giovedì 14 gennaio 2010

Ghosts



Per lo stesso David Sylvian "Ghosts"[1] più che l'ultima canzone incisa con i Japan è la prima della sua produzione solista - tanto è vero che l'ha inserita nella raccolta "Everything and Nothing", proprio a rimarcare il significato di punto di svolta tra le due fasi musicali.

In "Ghosts" forse solo lo stile vocale è ancora un po' troppo enfatico (tanto è vero che nella raccolta "E&N" è presente una versione con la voce sovraincisa nel 2000 alla traccia strumentale originale), ma il pezzo è comunque straordinario, sia per la costruzione armonica (fatta quasi completamente di accordi minori) che per la tessitura strumentale - i suoni dei synth sono perfetti, rifiniti in maniera maniacal-certosina.
E rimanendo in tema di synth, nel video si vede Richard Barbieri che suona un Prophet 5, un vero mito per gli appassionati di elettronica analogica vintage: se avessi i soldi per acquistarlo (e mantenerlo, secondo le testimonianze già all'epoca era un incubo farlo funzionare, figuratevi 30 anni dopo..) sarebbe l'unico synth che vorrei avere in casa :)

Da "Ghosts" nasce quindi tutta la successiva carriera solistica di David Sylvian, che a mio avviso trova i suoi episodi migliori nella perfezione formale di un disco come "The Secrets of the Beehive" ("Orpheus" è una canzone che ha spinto a comprare non so quante chitarra acustiche dopo anni di solo elettriche) e - molti anni dopo - "Blemish"[2], testimonianza che un musicista intelligente non si ferma ma continua a cercare strade nuove.


Note e links:
[1] Questo video l'ho trovato su "La Teiera Volante", in un post di un paio di anni fa. Non l'avevo mai visto prima, quindi grazie a Lucien per il link :)

[2] Con la fondamentale collaborazione di Christian Fennesz, nel cui album "Venice" David ricambia il favore.

13 commenti:

Disco Boomer ha detto...

Giustizia per i japan, gruppo ahimè quasi dimenticato. pur essendo un americanista ho sempre trovato grandi il gruppo di sylvian e barbieri. se pensiamo a dei capolavori come "gentleman take polaroid" e sopratutto "tin drum" album insuperato come atmosfera e costruito tutto sulla ricerca armonica a scapito della melodia. E poi quell'innestare riferimenti etnici senza essere referenziali e modaioli; in una parola uno dei gruppi più seminali del rock e non solo.

LilacTime ha detto...

Ciao allelimo, e così hai ora hai questo bellissimo blog...diventerà una delle mie letture preferite...:)
A presto!

By the way: adoro David Sylvian, ma tu che ne pensi dell'ultimo Manafon? (A me piace un po' meno di Blemish...)

allelimo ha detto...

Harmonica: Sono d'accordo con tutto quello che dici - ma senza scordare che le cose migliori David Sylvian le ha fatte dopo i Japan :)

LilacTime: Grazie per i complimenti! Poi "Manafon" è ancora troppo recente ed in attesa di un ascolto approfondito - ad una prima impressione è senz'altro più duro e difficile sia di "Blemish" che di "The Good Son vs. the Only Daughter" - ma senz'altro meglio del fiacco episodoio a nome None Horses :)

Lucien ha detto...

Brilliant trees e The Secrets of the Beehive le cose migliori che ha fatto, album di valore assoluto (anche Gone to earth).
Manafon per me è inascoltabile, forse è un mio limite, ma sul quel terreno non lo seguo più.

allelimo ha detto...

D'accordo con Lucien, ma insieme a quei due per me bisogna mettere pure "Blemish" - che al primo ascolto non mi aveva convinto per niente, eh!
"Manafon" non lo so, non ho ancora deciso... però ricordo abbastanza chiaramente che quando ho sentito per la prima volta "White Riot" ho pensato la stessa cosa :)
E con questo mica voglio sostenere che "Manafon" sia un capolavoro etc. etc. - il mio giudizio rimane al momento sospeso, magari poi a un certo punto ci si entra dentro come con "Blemish" - o anche no - ma credo sia giusto concedere a David Sylvian e a questo disco un po' più di tempo :)

allelimo ha detto...

Rileggendo la mia risposta precedente mi sono accorto che non mi sono spiegato bene: di "White Riot" volevo dire che la prima volta che l'ho ascoltato ho pensato che fosse inascoltabile :)

ReAnto ha detto...

Mi pare che l'ultimo disco sia un po' troppo "oltre".
Cmq. rimane uno dei migliori musicisti sperimentatori della nostra musica.

allelimo ha detto...

Si, la prima impressione è stata quella anche per me - ma come cercavo di dire prima, quante volte un disco che alla prima impressione sembra "oltre" si trasforma poi in qualcosa di completamente diverso?
Per questo, e per la stima che in ogni caso DS si merita, continuo a lasciare in sospeso il giudizio - magari di "Manafon" possiamo riparlarne tra un annetto? :)

Webbatici ha detto...

Io personalmente preferisco Manafon a Blemish. E lui resta una voce storica, uno dei timbri più belli e personali degli ultimi 30 anni.

allelimo ha detto...

Webbatici, stavolta mi hai sorpreso: tu - in quanto possessore di un cuore indurito da anni di rock - dovresti preferire il disco meno "estremo" :)

Webbatici ha detto...

Tu ce l'hai col mio cuore indurito, ma in realtà ho solo espresso il mio paragone fra i due dischi, chè i miei preferiti del bell'uomo sono sempre i primi 3. Credo soltanto che Manafon sia una progressione, un miglioramento grazie all'esperienza maturata con Blemish.

allelimo ha detto...

Eheh tu sai da dove viene il tuo "cuore indurito" ;)
Ma seriamente, conoscendo un po' i tuoi gusti in base a due anni di Tuning Maze, pensavo che avresti preferito "Blemish" a "Manafon"!
Poi, la mia classifica è:
1. Secrets of the beehive
2. Blemish
3. Brilliant Trees

Webbatici ha detto...

Per una volta siamo d'accordo sulla medaglia d'oro.
Settore "forma song"
1. Secret of the beehive
2. Brillian Trees
3. Gone to earth
Settore "sperimentale"
1. Plight & Premonition (con Czukaj)
2. Alchemy
3. Approaching silence