascoltare la liquida son semplicemente modi diversi di apprezzare la musica, son sorgenti diverse con caratteristiche diverse l'una dall'altra e metterli in competizione non ha senso. Certo che se si ascolta la musica con un lettore mp3 e un paio di cuffiette da dieci euro o con un giradischi di plastica comprato al MW non vi è alcuna differenza ed inutile farsi paranoie sulla qualità di questo o di quello.
Quanto al discorso della crisi dell'industria discografica...le responsabilità sono da cercare tra i guru del marketing molto più che tra i "pirati di strada".
ciao.
silvano, secondo me no.
Il mito della "superiorità del vinile" è un misto di leggenda, snobismo, elitismo, patafisica, collezionismo, rincoglionimento senile e irragionevolezza creato ad arte nel momento in cui l'industria discografica si è resa conto della forza con cui si era tirata la zappa sui piedi inventando i supporti fonografici digitali.
La pirateria musicale digitale è ridicolmente facile ed efficiente rispetto alla pirateria musicale analogica: le case discografiche ci hanno messo un bel po' a capirlo, ma quando ce l'hanno fatta hanno provato a correre ai ripari, supportate da una generazione di cinquanta-sessantenni che non chiedeva di meglio che gli venisse detto che "le loro cose" erano meglio delle cose di adesso.
Sulla parte dell'hi-fi, passo... :)
Lo sapevo che secondo te no. Ma ci sta. Dovresti qualche volta andare ad ascoltare un musica in un impianto top...o anche in un buon impianto ben assemblato.
;)
ho letto anch'io l'articolo e posso crederci, ho sempre considerato lo scarico illegale come un metodo per conoscere non per comporre il proprio archivio che alla fine è fatto per la maggior parte da originali e tarocchi di originali.
che poi nel tempo le generazioni future renderanno lo scarico illegale sempre più pesante, ma al momento condivido abbastanza.
Ti faccio il copia/incolla di un commento letto su un forum, che secondo me ha un suo fondamento:
"Nella percentuale di quello che lui chiama (il giornalista) "supporto fisico", la RIAA ha in realtà incluso i siti di archiviazione, distinguendoli (giustamente, perché non è la stessa cosa, non è bittorrent né eMule, per capirci) dal Peer To Peer. Ma i siti di archiviazione sono enormi e girano vagonate di musica lassù, altro che chiavette USB passate di mano (ma quando mai...); la RIAA ha fatto una statistica includendo questi e non differenziando ulteriormente le percentuali, ma saranno proprio loro, in quella statistica, a prendere il volume più grosso. Quindi, ancora, Internet."
silvano, lo sapevo che tu lo sapevi che secondo me no, e io so che tu sai che io so che secondo te si :)
Sono posizioni difficilmente conciliabili: secondo me più che un impianto top o assemblato, dovresti tu provare ad ascoltare musica collegando una Telecaster a un Twin Reverb.
Non ho invece capito il punto della tua citazione.
Sui siti di archiviazione c'è musica, ok, e quindi?
lo studio è da prendere col beneficio del dubbio, visto che non è stato diffuso dalla RIAA ma sembra essere un documento 'leaked' pubblicato da torrentfreak, sul quale la RIAA ha rifiutato di commentare (http://torrentfreak.com/riaa-online-music-piracy-pales-in-comparison-to-offline-swapping-120726/) nel grafico i siti di archiviazione (rapidshare etc) sono indicati come 'digital lockers', quindi un altro 4% di download da aggiungere al 15 del P2P.
Per il vinile senza entrare nel discorso qualità (dove ciascuno resta sulle sue posizioni) sei completamente fuori strada, nessuna major (sony EMI etc)sta spingendo il vinile in alcun modo. Dopo essersi zappati i piedi hanno provato a correre ai ripari con SACD e DVD Audio fallendo miseramente ma per le major il vinie è solo un fastidio
Lo studio non è stato diffuso dalla RIAA perchè evidentemente dimostra l'opposto di quello per cui era stato commissionato, cioè appoggiare la campagan della RIAA per l'inasprimento della lotta al download illegale.
E direi che il fatto che la RIAA si sia rifiutata di commentare depone a favore dell'autenticità dei risultati.
Le case discografiche, accecate dai guadagni iniziali derivanti dal passaggio dal vinile al cd, non si sono accorte che se da un vinile era possibile fare una cassetta più o meno simile all'originale (ma di qualità sicuramente peggiore) da un cd invece è possibile fare una copia identica all'originale.
Se lo avessero capito prima, stai pure sicuro che il cd non avrebbe mai visto la luce, e sarebbe stato ammazzato nella culla come tutti i formati digitali seguenti: DAT, miniDisk, etc.
La migliore protezione in assoluto dal mercato delle copie era il vinile, che aveva pure il vantaggio di dover essere sostituito dopo un po' perchè si rovinava con gli ascolti.
Alle case discografiche non interessa il vinile?
Mi permetto di dubitarne, visto che tutti i "top sellers" ormai realizzano i loro dischi anche in vinile, e che nei negozi di musica il vinile sta riconquistando spazio.
Per quanto riguarda il grafico, ok, aggiungiamo pure il 4% di rapidshare e simili al 15% del p2p, la pirateria musicale informatica rimane inferiore al 20%, non mi sembra che cambi molto il significato.
lo studio è probabilmente reale ma non essendo ufficiale mancano parecchi dati/chiarimenti. I download da youtube sono inclusi nello studio? parrebbe di no, e pare siano tantissimi ad utilizzare questo metodo. Insomma mancano informazioni sulla metodologia. Per i vinili, guarda i numeri. nel 2011 negli USA sono stati venduti solo per Adele 5.8 milioni di CD, piu del doppio di tutti i vinili. In UK la vendita di vinili ha toccato l'astronomica cifra record di 300.000 pezzi (con questi numeri un manager della Sony BMG si suiciderebbe all'istante)
fuzz, abbi fiducia: ci vuole tempo per lanciare le "novità".
E il vinile è la grande novità di questi ultimi anni...
:)
Puntare sul ritorno al vinile per tirare su il mercato discografico sarebbe l'ennesimo errore di valutazione delle major.
Non solo, infatti, non considerano che uno snob, elitario, patafisico, collezionista, rincoglionito e irragionevole patito di vinili tipo me pensa che la musica sia morta (quindi puoi anche pubblicare gli album di Lady gaga o di Valerio Scanu in vinile ma non te lo compra nessuno), ma soprattutto non tiene conto che ad una ristampa tale e quale venduta a 35 euro in un grande magazzino accanto ai ferri da stiro, preferirà sempre una copia usata/originale trovata a 5-10 euro in una bancarella o in un negozio di usato o su internet.
Un po' meglio va con le edizioni speciali deluxe ma non credo basti per mandare avanti un settore.
saluzzishrc, se tu pensi che la musica sia morta e che una copia usata/originale sia meglio di una nuova, per me va benissimo.
Vuol dire che sei un semplice collezionista e non un appassionato di musica, e quindi abbiamo poco in comune di cui discutere.
Comunque, se per assurdo fosse possibile cancellare con un colpo di spugna tutti i formati di registrazione e memorizzazione digitale e tornare all'analogico, stai pure sicuro che le case discografiche sarebbero le prime a festeggiare.
Se fosse possibile, appunto, ma purtroppo non fosse possibile.
Piuttosto che provare a riconvertire le masse al vinile, quindi, se fossi una casa discografica mi terrei buoni i "collezionisti" dandogli in pasto qualche Immersion edition ogni tanto ma punterei sul digitale per cercare di recuperare qualcosa.
Tutto qui.
saluzzishrc, ma certo che non è possibile, era un ragionamento per assurdo.
Le case discografiche (vedi anche i due post sullo stato dell'industria discografica) sono destinate a sparire, punto.
Chi vorrà in futuro vivere con la musica dovrà inventarsi nuovi (vecchi) modi di farlo.
Le edizioni De Luxe, i cofanetti e le stampe limitate in vinile servono solo a rimandare di un po' l'estinzione dell'industria musicale.
Una sorta di accanimento terapeutico.
Le nuove generazioni già adesso non identificano più la fruizione di musica con l'acquisto del supporto fonografico.
Tempo una ventina d'anni e tutti i supporti fisici faranno la fine dei cilindri di cera: curiosità di un'epoca passata che nessuno usa più.
E, a scanso di equivoci: ne sono felice.
I collezionisti potranno spendere cifre folli per una prima edizione di un vinile del 1966, magari chiusa dal cellophane originale, e gli appassionati di musica potranno ascoltarla senza doversi svenare con gli acquisti.
(E vissero tutti felici e contenti)
Per quanto riguarda i formati analogici... qualcosa a loro pro hanno: digitalizzare introduce il rumore di quantizzazione e non rappresenta "fedelmente" la realtà. Il vinile ha tutti degli altri problemi (tipo, banalmente, che ogni minima variazione del supporto implica una variazione del contenuto, oppure il rumore di fondo della puntina)... personalmente credo che per far davvero valere la differenza tra vinili e supporti digitali siano necessari apparecchi di riproduzione di ottima qualità: giradischi, preamplificatori, amplificatori e diffusori ottimi (e costosissimi)
Greg: no, no e no.
Una forma d'onda digitalizzata rappresenta la realtà in modo perfetto.
Non "più o meno" (come fanno i formati analogici, che quello significano: "più o meno simile") ma esattamente.
La teoria matematica alla base del campionamento lo dimostra in maniera certa, se vuoi trovi maggiori riferimenti in altri post, qui ad esempio.
Sugli apparecchi costosissimi, anche no.
Anche di questi ho già parlato in abbondanza sul blog, se filtri i post con il tag "tecnica" ne trovi diversi su hi-fi e patafisica.
"Una forma d'onda digitalizzata rappresenta la realtà in modo perfetto." In che mondo scusa? Anche con il DSD non avremo mai la riproduzione esatta di una forma d'onda com'era prima una volta digitalizzata, figuriamoci con un campionamento a 44, 48 o 96 Khz. Nella quantizzazione ogni campione viene quantizzato ad un valore che ne approssima il valore reale. È qui che l'operazione di conversione in digitale di un segnale analogico introduce una degradazione Sulla quantizzazione
Scusa, ma il link che hai postato non parla della teoria del campionamento, ma dei db di dinamica possibili per bit di risoluzione, ovvero i soliti 6 db per bit, che nel campionamento a 16 bit si traduce in 96db di dinamica.
Purtroppo il link che ti ho dato prima (senza controllare) non è più valido, ma l'articolo sul teorema di Nyquist, che spiega matematicamente perchè il campionamento digitale NON APPROSSIMA, ma riproduce esattamente la forma d'onda digitalizzata lo trovi adesso qui.
Parlo di quantizzazione, ovvero la discretizzazione delle ampiezze. Il campionamento è invece la discretizzazione del tempo, cioè come rendere discreto un segnale continuo e questo comporta, per definizione, degradazione e approssimazione del segnale.
Certo con un ipotetico campionatore (la cui frequenza di campionamento sia infinita) allora potremmo sperare di ottenere un segnale identico; i limiti fisici e il paradosso non ce lo consentono. Questo è il motivo per cui in campo audio non si usa la Trasformata di Fourier ma la Trasformata Discreta di Fourier...
Il teorema di Nyquist dice (e dimostra matematicamente) che un'onda sonora campionata contiene TUTTE le informazioni, senza nessuna distorsione, quando la frequenza di campionamento è più alta del doppio della più alta frequenza contenuta nella forma d'onda campionata.
La discretizzazione delle ampiezze si traduce nella dinamica: per un cd (16 bit) è di 96db, per un vinile è di circa 55/60db.
Il campionamento non comporta PER DEFINIZIONE degradazione ed approssimazione del segnale, come dimostra il teorema di Nyquist.
Per inciso, il campionamento dei cd (44,1 Khz a 16 bit) è stato scelto proprio in conseguenza del teorema, e non a cazzo di cane :)
Poi oh, si può credere a quello che si preferisce, anche all'esistenza dell'hi-fi esoterico, figurati un po'...
http://it.wikipedia.org/wiki/Campionamento_(teoria_dei_segnali)
...
cosa sarebbe l' hi-fi esoterico?
Cito dal tuo link:
"...dove f_c è la frequenza di campionamento ed f_m è la massima frequenza dello spettro del segnale da campionare. Se viene rispettata tale condizione è allora possibile ricostruire, con l'utilizzo di apposite funzioni interpolatrici, il segnale analogico senza perderne alcuna informazione..."
L'hi-fi esoterico è una teoria patafisica, che ipotizza la superiorità qualitativa di apparecchiature per riprodurre musica che costano alcune centinaia di migliaia di euro.
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