giovedì 8 novembre 2012

Parole e musica

A grande (ahem) richiesta, proviamo a riparlare dei testi delle canzoni.
In realtà, non ho nulla di nuovo da dire rispetto alle altre volte in cui ne ho già scritto, qui, qui e qui, in tre dei post meno commentati di questo blog...

Rimango dell'idea che la frase di gianCarlo Onorato (vedi il link al secondo "qui") sia il modo perfetto di rapportarsi al testo di una canzone, niente di più e niente di meno:

"Le parole sono incarnate nelle composizioni e vivono della musica di cui fanno parte".

E' tutto lì: le parole hanno senso solo nell'unione con la musica, da sole non valgono nulla.
Fosse per me, i testi non li stamperei nella confezione del disco.
Perchè stiamo parlando di dischi, e la musica è molto più importante del testo.
Più importante di diversi ordini di grandezza, eh.
E il testo, per fortuna, non è una poesia.
Forma espressiva che, per inciso, neppure mi piace molto.
Forse ne ho studiata troppa a scuola, ma è una cosa che mi sembra non rispecchi il nostro tempo.
Sicuramente, non il mio.
Faccio fatica a leggerla, non mi appassiona e non la capisco.

I cantanti cosidetti poeti, boh.
Già quando scrivono in italiano mi provocano un profondo senso di noia: su tutti, De Andrè.
E l'altrettanto intoccabile Gaber.
Anzi, Gaber di più, che lui non ha mai davvero scritto canzoni, quanto scuse per recitarci sopra le sue parole.
Bellissime, probabilmente.
Ma non mi interessano.

Se poi sono di lingua inglese, diciamo altri due intoccabili come Bob Dylan e Leonard Cohen, ma anche i dischi di reading di Nick Cave, grazie no.
Neppure li capisco al volo: contrariamente alla quasi totalità dei blogger italiani, che parlano l'inglese meglio dell'italiano, io parlo meglio l'italiano.
Con l'inglese, faccio più fatica.
Quindi i testi in inglese diventano una cosa tutt'altro che immediata, anzi.
Sono una cosa che deve essere sempre mediata da una traduzione.

Poi certo che sì: in astratto, meglio una canzone con una bella nusica e un bel testo che una con una brutta musica e un brutto testo.
(Monsiuer De Lapalisse ringrazia)
Ma nella realtà, del testo mi frega pochissimo.
E dei due casi intermedi (musica bella e testo brutto oppure musica brutta e testo bello), il primo lo posso apprezzare senza nessuno sforzo.
Esistono centinaia di belle canzoni con testi brutti, ma tanto i testi brutti si possono ignorare.

Canzoni brutte con testi belli, boh.
Ci saranno anche.
Ma se la musica è brutta, non sto certo a interessarmi del testo, quindi è come se non esistessero.
Perchè se non ti interessa scrivere la musica, ma usarla come veicolo per far sentire i tuoi testi, allora prendi il coraggio a due mani: non fare un disco.
Pubblica un libro di poesie, così evito di comprarlo e non ne parliamo più...


Note e links:
[1] Nei tre post precedenti sullo stesso argomento, molto probabilmente ho sostenuto cose in contraddizione con quanto affermo qui.
Perchè a volte un testo è così bello che ti fa cambiare idea sulla sua non rilevanza, soprattutto quando è unito a una musica che ti piace moltissimo.
D'altronde, mai affermato di essere immune alle contraddizioni...

21 commenti:

Unknown ha detto...

Io al contrario ti dirò che a me i testi interesserebbero anche... se non che il più delle volte sono una cocente delusione sul piano prettamente "testuale".

Sono arrivato alla conclusione che il testo migliore sia Lorca di Buckley: emissioni vocali, assonanze, alliterazioni e basta. Peccato sia stato un tentativo isolatissimo!

Unknown ha detto...

Ah, dimenticavo...grazie per avere assecondato la richiesta! )

enri1968 ha detto...

Grazie Alle.

Mi viene da scrivere che Giogio Gaber faceva il teatro canzone e avendolo visto 3 volte credo che la definizione ben si addica, poii testi di Gaber e Luporini se vogliamo possono essere racconti o riflessioni.
Una cosa è certa Gaber interpretava ed erano "suoi" più di una volta ho visto e sentito cover di lui che ... beh lasciamo perdere.

@ Evil Monkey c'è anche The dawn of the iconoclast dei Dead Can Dance

loopdimare ha detto...

sei così sbagliatamente lapidario che non meriti un discorso articolato. ti dico solo Bob Dylan.

allelimo ha detto...

loopdimare, ma guarda un po’: si può perdere tempo per rispondere che non vale la pena di perdere tempo per rispondere?
Non era meglio, che so, non rispondere?
:)

Comunque, ti dico solo Wolfgang Amedeus Mozart.
Non mi risulta abbia mai scritto un testo...

allelimo ha detto...

Evil Monkeys e enri1968, io mi ricordo ancora perfettamente dell'unica volta in cui ho ascoltato un disco che non conoscevo, con in mano la busta interna per leggere i testi.
(Senza leccare il vinile e senza guardarlo girare però, ero giovane sì ma già allora cercavo di non essere rincoglionito del tutto)

Era (ahem...) “Animals” dei Pink Floyd, con lo stereo di Selezione nel soggiorno di casa mia. Avevo forse 15 anni.
Ordunque.
Finita la prima facciata, avevo letto i testi.
Con un certo sforzo per cercare di capirli, che l'inglese lo conoscevo appena appena all'epoca.
E, a un tratto, mi sono reso conto che non avevo "ascoltato" il disco.
Non mi ricordavo nemmeno una canzone.
(E magari, era anche colpa del disco piuttosto che dell'aver letto i testi: oh, dico, "Animals" dei Pink Floyd...!)

In ogni caso, da allora non l'ho più fatto.
Ho sempre ascoltato PRIMA il disco, e solo dopo, eventualmente, ho letto i testi.
Quasi sempre, con scarso interesse.

Sarò anche strano (o sbagliatamente lapidario da non meritare discorsi con gli articoli: solo predicati verbali e nominali?), ma mi sono sempre trovato bene così.

ReAnto ha detto...

parole parole parole
parole parole parole
parole parole parole
soltanto parole
:)

joyello ha detto...

Discorso interessante e, come più o meno sempre in tema di musica giovanile, piuttosto difficile da genralizzare.
Tu scrivi bene: non ti interessano i testi. Io, viceversa, dico che sono parte integrante di una canzone e se non mi piace quello che dice, generalmente non mi piace la canzone. Se gradisco la linea melodica (o armonica), se mi piace l'arrangiamento, se lo trovo una bomba di pezzo ma... il testo non mi piace, beh, generalmente ritengo quella canzone un fallimento e, nel bene e nel male, la archivio tra quelle che non mi piacciono.
Mi piace che la capacità di un autore (o un gruppo di autori) sappia confezionare il prodotto nel miglior modo possibile e il prodotto "canzone" contiene musica e parole che devono essere entrambe di un livello che mi soddisfi.
Faccio un esempio cretino: Tiziano Ferro, secondo me, è uno che scopiazzando (anche gravemente) di qua e di là) è diventato un discreto compositore pop ma... si perde nei testi. E infatti la differenza si sente quando si affida a autori esterni. "Non ti scordar mai di me", ceduta a Giusy Ferreri, è una canzone pop perfetta. Ammiccante e gigiona nella melodia e con un testo davvero affascinante. Versi come "Non ti scordar mai di me,
di ogni mia abitudine,
in fondo siamo stati insieme
e non è un piccolo particolare.
Non ti scordar mai di me,
della più incantevole fiaba
che abbia mai scritto,
un lieto fine era previsto e assai gradito" hanno qualcosa di geniale. Li ha scritti Claudio Casalino.
Potremmo anche parlare della formidabile ultima produzione di Lucio Battisti dove TUTTO girava attorno ai testi di Pasquale Panella ma, ugualmente, sulla copertina del disco c'era scritto solo il nome di Battisti.
Ma non voglio fare polemiche, trovo solo molto interessante che ci siano percezioni così divergenti. Mi sembra strano che ci siano fans degli Smiths che non hanno mai pianto ascoltanto "I Known i's Over" o amanti di David Sylvian che non si sono emozionati ascoltando le parole "The sound of waves in a pool of water
I'm drowning in my nostalgia..." o che si "accontentano" di lasciarsi affascinare dall'incedere ritmico di "Siberia" senza comprendere le parole che Federico Fiumani ha scritto per canterci sopra.
Concluderò con una grande verità, una frase che ho appena inventato e che, nella mia genialità di autore, trovo perfetta all'uopo: Il mondo è bello perché è vario. :)

Per inciso, meglio non fare confuzione: Giorgio Gaber non ha MAI scritto un testo in vita sua. Lui è stato sempre e solo compositore.
Discorso contrario vale, ad esempio, per Enrico Ruggeri che è sempre e solo stato paroliere. Le sue canzoni, sempre, sono scritte da altri autori (per lo più da Luigi Schiavone).

allelimo ha detto...

joyello, senti qua: "Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace".
Crederai mica di essere solo tu in grado di inventare sui due piedi frasi perfette all'uopo?

Ovvero.
Sono d'accordo con quasi tutto quello che dici.
Soprattutto se separiamo il discorso tra i testi in italiano e quelli in altre lingue.

Italiano: lì c'è poco da fare, ascolti la canzone e capisci il testo, non hai modo di evitarlo.
Quindi sì, un brutto o un bel testo in italiano possono avere un peso maggiore nella valutazione della canzone.
I Diaframma di "Siberia" erano straordinari proprio per l'unione di testi e musica e il fatto che a vent'anni era esattamente quello di cui io avevo bisogno.
Però coi dischi successivi Fiumani ha continuato a scrivere testi bellissimi su musiche che non mi sono più piaciute.

Inglese: circa il 90% della musica che ascolto io è cantata in inglese (o non cantata, spesso).
E capisco che il blogger medio italiano parla l'inglese meglio dell'italiano, io no.
L'inglese lo parlo e lo leggo discretamente, ma quando sento per la prima volta una canzone, difficilmente capisco il testo al volo.
Devo mettermi lì a volerlo capire, magari leggendo i testi dalla copertina, o prestando un'attenzione particolare al testo stesso.

E, sinceramente, quante volte ne vale la pena?
Probabilmente non ho mai approfondito la comprensione del testo per il 90% delle canzoni in inglese che ho ascoltato nel corso della mia vita.
Poi certo, cogli una frase qui e là, qualcosa capisci in ogni caso.
Ma, seriamente, dimmi tu, joyello: di quanti dischi in inglese puoi dire di conoscere davvero i testi?

Soprattutto quando eravamo più giovani, ma certo che abbiamo tutti speso ore a tradurre i testi dei nostri cantanti preferiti (con il classico "ho imparato l'inglese anche ascoltando i dischi di rock") e magari a trascriverli sul diario scolastico.
E ci siamo comprati i libri (ti ricordi quanti ne uscivano negli anni '80?) che traducevano i testi di questo o quel cantante: io avevo i Pink Floyd, con annotati gli accordi delle canzoni man mano che li trovavo, i Doors, i Genesis, ma anche il mitico "Nuovi poeti rock" con Bauhaus, Joy Division, Scritti Politti.

Ma sono gocce nel mare di centinaia di dischi in inglese del cui contenuto testuale ho una vaghissima idea.

silvano ha detto...

La forma canzone non è solo, talvolta, una forma d'arte ma più una forma comunicazione posta tra l'immediatezza della prosa e la concisione della poesia, ma tracendendole entrambe e trovando una sua via...la canzone appunto.
E' un di più nei molteplici modi di comunicazione che abbiamo: un tweet ante litteram di solito abbastanza breve 2, 3, 4 minuti al massimo.
Se voglio ascoltare musica ascolto jazz o sinfonica, se voglio ascoltare testi ascolto cantautori, e se voglio ascoltare entrambi...beh insomma capita di trovare musica di buon livello e testo pure.
Quanto ai testi stampati nei dischi/cd li trovo utilissimi, non essendo il mio un inglese da fenomeno (in altre parole ascoltando Dylan, o chi per lui, cantare di solito non capisco una mazza).
ciao, silvano.
;-)

saluzzishrc ha detto...

Bel testo e bella musica sarebbe il massimo ma di album così ce n'è uno su dieci, se va bene.

Per tutti gli altri da una parte Animals è il classico esempio di come quando un testo è fantastico ma la musica è solo un supporto il disco non funziona, dall'altra invece ci sono tantissimi esempi del contrario, ovvero grandi album con grande musica ma testi quantomeno banali (qualcuno ha mai fatto caso ai testi, che so io, di Sunshine of your love dei Cream o di Communication Breakdown?).

Certo in italiano siamo un po' più schizzinosi perchè un testo demmerda salta più all'occhio (non ti preoccupare Allelimo, con l'inglese stiamo tutti così, e da una parte è un bene) ma in linea di massima anche secondo me in un album MUSICALE la musica vale molto di più delle parole.

Aggiungerei un'altra cosa: il messaggio in musica non passa solo ed esclusivamente attraverso i testi ma è un insieme di cose. I Cream o i Led Zeppelin (o se vogliamo anche Jimi Hendrix o tantissimi altri) hanno comunque mandato un messaggio rivoluzionario non certo grazie alle cose che hanno scritto ma al fatto di "essere" rivoluzionari.


Joyello ha detto...

Sto per uscire, che mi aspetta un treno...quindi, per ora, rispondo solo alla domanda diretta.
Non so dire "quanti" sono ma, con certezza, posso dirti che TUTTI i dischi cantati in inglese che mi piacciono hanno anche dei testi che mi piacciono (Sunshine of your love, per me è un testo formidabile!). Infatti faccio molta fatica ad ascoltare dischi in lingue a me aliene, proprio per questa ragione. Non capendo molto, mi tocca chiedere a qualcuno di spiegarmi di cosa parla la canzone. Per esempio, Jacques Brel ho imparato ad amarlo attraverso le versioni italiane dei suoi classici (in genere tradotti da Paoli o da Bardotti), generalmente tradotti pedissequamente (vedi, Non andare via/Ne me quitte pas e La canzone degli amanti/Chanson Des Vieux Amants)... La musica mi piaceva già ma.. non riuscivo a "gustare" un'opera a metà.
:-)

Complimenti per la tua inventiva per la tua capacità di inventari frasi perfette all'upo. Mi hai sorpreso!
:-)

Leandro Giovannini ha detto...

Di Mozart - Da Ponte "Non più andrai", canta il basso Lucio Gallo

non piu` andrai farfallone amoroso
notte e giorno d`intorno girando delle belle turbando il riposo
narcisetto adoncino d amor
non piu avrai questi bei pennacchini,
quel cappello leggero e galante,
quella chioma quell aria brillante,
quel vermiglio donnesco color
quel vermiglio donnesco color
non piu avrai quei pennacchini, quel cappello, quella chioma,
quell aria brillante
non piu` andrai farfallone amoroso
notte e giorno d`intorno girando delle belle turbando il riposo
narcisetto adoncino d amor
tra guerrieri poffarbacco!
gran mustacchi, stretto sacco,
schioppa in spalla, sciabla al fianco,
un gran casco o un gran turbante,
molto onor, poco contante,
poco contante, poco contanteeee...
ed invece del fandango,
una marcia per il fango,
per montagne, per valloni,
con le nevi o sollioni,
un concerto di tromboni,
di bombarde, di cannoni
che le palle in tutti i tuoni e l orecchie fan fischiar
non piu avrai quei pennacchini, quel cappello, quella chioma,

quell aria brillantenon piu` andrai farfallone amoroso

notte e giorno d`intorno girando delle belle turbando il riposo

narcisetto adoncino d amor

cherubino alla vittoria,

alla gloria militar

alla gloria militar
alla gloria militar

http://youtu.be/v_iW4Coo2rI

Leandro Giovannini ha detto...

Ovvero, Mozart non ha mai scritto un testo, aveva chi glieli scriveva, tirerò un bestemmino, una specie di mogol-battisti antelitteram. provate a fare una compilation delle arie che ci sono nelle "Nozze di Figaro". Pure pop for yesterday people (ma anche di oggi). Parole e musica in combinazione perfetta.

Leandro Giovannini ha detto...

il bestemmino era un bestemmione, maledetto correttore ortografico. :o)

allelimo ha detto...

Sono un po' in ritardo con le risposte, domando scusa a tutti.

silvano: la canzone è una cosa diversa da prosa e poesia, pefettamente d'accordo.
A volte capita di trovare musica di buon livello e testo pure, ok.
Il punto però era: e se la musica è bella ma il testo no?
Se il tuo inglese non è fenomenale, vuol dire che non sei un blogger italiano. Tutti i blogger parlano l'inglese meglio dell'italiano...

saluzzishrc: oggi sono ecumenico, mi trovo d'accordo anche con il tuo uno su dieci se va bene.
E sono praticamente d'accordo con tutto quello che hai scritto (vabbè, a parte forse la cosa sui testi dei Pink Floyd, ma io con loro ciò un brutto rapporto...)

joyello, se lo dici tu, ti credo.
La situazione per me è completamente diversa, ma non è bello ciò che è bello, ma il mondo perchè è vario (ardita crasi tra frasi coniate all'uopo...)
Pensa che io apprezzo pure i dischi dei Daf e degli Einsturzende Neubauten, e non ci capisco davvero una mazza di quello che dicono.
Mentre altre lingue nel rock (spagnolo, francese, giapponese) mi danno un senso di rifiuto, ma non perchè non capico il contentuto dei testi, ma proprio per il suono delle voci, delle sillabe, dei fonemi.

Harmonica: non c'è nulla la mondo che mi dia più fatsidio alle orecchie dei cantanti di musica lirica.
Se poi quello lì è un "bel testo", evidentemente anche sui testi abbiamo gusti non compatibili, come già sulla musica.
Pazienza.
E comunque, Mozart non ha mai scritto "un testo" lo stesso.
Se poi vogliamo discutere quanta della fama di Mozart sia dovuta alla sua musica e quanta ai libretti di Da Ponte, comincia pure tu, a me sembra un discorso piuttosto inutile.


Leandro Giovannini ha detto...

mi dispiace per te, ti perdi della buona roba. comunque mi sembrava di aver detto che nel caso delle opere di Mozart, la collaborazione con Da Ponte prima e Schikaneder per il Flauto Magico poi, fu un'alchimia unica a tal punto che dopo tre secoli siano ancora rappresentate. se poi consideriamo che all'epoca i testi delle opere erano delle palle colossali tutte imperniate su personaggi del classicismo epico greco e romano, quello lì è un "bel testo", fu un punto di svolta nella storia della musica, non più storie ammuffite ma opere che arrivavano al cuore e non solo alla testa. ho forse detto che mozart è conosciuto per i testi? non mi pare proprio.

allelimo ha detto...

Mi perdo della buona roba, pazienza.
Come ho detto altre volte, già non ho il tempo per ascoltare tutta la musica che mi piace, figurati quella che non.
Su Mozart e sull'importanza dei libretti di chi vuoi tu per la sua musica, che devo dirti.
Secondo me non contano un cazzo, tanto è vero che senza Wikipedia non avrei assolutamente idea di chi siano Da Ponte e Schikaneder.
E' anche vero che di musica classica non so quasi nulla, nel caso mi sbagliassi e l'unione di libretto e musica sia fondamentale per la fama di Mozart, domando scusa, non ne avevo proprio idea.

Joyello ha detto...

Dai, non dire così! C'è gente che senza Wikipedia non avrebbe idea di chi siano Ian Curtis, Hugh Cornwell e Nick Drake.
E' la solita "questione": i nostri IDOLI ci sembra che siano giustamente conosciuti da tutti, quelli degli altri, sono quelli degli altri e poco ci importa.
Nonostante la tua "ignoranza" (e la mia idiosincrasia per il melodramma) mi sento di dire che Lorenzo DaPonte sia un po' più importante di Ian Curtis. Bravi entrambi, di due epoche diversissime ma, non so come dire, diversamente influenti. Il primo ha cambiato il modo di scrivere i libretti d'opera (spesso adattando testi esistenti della drammaturgia, altre volte scrivendo opere originali, tanto da poter mettere un punto di svolta nel suo lavoro riconoscendo un prima e un dopo DaPonte), il secondo ha solo scritto una decina di bellissime canzoni a tema depressivo-adolescenziale.
Sul fatto che "è più famoso Mozart di DaPonte" è ancora sintomo di ignoranza. La stessa che fa sentire frasi come "Ho visto l'ultimo film di Brad Pitt" (e non "CON Brad Pitt") oppure parlando di una determinata canzone, attribuendola al suo esecutore senza mai citare l'autore. In Internet c'è pieno di questa ignoranza. Prova a cercare il testo di una canzone, poi dimmi QUANTE volte c'è scritto il nome dell'autore. Se vuoi evitarti la fatica, te lo dico io: MAI. Con l'eccezione delle occasioni in cui autore e interprete coincidono.
Ma son tutte cose che sai, non fare il fintotonto. :)

allelimo ha detto...

Joyello, giuro: ero serissimo.
L'opera non mi dice davvero nulla, le mie sensazioni ascoltandola vanno dal lieve fastidio al rigetto totale.
E sono genuinamente ignorante riguardo a storia, autori, interpreti, etc.
E' una cosa che non mi interessa per nulla.

Però credo sia significativo, proprio in quanto ignorante della materia, che ci siano cose che "si conoscono" a prescindere.
Mozart, Verdi, Puccini, Rossini: sono tutti autori che più o meno so dove collocare, pur non sapendo chi di loro abbia scritto la Turandot o il Nabucco (no, questo forse lo so, è Verdi?).
Voglio dire: dell'argomento conosco le quattro cazzate in croce che conoscono tutti.
Tipo, anche se uno non si interessa di calcio Pelè, Maradona e Rivera dovrebbe averli sentiti nominare, Monelli e Tosetto anche no.

E quindi, se tra le cose che si conoscono a prescindere c'è Mozart ma non DaPonte, secondo me ha un minimo di significato riguardo la loro importanza nella storia della musica.

Se invece, come ho già detto prima e come mi sembra di capire anche dal tuo intervento, DaPonte sia una figura chiave per la suddetta storia, ok, non lo sapevo.
Invece di Mozart avrei dovuto citare uno che non scriveva opere ma sinfonie, magari.
Beethoven, forse (se non ha scritto anche lui opere con libretti innovativi... spero di no, ma sto aprlando di cose che non conosco, e siccome non mi piace farlo, la pianto qui)

Jingle ha detto...

Questo articolo dà l'idea di qualcuno di molto chiuso su dei rigidi schemi mentali. L'opinione espressa è senza dubbio accettabile (a ciascuno il suo, d'altronde), ma l'autore minimizza molto il discorso ad una semplice questione di musica-testo/composizione-frasi/note-lettere. L'interazione tra questi elementi non è affatto scontata come può apparire: la coesistenza tra l'apparato verbale e quello musicale non può essere ridotto ad una semplice questione di "superiorità strutturale" dell'uno o dell'altro, perché spesso i due elementi sono giocati insieme. Prendiamo come esempio due canzoni diversissime, ma perfette per esprimere ciò di cui si sta discutendo: "Like A Rolling Stone" (Bob Dylan) e "Gimme Shelter" (Rolling Stones). La prima ha senza dubbio il testo come punto di forza: la voce di Dylan spicca sopra le note della canzone, è il focus, e l'obbiettivo della canzone è quello di veicolare il significato delle parole espresse... Ma dire che si ferma lì sarebbe riduttivo! L'apparato musicale non è chiaramente né complesso né particolarmente originale, ma il suo utilizzo fa da più che semplice "trasportatore" del testo: né detta la forma, separando le strofe e gettando le basi per l'incipit emotivo del testo stesso, quasi come ne fosse un'estensione naturale (a significato x base musicale y, piuttosto che il contrario). La musica fa da accompagnamento, ma anche da parte della metrica e della musicalità del testo.
"Gimme Shelter" dei Rolling Stone è il contrario: lì il focus è sull'insieme, sull'identità complessiva della canzone, e il testo esiste per aggiungere una dimensione verbale e vocale al tutto. Tuttavia, si può anche dire che quello sia tutt'altro che un cattivo testo: l'atmosfera che le parole pronunciate esprimono fortificano l'apparato musicale così come quello musicale fortificava il testo in "Like A Rolling Stone" (in questo caso, a musica a corrisponde immagine b). La qualità di un testo dipende tantissimo dal contesto in cui viene utilizzato, ma è vero anche il contrario, e cioè la qualità di una composizione può essere dipendente dal tipo di testo che sorregge.
Quello che voglio dire con questo lungo commento è che mi pare un po' chiuso (e anche un po' spocchioso) ridurre i testi delle canzoni a meri giochetti metrici per farci stare una performance vocale.