Se ne parlava ieri su facebook, è un argomento che mi ronza in testa da parecchio.
Sgombriamo subito il campo da possibili confusioni.
Non intendo parlare nè di cover-band nè di tribute-band.
Per me sono, entrambe, il simbolo la morte della musica per come la intendo io.
La cover-band è quella classica da birreria: nessuno li ascolta veramente, e loro suonicchiano i classici del rock-blues, fornendo uno sfondo alle bevute.
Li suonicchiano più o meno bene, più o meno fedelmente: ma è musica di sottofondo, non molto diversa dalla musica dei supermercati o degli ascensori.
Semplicemente, non mi interessa.
La tribute-band è il passo successivo verso il diabolico: sono gruppi dediti alla replica di un altro gruppo.
Non si limitano a risuonare le canzoni, cercano pure di impersonare il gruppo, imitandone costumi e pettinature.
Di solito hanno nomi tipo "Foxtrot" se clonano i Genesis, "Lizard King" se clonano i Doors o "Nebraska" se clonano il Boss, etc.
Ne esistono un'infinità.
Se esistono, qualcuno va a vederle.
Mi fermo qui, la mente si rifiuta di proseguire su questa strada.
Rimane invece la classica cover.
Cioè, tu gruppo che suona i suoi pezzi, ci piazzi dentro anche due o tre pezzi di un altro gruppo o artista, rifacendoli più o meno bene.
Ma - di solito e di massima - NON riproponendoli pari pari, ma più o meno in maniera personale.
Il risultato dipende naturalmente dalle capacità del gruppo, può essere ottimo o pessimo.
Ma non sono contrario a prescindere, anzi.
Ad esempio, quando cominci a suonare, o sei una completa testa di cazzo come me[1] e vuoi suonare le tue canzoni da subito, prima ancora di aver imparato a tenere in mano uno strumento, oppure cominci suonando le canzoni di qualcun altro.
Che fanno da palestra: impari come si costruisce una canzone.
Poi sta a te applicare la lezione, e lì viene il difficile, ma anche il bello.
Prima digressione: diffidate da chi fa dichiarazioni del tipo "ho cominciato a suonare perchè nessuno suonava la musica che volevo ascoltare, e allora ho deciso di suonarla io".
E' una cazzata.
D'effetto eh, se diventate famosi e rispondete così in un'intervista ci fate la vostra porca figura.
Ma nella mia esperienza è sempre il contrario: ti appassioni così tanto alla musica di qualcuno che a un certo punto hai la necessità di fare musica anche tu.
Di dire la tua, almeno.
Anche senza inventare nulla di stravolgente, vuoi essere parte di quello che sta succedendo.
Quindi la cover ha un senso: è un punto di partenza, dal quale sviluppare eventualmente una tua strada personale.
A questo livello le cover devono avere anche una certa semplicità tecnica, che le renda avvicinabili anche da te, "musicista" alle prime armi.
Rientrano nello stesso discorso anche tutte le cover non dichiarate che si suonano all'inizio, tutti quei pezzi "alla maniera di" che di solito nascono quando cerchi di scrivere le tue prime canzoni.
Poi ci sono gruppi che in questa maniera si costruiscono una carriera, ma è un altro discorso.
Nel frattempo hai imparato (bene o male) a suonare, hai messo insieme un repertorio di tue canzoni, e finalmente: devi suonare dal vivo.
Qui la cover torna di nuovo utilissima, per diversi motivi.
Uno: ti hanno chiesto di suonare un'ora, hai pezzi per quaranta minuti? Tre cover e allunghi il brodo quel tanto che basta visto che il repertorio è quantitativamente scarso.
Qualitativamente poi è scarso senz'altro, se no saresti a suonare da un'altra parte, sempre.
Due: visto che per il momento le tue canzoni le conoscono solo i tuoi amici (che hai costretto ad assistere allo spettacolo) e gli altri non sanno chi tu sia, glielo vuoi dare un aiutino?
Due/tre cover ben scelte e normalmente famose aiutano il pubblico a capire cosa stai facendo, da che parte vuoi andare.
Se suoni una canzone famosa in modo non banale gli fai capire che sei uno con le palle eh, ci hai pensato su e hai buttato lì un paio di idee anche nella cover dei Rolling Stones.
Certo, a meno che tu sia un bel po' più indiesnob della media.
Perchè in questo caso scegli di suonare le cover di alcune canzoni sconosciutissime, che piacciono a te e ad altre 15 persone nel mondo intero.
Di quelle 15, difficilmente ce n'è una al tuo concerto, quindi nessuno si accorge che stai facendo una cover...
Se invece sei molto coraggioso, prendi un pezzo molto famoso che non c'entra niente con quello che fai e lo stravolgi completamente. Tipo, suoni reggae e fai una cover di
[Ho corretto, "pezzo molto famoso" e "Revolution degli Spacemen 3" nello stesso paragrafo faceva abbastanza ridere. La prossima volta rileggo prima di pubblicare, non dopo...]
Come nel caso precedente, anche qui l'utilità per aiutare il pubblico è limitata, ma un buon annuncio può servire alla bisogna.
Ancora, se sei davvero bravo, prendi un pezzo famoso, lo suoni in modo che sia riconoscibile ma lo rendi tuo, completamente.
Mica facile eh, ma c'è chi riesce a farlo.
Seconda digressione: tutto questo ha un senso perchè la musica - semplifichiamo - "rock" è, come dicono gli americani, "performing art".
Cioè l'originale è la registrazione, e la resa dal vivo ha senso perchè fatta da chi il pezzo l'ha composto.
Non è musica classica, nè jazz.
Nella classica la "cover" è un concetto inesistente.
Nel jazz non si parla di cover, ma di interpretazione degli standards.
Nel rock, l'interpretazione degli standards mi sembra una forzatura che non porta da nessuna parte. I pezzi dei Pink Floyd suonati dal vivo dalla tribute-band del caso sono una cosa che a me sembra di cattivo gusto, senza senso.
(Oddio, anche gli originali suonati dai Pink Floyd, volendo, ma anche questo è un altro discorso...)
Note e links:
[1] Ma proprio ieri ho scoperto che nemmeno qui sono l'unico, mannaggia... ce ne sono altri!