Per la prima volta, una classifica di fine anno!
Ho ripreso tutti i post di quest'anno che parlavano di dischi e ho assegnato ad ognuno di essi una valutazione secondo la scala usata a partire dalle ultime recensioni.
Questa la sintesi di quest'anno di ascolti, composta di dischi pubblicati nel 2012 e dischi da me ascoltati per la prima volta nel 2012 (al netto quindi di ristampe e riascolti vari).
Sono tutti i dischi che hanno meritato una "A", eccoli in ordine di preferenza:
Khonnor - Handwriting (2004)
Ilyas Ahmed - With Endless Fire (2012)
Giampiero Riggio - Separations (2012)
Giardini di Mirò - Unluck ep (2012)
Message to Bears - Folding Leaves (2012)
Breathless - Green to Blue (2012)
Giardini di Mirò - Good Luck (2012)
Lilith and the Sinnersaints - A Kind of Blues (2012)
Ilyas Ahmed - The Vertigo of Dawn (2008)
Yo la Tengo - Fade (2013)
June Miller - I couldn’t be with you even if I wanted (2012)
Dresda - Diluvio (2012)
Howth Castle - Rust of Keys (1990)
Note e links:
A margine, un paio di considerazioni.
Ho letto svariate classifiche di fine anno su diversi blog in questi giorni, ce n'è una su molti di quelli linkati qui di fianco.
La cosa veramente curiosa è che non conosco/non ho ascoltato la stragrande maggioranza dei dischi che sono nelle diverse classifiche, anche in quelle fatte da persone con gusti musicali non troppo diversi dai miei.
La frammentazione degli ascolti è ormai altissima, e ognuno è davvero unico e autonomo nelle proprie scelte.
Se questo sia un bene o un male, non ne sono sicurissimo, ma direi un bene: da una parte il numero delle uscite ormai è sicuramente tale per cui è impossibile ascoltare tutto, dall'altra è possibile però ascoltare qualsiasi cosa, e questo permette a ognuno di scegliere in modo sempre più autonomo e consapevole.
Riporto qui alcune delle classifiche lette in giro:
Joyello
Dirty Projectors - Swing lo Magellan
Calexico - Algiers
Grizzly Bear - Shields
Beach House - Bloom
Afterhours - Padania
Neneh Cherry & The Thing - The Cherry Thing
The XX - Coexist
Fausto Rossi - Blank Times
Jimmy Cliff - Rebirth
Patti Smith - Banga
Lucien
Calexico - Algiers
The Shins - Port of Morrow
Pinback - Information Retrieved
Tre Allegri Ragazzi Morti - Nel giardino dei fantasmi
Resto in Ascolto
Langhorne Slim - The Way We Move
Menomena - Moms
Solos - Beast Of Both Worlds
Sycamore Age - Sycamore Age
Dirty Projectors - Swing Lo Magellan
Shearwater- Animal Joy
Tu Fawning - Monumento
Alt-J - An Awsome Wave
The Mountain Goats - Transcendental Youth
Joshua James - From the Top of Willamette Mountain
TonyFace
Secret Affair - Soho Dreams
Neneh Cherry and The Thing - Cherry thing
Macy Gray - Talking book
Martha High and the Speedometers - Soul overdue
Patti Smith - Banga
Motorpsycho - The death defying unicorn
Paul Weller - Sonik Kicks
Jimmy Cliff - Rebirth
Goat - World music
Jessica Lauren Four - s/t
In sintesi: ci sono solo tre dischi nominati più di una volta (Calexico, Dirty Projectors e Neneh Cherry) e sono tutti nella classifica di Joyello e in una sola delle altre classifiche (e nemmeno uno nella mia...)
Dei dischi nelle altre classifiche, ne ho ascoltati esattamente 4, di almeno 20 non sospettavo nemmeno l'esistenza.
Blog a chiusura estemporanea
("A mio parere, secondo me, io penso che, credo ma potrei sbagliarmi, la mia umile opinione è che, se non è troppo disturbo
mi azzarderei a sostenere che" - distribuire a piacere in ogni cosa da me scritta!)
sabato 29 dicembre 2012
giovedì 27 dicembre 2012
Breathless - Green to Blue
Breathless - Green to Blue (2012)
giudizio (confermato): A
Nuovo disco dei Breathless, è la classica uscita che voglio che mi piaccia ancora prima di ascoltarla.
Questa volta è andata bene e mi piace davvero.
Anche se è un disco molto in bilico tra presente e passato, e pende pericolosamente dalla parte del passato: ma i Breathless hanno qualcosa di atemporale, ce l’avevano anche trent’anni fa, e quindi è giusto che ce l’abbiano ancora oggi.
Gruppo quasi sconosciuto in patria, hanno sempre avuto lo status di piccolo culto qui in italia, fin dagli esordi (1984) se ne è sempre parlato ampiamente su giornali come Rockerilla.
E’ possibile parlare dei Breathelss senza nominare i due numi tutelari del gruppo, Joy Division e Pink Floyd?
No, e infatti non lo faccio.
La loro new wave è sempre stata mischiata con la psichedelia romantica inglese, facendone un qualcosa che non ha mai avuto imitatori, e che suona perciò sempre molto personale.
In qualche modo hanno anticipato di alcuni anni musiche come lo sheogaze e il post-rock, con i loro crescendo strumentali più emozionali più che banalmente fatti di chitarre smandolinate di troppi gruppi di post-rock in carta carbone.
“Fade” aggiorna il suono dei Breathless al 2012, risultando molto più “naturale” di quello dei primi album (per altro, capolavori assoluti, sia “The Glass Bead Game” che “Three Times and Waving”), in cui c’era una batteria veramente “enorme”, annegata nel riverbero, così tipicamente anni ‘80 per suono e missaggio.
E lascia un ruolo molto più equilibrato agli altri strumenti, dalla chitarra di Gary Mundy, sempre misurato e lontanissimo da sterili esibizioni tecniche (anzi, quasi si sente una certa scarsità tecnica di fondo, cui sopperisce con le idee: ogni sua parte è “costruita” col solo scopo di risultare funzionale alla canzone) al basso di Ari Neufeld, bassista grandissima, i cui giri di basso mi hanno ossessionato per anni per la loro perfezione “newwavica” (se così si può dire).
Giri di basso come quello di “All My Eye & Betty Martin” sono a mio parere più rappresentativi di quel modo di suonare il basso dei giri di Peter Hook, che quel modo l’ha inventato.
E poi c’è Dominic Appleton, che è un grande cantante, come testimonia ad esempio il fatto di essere l’unico artista ad aver cantato su due episodi del "supergruppo 4AD" This Mortal Coil (il secondo e il terzo, cioè due dei dischi più interessanti prodotti dalla new wave tutta, e dalla 4AD in particolare)
Rileggo quanto scritto fin qui, e insomma: che accozzaglia di luoghi comuni.
Ho scritto solo cose che chiunque apprezzi già i Breathless conosce di certo.
Però il disco è bello.
Ci sono le classiche ballate alla Breathless, e ci sono i classici crescendo emozionali alla Breathless.
Ci sono anche canzoni che osano qualcosa di nuovo, ma senza esagerare
In sintesi, questo disco mi piace per lo stesso motivo per il quale normalmente non mi piacciono altri dischi: perchè ripete un clichè.
Forse perchè questo dei Breathless è un clichè poco sfruttato, o forse perchè lo ripete bene, con canzoni che mi fa piacere ascoltare.
E che rimandano senz’altro a sensazioni provate quasi 25 anni fa, con l’inevitabile effetto nostalgico.
In sovrappiù, il packaging è quello che di solito odio: doppio cd e doppio lp in vinile, con copertina apribile a fare da specchietto per i gonzi.
Copertina stupenda eh, come tutte quelle dei Breathless: mi piacciono tutte, e sì che di solito non me ne può fregare di meno della copertina...
Insomma, la chiudo qui: è una recensione che spero sia risultata, se non altro, onesta: è un disco che a me piace molto, ma per i motivi per cui di solito non mi piace un disco.
Note e links:
Post dedicato a Enrico (enri1968)
giudizio (confermato): A
Nuovo disco dei Breathless, è la classica uscita che voglio che mi piaccia ancora prima di ascoltarla.
Questa volta è andata bene e mi piace davvero.
Anche se è un disco molto in bilico tra presente e passato, e pende pericolosamente dalla parte del passato: ma i Breathless hanno qualcosa di atemporale, ce l’avevano anche trent’anni fa, e quindi è giusto che ce l’abbiano ancora oggi.
Gruppo quasi sconosciuto in patria, hanno sempre avuto lo status di piccolo culto qui in italia, fin dagli esordi (1984) se ne è sempre parlato ampiamente su giornali come Rockerilla.
E’ possibile parlare dei Breathelss senza nominare i due numi tutelari del gruppo, Joy Division e Pink Floyd?
No, e infatti non lo faccio.
La loro new wave è sempre stata mischiata con la psichedelia romantica inglese, facendone un qualcosa che non ha mai avuto imitatori, e che suona perciò sempre molto personale.
In qualche modo hanno anticipato di alcuni anni musiche come lo sheogaze e il post-rock, con i loro crescendo strumentali più emozionali più che banalmente fatti di chitarre smandolinate di troppi gruppi di post-rock in carta carbone.
“Fade” aggiorna il suono dei Breathless al 2012, risultando molto più “naturale” di quello dei primi album (per altro, capolavori assoluti, sia “The Glass Bead Game” che “Three Times and Waving”), in cui c’era una batteria veramente “enorme”, annegata nel riverbero, così tipicamente anni ‘80 per suono e missaggio.
E lascia un ruolo molto più equilibrato agli altri strumenti, dalla chitarra di Gary Mundy, sempre misurato e lontanissimo da sterili esibizioni tecniche (anzi, quasi si sente una certa scarsità tecnica di fondo, cui sopperisce con le idee: ogni sua parte è “costruita” col solo scopo di risultare funzionale alla canzone) al basso di Ari Neufeld, bassista grandissima, i cui giri di basso mi hanno ossessionato per anni per la loro perfezione “newwavica” (se così si può dire).
Giri di basso come quello di “All My Eye & Betty Martin” sono a mio parere più rappresentativi di quel modo di suonare il basso dei giri di Peter Hook, che quel modo l’ha inventato.
E poi c’è Dominic Appleton, che è un grande cantante, come testimonia ad esempio il fatto di essere l’unico artista ad aver cantato su due episodi del "supergruppo 4AD" This Mortal Coil (il secondo e il terzo, cioè due dei dischi più interessanti prodotti dalla new wave tutta, e dalla 4AD in particolare)
Rileggo quanto scritto fin qui, e insomma: che accozzaglia di luoghi comuni.
Ho scritto solo cose che chiunque apprezzi già i Breathless conosce di certo.
Però il disco è bello.
Ci sono le classiche ballate alla Breathless, e ci sono i classici crescendo emozionali alla Breathless.
Ci sono anche canzoni che osano qualcosa di nuovo, ma senza esagerare
In sintesi, questo disco mi piace per lo stesso motivo per il quale normalmente non mi piacciono altri dischi: perchè ripete un clichè.
Forse perchè questo dei Breathless è un clichè poco sfruttato, o forse perchè lo ripete bene, con canzoni che mi fa piacere ascoltare.
E che rimandano senz’altro a sensazioni provate quasi 25 anni fa, con l’inevitabile effetto nostalgico.
In sovrappiù, il packaging è quello che di solito odio: doppio cd e doppio lp in vinile, con copertina apribile a fare da specchietto per i gonzi.
Copertina stupenda eh, come tutte quelle dei Breathless: mi piacciono tutte, e sì che di solito non me ne può fregare di meno della copertina...
Insomma, la chiudo qui: è una recensione che spero sia risultata, se non altro, onesta: è un disco che a me piace molto, ma per i motivi per cui di solito non mi piace un disco.
Note e links:
Post dedicato a Enrico (enri1968)
lunedì 24 dicembre 2012
Buon Natale
Questo post è stato scritto, con tutta evidenza, qualche giorno dopo la partita Italia-Germania degli Europei 2012 di calcio.
L'ho tenuto tra le bozze per diversi mesi, più o meno sei.
Perchè non era abbastanza "rock".
Perchè avevo paura di essere frainteso, parlando di argomenti così diversi dal solito.
Perchè cosa c'entra la parrocchia di San Francesco con un blog che parla di musica?
Poi sono successe due cose di fila:
1 - Su Facebook, Fausto Rossi ha invitato tutti i "cattolici" a cancellarsi dai suoi amici.
L'ho fatto subito.
Perchè non è nemmeno importante se io sia cattolico, mussulmano o qualsiasi altra cosa.
Ma non posso essere "amico" di uno che pretende di scegliere i suoi amici sulla base della religione.
Avete presente la nostra Costituzione?
Articolo 3: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali."
E perchè sono davvero stanco degli "anti-fascisti fascisti".
Quelli che "io i fascisti li ammazzerei tutti".
Bravo, certo. Parti da te, magari.
2 - Sul suo blog, TonyFace ha pubblicato questo post, dove, tra le altre belle cose che dice, afferma:
"Enea si guarda intorno incuriosito.
E’ un po’ smarrito quando dal palco piovono proclami anti fascisti e un po’ di bestemmie.
In parrocchia, che frequenta assiduamente (unico luogo di socializzazione nei piccoli paesi,dove bambini, giovani, anziani si aggregano intorno ad un’idea, una fede e un ideale.
Non è un mio posto ma apprezzo molto), non sarebbero felici di sentire certe cose."
E allora, chissenefrega se qualcuno non vorrà capire: ecco il post, che va anche bene come augurio di Buon Natale per tutti.
L'altra sera, mentre con i miei figli andavo a vedere la semifinale Italia-Germania all'oratorio San Francesco (con il mini-maxi screen, che è un oratorio povero...) arrivando da dietro, a piedi, mi è venuto da pensare "ma come è bella la mia parrocchia".
E non avevo mai, in tanti anni, nè pensato che fosse bella nè che fosse "la mia parrocchia".
E invece, è bella.
E' bella la chiesa di mattoni rossi, semplice e senza nessun inutile sfarzo.
Ed è bello il bar, il campo di calcio e il campo di basket, e quello di pallavolo coperto, e il teatrino dove abbiamo visto tutte le partite in compagnia, tanti bambini e ragazzi e adulti, insieme.
Come non si fa ormai più da nessuna altra parte.
E sono belle le persone che ci sono lì, anche quelle che conosco poco o non conosco ancora.
Perchè hai voglia a parlare dell'appartenenza politica e della società civile e della musica e di quello che volete: per i ragazzi, nella mia città, non esiste, semplicemente, niente.
Per un bambino o un ragazzino, l'alternativa all'oratorio sono i giardinetti pubblici con spacciatore incorporato.
L'unico centro di aggregazione che funziona è l'oratorio.
E funziona perchè è gestito da volontari: gente che mette il proprio tempo a disposizione per aiutare gli altri, gratuitamente.
Se vi sembra poco, provate a farlo anche voi.
Note e links:
L'ho tenuto tra le bozze per diversi mesi, più o meno sei.
Perchè non era abbastanza "rock".
Perchè avevo paura di essere frainteso, parlando di argomenti così diversi dal solito.
Perchè cosa c'entra la parrocchia di San Francesco con un blog che parla di musica?
Poi sono successe due cose di fila:
1 - Su Facebook, Fausto Rossi ha invitato tutti i "cattolici" a cancellarsi dai suoi amici.
L'ho fatto subito.
Perchè non è nemmeno importante se io sia cattolico, mussulmano o qualsiasi altra cosa.
Ma non posso essere "amico" di uno che pretende di scegliere i suoi amici sulla base della religione.
Avete presente la nostra Costituzione?
Articolo 3: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali."
E perchè sono davvero stanco degli "anti-fascisti fascisti".
Quelli che "io i fascisti li ammazzerei tutti".
Bravo, certo. Parti da te, magari.
2 - Sul suo blog, TonyFace ha pubblicato questo post, dove, tra le altre belle cose che dice, afferma:
"Enea si guarda intorno incuriosito.
E’ un po’ smarrito quando dal palco piovono proclami anti fascisti e un po’ di bestemmie.
In parrocchia, che frequenta assiduamente (unico luogo di socializzazione nei piccoli paesi,dove bambini, giovani, anziani si aggregano intorno ad un’idea, una fede e un ideale.
Non è un mio posto ma apprezzo molto), non sarebbero felici di sentire certe cose."
E allora, chissenefrega se qualcuno non vorrà capire: ecco il post, che va anche bene come augurio di Buon Natale per tutti.
L'altra sera, mentre con i miei figli andavo a vedere la semifinale Italia-Germania all'oratorio San Francesco (con il mini-maxi screen, che è un oratorio povero...) arrivando da dietro, a piedi, mi è venuto da pensare "ma come è bella la mia parrocchia".
E non avevo mai, in tanti anni, nè pensato che fosse bella nè che fosse "la mia parrocchia".
E invece, è bella.
E' bella la chiesa di mattoni rossi, semplice e senza nessun inutile sfarzo.
Ed è bello il bar, il campo di calcio e il campo di basket, e quello di pallavolo coperto, e il teatrino dove abbiamo visto tutte le partite in compagnia, tanti bambini e ragazzi e adulti, insieme.
Come non si fa ormai più da nessuna altra parte.
E sono belle le persone che ci sono lì, anche quelle che conosco poco o non conosco ancora.
Perchè hai voglia a parlare dell'appartenenza politica e della società civile e della musica e di quello che volete: per i ragazzi, nella mia città, non esiste, semplicemente, niente.
Per un bambino o un ragazzino, l'alternativa all'oratorio sono i giardinetti pubblici con spacciatore incorporato.
L'unico centro di aggregazione che funziona è l'oratorio.
E funziona perchè è gestito da volontari: gente che mette il proprio tempo a disposizione per aiutare gli altri, gratuitamente.
Se vi sembra poco, provate a farlo anche voi.
Note e links:
venerdì 21 dicembre 2012
Ascolti recenti - dicembre 2012
Breathless - Green to Blue (2102)
giudizio: A
Bellissimo. Ne riparliamo quando ho finito di ascoltarlo.
Mimes of Wine - Memories of the Unseen (2012)
giudizio: B
Gruppo o solista, non ho capito bene, basato su voce e pianoforte dell’emiliana Laura Loriga.
Grande voce, molto espressiva, arrangiamenti pregevoli di pianoforte, atmosfere oscure e sognanti.
Ma questi stessi pregi sono anche i difetti del disco: dopo tre/quattro pezzi diventa interpretativamente manieristico e ripetitivo, tra reminiscenze di Tori Amos (non è un complimento) e della PJ Harvey periodo “White Chalk” (non è un complimento nemmeno questo).
Sarebbero, credo, un gruppo fantastico sulla distanza dell’ep: la sequenza iniziale dei primi pezzi è davvero ottima.
Melampus - Ode Road (2012)
giudizio: B
Sono un duo, ma non sembra.
Nel senso che non sono noiosi come i White Stripes e tutti i loro figli “chitarra e batteria”.
Musiche interessanti, voce in secondo piano.
Genericamente alternative anni '90 direi, ma c’è almeno un capolavoro (“Double Room, bellissima) e diverse parti strumentali sono veramente ben fatte.
Mickeranno - Mickeranno (1985)
giudizio: C
Ma dai, me ne ricordavo abbastanza bene: i Durutti Column milanesi (forse).
E pensare che all'epoca li avevo recensiti per Vm, ma siccome non avevo ancora sentito niente dei Durutti Column avevo sparato una marea di cazzate.
C'è qui un brano però, "", che è uno dei migliori brani di Nick Drake non scritti da lui che abbia mai ascoltato.
Soprattutto perchè hanno evitato di cantarci sopra.
Mushy - Breathless (2012)
giudizio: C
Brava è brava.
Suoni filologicamente perfetti: un verod disco di coldwave/minimal synth anni '80
Cioè due generi che in Italia negli anni '80 non esistevano.
Chi non ci credesse, può venire a casa mia: gli presto la collezione completa di Rockerilla dal 1979 al 1989 e se trova, anche una sola volta, una delle due espressioni (coldwave e minimall synth) gli regalo dieci cd a sua scelta.
Mi disturba un po’ questa cosa del “minimal synth”, come mi distubano quelli che ne fanno il revival: è un po’ come fare il revival di una cosa che non è mai esistita. Boh.
Poi, a scanso di equivoci: il disco è bello, ben suonato e con un atmosfera molto "pink" (leggi Pink Military e Pink Industry)
E’ il senso che mi sfugge.
Gaznevada - Gaznevada (1979)
giudizio: D
E’ la ristampa della prima, mitica cassetta pubblicata da Harpo’s Bazar, che non avevo mai sentito all’epoca, ristampata come “Mamma dammi la benza” dalla benemerita Shake Edizioni.
Tolti “Telepornovisione” e “Criminale”, due punkettoni sloganati urlati carini, il resto mi fa venire un dubbio, ma come hanno fatto solo un anno dopo a registrare un capolavoro come “Sick Soundtrack”?
Perchè sembrano due gruppi diversi, punto.
Roy Harper - Stormcock (1971)
giudizio: C
Scoperto sul sito di Webbaticy che è bello (il sito, non Webbaticy...) e merita.
Disco niente male, folk con qualcosa di Nick Drake e quattro pezzi lunghissimi che riescono a tenere desta lo stesso la mia attenzione.
Yo la Tengo - Fade (2013)
giudizio: A
Uno dei gruppi nella mia top ten, nonostante siano parecchi anni che non fanno più un disco che mi convinca dall’inizio alla fine.
Però il tris “May i sing with me/Painful/Electr-o-Pura” è ancora oggi una roba da non credere.
Prima, album acerbi con grandi canzoni sparse in mezzo a roba trascurabile.
Dopo, boh.
Son cambiato io o son cambiati loro, nessun album successivo mi ha più dato le stesse emozioni di quei tre lì.
Nonostante abbiano continuato a fare canzoni bellissime, hanno ricominciato a mettere in mezzo cose sempre più trascurabili.
Poi certo: hanno l’immagine più nerd/indie/alternativa possibile, e ci scherzano su, tipo il video in cui vanno a scuola di rock, o quell’altro in cui dovrebbero fare da supporto ai Beatles.
Sono i tre rocker meno cool del mondo, da quella versione sfigata di Lou Reed che è Ira Kaplan a quella paciarotta della moglie Georgia Hubley (due rocker sposati, poi? Per davvero, da anni e nello stesso gruppo?)(che lei è la figlia del creatore di Mr. Magoo, per di più), e il bassista ciccione, James McNew.
E i loro concerti infarciti di cover di “classici” del rock, nella loro versione della cover-band da birreria: come si fa a non amarli?
Questo nuovo disco è diviso in due: prima parte veloce, rock indie con kraut e psychedelia tra l’eccellente e l’ottimo, e una seconda parte lenta, ballate rock indie kraut con psichedelia tra l’eccellente e l’ottimo.
Ovvero il primo disco degli Yo la Tengo dopo la triologia di cui sopra che mi è venuta voglia di riascoltare più volte.
Stefano Pilia - Strings (2012)
giudizio: E
Questo è il classico disco che mi fa ringraziare il cielo dell'esistenza del download.
Perchè è un disco di cui leggi buone recensioni e pensi che possa essere interessante, e allora cerchi di ascoltarlo, e quando lo ascolti ti domandi perchè.
Perchè hai sprecato quasi un'ora della tua vita ad ascoltare musica (?) concreta (?) fatta di rumori ambientali casuali.
Poi ti chiedi anche perchè qualcuno pubblica questa roba, e perchè qualcuno ne parla bene, e come diavolo si fa a mixare un disco così, e come cazzo si fa a pensare un disco così.
E ringrazi il cielo di non averci speso dei soldi: puoi limitarti a un comodo "canc" (o "del" a seconda della tua tastiera) e non ci pensi più.
Agata and Me - There are songs about you (2012)
giudizio: C
Duo siculo-balcanico che incide per etichetta danese, per fortuna l'amtosfera è molto più nord-folk-tronica che balcanica: parola che in musica mi fa venire i brividi, tra complessini tzigani, bozouki e marcette alla Bregovic, mediterraneismo d'accatto e violini stonati.
Qui nulla di tutto ciò, grazie alla Sopa Records.
Disco non stratosferico, ma si fa ascoltare.
giudizio: A
Bellissimo. Ne riparliamo quando ho finito di ascoltarlo.
Mimes of Wine - Memories of the Unseen (2012)
giudizio: B
Gruppo o solista, non ho capito bene, basato su voce e pianoforte dell’emiliana Laura Loriga.
Grande voce, molto espressiva, arrangiamenti pregevoli di pianoforte, atmosfere oscure e sognanti.
Ma questi stessi pregi sono anche i difetti del disco: dopo tre/quattro pezzi diventa interpretativamente manieristico e ripetitivo, tra reminiscenze di Tori Amos (non è un complimento) e della PJ Harvey periodo “White Chalk” (non è un complimento nemmeno questo).
Sarebbero, credo, un gruppo fantastico sulla distanza dell’ep: la sequenza iniziale dei primi pezzi è davvero ottima.
Melampus - Ode Road (2012)
giudizio: B
Sono un duo, ma non sembra.
Nel senso che non sono noiosi come i White Stripes e tutti i loro figli “chitarra e batteria”.
Musiche interessanti, voce in secondo piano.
Genericamente alternative anni '90 direi, ma c’è almeno un capolavoro (“Double Room, bellissima) e diverse parti strumentali sono veramente ben fatte.
Mickeranno - Mickeranno (1985)
giudizio: C
Ma dai, me ne ricordavo abbastanza bene: i Durutti Column milanesi (forse).
E pensare che all'epoca li avevo recensiti per Vm, ma siccome non avevo ancora sentito niente dei Durutti Column avevo sparato una marea di cazzate.
C'è qui un brano però, "", che è uno dei migliori brani di Nick Drake non scritti da lui che abbia mai ascoltato.
Soprattutto perchè hanno evitato di cantarci sopra.
Mushy - Breathless (2012)
giudizio: C
Brava è brava.
Suoni filologicamente perfetti: un verod disco di coldwave/minimal synth anni '80
Cioè due generi che in Italia negli anni '80 non esistevano.
Chi non ci credesse, può venire a casa mia: gli presto la collezione completa di Rockerilla dal 1979 al 1989 e se trova, anche una sola volta, una delle due espressioni (coldwave e minimall synth) gli regalo dieci cd a sua scelta.
Mi disturba un po’ questa cosa del “minimal synth”, come mi distubano quelli che ne fanno il revival: è un po’ come fare il revival di una cosa che non è mai esistita. Boh.
Poi, a scanso di equivoci: il disco è bello, ben suonato e con un atmosfera molto "pink" (leggi Pink Military e Pink Industry)
E’ il senso che mi sfugge.
Gaznevada - Gaznevada (1979)
giudizio: D
E’ la ristampa della prima, mitica cassetta pubblicata da Harpo’s Bazar, che non avevo mai sentito all’epoca, ristampata come “Mamma dammi la benza” dalla benemerita Shake Edizioni.
Tolti “Telepornovisione” e “Criminale”, due punkettoni sloganati urlati carini, il resto mi fa venire un dubbio, ma come hanno fatto solo un anno dopo a registrare un capolavoro come “Sick Soundtrack”?
Perchè sembrano due gruppi diversi, punto.
Roy Harper - Stormcock (1971)
giudizio: C
Scoperto sul sito di Webbaticy che è bello (il sito, non Webbaticy...) e merita.
Disco niente male, folk con qualcosa di Nick Drake e quattro pezzi lunghissimi che riescono a tenere desta lo stesso la mia attenzione.
Yo la Tengo - Fade (2013)
giudizio: A
Uno dei gruppi nella mia top ten, nonostante siano parecchi anni che non fanno più un disco che mi convinca dall’inizio alla fine.
Però il tris “May i sing with me/Painful/Electr-o-Pura” è ancora oggi una roba da non credere.
Prima, album acerbi con grandi canzoni sparse in mezzo a roba trascurabile.
Dopo, boh.
Son cambiato io o son cambiati loro, nessun album successivo mi ha più dato le stesse emozioni di quei tre lì.
Nonostante abbiano continuato a fare canzoni bellissime, hanno ricominciato a mettere in mezzo cose sempre più trascurabili.
Poi certo: hanno l’immagine più nerd/indie/alternativa possibile, e ci scherzano su, tipo il video in cui vanno a scuola di rock, o quell’altro in cui dovrebbero fare da supporto ai Beatles.
Sono i tre rocker meno cool del mondo, da quella versione sfigata di Lou Reed che è Ira Kaplan a quella paciarotta della moglie Georgia Hubley (due rocker sposati, poi? Per davvero, da anni e nello stesso gruppo?)(che lei è la figlia del creatore di Mr. Magoo, per di più), e il bassista ciccione, James McNew.
E i loro concerti infarciti di cover di “classici” del rock, nella loro versione della cover-band da birreria: come si fa a non amarli?
Questo nuovo disco è diviso in due: prima parte veloce, rock indie con kraut e psychedelia tra l’eccellente e l’ottimo, e una seconda parte lenta, ballate rock indie kraut con psichedelia tra l’eccellente e l’ottimo.
Ovvero il primo disco degli Yo la Tengo dopo la triologia di cui sopra che mi è venuta voglia di riascoltare più volte.
Stefano Pilia - Strings (2012)
giudizio: E
Questo è il classico disco che mi fa ringraziare il cielo dell'esistenza del download.
Perchè è un disco di cui leggi buone recensioni e pensi che possa essere interessante, e allora cerchi di ascoltarlo, e quando lo ascolti ti domandi perchè.
Perchè hai sprecato quasi un'ora della tua vita ad ascoltare musica (?) concreta (?) fatta di rumori ambientali casuali.
Poi ti chiedi anche perchè qualcuno pubblica questa roba, e perchè qualcuno ne parla bene, e come diavolo si fa a mixare un disco così, e come cazzo si fa a pensare un disco così.
E ringrazi il cielo di non averci speso dei soldi: puoi limitarti a un comodo "canc" (o "del" a seconda della tua tastiera) e non ci pensi più.
Agata and Me - There are songs about you (2012)
giudizio: C
Duo siculo-balcanico che incide per etichetta danese, per fortuna l'amtosfera è molto più nord-folk-tronica che balcanica: parola che in musica mi fa venire i brividi, tra complessini tzigani, bozouki e marcette alla Bregovic, mediterraneismo d'accatto e violini stonati.
Qui nulla di tutto ciò, grazie alla Sopa Records.
Disco non stratosferico, ma si fa ascoltare.
lunedì 17 dicembre 2012
Classic Rock Lifestyle
Copincollo da Media-Trek:
"E' uscito in Italia un nuovo mensile musicale, Classic Rock Lifestyle. Versione italiana del Classic Rock inglese. Salutiamo con gioia l'arrivo di un mensile musicale in un paese dove di musica si legge sempre di meno. Auguri."
Ora: in copertina solo notizie di stretta attualità: Led Zeppelin, The Beatles, Jimi Hendrix, Guns n'Roses, Jon Lord, AcDc.
In Italia si legge sempre meno di musica?
Beh, meno male, direi: se l'offerta per chi volesse farlo è questa[1]...
Note e links:
[1] E senza scordare la "concorrenza": Mucchi Selvaggi, Buscaderi e Suoni vari.
"E' uscito in Italia un nuovo mensile musicale, Classic Rock Lifestyle. Versione italiana del Classic Rock inglese. Salutiamo con gioia l'arrivo di un mensile musicale in un paese dove di musica si legge sempre di meno. Auguri."
Ora: in copertina solo notizie di stretta attualità: Led Zeppelin, The Beatles, Jimi Hendrix, Guns n'Roses, Jon Lord, AcDc.
In Italia si legge sempre meno di musica?
Beh, meno male, direi: se l'offerta per chi volesse farlo è questa[1]...
Note e links:
[1] E senza scordare la "concorrenza": Mucchi Selvaggi, Buscaderi e Suoni vari.
martedì 11 dicembre 2012
Pubblicità - Peluqueria Hernandez
La band veronese Peluqueria Hernandez sta organizzando la realizzazione del nuovo disco per il 2013. Il primo "Peluqueria Hernandez" del 2007 e il secondo "Amaresque" del 2011 sono dei piccoli cult nell'ambiente della musica indipendente italiana.
Sul sito ufficiale del gruppo è possibile leggere le molte recensioni positive riservate alle uscite discografiche oltre che collegarsi alla pagina Bandcamp ufficiale per ascoltare il genere musicale proposto.
Il nuovo album vede allargarsi gli orizzonti musicali con inserti di Exotica e Jazz ancora più marcati che in precedenza.
Per finanziare il progetto si possono acquistare quote del valore di 5 €.
Se partecipate con una quota vi assicurerete il disco in versione mp3 + una citazione nella copertina del disco.
Se partecipate con due quote, oltre al ringraziamento in copertina avrete in omaggio una copia del CD
Se partecipate con tre quote, la vostra copia del CD sarà AUTOGRAFATA!
Se partecipate con quattro quote, avrete in omaggio una copia AUTOGRAFATA del CD + una copia di "Amaresque"
Note e links:
[1] Pubblicità gratuita e non richiesta, l'unica che avrei mai potuto fare qui.
Peluqueria Hernandez è il gruppo in cui suona Joyello, quindi vedete di contribuire: sembra che per il momento la raccolta non sia partita nel migliore dei modi, ma le cose si possono sempre cambiare.
Oltretutto, il meccanismo di crowdfunding scelto è forse il migliore possibile per chi decide di partecipare: solo una volta raggiunto l'obiettivo vi sarà chiesto di versare effettivamente i soldi, quindi non c'è nemmeno il rischio di spendere soldi "inutilmente".
Sul sito ufficiale del gruppo è possibile leggere le molte recensioni positive riservate alle uscite discografiche oltre che collegarsi alla pagina Bandcamp ufficiale per ascoltare il genere musicale proposto.
Il nuovo album vede allargarsi gli orizzonti musicali con inserti di Exotica e Jazz ancora più marcati che in precedenza.
Per finanziare il progetto si possono acquistare quote del valore di 5 €.
Se partecipate con una quota vi assicurerete il disco in versione mp3 + una citazione nella copertina del disco.
Se partecipate con due quote, oltre al ringraziamento in copertina avrete in omaggio una copia del CD
Se partecipate con tre quote, la vostra copia del CD sarà AUTOGRAFATA!
Se partecipate con quattro quote, avrete in omaggio una copia AUTOGRAFATA del CD + una copia di "Amaresque"
Note e links:
[1] Pubblicità gratuita e non richiesta, l'unica che avrei mai potuto fare qui.
Peluqueria Hernandez è il gruppo in cui suona Joyello, quindi vedete di contribuire: sembra che per il momento la raccolta non sia partita nel migliore dei modi, ma le cose si possono sempre cambiare.
Oltretutto, il meccanismo di crowdfunding scelto è forse il migliore possibile per chi decide di partecipare: solo una volta raggiunto l'obiettivo vi sarà chiesto di versare effettivamente i soldi, quindi non c'è nemmeno il rischio di spendere soldi "inutilmente".
giovedì 6 dicembre 2012
Le parole creano la realtà
Dare un nome alle cose è importante: nella Bibbia è una parte della creazione, affidata direttamente da Dio all'uomo, che con le parole, dando un nome alle cose, partecipa di e definisce la loro esistenza.
E' ovviamente una metafora, ma non è una metafora da poco.
Le parole sono importanti, e le cose senza nome non esistono: sono inconoscibili e inconosciute.
Usare le parole giuste non è un optional, ma è un preciso dovere e impegno di chiunque scriva, e ancor di più se lo fa in modo "professionale".
Nel campo della musica mi sembra ancora più importante: le “etichette”, tanto spesso vituperate, non sono un semplice espediente dettato da manie classificatorie, ma sono (state?) il mezzo essenziale per capire (o meglio, per farsi un idea preliminare su) quello che succede in un disco prima di ascoltarlo.
E se è vero che oggi, in particolare qui sul web, la cosa è diventata quasi del tutto secondaria, fino a pochi anni fa era invece fondamentale.
Perchè ai bei tempi del vinile, o eri amico fraterno del negoziante, oppure col cavolo che ti faceva ascoltare un disco prima di comprarlo, soprattutto se la confezione era ancora sigillata.
Usare termini sbagliati o poco accurati, definire sperimentale un disco di rock tradizionale o definire country un disco di drone ambientali, a che serve?
Poi certo, le parole sono evidentemente convenzioni.
Ma sono convenzioni rispettate da tutti, e proprio in quanto tali sono da tutti comprensibili.
Se parliamo di musica, abbiamo a disposizione parole ancora più precise, che ci permettono di condividere attraverso di loro un'esperienza di ascolto. Ma devono essere parole precise e condivise, altrimenti torniamo a ballare di architettura.
Perchè si può parlare di musica, ed è una delle cose che più si fanno qui in giro.
Ma sarebbe bello riuscire a parlarne meglio che si può.
Note e links:
[1] Lo spunto per questo post viene da una riflessione di Ursus e dai commenti relativi su Facebook, questa:
"Dire ROCK,oramai,significa ben poco...la parola viene troppo spesso usata per seguire stereotipi,mode,forme obsolete di composizione e di espressione (non solo nei suoni,ma anche nel look,nella cultura...).
Gran parte dei "cultori" del rock sono solo nostalgici,prigionieri dei loro stessi musei mentali,costruiti come patiboli dove sacrificare le loro ultime evanescenti lucidità,ultimi guizzi di qualcosa che era già marcito nei decenni da poco conclusi. Dello spirito ribelle e semi-incosciente (a volte persino ingenuo o ridicolo) di quelle note,non resta che l'apparenza : il continuo glorificare cimiteri,mummie incartapecorite...
Il ROCK sarà morto ? Sarà vivo ? MAHHH...di sicuro non gode di buona salute e se qualcuno mi dice che è l'unico modo di fare musica,senza sputtanarsi in derive troppo "commerciali",mi lascia ancora più perplesso,per non dire proprio indifferente.
Al rock non mi ci sono mai sposato e se mai mi dovesse chiedere FEDELTA' assoluta,cambierei decisamente religione (molto meglio una laicità creativa,che un laicismo da cartolina)"
E' ovviamente una metafora, ma non è una metafora da poco.
Le parole sono importanti, e le cose senza nome non esistono: sono inconoscibili e inconosciute.
Usare le parole giuste non è un optional, ma è un preciso dovere e impegno di chiunque scriva, e ancor di più se lo fa in modo "professionale".
Nel campo della musica mi sembra ancora più importante: le “etichette”, tanto spesso vituperate, non sono un semplice espediente dettato da manie classificatorie, ma sono (state?) il mezzo essenziale per capire (o meglio, per farsi un idea preliminare su) quello che succede in un disco prima di ascoltarlo.
E se è vero che oggi, in particolare qui sul web, la cosa è diventata quasi del tutto secondaria, fino a pochi anni fa era invece fondamentale.
Perchè ai bei tempi del vinile, o eri amico fraterno del negoziante, oppure col cavolo che ti faceva ascoltare un disco prima di comprarlo, soprattutto se la confezione era ancora sigillata.
Usare termini sbagliati o poco accurati, definire sperimentale un disco di rock tradizionale o definire country un disco di drone ambientali, a che serve?
Poi certo, le parole sono evidentemente convenzioni.
Ma sono convenzioni rispettate da tutti, e proprio in quanto tali sono da tutti comprensibili.
Se parliamo di musica, abbiamo a disposizione parole ancora più precise, che ci permettono di condividere attraverso di loro un'esperienza di ascolto. Ma devono essere parole precise e condivise, altrimenti torniamo a ballare di architettura.
Perchè si può parlare di musica, ed è una delle cose che più si fanno qui in giro.
Ma sarebbe bello riuscire a parlarne meglio che si può.
Note e links:
[1] Lo spunto per questo post viene da una riflessione di Ursus e dai commenti relativi su Facebook, questa:
"Dire ROCK,oramai,significa ben poco...la parola viene troppo spesso usata per seguire stereotipi,mode,forme obsolete di composizione e di espressione (non solo nei suoni,ma anche nel look,nella cultura...).
Gran parte dei "cultori" del rock sono solo nostalgici,prigionieri dei loro stessi musei mentali,costruiti come patiboli dove sacrificare le loro ultime evanescenti lucidità,ultimi guizzi di qualcosa che era già marcito nei decenni da poco conclusi. Dello spirito ribelle e semi-incosciente (a volte persino ingenuo o ridicolo) di quelle note,non resta che l'apparenza : il continuo glorificare cimiteri,mummie incartapecorite...
Il ROCK sarà morto ? Sarà vivo ? MAHHH...di sicuro non gode di buona salute e se qualcuno mi dice che è l'unico modo di fare musica,senza sputtanarsi in derive troppo "commerciali",mi lascia ancora più perplesso,per non dire proprio indifferente.
Al rock non mi ci sono mai sposato e se mai mi dovesse chiedere FEDELTA' assoluta,cambierei decisamente religione (molto meglio una laicità creativa,che un laicismo da cartolina)"
martedì 4 dicembre 2012
Chitarra e voce: ovvero, l'importanza dell'arrangiamento
Che cosa rende una canzone rock[1] quella canzone rock?
Purtroppo c'è il vecchio malinteso del "un pezzo è bello se suona bene anche solo chitarra e voce", attribuita di volta in volta a chiunque, da Bob Dylan a Papa Giovanni XXIII.
Invece.
Come dice anche Franco Fabbri, un pezzo chitarra e voce è "un pezzo arrangiato per chitarra e voce", non è una sorta di idea platonica del pezzo.
L'arrangiamento non è una cosa brutta e cattiva che alcuni malintenzionati fanno contro la volontà dell'autore: è una cosa che fa qualunque gruppo nel momento in cui prova una nuova canzone.
L'arrangiamento non è il sovra-arrangiamento, concetto tra l'altro figlio della malintesa ideologia pauperistica [2] che esiste da sempre a proposito del rock, e che ha raggiunto il suo apice ai tempi dello scontro ideologico progressive contro punk.
Lì si combattono sui due angoli del ring l'arrangiamento del pezzo prog contro la purezza del pezzo punk, ma il malinteso rimane: il pezzo prog è arrangiato per suonare prog e quello punk, per suonare punk.
Perchè in ogni caso il batterista esegue una parte che deve suonare bene insieme a quello che sta suonando il basso, che a sua volta deve suonare bene insieme con quello che sta suonando la chitarra etc.
Il pezzo chitarra e voce, la stessa cosa: la parte di chitarra è arrangiata in modo diverso da quando viene suonata insieme ad altri strumenti, proprio perchè sta suonando solo con la voce.
L'arrangiamento è quello che fa la differenza tra un pezzo punk e un pezzo samba, che possono tranquillamente essere fatti dalla stessa sequenza di accordi.
L'arrangiamento è quello che permette a un gruppo di suonare una cover in maniera personale. [3]
L'arrangiamento non è qualcuno che scrive delle parti da appiccicare alla canzone finita per farla suonare più "pop".
L'arrangiamento fa assolutamente parte della procedura di composizione di una canzone rock: per una canzone rock l'originale non è la partitura ma la registrazione[4] e quindi ne fanno parte, oltre all'arrangiamento, la scelta dei suoni e il lavoro di studio fatto durante la registrazione.[5]
Note e links:
[1] Avrei dovuto scrivere, meglio e in riferimento al più volte nel seguito citato Franco Fabbri, “popular music”.
[2] Che è, ancora una volta, una cosa diversa dal minimalismo (che tanto mi piace).
Perchè anche un pezzo minimalista, indovinate un po’, è arrangiato per essere minimalista.
L’arrangiamento è come la burocrazia in una qualsiasi organizzazione: posto che senza le cose non funzionano, i difetti che vengono volgarmente attribuiti a entrambi sono in realtà difetti derivanti dalla loro cattiva applicazione.
[3] Ma questo sarà argomento di un prossimo post.
[4] Confrontare ancora una volta Franco Fabbri per la differenza tra originale di un’opera di musica accademica e una di popular music.
[5] Vedere ad esempio il post su Strawberry Fields dei Beatles.
Purtroppo c'è il vecchio malinteso del "un pezzo è bello se suona bene anche solo chitarra e voce", attribuita di volta in volta a chiunque, da Bob Dylan a Papa Giovanni XXIII.
Invece.
Come dice anche Franco Fabbri, un pezzo chitarra e voce è "un pezzo arrangiato per chitarra e voce", non è una sorta di idea platonica del pezzo.
L'arrangiamento non è una cosa brutta e cattiva che alcuni malintenzionati fanno contro la volontà dell'autore: è una cosa che fa qualunque gruppo nel momento in cui prova una nuova canzone.
L'arrangiamento non è il sovra-arrangiamento, concetto tra l'altro figlio della malintesa ideologia pauperistica [2] che esiste da sempre a proposito del rock, e che ha raggiunto il suo apice ai tempi dello scontro ideologico progressive contro punk.
Lì si combattono sui due angoli del ring l'arrangiamento del pezzo prog contro la purezza del pezzo punk, ma il malinteso rimane: il pezzo prog è arrangiato per suonare prog e quello punk, per suonare punk.
Perchè in ogni caso il batterista esegue una parte che deve suonare bene insieme a quello che sta suonando il basso, che a sua volta deve suonare bene insieme con quello che sta suonando la chitarra etc.
Il pezzo chitarra e voce, la stessa cosa: la parte di chitarra è arrangiata in modo diverso da quando viene suonata insieme ad altri strumenti, proprio perchè sta suonando solo con la voce.
L'arrangiamento è quello che fa la differenza tra un pezzo punk e un pezzo samba, che possono tranquillamente essere fatti dalla stessa sequenza di accordi.
L'arrangiamento è quello che permette a un gruppo di suonare una cover in maniera personale. [3]
L'arrangiamento non è qualcuno che scrive delle parti da appiccicare alla canzone finita per farla suonare più "pop".
L'arrangiamento fa assolutamente parte della procedura di composizione di una canzone rock: per una canzone rock l'originale non è la partitura ma la registrazione[4] e quindi ne fanno parte, oltre all'arrangiamento, la scelta dei suoni e il lavoro di studio fatto durante la registrazione.[5]
Note e links:
[1] Avrei dovuto scrivere, meglio e in riferimento al più volte nel seguito citato Franco Fabbri, “popular music”.
[2] Che è, ancora una volta, una cosa diversa dal minimalismo (che tanto mi piace).
Perchè anche un pezzo minimalista, indovinate un po’, è arrangiato per essere minimalista.
L’arrangiamento è come la burocrazia in una qualsiasi organizzazione: posto che senza le cose non funzionano, i difetti che vengono volgarmente attribuiti a entrambi sono in realtà difetti derivanti dalla loro cattiva applicazione.
[3] Ma questo sarà argomento di un prossimo post.
[4] Confrontare ancora una volta Franco Fabbri per la differenza tra originale di un’opera di musica accademica e una di popular music.
[5] Vedere ad esempio il post su Strawberry Fields dei Beatles.
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