Ovvero, quante volte il piacere di ascoltare un album è stato "rovinato" da una canzone di qualità[1] troppo superiore rispetto alle altre?
A me è capitato parecchie volte: ci sono alcuni album dei quali ricordo solo una canzone, quella che quando arriva eclissa tutto il resto.
Quella che ti fa cercare qualcosa di altrettanto bello nelle altre, e quando non lo trovi resti deluso.
E non sto parlando di una canzone bella in un album di canzoni brutte,[2] ma di canzoni che spiccano in album fatti di canzoni belle o dignitose, che semplicemente scompaiono di fronte al capolavoro.
L'argomento mi è venuto in mente mentre ascoltavo un disco recuperato da circa trent'anni fa (Abwaerts, "Der westen ist Einsam" - e mi rendo conto che non sia esattamente un album che tutti hanno in casa: gruppo punk/post punk tedesco dei prim anni '80, ci suonava Mark Chung, il bassista degli Einsturzende Neubauten).
Di quel disco, recentemente recuperato in forma digitale[3], ricordavo solo il primo, bellissimo, pezzo: "Beim Erstenmal Tut's Immer Weh", tra post punk e dark, con una figura di batteria perfetta, basso e chitarra taglienti, canto in tedesco. Ancora fantastico dopo trent'anni, e ancora eclissa tutto il resto del disco: bello, ma non c'è niente all'altezza di quel primo pezzo.
Venendo a esempi un po' meno di nicchia, rientrano in questa categoria ad esempio alcuni pezzi di cui ho già parlato qui, pur se da un altro punto di vista, quello "tecnico".
Sono "Sun comes up..." dei Cowboys Junkies (da "The Caution Horses"), "Funeral Singers" dei Califone da "All My Friends are Funeral Singers", "Stella Maris" degli Einsturzende Neubauten da "Ende Neu".
A questi si potrebbe aggiungere la cover di "Sweet Jane" sul primo album dei Cowboys Junkies[4], oppure "Hotellounge" dei Deus, dal loro album di debutto "Worst Case Scenario",[5] peraltro ottimo disco. Ma "Hotellounge" è una canzone così perfetta che mi ha rovinato non solo questo, ma anche i successivi album del gruppo belga, nei quali non ho più trovato nulla di vagamente all'altezza di questo pezzo.
O anche i Cranes, gruppo new wave fuori tempo massimo[6] che nel loro album del 1991 (!) "Wings of Joy" avevano un pezzo fantastico come "Tomorrow's Tears", che se fosse uscito dieci anni prima sarebbe entrato nella leggenda.
Tutti album in sè ottimi, ma con un picco qualitativo che ne eclissa gli altri pezzi.
E quindi, mi rimane il dubbio se sia meglio non averli questi picchi: perchè un album fatto invece di canzoni "normalmente" belle risulta più equilibrato, più gradevole, più ascoltabile di quanto sarebbe lo stesso album con aggiunto un pezzo straordinario.
Posto naturalmente che sarebbe meglio avere un album con tutti pezzi straordinari, ma questo è evidentemente impossibile: credo che un disco così semplicemente non esista.
Anche il mio disco preferito di sempre, VU&N, probabilmente un paio di pezzi deboli ce li ha. Adesso non mi viene in mente quali siano, ma dovrebbero esserci...
Note e links:
[1] Qui per qualità si deve intendere il giusto mix di orecchiabilità, innovazione, emozione che rendono un pezzo davvero unico, non semplicemente bello o importante.
[2] Primo esempio che mi viene in mente, il primo albun dei Killing Joke: Wardance, Requiem, due pezzi fantastici; poi tutto il resto è brutto/banale/insignificante.
[3] Bleah...
[4] Che in effetti, per quanto mi riguarda, si limitano a questi due pezzi. Il resto è longeque inferior...
[5] Le copertine dei due dischi citati sono quelle che illustrano il post.
[6] O meglio: troppo in ritardo per gli anni '80 e troppo in anticipo per il triste revival di questi anni.
Blog a chiusura estemporanea
("A mio parere, secondo me, io penso che, credo ma potrei sbagliarmi, la mia umile opinione è che, se non è troppo disturbo
mi azzarderei a sostenere che" - distribuire a piacere in ogni cosa da me scritta!)
giovedì 29 marzo 2012
lunedì 19 marzo 2012
Ascolti recenti - Marzo 2012 (parte seconda)
Anoice - The Black Rain (2012)
A poposito di copertine brutte, questa è veramente orrenda.
Il disco è bello ma non all'altezza del precedente lavoro: hanno virato decisamente sul versante classico dell'accoppiata "modern classic", e ci sono un paio di interventi vocali simil-operistici che mi fanno accaponare la pelle.
Autori Vari - Danza Meccanica vol. 2 (2012)
Alcune cose molto belle, altre molto meno. Naturalmente solo su vinile e/o download digitale.
Però il volume uno era molto più interessante, qui in particolare c'è una cosa che non capisco proprio: il pessimo remix di "A gift of tears", bellissimo pezzo dei Jeunesse d'Ivoire che stava già su Body Section di Rockerilla e su Milano 1983 o qualcosa del genere della Spittle.
Si vede che non faccio più abbastanza giri "lì fuori".
Olafur Arnalds - Living Room Songs (2011)
Modern classical, pianoforte e archi, qualche intervento elettronico.
Parte benissimo con due pezzi notevoli, poi si sgonfia un po' nei clichè del genere.
Comunque un buon disco, di quelli che mi piace ascoltare in questi giorni.
Autori Vari - Without You Without Wool (2012)
Nuova raccolta di sei pezzi per la Woolshop Records: tre per i già "conosciuti" Giampiero Riggio, Caligine e Claudio Cataldi, e tre per nuovi arrivi nel catalogo. Tutto molto bello, e gratuito.
Purtroppo è una pessima abitudine di gentaglia come loro, regalare le cose, magari con un download gratuito appena la copia fisica del cd è esaurita, come era già successo per "Summary of Symbiosis" di Riggio, "Ter" di Caligine e adesso di nuovo per "Ghost Town" di Cataldi.
Mi raccomando, non supportate gente di tale risma, che contribuisce alla libera diffusione di idee e musica, senza pensare alle case discografiche che fallicono e ai poveri negozianti che sono costretti a chiudere.
Mulatu Astatke & The Heliocentrics - Inspiration Information (2009)
Bello ma non è il mio genere, tra jazz, funk e musica africana. Una canzone alla volta mi piace, due di seguito uhmm, dopo tre mi addormento.
Visto che la musica la ascolto praticamente solo in macchina, meglio evitare il rischio.
Ilyas Ahmed - The Vertigo of Dawn (2008)
Si può fare musica sperimentale con una chitarra acustica?
Sentendo questo disco, la risposta è sì.
Ilyas Ahmed continua a salire nella scala della mie preferenze, e dopo aver ascoltato questo disco ho rispolverato la mia vecchia chitarra acustica, che non usciva dalla sua custodia da una bella decina d'anni.[1]
Note e links:
[1] poi nella custodia ci è tornata subito, avete mai provato a suonare una chitarra acustica in un appartamento verso mezzanotte? E' un po' come se atterrasse un jumbo in salotto per il rumore che si riesce a fare...
A poposito di copertine brutte, questa è veramente orrenda.
Il disco è bello ma non all'altezza del precedente lavoro: hanno virato decisamente sul versante classico dell'accoppiata "modern classic", e ci sono un paio di interventi vocali simil-operistici che mi fanno accaponare la pelle.
Autori Vari - Danza Meccanica vol. 2 (2012)
Alcune cose molto belle, altre molto meno. Naturalmente solo su vinile e/o download digitale.
Però il volume uno era molto più interessante, qui in particolare c'è una cosa che non capisco proprio: il pessimo remix di "A gift of tears", bellissimo pezzo dei Jeunesse d'Ivoire che stava già su Body Section di Rockerilla e su Milano 1983 o qualcosa del genere della Spittle.
Si vede che non faccio più abbastanza giri "lì fuori".
Olafur Arnalds - Living Room Songs (2011)
Modern classical, pianoforte e archi, qualche intervento elettronico.
Parte benissimo con due pezzi notevoli, poi si sgonfia un po' nei clichè del genere.
Comunque un buon disco, di quelli che mi piace ascoltare in questi giorni.
Autori Vari - Without You Without Wool (2012)
Nuova raccolta di sei pezzi per la Woolshop Records: tre per i già "conosciuti" Giampiero Riggio, Caligine e Claudio Cataldi, e tre per nuovi arrivi nel catalogo. Tutto molto bello, e gratuito.
Purtroppo è una pessima abitudine di gentaglia come loro, regalare le cose, magari con un download gratuito appena la copia fisica del cd è esaurita, come era già successo per "Summary of Symbiosis" di Riggio, "Ter" di Caligine e adesso di nuovo per "Ghost Town" di Cataldi.
Mi raccomando, non supportate gente di tale risma, che contribuisce alla libera diffusione di idee e musica, senza pensare alle case discografiche che fallicono e ai poveri negozianti che sono costretti a chiudere.
Mulatu Astatke & The Heliocentrics - Inspiration Information (2009)
Bello ma non è il mio genere, tra jazz, funk e musica africana. Una canzone alla volta mi piace, due di seguito uhmm, dopo tre mi addormento.
Visto che la musica la ascolto praticamente solo in macchina, meglio evitare il rischio.
Ilyas Ahmed - The Vertigo of Dawn (2008)
Si può fare musica sperimentale con una chitarra acustica?
Sentendo questo disco, la risposta è sì.
Ilyas Ahmed continua a salire nella scala della mie preferenze, e dopo aver ascoltato questo disco ho rispolverato la mia vecchia chitarra acustica, che non usciva dalla sua custodia da una bella decina d'anni.[1]
Note e links:
[1] poi nella custodia ci è tornata subito, avete mai provato a suonare una chitarra acustica in un appartamento verso mezzanotte? E' un po' come se atterrasse un jumbo in salotto per il rumore che si riesce a fare...
venerdì 16 marzo 2012
Dal vivo
Che una volta, prima di questi anni dopo il 2000, ai concerti ci si andava per decidere se valeva la pena di acquistare il disco, mentre ora si scarica il disco per decidere se vale la pena di andare a vedere il concerto.
Questione di mutati rapporti tra gruppi, dischi, concerti e prezzi.
Mutamento indubbiamente figlio del fenomeno del download: meglio adesso o prima, in questo caso non lo so.
Però credo sia inevitabile che i gruppi cerchino di farsi pagare di più per il live: da qualche parte dovranno pur tirare fuori i soldi per pagare le bollette. E se non quelle, gli strumenti. Vabbè, almeno le corde di ricambio per le chitarre...
Nei vent'anni tra il 1978 e il 1998 ho visto una quantità spropositata di concerti, favorito anche dal fatto che da Milano passavano più o meno tutti i gruppi che venivano a suonare in Italia.
Poco tempo fa ho fatto un elenco, molto asettico, dei "primi venti" sul blog di Lozirion.
Se però volessi indicare solo quelli veramente fondamentali, diciamo cinque?
Vediamo un po'.
1 - Clash (Palalido, Milano, 1981)
Il mio primo concerto "serio", entrati di straforo al Vigorelli a concerto già iniziato. La scoperta del punk-rock dal vivo, che era una cosa maledettamente eccitante. Non che al tempo avessi davvero capito cosa stavo vedendo, ma la botta di energia me la ricordo ancora adesso.
2 - Diaframma (Viridis, San Giuliano Milanese, 1984)
La new wave italiana subito prima del grande polverone pubblicitario (e rompicoglioni) su "La nuova musica italiana cantata in italiano".
Quasi tutto quello che ho fatto musicalmente negli anni successivi è stato determinato da questo concerto: la fanzine, la sala prove, il gruppo. Senza Fiumani sarei sicuramente stato un'altra persona. Magari migliore, ma ormai è un po' tardi per cambiare le cose... ;)
3 - Opal (Bloom, Mezzago, 1988?)
Dopo la "fine" della new-wave e lo sbandamento jazz[1] questo concerto mi riporta al rock fatto con chitarre distorte, feedback psichedelici e volume altissimo. E poi Kendra Smith ha appena abbandonato il gruppo e alla voce c'è una ragazza bellissima, il che male non fa: Hope Sandoval.
4 - Spacemen 3 e Loop (Bloom, Mezzago, 1989)
Sono due concerti separati, ma facciamo finta che sia uno solo, se no non rimango nei cinque che mi ero prefissato. D'altra parte Sp3 e Loop erano in fondo due facce di una stessa medaglia, anzi i Loop erano il lato b degli Sp3.
Sp3, concerto bellissimo in un Bloom semivuoto, saremo stati una cinquantina di persone forse?
E tra quelli c'erano, tra loro sconosciuti, quattro quarti dei futuri Mother of Loose...
Mentre il concerto dei Loop, visto in prima fila, è stato il concerto a più alto volume che io ricordi. Ghiaccio secco senza interruzione dal primo all'ultimo pezzo, luce stroboscopica alle spalle del gruppo e assoli di due note, acidi, psichedelici e lancinanti come mai sentito prima e mai più sentito dopo. Le orecchie mi hanno fischiato per un paio di giorni dopo quel concerto.
5 - Sonic Youth (Rolling Stone, Milano, 1990)
Ovvero, in assoluto, il concerto della mia vita. Non sarà elegante ma mi cito:
"Suonano al Rolling Stone di Milano il 24 settembre 1990.
L’ho già scritto un paio di volte: alla fine del concerto quasi tutti erano ammutoliti (un po’ per il rimbombo nelle orecchie, visto il volume), ci si guardava dicendo "Ma che cosa abbiamo sentito stasera? Come è possibile suonare così?".
Perché un conto è ascoltare un disco, un conto è vedere dal vivo i Moore e Ranaldo che reinventano la chitarra come strumento, almeno tanto quanto ha fatto Jimi Hendrix.
Non so quanti gruppi siano nati in seguito a quel concerto, ma immagino tanti (e di almeno uno ho notizie certe...)"
Anche qui, come al concerto degli Sp3, erano presenti (e nel frattempo si erano conosciuti) i quattro quarti dei Mother of Loose, nati quella sera stessa. E come per il concerto dei Diaframma, tutto quello che avrei fatto nei dieci anni successvi sarebbe stato diverso se non avessi visto questo concerto.
Dopo, tante cose belle, ma fondamentali non più.
Anche perchè per una serie di eventi (età, figli, lavoro, prezzi dei biglietti) ho smesso di ascoltare la musica dal vivo. Sto cercando di riprendere, eh, ma nel frattempo mi sono perso un bel po' di anni.
Rimpianti[2] per concerti non visti, almeno due: David Sylvian, tour di "Secrets of the Beehive", il concerto costava qualcosa tipo 35.000 lire (invece delle solite 15/18 mila) e non ce li avevo, mannaggia.
E i Flaming Lips, che avrebbero dovuto suonare in Italia diverse volte nei primi anni '90, ma ogni volta il concerto saltava per un motivo o per l'altro (ricordo un paio di sere al Bloom ad aspettare che arrivassero...)
Poi sono riusciti a suonare anche da noi, ma nel frattempo erano diventati il simpatico gruppo di mattacchioni pop di "Yoshimi". Probabilmente divertenti dal vivo, ma per me non abbastanza interessanti da indurmi ad andare a vederli.
Note e links:
[1] Ne ho già parlato pochi giorni fa a proposito di Diaframma e 1986.
[2] Non della categoria rimpianti, ma gruppi che mi piacerebbe vedere adesso: Fennesz, Giardini di Mirò, Message to Bears, Ilyas Ahmed, Giampiero Riggio. Magari qualcuno di questi prima o poi lo becco.
Questione di mutati rapporti tra gruppi, dischi, concerti e prezzi.
Mutamento indubbiamente figlio del fenomeno del download: meglio adesso o prima, in questo caso non lo so.
Però credo sia inevitabile che i gruppi cerchino di farsi pagare di più per il live: da qualche parte dovranno pur tirare fuori i soldi per pagare le bollette. E se non quelle, gli strumenti. Vabbè, almeno le corde di ricambio per le chitarre...
Nei vent'anni tra il 1978 e il 1998 ho visto una quantità spropositata di concerti, favorito anche dal fatto che da Milano passavano più o meno tutti i gruppi che venivano a suonare in Italia.
Poco tempo fa ho fatto un elenco, molto asettico, dei "primi venti" sul blog di Lozirion.
Se però volessi indicare solo quelli veramente fondamentali, diciamo cinque?
Vediamo un po'.
1 - Clash (Palalido, Milano, 1981)
Il mio primo concerto "serio", entrati di straforo al Vigorelli a concerto già iniziato. La scoperta del punk-rock dal vivo, che era una cosa maledettamente eccitante. Non che al tempo avessi davvero capito cosa stavo vedendo, ma la botta di energia me la ricordo ancora adesso.
2 - Diaframma (Viridis, San Giuliano Milanese, 1984)
La new wave italiana subito prima del grande polverone pubblicitario (e rompicoglioni) su "La nuova musica italiana cantata in italiano".
Quasi tutto quello che ho fatto musicalmente negli anni successivi è stato determinato da questo concerto: la fanzine, la sala prove, il gruppo. Senza Fiumani sarei sicuramente stato un'altra persona. Magari migliore, ma ormai è un po' tardi per cambiare le cose... ;)
3 - Opal (Bloom, Mezzago, 1988?)
Dopo la "fine" della new-wave e lo sbandamento jazz[1] questo concerto mi riporta al rock fatto con chitarre distorte, feedback psichedelici e volume altissimo. E poi Kendra Smith ha appena abbandonato il gruppo e alla voce c'è una ragazza bellissima, il che male non fa: Hope Sandoval.
4 - Spacemen 3 e Loop (Bloom, Mezzago, 1989)
Sono due concerti separati, ma facciamo finta che sia uno solo, se no non rimango nei cinque che mi ero prefissato. D'altra parte Sp3 e Loop erano in fondo due facce di una stessa medaglia, anzi i Loop erano il lato b degli Sp3.
Sp3, concerto bellissimo in un Bloom semivuoto, saremo stati una cinquantina di persone forse?
E tra quelli c'erano, tra loro sconosciuti, quattro quarti dei futuri Mother of Loose...
Mentre il concerto dei Loop, visto in prima fila, è stato il concerto a più alto volume che io ricordi. Ghiaccio secco senza interruzione dal primo all'ultimo pezzo, luce stroboscopica alle spalle del gruppo e assoli di due note, acidi, psichedelici e lancinanti come mai sentito prima e mai più sentito dopo. Le orecchie mi hanno fischiato per un paio di giorni dopo quel concerto.
5 - Sonic Youth (Rolling Stone, Milano, 1990)
Ovvero, in assoluto, il concerto della mia vita. Non sarà elegante ma mi cito:
"Suonano al Rolling Stone di Milano il 24 settembre 1990.
L’ho già scritto un paio di volte: alla fine del concerto quasi tutti erano ammutoliti (un po’ per il rimbombo nelle orecchie, visto il volume), ci si guardava dicendo "Ma che cosa abbiamo sentito stasera? Come è possibile suonare così?".
Perché un conto è ascoltare un disco, un conto è vedere dal vivo i Moore e Ranaldo che reinventano la chitarra come strumento, almeno tanto quanto ha fatto Jimi Hendrix.
Non so quanti gruppi siano nati in seguito a quel concerto, ma immagino tanti (e di almeno uno ho notizie certe...)"
Anche qui, come al concerto degli Sp3, erano presenti (e nel frattempo si erano conosciuti) i quattro quarti dei Mother of Loose, nati quella sera stessa. E come per il concerto dei Diaframma, tutto quello che avrei fatto nei dieci anni successvi sarebbe stato diverso se non avessi visto questo concerto.
Dopo, tante cose belle, ma fondamentali non più.
Anche perchè per una serie di eventi (età, figli, lavoro, prezzi dei biglietti) ho smesso di ascoltare la musica dal vivo. Sto cercando di riprendere, eh, ma nel frattempo mi sono perso un bel po' di anni.
Rimpianti[2] per concerti non visti, almeno due: David Sylvian, tour di "Secrets of the Beehive", il concerto costava qualcosa tipo 35.000 lire (invece delle solite 15/18 mila) e non ce li avevo, mannaggia.
E i Flaming Lips, che avrebbero dovuto suonare in Italia diverse volte nei primi anni '90, ma ogni volta il concerto saltava per un motivo o per l'altro (ricordo un paio di sere al Bloom ad aspettare che arrivassero...)
Poi sono riusciti a suonare anche da noi, ma nel frattempo erano diventati il simpatico gruppo di mattacchioni pop di "Yoshimi". Probabilmente divertenti dal vivo, ma per me non abbastanza interessanti da indurmi ad andare a vederli.
Note e links:
[1] Ne ho già parlato pochi giorni fa a proposito di Diaframma e 1986.
[2] Non della categoria rimpianti, ma gruppi che mi piacerebbe vedere adesso: Fennesz, Giardini di Mirò, Message to Bears, Ilyas Ahmed, Giampiero Riggio. Magari qualcuno di questi prima o poi lo becco.
lunedì 12 marzo 2012
Blog e Facebook: remix[1] dalla Teiera Volante
Lucien ha pochi giorni fa annunciato la sospensione temporanea della Teiera Volante, il suo blog di musica ed altro che è stato per me la porta di ingresso nel mondo dei blog[2] e una lettura imprescindibile in questi anni.
Non è l'unico dei "miei"[3] blog ad avere interrotto le pubblicazioni: basta verificare nel blogroll qui di fianco quanti sono quelli che non pubblicano post nuovi da più di 15 giorni. Sette, più un paio che ho cancellato in quanto chiusi definitivamente.
Non voglio dire che quello che sto scrivendo possa valere in generale per tutto il mondo dei blog: vale forse per il mondo piccolo [4] che gira intorno ai blog appena citati, quella ventina di posti su cui faccio un giro tutti i giorni e un'altra ventina su cui capito una volta alla settimana.
Mi sembra una fase di stanca: pochi post, pochi commenti, poche discussioni interessanti.
E forse è una cosa che riguarda solo questo blog, ma in pochi giorni le visite sono passate da una media tra le 200 e le 300 al giorno a meno di 100, e i post senza commenti sono sempre di più.
Può ben essere colpa mia, che non scrivo più cose interessanti, se mai le ho scritte.
Però mi sembra di vedere la stessa situazione anche in altri posti.
E mi domando, è una cosa naturale? Forse una comunità virtuale che si sviluppa intorno ad alcuni blog ha una vita media limitata, e questa è arrivata alla fine?
Oppure sono alti e bassi ciclici?
Perchè a me quello che mi ha appassionato nel mondo dei blog sono state le discussioni con gli altri, gli scambi di idee anche aspri ma spesso interessanti, mentre ora questi blog stanno ritornando a essere quello che erano i blog originariamente, un diario on-line. E per un diario la discussione non è necessaria.
E mi viene anche il dubbio che i blog stiano diventando uno strumento obsoleto: in questi stessi giorni sto "scoprendo" Facebook.
Ne ero sempre rimasto alla larga per la sua nomea, molto diffusa tra i blogger, di posto stupido, pieno di ragazzini idioti che scrivono con la k e non riescono ad andare oltre al "mi piace questo o quello".
E invece (e naturalmente, aggiungerei) il posto in sè non è per forza più stupido di un blog: dipende tutto dalla gente che lo usa e soprattutto da come lo usa.
Il mezzo è neutro.
Più veloce di un blog perchè permette di condividere immediatamente diverse informazioni, ma non è necessariamente meno approfondito: non ci sono limiti alla lunghezza di quello che si può scrivere in un singolo post.[5]
Boh. Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente. Abbastanza, almeno...
Note e links:
[1] Ovvero, buona parte di questo post ha visto la luce sotto forma di commento lasciato da Lucien, vedi il link seguente. Però c'erano dentro un paio di argomenti che mi fa piacere riprendere qui.
[2] Che capisco possa essere considerata una colpa più che un merito...
[3] Virgolette, voglio dire: "dei blog che seguo perchè appartengono a questa sorta di comunità virtuale".
[4] Il riferimento a Guareschi è voluto: a me Don Camillo è sempre piaciuto fin da quando l'ho letto la prima volta, e se Guareschi era reazionario, pace.
I suoi libri sono divertentissimi anche oggi, a più di cinquant'anni di distanza dall'uscita.
E "mondo piccolo" è quello dei blog: a volte capito su un blog "nuovo", e nel suo blogroll ci sono link a decine di blog per me completamente sconosciuti.
La comunità che si sviluppa attorno ai blog mi ricorda un po' le compagnie che si riunivano intorno a un bar, ognuna diversa e ognuna uguale. Qui mi fermo, che sento odore di Vasco Rossi e questo proprio no, eh...
[5] Il che mi fa venire in mente che forse anche Tweeter può essere un cosa che vale la pena di esplorare, mi riprometto di farlo al più presto.
[6] Se nemmeno qui nasce una discussione, direi che si conferma la tesi del post.
Se invece nasce una discussione sulla tesi, la tesi si dimostra falsa.
Son curioso di vedere cosa succede... :)
Non è l'unico dei "miei"[3] blog ad avere interrotto le pubblicazioni: basta verificare nel blogroll qui di fianco quanti sono quelli che non pubblicano post nuovi da più di 15 giorni. Sette, più un paio che ho cancellato in quanto chiusi definitivamente.
Non voglio dire che quello che sto scrivendo possa valere in generale per tutto il mondo dei blog: vale forse per il mondo piccolo [4] che gira intorno ai blog appena citati, quella ventina di posti su cui faccio un giro tutti i giorni e un'altra ventina su cui capito una volta alla settimana.
Mi sembra una fase di stanca: pochi post, pochi commenti, poche discussioni interessanti.
E forse è una cosa che riguarda solo questo blog, ma in pochi giorni le visite sono passate da una media tra le 200 e le 300 al giorno a meno di 100, e i post senza commenti sono sempre di più.
Può ben essere colpa mia, che non scrivo più cose interessanti, se mai le ho scritte.
Però mi sembra di vedere la stessa situazione anche in altri posti.
E mi domando, è una cosa naturale? Forse una comunità virtuale che si sviluppa intorno ad alcuni blog ha una vita media limitata, e questa è arrivata alla fine?
Oppure sono alti e bassi ciclici?
Perchè a me quello che mi ha appassionato nel mondo dei blog sono state le discussioni con gli altri, gli scambi di idee anche aspri ma spesso interessanti, mentre ora questi blog stanno ritornando a essere quello che erano i blog originariamente, un diario on-line. E per un diario la discussione non è necessaria.
E mi viene anche il dubbio che i blog stiano diventando uno strumento obsoleto: in questi stessi giorni sto "scoprendo" Facebook.
Ne ero sempre rimasto alla larga per la sua nomea, molto diffusa tra i blogger, di posto stupido, pieno di ragazzini idioti che scrivono con la k e non riescono ad andare oltre al "mi piace questo o quello".
E invece (e naturalmente, aggiungerei) il posto in sè non è per forza più stupido di un blog: dipende tutto dalla gente che lo usa e soprattutto da come lo usa.
Il mezzo è neutro.
Più veloce di un blog perchè permette di condividere immediatamente diverse informazioni, ma non è necessariamente meno approfondito: non ci sono limiti alla lunghezza di quello che si può scrivere in un singolo post.[5]
Boh. Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente. Abbastanza, almeno...
Note e links:
[1] Ovvero, buona parte di questo post ha visto la luce sotto forma di commento lasciato da Lucien, vedi il link seguente. Però c'erano dentro un paio di argomenti che mi fa piacere riprendere qui.
[2] Che capisco possa essere considerata una colpa più che un merito...
[3] Virgolette, voglio dire: "dei blog che seguo perchè appartengono a questa sorta di comunità virtuale".
[4] Il riferimento a Guareschi è voluto: a me Don Camillo è sempre piaciuto fin da quando l'ho letto la prima volta, e se Guareschi era reazionario, pace.
I suoi libri sono divertentissimi anche oggi, a più di cinquant'anni di distanza dall'uscita.
E "mondo piccolo" è quello dei blog: a volte capito su un blog "nuovo", e nel suo blogroll ci sono link a decine di blog per me completamente sconosciuti.
La comunità che si sviluppa attorno ai blog mi ricorda un po' le compagnie che si riunivano intorno a un bar, ognuna diversa e ognuna uguale. Qui mi fermo, che sento odore di Vasco Rossi e questo proprio no, eh...
[5] Il che mi fa venire in mente che forse anche Tweeter può essere un cosa che vale la pena di esplorare, mi riprometto di farlo al più presto.
[6] Se nemmeno qui nasce una discussione, direi che si conferma la tesi del post.
Se invece nasce una discussione sulla tesi, la tesi si dimostra falsa.
Son curioso di vedere cosa succede... :)
venerdì 9 marzo 2012
Cose intelligenti dette sulla musica - sesta parte
Nuova puntata, come promesso si parla di Federico Fiumani/Diaframma (le due cose sono difficilmente scindibili).
D - Ho letto che nel 1986 andasti in analisi: le conseguenze del successo?
R - Non saprei, stavo male e per me era necessario cercare di uscire da quella situazione. Poi c'è da dire che nel 1986 la new wave declinò paurosamente, quello era il nostro habitat naturale e improvvisamente tutti si convertirono alla psichedelia e ai Metallica. Non potevo crederci.
D - Cosa ascolta oggi Federico Fiumani? E' ancorato agli amori del passato oppure ama mettersi a caccia di gustose novità?
R - Fiumani è saldamente e orgogliosamente ancorato alla musica del passato. Le deluxe edition con bonus e Dvd troneggiano nel mio reparto delle novità. Ogni volta che esce una ristampa punk, post o wave, è festa grande dalle mie parti. Finalmente un modo sano, mi dico, per spendere i miei euro.[1]
Oddio, qui più che a una cosa intelligente siamo di fronte a una cosa di una sincerità disarmante, contrapposta immediatamente a una cazzata grande come una casa.
La parte sul 1986 è, per chi c'era, paurosamente vera.
Ci siamo passati tutti, e per chi al momento era coinvolto in prima persona in qualcosa (musica, gruppi, locali, fanzine) è stato un punto di non ritorno.
Nel suo piccolo, VM muore quell'anno, insieme a tante cose molto più grandi e importanti. I Weimar Gesang, ad esempio, non sopravvivono a lungo oltre quell'anno: all'improvviso non solo la moda era cambiata, ma si faceva direttamente a gara a chi parlava peggio di quello che solo sei mesi prima veniva incensato. Vero Rockerilla? Vero Claudio Sorge?[2]
A me non è capitato di andare in analisi (più prosaicamente, sono andato a fare il servizio civile proprio quell'anno), ma ho avuto un certo "sbandamento" musicale: il post-punk, di punto in bianco, non esistva più, e io sono passato dai primi dischi solisti di David Sylvian a tentazioni jazz (Paolo Fresu, John Surman, l'ECM), per fortuna rientrate in fretta: in Inghilterra ed in USA stavano nascendo cose davvero nuove, dai Dinosaur Jr ai J&MC, dai Sonic Youth ai MBV, e di lì a poco avrei cominciato a suonare la chitarra invece del basso...
E' stato comunque un periodo di confusione, di cui avevo già parlato nel post a proposito di Vinile. Io personalmente ne sono uscito (musicalmente parlando) a forza di chitarre in feedback...
Passando alla cazzata grande come una casa, nella seconda risposta dell'intervista citata si cade rovinosamente sull'orgoglio di essere ancorati al passato.
Detto da uno nato con la new-wave, parola non per nulla composta con il termine "nuovo", mi sembra una brutta cosa. Probabilmente l'analista cui si era rivolto Fiumani non era tra i migliori.
E anche ammettendo che "new" era solo il 50% del termine new-wave, e anche ammettendo che non siamo al livello quasi incredibile dei mods di oggi che parlano di "future in the past", e anche ammettendo tutto quello che volete: che delusione.
La raccolta di figurine, sia pure in cd/dvd e DeLuxe Edition, mi mette adosso una tristezza incredibile. Così, approfitto dell'umore e vado a riascoltarmi "Altrove"...
Note e links:
[1] Intervista tratta da Ondarock.
[2] Qui ci sta una spigolatura da "Vinile", anzi due, dal numero 4.
Rockerilla n.102
Nel numero del febbraio 1989 della gloriosa rivista ligure, la parola STOOGES compare 26 volte, di cui 13 in un articolo dedicato ai gruppi italiani "emergenti". Ci si lamenterà ancora in futuro sulle stesse pagine della scarsa originalità della scena nazionale? Spero di no. (Stella Lux)
Garage-Rock
Genere musicale morto e sepolto ma artificialmente resuscitato, sta passando di moda un'altra volta. L'ultima, si spera. (Stella Lux)
D - Ho letto che nel 1986 andasti in analisi: le conseguenze del successo?
R - Non saprei, stavo male e per me era necessario cercare di uscire da quella situazione. Poi c'è da dire che nel 1986 la new wave declinò paurosamente, quello era il nostro habitat naturale e improvvisamente tutti si convertirono alla psichedelia e ai Metallica. Non potevo crederci.
D - Cosa ascolta oggi Federico Fiumani? E' ancorato agli amori del passato oppure ama mettersi a caccia di gustose novità?
R - Fiumani è saldamente e orgogliosamente ancorato alla musica del passato. Le deluxe edition con bonus e Dvd troneggiano nel mio reparto delle novità. Ogni volta che esce una ristampa punk, post o wave, è festa grande dalle mie parti. Finalmente un modo sano, mi dico, per spendere i miei euro.[1]
Oddio, qui più che a una cosa intelligente siamo di fronte a una cosa di una sincerità disarmante, contrapposta immediatamente a una cazzata grande come una casa.
La parte sul 1986 è, per chi c'era, paurosamente vera.
Ci siamo passati tutti, e per chi al momento era coinvolto in prima persona in qualcosa (musica, gruppi, locali, fanzine) è stato un punto di non ritorno.
Nel suo piccolo, VM muore quell'anno, insieme a tante cose molto più grandi e importanti. I Weimar Gesang, ad esempio, non sopravvivono a lungo oltre quell'anno: all'improvviso non solo la moda era cambiata, ma si faceva direttamente a gara a chi parlava peggio di quello che solo sei mesi prima veniva incensato. Vero Rockerilla? Vero Claudio Sorge?[2]
A me non è capitato di andare in analisi (più prosaicamente, sono andato a fare il servizio civile proprio quell'anno), ma ho avuto un certo "sbandamento" musicale: il post-punk, di punto in bianco, non esistva più, e io sono passato dai primi dischi solisti di David Sylvian a tentazioni jazz (Paolo Fresu, John Surman, l'ECM), per fortuna rientrate in fretta: in Inghilterra ed in USA stavano nascendo cose davvero nuove, dai Dinosaur Jr ai J&MC, dai Sonic Youth ai MBV, e di lì a poco avrei cominciato a suonare la chitarra invece del basso...
E' stato comunque un periodo di confusione, di cui avevo già parlato nel post a proposito di Vinile. Io personalmente ne sono uscito (musicalmente parlando) a forza di chitarre in feedback...
Passando alla cazzata grande come una casa, nella seconda risposta dell'intervista citata si cade rovinosamente sull'orgoglio di essere ancorati al passato.
Detto da uno nato con la new-wave, parola non per nulla composta con il termine "nuovo", mi sembra una brutta cosa. Probabilmente l'analista cui si era rivolto Fiumani non era tra i migliori.
E anche ammettendo che "new" era solo il 50% del termine new-wave, e anche ammettendo che non siamo al livello quasi incredibile dei mods di oggi che parlano di "future in the past", e anche ammettendo tutto quello che volete: che delusione.
La raccolta di figurine, sia pure in cd/dvd e DeLuxe Edition, mi mette adosso una tristezza incredibile. Così, approfitto dell'umore e vado a riascoltarmi "Altrove"...
Note e links:
[1] Intervista tratta da Ondarock.
[2] Qui ci sta una spigolatura da "Vinile", anzi due, dal numero 4.
Rockerilla n.102
Nel numero del febbraio 1989 della gloriosa rivista ligure, la parola STOOGES compare 26 volte, di cui 13 in un articolo dedicato ai gruppi italiani "emergenti". Ci si lamenterà ancora in futuro sulle stesse pagine della scarsa originalità della scena nazionale? Spero di no. (Stella Lux)
Garage-Rock
Genere musicale morto e sepolto ma artificialmente resuscitato, sta passando di moda un'altra volta. L'ultima, si spera. (Stella Lux)
mercoledì 7 marzo 2012
Ascolti recenti - Marzo 2012
David Sylvian - A Victim of Stars 1982-2012 (2012)
Sylvian realizza compilation come se piovesse, tra raccolte di collaborazioni uscite su dischi non a suo nome, raccolte di soli strumentali, raccolte di pezzi vari ed eventuali, e sono quasi sempre interessanti.
Questa volta invece "A Victim of Stars 1982-2012" è una raccolta tradizionale, standard, con i pezzi in rigoroso ordine cronologico e il classico pezzo inedito ad "arricchire" (ahem...) il tutto, più un paio di remix/alternate version.
A me interessavano il remix di "Ghosts", un pezzo del 1981(!) che era avanti di almeno 30 anni, e l'inedito.
Il remix di "Ghosts" è in realtà la versione con la voce reincisa che era su "Everything and Nothing", l'inedito è caruccio.
Compilation completamente inutile, se non per le casse della casa discografica e il portafoglio del David: scelta dei pezzi buona, un vero "Greatest Hits" con quasi tutti i pezzi più "orecchiabili", ma non la comprerei nemmeno per sbaglio... si può farla precisa identica se si hanno già i dischi originali.
Emerald Park - For Tomorrow (2010)
Prodotto da Ola Frick dei Moonbabies, sono anche loro svedesi e suonano un indie-pop molto simile appunto a quello dei Moonbabies, sin dall'impostazione del gruppo con le due voci maschile/femminile che si alternano nei pezzi.
Alcune canzoni piacevoli (ad esempio "The Commonfield" e "Ume"), ma quattordici pezzi sono troppi, il disco diventa noioso dopo i primi venti minuti.
Scaricabile gratuitamente da Jamendo e dal sito della netlabel 23seconds.
Hakobune - A Yearlong Thought (2011)
Scaricato dopo aver visto un video dal vivo molto interessante in cui realizza droni di loop chitarristici spettacolari.
Il disco (questo almeno) è di un piatto e noioso mortale. Boh.
Hood - Cold House (2001)
Anche questo scoperto via tweet da Daniel di dpr, tra indie ed elettronica un po' troppo leggerina per i miei gusti attuali.
Non ne avevo mai sentito parlare prima, sembra siano (stati?) un gruppo importante una decina di anni fa, in corrispondenza con il mio periodo sabbatico di allontanamento dalla musica. Probabilmente avrebbero avuto più impatto se conosciuti "in diretta", ascoltati adesso mi dicono poco.
Janitor of Lunacy - Crimes on the Dancefloor (2012)
Ristampa su vinile di due cassette della prima metà degli anni '80 a cura della Mannequin di Alessandro Adriani.
I Janitor of Lunacy erano un gruppo di Brescia che suonava quella via di mezzo tra post-punk ed elettronica oggi nota come "cold-wave". Bel disco, ma mi piacciono molto di più i sei pezzi dell'83 dei quattro dell'85.
Disponibile come vinile + download o anche in solo download digitale da Bandcamp.
Lullabies Under A Grey Sky - Autumn (2011)
Disco di solo pianoforte, dal suono completamente senza dinamica - che per un pianoforte è tutto, minchia, lo dice anche il nome.
Probabilmente un VST o un piano campionato suonato con una tastiera non dinamica oppure programmato alla cazzo da uno che non ha idea di come si fa a suonare un pianoforte.
La cancellazione dall'hard-disk è troppo poco per una schifezza come questa.
Sad Souls - Forest Loops (2011)
Loop di chitarra noiosissimi e banali. Evitare con cura.
(E avrei anche potuto fare a meno di ascoltarlo se mi fossi fidato della prima impressione: un disco con una copertina così brutta non può essere altro che brutto...)
The Soft Moon - The Soft Moon (2010)
Bel gruppo, consigliato via Facebook da Pericle: mescola con ottimi risultati Joy Division, Neu! e Suicide.
Basso, batteria elettronica e synth, con qualche raro intervento vocale, si amalgamano in un concentrato minimale/rumoroso che è una buona spanna sopra il mero revival degli anni '80.
Unico difetto, una sostanziale uniformità compositiva: mancano le canzoni che si fanno ricordare facilmente, alla fine dell'ascolto mi è rimasta la sensazione di un buon disco con canzoni poco definite.
Note e links:
Sylvian realizza compilation come se piovesse, tra raccolte di collaborazioni uscite su dischi non a suo nome, raccolte di soli strumentali, raccolte di pezzi vari ed eventuali, e sono quasi sempre interessanti.
Questa volta invece "A Victim of Stars 1982-2012" è una raccolta tradizionale, standard, con i pezzi in rigoroso ordine cronologico e il classico pezzo inedito ad "arricchire" (ahem...) il tutto, più un paio di remix/alternate version.
A me interessavano il remix di "Ghosts", un pezzo del 1981(!) che era avanti di almeno 30 anni, e l'inedito.
Il remix di "Ghosts" è in realtà la versione con la voce reincisa che era su "Everything and Nothing", l'inedito è caruccio.
Compilation completamente inutile, se non per le casse della casa discografica e il portafoglio del David: scelta dei pezzi buona, un vero "Greatest Hits" con quasi tutti i pezzi più "orecchiabili", ma non la comprerei nemmeno per sbaglio... si può farla precisa identica se si hanno già i dischi originali.
Emerald Park - For Tomorrow (2010)
Prodotto da Ola Frick dei Moonbabies, sono anche loro svedesi e suonano un indie-pop molto simile appunto a quello dei Moonbabies, sin dall'impostazione del gruppo con le due voci maschile/femminile che si alternano nei pezzi.
Alcune canzoni piacevoli (ad esempio "The Commonfield" e "Ume"), ma quattordici pezzi sono troppi, il disco diventa noioso dopo i primi venti minuti.
Scaricabile gratuitamente da Jamendo e dal sito della netlabel 23seconds.
Hakobune - A Yearlong Thought (2011)
Scaricato dopo aver visto un video dal vivo molto interessante in cui realizza droni di loop chitarristici spettacolari.
Il disco (questo almeno) è di un piatto e noioso mortale. Boh.
Hood - Cold House (2001)
Anche questo scoperto via tweet da Daniel di dpr, tra indie ed elettronica un po' troppo leggerina per i miei gusti attuali.
Non ne avevo mai sentito parlare prima, sembra siano (stati?) un gruppo importante una decina di anni fa, in corrispondenza con il mio periodo sabbatico di allontanamento dalla musica. Probabilmente avrebbero avuto più impatto se conosciuti "in diretta", ascoltati adesso mi dicono poco.
Janitor of Lunacy - Crimes on the Dancefloor (2012)
Ristampa su vinile di due cassette della prima metà degli anni '80 a cura della Mannequin di Alessandro Adriani.
I Janitor of Lunacy erano un gruppo di Brescia che suonava quella via di mezzo tra post-punk ed elettronica oggi nota come "cold-wave". Bel disco, ma mi piacciono molto di più i sei pezzi dell'83 dei quattro dell'85.
Disponibile come vinile + download o anche in solo download digitale da Bandcamp.
Lullabies Under A Grey Sky - Autumn (2011)
Disco di solo pianoforte, dal suono completamente senza dinamica - che per un pianoforte è tutto, minchia, lo dice anche il nome.
Probabilmente un VST o un piano campionato suonato con una tastiera non dinamica oppure programmato alla cazzo da uno che non ha idea di come si fa a suonare un pianoforte.
La cancellazione dall'hard-disk è troppo poco per una schifezza come questa.
Sad Souls - Forest Loops (2011)
Loop di chitarra noiosissimi e banali. Evitare con cura.
(E avrei anche potuto fare a meno di ascoltarlo se mi fossi fidato della prima impressione: un disco con una copertina così brutta non può essere altro che brutto...)
The Soft Moon - The Soft Moon (2010)
Bel gruppo, consigliato via Facebook da Pericle: mescola con ottimi risultati Joy Division, Neu! e Suicide.
Basso, batteria elettronica e synth, con qualche raro intervento vocale, si amalgamano in un concentrato minimale/rumoroso che è una buona spanna sopra il mero revival degli anni '80.
Unico difetto, una sostanziale uniformità compositiva: mancano le canzoni che si fanno ricordare facilmente, alla fine dell'ascolto mi è rimasta la sensazione di un buon disco con canzoni poco definite.
Note e links:
martedì 6 marzo 2012
Cose intelligenti dette sulla musica - quinta parte
Intervista[1] a Lou Reed in occasione del 70° compleanno:
D - Che viene un momento nella vita di ogni rocker in cui la pressione del pubblico ti costringe a rispondere alle aspettative create dalla maschera.
R - "Nessuno dovrebbe rispondere alle aspettative di nessuno. E poi: ma quali pressioni? E allora chi lavora in miniera? Respiri tutta quella merda, paga orribile.
...
D - Mai sentito schiacciato dalla celebrità?
R - "Ripeto: la vera pressione la senti in miniera. Avere a che fare con queste stronzate della celebrità non è pressione: è un gioco".
Ecco, non è un caso che Lou Reed sia stato già ospite della rubrica "cose intelligenti...".
Perchè musicalmente sarà anche fuori forma, ma come si fa a non condividere il suo punto di vista sui "problemi" della celebrità?
Note e links:
[1] La trovate su Repubblica.
venerdì 2 marzo 2012
Pentalogo per ascolti recenti
Stavo ripensando alla nuova rubrica "Ascolti recenti" e mi sono accorto che parlo più spesso di dischi che non mi sono piaciuti piuttosto che di di dischi che mi sono piaciuti.
Ma ci sono le sue belle ragioni: vengo e mi spiego.
1 - Ho deciso di tenere traccia dei miei ascolti, e il blog, cioè una sorta di diario personale pubblico, mi sembra un posto adatto per farlo.
E quindi parlo di tutti i dischi che ascolto, mi siano piaciuti o meno, senza filtri. Ed è abbastanza scontato che ci siano in giro più dischi brutti che dischi belli.
2 - La decisione di tenere una traccia è senz'altro motivata anche dall'età: comincio a far fatica a ricordarmi di tutto, sapete quante volte scorrendo i titoli dei dischi sull'iPod o sul computer mi domando ma chi cazzo è questo? L'ho già ascoltato? Mi è piaciuto?
Avere una traccia dovrebbe evitarmi almeno per un po' di riflettere sul mio inevitabile rincoglionimento progressivo...
3 - In effetti, oggi c'è semplicemente troppa musica disponibile, più o meno facilmente e legalmente. Per fortuna, aggiungo, perchè tanto è meglio di poco, e la rivoluzione digitale ha permesso più o meno a tutti di pubblicare registrazioni decenti con una spesa irrisoria: 100 euro di scheda audio, 200 di microfono e basta lì.
Certo, c'è anche il rovescio della medaglia: la roba veramente bella è più difficile da trovare, e seguire quello che succede (la "scena") in un qualsiasi campo musicale è impossibile.
Una volta con cinque dischi al mese ascoltavi più o meno tutto quello che valeva davvero la pena di conoscere, oggi anche ascoltando dieci dischi al giorno riusciresti solo a scalfire la superficie di quello che sta succedendo.
4 - Di conseguenza, c'è meno tempo per "approfondire"?
Un po' sì, ma c'è soprattutto meno tempo per "farsi piacere" quello che a un primo ascolto non piace o piace così così.
E questo probabilmente non è un male, anzi.
Quanti dischi ci siamo fatti piacere perchè lo diceva un amico o il tale critico oppure avevi speso tutta la mancia per quel disco lì e cazzo, doveva essere bello per forza? E tanto per i successivi 15 giorni non avevi i soldi per comprarne un altro, quindi...
5 - Ma soprattutto, dopo più di trent'anni di ascolti musicali consapevoli, credo di essere in grado di capire quasi sempre al primo ascolto[1] se un disco "mi piace" o no, senza lasciarmi condizionare più di tanto da fattori esterni vari, primo fra tutti la relativa novità della musica ivi contenuta.
E quindi mi sento "autorizzato" a esprimere pareri sia positivi che negativi su una delle poche cose al mondo che credo di conoscere abbastanza bene: la musica.
Note e links:
[1] Stessa cosa sostenuta, ad esempio, da due personaggi tra loro diversi come Joyello e Scaruffi.
Certo, a volte le cose veramente nuove al primo ascolto possono non piacere, perchè non sei subito in grado di capirle: ti mancano i riferimenti.
Però l'esperienza ti consente di solito di capire che meritano un altro ascolto.
Ma ci sono le sue belle ragioni: vengo e mi spiego.
1 - Ho deciso di tenere traccia dei miei ascolti, e il blog, cioè una sorta di diario personale pubblico, mi sembra un posto adatto per farlo.
E quindi parlo di tutti i dischi che ascolto, mi siano piaciuti o meno, senza filtri. Ed è abbastanza scontato che ci siano in giro più dischi brutti che dischi belli.
2 - La decisione di tenere una traccia è senz'altro motivata anche dall'età: comincio a far fatica a ricordarmi di tutto, sapete quante volte scorrendo i titoli dei dischi sull'iPod o sul computer mi domando ma chi cazzo è questo? L'ho già ascoltato? Mi è piaciuto?
Avere una traccia dovrebbe evitarmi almeno per un po' di riflettere sul mio inevitabile rincoglionimento progressivo...
3 - In effetti, oggi c'è semplicemente troppa musica disponibile, più o meno facilmente e legalmente. Per fortuna, aggiungo, perchè tanto è meglio di poco, e la rivoluzione digitale ha permesso più o meno a tutti di pubblicare registrazioni decenti con una spesa irrisoria: 100 euro di scheda audio, 200 di microfono e basta lì.
Certo, c'è anche il rovescio della medaglia: la roba veramente bella è più difficile da trovare, e seguire quello che succede (la "scena") in un qualsiasi campo musicale è impossibile.
Una volta con cinque dischi al mese ascoltavi più o meno tutto quello che valeva davvero la pena di conoscere, oggi anche ascoltando dieci dischi al giorno riusciresti solo a scalfire la superficie di quello che sta succedendo.
4 - Di conseguenza, c'è meno tempo per "approfondire"?
Un po' sì, ma c'è soprattutto meno tempo per "farsi piacere" quello che a un primo ascolto non piace o piace così così.
E questo probabilmente non è un male, anzi.
Quanti dischi ci siamo fatti piacere perchè lo diceva un amico o il tale critico oppure avevi speso tutta la mancia per quel disco lì e cazzo, doveva essere bello per forza? E tanto per i successivi 15 giorni non avevi i soldi per comprarne un altro, quindi...
5 - Ma soprattutto, dopo più di trent'anni di ascolti musicali consapevoli, credo di essere in grado di capire quasi sempre al primo ascolto[1] se un disco "mi piace" o no, senza lasciarmi condizionare più di tanto da fattori esterni vari, primo fra tutti la relativa novità della musica ivi contenuta.
E quindi mi sento "autorizzato" a esprimere pareri sia positivi che negativi su una delle poche cose al mondo che credo di conoscere abbastanza bene: la musica.
Note e links:
[1] Stessa cosa sostenuta, ad esempio, da due personaggi tra loro diversi come Joyello e Scaruffi.
Certo, a volte le cose veramente nuove al primo ascolto possono non piacere, perchè non sei subito in grado di capirle: ti mancano i riferimenti.
Però l'esperienza ti consente di solito di capire che meritano un altro ascolto.
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