mercoledì 10 aprile 2013

20 canzoni - ottava parte

Penultimo estratto da Alta Fedeltà: i due protagonisti (Rob e Laura) si sono lasciati, hanno avuto altre storie, si sono rimessi insieme.
Adesso stanno tirando insieme i fili della loro relazione a tre: lui, lei, la musica.
E Rob non è ancora convinto che esistano altre cose importanti oltre alla musica:

"Lascio passare un attimo prima di ricominciare a combattere quella che probabilmente sarà la più aspra di tutte le battaglie fra uomini e donne.
"Come è possibile che ti piacciano Art Garfunkel e Solomon Burke? È come dire che stai dalla parte degli israeliani e dei palestinesi."
"Che paragone campato in aria, Rob. Art Garfunkel e Solomon Burke fanno dischi di musica pop, gli israeliani e i palestinesi no. Art Garfunkel e Solomon Burke non sono impegnati in un aspro conflitto territoriale, gli israeliani e i palestinesi sì. Art Garfunkel e Solomon Burke..."
"Ok, ok. Ma..."
"E poi chi ti ha detto che mi piace Solomon Burke?"
Questo è troppo.
"Solomon Burke! "Got to get you off my mind"! La nostra canzone! Se stiamo insieme lo dobbiamo a Solomon Burke!"
"Davvero? Per caso hai il suo numero di telefono? Mi piacerebbe dirgli una parolina."
"Ma non ti ricordi?"
"Mi ricordo la canzone, ma non chi la cantasse."
Scuoto la testa, incredulo.
"Vedi, questo è uno di quei momenti in cui un uomo si sente proprio cascare le braccia. Davvero non riesci a capire la differenza fra "Bright eyes" e "Got to get you off my mind"?"
"Sì, certo. Una parla di conigli e nell’altra suona una banda..."
"Una banda! Una banda! È una sezione di fiati, cazzo!"
"Quel che sia. Lo capisco, sai, perché ti piace più Solomon che Art. Sul serio. E se mi chiedessero quale dei due è meglio, direi senza dubbio Solomon. È autentico, è nero, è una leggenda, e così via dicendo. Però mi piace anche "Bright eyes". Penso che abbia una bellissima melodia, e per giunta, non me ne importa granché. Ci sono così tante altre cose di cui preoccuparsi. Lo so che sembro tua madre, ma in fondo si tratta solo di dischi di musica pop, e preoccuparsi se un disco è migliore di un altro o no, beh, chi vuoi che lo faccia, davvero, a parte te, Barry e Dick? Per me, è come disquisire sulla differenza fra McDonald’s e Burghy. So che deve essercene una, ma chi se ne frega di scoprirla?"
La cosa terribile è che, ovviamente, io so perfettamente qual è la differenza fra McDonald’s e Burghy, e sull’argomento ho delle opinioni precise e complesse. Ma se mi metto a confrontare gli hamburger dell’uno con quelli dell’altro, sarà un po' come darle ragione, così lascio perdere.
Tuttavia la discussione prosegue, svolta gli angoli, attraversa la strada, torna su se stessa e alla fine termina in un punto dove né lei né io siamo mai arrivati prima - o almeno, non da sobri, e non nelle ore diurne."



Robert Wyatt - Shipbuilding
Robert Wyatt è una leggenda.
Underground e alternativa, certo, e quindi non "di moda".
Però è un personaggio di invidiabile coerenza e onestà, che ha sempre fatto grosso modo quello che voleva (almeno, questa è l’impressione che mi arriva dall’esterno) fottendosene allegramente di quello che gli sarebbe convenuto fare dal punto di vista commerciale.
Un personaggio che è diventato un verbo: in inglese "wyatting" descrive chi in un locale pubblico sceglie le canzoni più strane disponibili su un juke-box per disturbare gli altri clienti.
E i suoi dischi sono normalmente perfetti per lo scopo: strani e disturbanti per molte orecchie.
Lui l'ha presa bene: "Sono davvero onorato all'idea di essere diventato un verbo, è davvero una cosa divertente".
Sulla pratica del wyatting invece ha detto: "Davvero, non mi piace sconcertare la gente, ma anche quando cerco di essere normale la gente rimane ugualmente sconcertata"
"Shipbuilding" è una canzone di Elvis Costello, Wyatt si limita a cantarla.
Più che una canzone d’amore è una riflessione amara sulla guerra (è stata pubblicata al tempo della guerra delle Falkland), ma tanto è tutta la sua storia ad essere piena di tanti tipi di amore.
Canzone bellissima, nonostante i suoni siano leggermente datati, un po’ troppo pop-jazz anni ‘80.



Yo la Tengo - The Summer
Gli Yo la Tengo sono tre persone normali, ormai di mezza età, che suonano rock.
Normali nel senso che potrebbero essere davvero i tuoi vicini di casa: nessun atteggiamento da rockstar, immagine inesistente e ironia sparsa a piene mani nei loro video e nel loro modo di essere. Li adoro.
"The Summer" è uno dei loro pezzi che preferisco, e non casualmente è tratto da un loro album che è sicuramente appropriato definire "minore".
E’ un pezzo che suona come l’estate quando sta per finire, e tu cominci a pensare "tra poco ricomincia la scuola" (che è una sensazione completamente diversa da "tra poco ritorno a lavorare")

1 commento:

brazzz ha detto...

questa ottava parte è grande..hai scritto alcune cose davvero splendide..grazie amico carissimo...
la mia canzone?..sea song,ovviamente...