Nella foto: giornalista musicale americano che fa il buffone. Per il tipico giornalista musicale italiano, basta togliere "fa".
L'Irlanda, il Country, il Blues, Springsteen, Dylan e i critici rock di mezza età (ma anche quelli più giovani ed ugualmente appiattiti sulle posizioni "dei prestigiosi colleghi") mi hanno rotto i coglioni.
Vi concedo che a un sedicenne può essere utile il parere di un "giornalista musicale" che sicuramente ne sa più di lui.
Ma a me, che fra tre anni avrò mezzo secolo di vita, del parere di:
- l'ennesimo saputello/a che ha ascoltato un decimo dei dischi che ho ascoltato io
- l'ennesimo critico rock pelato che ha ascoltato più dischi di me (ma tutti di cloni tra il Boss e Dylan)
- l'ennesimo critico che si entusiasma per il testo (!) di una canzone - perchè la musica non la capisce, vuoi mettere come è più facile "parlare delle parole"?
- l'ennesimo critico che si ritene autorizzato - da non si sa quale divina investitura - a parlare di musica senza essere capace di suonare nemmeno una chitarra acustica. E poi si riempie la bocca, nel 99% dei casi a sproposito, di termini quali "melodia", "armonia", "arrangiamento", (ad lib.)
Tutta gente che avrebbe sparato contro la "svolta elettrica" di Bob Dylan.
Tutta gente che nel '66 non avrebbe mai parlato bene dei Velvet Underground.
Tutta gente che nel '77 avrebbe detto "ma questa non è musica!" dei Clash e dei Sex Pistols.
Tutta gente che nel '89 avrebbe bollato "Bleach" dei Nirvana come "heavy-metal".
Tutta gente che nel '01 non avrebbe capito "Endless Summer" di Fennesz (e in effetti anche adesso non è che..)
Tutta gente che adesso ignora beatamente le cose che rivaluterà domani, dopo che qualcun altro li avrà costretti a riscoprire, già pre-digeriti, i dischi che oggi non riescono a capire perchè "non c'è il blues"...
Di tutta questa gente, non sento il bisogno e non sentirei la mancanza.
Perchè per fortuna non è questione di inseguire "l'ultima novità" dimenticando tutto quello che c'è già stato, ma di partire da quello che c'è già stato per andare avanti, per non fermarsi, per continuare ad essere vivi.
La centesima versione triste di un pezzo brutto di Springsteen, anche se fatta con una chitarra acustica bucata e le facce tristi da Martinìtt, non fa progredire la musica di una virgola.
La millesima versione banale di Bob Dylan non serve a null'altro che a crogiolarsi nel già sentito.
Anche la cinquantesima versione di Nick Drake, pur se fatta da un cantante altissimo (?) non serve a un beato cazzo, se non a replicare uno stile senza metterci una goccia di anima "in proprio".
Il sommo Dylan, Lou Reed, i Clash, i Beatles ed i Rolling Stones, ma anche Nick Drake: tutta gente che ha rivoluzionato quello che esisteva prima di loro.
Come tanti altri dopo di questi - ma il punto non è fare i nomi - anche se a volte ci è voluto un po' per capire come e chi era stato a riuscirci.
Mentre i nostri impavidi giornalisti si dedicano a non capire chi cerca di fare passi avanti (o anche di lato, a volte basta quello) e a perpetuare le proposte con le quali si sentono a loro agio, senza dover perdere tempo a sforzarsi di capire - in un bel pre-masticato che a me tanto ricorda le minestrine per chi, da tempo, non ha più i denti...
E allora per fortuna che esistono i blog, dove qualche brandello di informazione scappa al conformismo dei sedicenti critici della carta stampata ed al conformismo di chi approva incondizionatamente qualsiasi cagata sfugga loro dalla tastiera del computer.
Esempi ce ne sarebbero a iosa, trovateli pure da soli...