lunedì 16 gennaio 2012

La lunghezza della musica

La durata in minuti di una canzone o di un'opera musicale è da sempre (anzi, non esageriamo, da quando esistono i supporti fonografici...) legata alla capacità dei media di riproduzione.
I dischi a 78 giri permettevano, come più tardi i 7" a 45 giri, canzoni di tre/quattro minuti al massimo, ovvero il formato che è diventato standard per la canzone pop.
Il 33 giri permetteva di registrare poco più di una ventina di minuti di musica per facciata: l'album (che deve il suo nome al periodo dei 78 giri, quando la registrazione di un'opera veniva divisa su più dischi da 78 giri, venduti tutti insieme ed inseriti in un contenitore che ricordava un album fotografico) aveva così una durata standard di 40 minuti circa, e su questa durata sono stati stabiliti i formati delle compact-cassette: c45 (un album), c90 (due album) e c60 (per i rari album "fuori standard" che arrivavano fino a quais 30 minuti per facciata).
Formato intermedio era l'ep (33 giri a 7" o 45 giri a 12") che permetteva di registrare un paio di canzoni per facciata, per una durata totale di circa 20 minuti.[1]

Il cd invece deve la sua durata al processo inverso: narra la leggenda che fu il presidente della Sony, Norio Ogha, a imporre che su un cd fosse possibile registrare (e quindi riprodurre senza interruzioni) la Nona Sinfonia di Beethoven. Da qui viene la durata originale di un cd, 74 minuti di musica, poi estesi fino a 80.

E così, come la musica pop deve il suo formato più caratteristico (la canzone di 3 minuti) al 78 giri e poi al 7", la musica rock non sarebbe stata la stessa senza gli album che permettevano di realizzare dischi in cui le canzoni fossero legate le une alle altre (concept album) oppure formati da canzoni più lunghe, fino alle suite che occupavano un intero lato di un lp.
Anche il formato ep, mai troppo popolare in Italia, aveva la sua ragione di essere, permettendo ai gruppi esordienti di realizzare un prodotto più rappresentativo della propria musica rispetto a un 7", ed allo stesso tempo meno costoso ed impegantivo di un intero album.
Lo stesso lp aveva una durata che poteva essere divisa agevolmente tra otto/dieci canzoni, senza la necessità di avere troppi pezzi "riempitivi" per arrivare a coprire la durata di un disco.[2]

La musica pop/rock è nata e cresciuta con questi formati, che sono giocoforza diventati i formati di riferimento per gli appassionati: singolo, ep, lp.
Col cd, cominciano i problemi: nei 74 minuti della Nona di Beethoven c'era un sacco di spazio in più da usare, senza grossi costi aggiuntivi.
E così molti, troppi dischi degli anni '90 sono fatti da non meno di quindici canzoni, con una crescita esponenziale di brani che avrebbero potuto e dovuto tranquillamente essere dimenticati tra gli inediti... cosa che purtroppo sta succedendo sempre più in questi periodi di vacche magre per l'industria musicale, con l'incessante riproposta di nuove edizioni dei "classici" infarcite dei maledetti inediti, che nel 99% dei casi non fanno che confermare la lungimiranza di chi, all'epoca, aveva scelto di lasciarli, per l'appunto, inediti... quando non si arriva al caso patologico dei Rolling Stones che gli inediti d'epoca li incidono al giorno d'oggi.

Probabilmente per abitudine, io penso che la durata "giusta" di un album debba essere quella classica di una quarantina di minuti, nè troppo corta nè troppo lunga, che permette di concentrarsi nell'ascolto e di avere pezzi normalmente interessanti.
Anche se, con il passare degli anni, il tempo che riesco a dedicare alla musica è sempre meno, e soprattutto è sempre minore la mia capacità/possibilità di concentrazione esclusiva sulla musica, e ultimamente tendo a preferire gli ep: venti minuti di musica sono la lunhezza ideale per evitare di stufarmi. Ci sono parecchi album degli anni '90 che non riesco più ad ascoltare perchè sono troppo lunghi!

Con il passaggio alla "musica liquida", cioè gli mp3/flac/quelchevoletevoi, cioè la musica in formato digitale, non ha più senso che esistano queste limitazioni.
La musica liquida dovrebbe permettere libertà assoluta di espressione a chi registra, che può tranquillamente permettersi di pubblicare "dischi" di venti o trenta minuti (o anche di due ore, se del caso), senza dover più fare i conti con le limitazioni dei formati fisici. Strada che, fortunatamente, viene già seguita da qualche net label.


Note e links:
[1] Poi esistevano anche formati non standard come i 10", i flexi-disc, i dischi incisi su un lato solo, etc. - ma sono numericamente poco rilevanti.

[2] E per i più creativi, ambiziosi o presuntuosi, c'era sempre la possibilità del disco doppio.

8 commenti:

CheRotto ha detto...

pare che i Flaming Lips abbiano messo in pratica quella che tu definisci 'libertà assoluta di espressione'... ;-)
http://www.ondarock.it/recensioni/2011_flaminglips.htm

allelimo ha detto...

Vero, vero.
Sto ascoltando in questi giorni le diverse produzioni 2011 dei Flaming Lips (mica tutte, eh: la canzone di 6 ore e quella di 24 ore nemmeno ci penso) per poterne parlare in un prossimo post.

DiamondDog ha detto...

Azz....hai ragione.
La durata di un lavoro è sempre stata determinata dallo spazio sul supporto.
E il cambio culturale da LP a CD non è stato gestito al meglio, insistendo sulla formula dell'album a tutti i costi praticamente ne sono usciti moltissimi come "doppi" a partire dall'avvento del CD.
Io ricordo ancora le incazzature quando andavi a comprare l'LP di qualcuno e ti ritrovavi con un disco da 30' o poco più....sembrava fatto apposta per risparmiare canzoni per l'album successivo...
Sottolinerei anche come si stia perdendo l'usanza temporale di fare un disco all'anno che era la regola mediamente seguita al tempo degli LP....

allelimo ha detto...

Epperò, tu sai che io sono un convinto assertore dell'estetica punk/minimalistica ("less is more"): uno degli album più belli di sempre è lungo 29 minuti circa, ed è perfetto così: "Pink Moon" di Nick Drake.

paolo ha detto...

pink moon ha una batteria che suona troppo beach boys però.

giusy ha detto...

sì esattamente: proprio quel disco lì! Condivido in pieno quello che scrivi.

La prima è in basso... ha detto...

Ho trovato per caso questo blog, molto interessante.

Da qualche anno sono ritornato al vinile e trovo che la durata dei vecchi dischi (38/45 minuti) sia perfetta. Un disco non arriva mai a stancarti. Inoltre lo spezzare l'ascolto in 2 lati aiuta molto. Ricordo un'intervista ad un musicista che disse che con i costi dei cd preferivano durate al limite della capacità per rispetto dell'ascoltatore, negando di riempire il disco di roba spesso brutta e inutile.

allelimo ha detto...

La prima è in basso..., benvenuto e grazie per l'apprezzamento.
Io al vinile non ho nessuna intenzione di tornare, però i due lati e la durata erano sicuramente più adatti a un "disco rock" di un cd di settanta minuti.
Al musicista dell'intervista che citi risponderei che "rispetto per l'ascoltatore" è dargli solo brani belli, non scartine e rimasugli per allungare il brodo.