Secondo episodio di "cose intelligenti" [1]
Il punto è: non se ne sentono moltissime di cose intelligenti in giro, e quindi se qualcuno ne dice una, mi sembra giusto dargliene atto e recuperarla qui, mettendola a disposizione di chi non l'avesse sentita.
Oggi parliamo di Giancarlo Onorato [2] (lui lo scrive, sa dio perchè, gianCarlo) che, parlando di testi e musica, dà una definizione perfetta del loro rapporto:
"Sangue bianco è principalmente un disco di musica. Un disco in cui anche le parole vogliono essere parte della musica. Questo lo distanzia da tutto quanto io abbia sinora prodotto, per il semplice fatto che non si tratta di un'opera narrativa come era Falene bensì essenzialmente musicale. Le parole di Sangue bianco non sono meno importanti di quelle degli altri miei dischi, ma sono incarnate nelle composizioni e vivono della musica di cui fanno parte. Una simbiosi che non vuole più essere canzone nel senso solito. Io sono al contempo regista e autore della colonna sonora di un'opera la cui visione scorra nella mente di chi ascolti."[3]
Oh, perfetta è anche un po' esagerato, perchè in ogni frase di Onorato c'è l'eco del troppo, del suo essere più dannunziano di D'Annunzio, sempre eccessivo e magniloquente [4].
Però se togliamo i riferimenti al disco di cui si sta parlando, e rimane una definizione, questa sì, veramente perfetta:
"Le parole sono incarnate nelle composizioni e vivono della musica di cui fanno parte"
Questa è per me la descrizione ideale di come deve essere guardato il testo di una canzone: un'entità che da sola non esiste e che ha senso solo come parte della canzone, che è fatta di musica e parole, insieme.
E ha, secondo me, ancora più valore perchè viene da un'artista che per lungo tempo ha fatto delle parole la sua "arma" principale, incarnando (provandoci, almeno) l'ideale di "artista globale", musicista, poeta, scrittore e pittore, performer etc.
E' una frase che denota una lucida intelligenza, che a Giancarlo/gianCarlo non è mai mancata, ed è bello sapere che l'ha mantenuta intatta negli anni.
Note e links:
[1] Una delle frasi celebri di David Bowie è senz'altro quella in cui lui sosteneva di avere deciso, a un certo punto della sua vita, di riutilizzare come proprie le cose intelligenti che avesse sentito dire da chiunque, come se fossero state sue.
Che è tra l'altro una delle basi su cui ha costruito la sua carriera musicale fatta di un cambio continuo di prospettive ed orizzonti (beh, continuo: diciamo almeno fino a "Scary Monsters" che dopo comincia il lungo declino di DB, non più in grado di cambiare davvero, fino a doversi limitare - proprio lui - a riciclare le sue vecchie cose)
[2] Che è l'ex-cantante degli Underground Life, come loro sempre in bilico tra l'underground e il mainstream, senza mai risucire a fare un passo deciso da una parte o dall'altra, nemmeno nella sua ormai decennale produzione solistica.
Ma parlare degli Undergorund Life e di Giancarlo Onorato è per me molto difficile, per quanto sono stati importanti entrambi nel mio percorso musicale, quindi rinuncio a farlo qui ulteriormente e rimando a un prossimo post.
[3] Frase tratta da un'intervista rilasciata a SentireAscoltare, che potete leggere qui, a proposito del suo ultimo disco, "Sangue Bianco".
[4] E pure pomposo e tronfio a volte, direi, se non fosse che, come ho appena detto due note sopra, gli voglio troppo bene per parlarne male.
3 commenti:
Il tuo post (spero di non andare fuori tema) mi ha fatto tornare su una mia domanda riguardante le recensioni italiane (quando ancora le leggevo).
Mi chiedevo spesso perché non ci fosse qualcosa di scritto del censore sui testi delle canzoni?
Ci vuole troppo tempo e andare più a fondo nell'ascolto? O forse ci vuole più cultura da parte di chi recensisce?
per me la musica viene prima del testo, valuto comunque tutto l'insieme, logico, ma anche se il testo fosse del gramelot alla Dario Fo, se si lega bene con la musica, perché no?
anche io ti voglio troppo bene, torna ai vinili, quando puoi :-)
m
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