venerdì 7 maggio 2010

Bollette, pagnotta e recensioni


E' già successo altre volte: nei commenti a un post nasce una discussione su un argomento che mi dispiace lasciare nascosto lì.
Ad esempio nei commenti al post Recensioni "musicali" è nata la discussione che provo a riassumere così:
I giornalisti musicali in Italia, con grande sforzo personale e sprezzo del pericolo, portano avanti un lavoro sporco e pericoloso, a prezzo di inenarrabili sofferenze personali.
Certo, non scrivono proprio quello che vorrebbero o quello che effettivamente pensano, perchè se vogliono essere pubblicati (e pagati, mi verrebbe da aggiungere) devono fare quello che gli dice il cattivo caporedattore.
Così funziona il mondo reale, ed è inutile (anzi, deleterio) muovere qualche critica a questi missionari della propria pagnotta: mica lo fanno per scherzo, loro, lo fanno come lavoro. Quindi gli si deve rispetto. Automaticamente. Con tutta la merda che già gli tocca mangiare per lavorare, ci mancherebbero anche le critiche da parte dei loro lettori.

A questo punto, mi vengono alcuni dubbi [1]:
1. se chi fa un lavoro non può essere criticato - perchè non è uno scherzo, è un lavoro! - allora in base a quale meccanismo è possibile dire che un disco non è bello? Perchè un musicista, chiunque esso sia, quando pubblica un disco lo fa come lavoro. E quindi non può essere criticato?

2. ovvero: "se devo mangiare lasciami stare, qui non si parla di arte, passione e libertà, ma di bollette, spesa al supermercato e affitto da pagare. E quindi faccio qualsiasi compromesso necessario, e guai a chi mi dice qualcosa?"
Ma allora anche i killer professionisti fanno un lavoro per mangiare, come, non so, i mafiosi o i militari o i produttori (e anche gli operai addetti alla costruzione, volendo) di mine antiuomo.
Tutti "assolti" nel nome della bolletta del gas?

3. la libertà di stampa è una cazzata assoluta, invocata (anche) dai giornalisti così tanto per ridere? Se neanche scrivendo una minchia di una recensione di un disco si è liberi di scrivere quello che si vuole (perchè c'è il caporedattore, che dovrà rispondere al direttore, che dovrà rispondere al proprietario, che dovrà etc.) che cosa diavolo leggiamo a fare articoli di politica o economia? A quali proporzionali ricatti saranno sottoposti i giornalisti che parlano di tali argomenti, se già il semplice parlare di musica è sottoposto a tutte queste pressioni?


Note e links:
[1] Al di là del tono scherzoso, mi sembrano dubbi seri...

53 commenti:

unwise ha detto...

secondo me succede perchè il mercato musicale è troppo piccolo, e come se non bastasse lo spazio dedicato alla musica sulla stampa è qualcosa di irrisorio. quindi si pubblicano in buona parte articoli "sponsorizzati" (dai soliti, che hanno il grano). la musica indipendente qui non ha molta forza economica, quindi la si vedrà molto di rado sulla stampa convenzionale.
paradossalmente invece, se si parla di economia o politica, c'è un po' più di varietà, perchè le lobby o i partiti che ci stanno dietro sono meno omogenei. è sempre una questione di interessi cmq....

unwise ha detto...

ah...io naturalmente leggo solo la stampa musicale inglese!

Zio Scriba ha detto...

In pratica questi signori vengono a dirti che per portare a casa la pagnotta obbediscono agli ORDINI. Ecco perché si chiama ORDINE dei giornalisti... (ed ecco perché bisognerebbe abolirlo...) :D

Webbatici ha detto...

E pensare che lo psiconano dice che c'è troppa libertà di stampa in questo paese, ahahahahah.....

Disco Boomer ha detto...

analisi che non fa una grinza. il bello poi sono quei sedicenti artisti. per la maggior parte italiani, che come gli muovi una critica bene che ti vada non ti rivolgono più la parola, vedi anche una vecchia querelle tra Ligabue e Max Stefani del Mucchio. Il bello è che questi strali vengono novanta volte su cento da artisti cosidetti "di sinistra" e "solidali". Poi come dice Unwise, la musica indie e non solo qui in Italia non se la fila nessuno e per avere una panoramica seria sulle ultime novità bisogna rivolgersi alla stampa inglese o, per restare in Italia, alle fanzine.

cirinopomicione ha detto...

ma con tutte le webzine che sono nate negli ultimi anni, chi se li strafotte i bertoncelli sinceramente, e il problema non si pone quasi neanche.

Lucien ha detto...

Con l'avvento della rete il giornalismo musicale stampato è quasi muerto. Tant'è che spesso gli stessi giornalisti aprono blog e si confrontano (mica tutti però) con ex-lettori e appassionati diventati a loro volta recensori e diffusori...e questo è il bello.

ReAnto ha detto...

Lo mangi tutto quel pane ?

Anonimo ha detto...

webaticci ti hanno epurato di nuovo? devono aver messo una taglia sulla tua tastiera.

Anonimo ha detto...

Allelimo: ammappette che minestrone che hai fatto, altro che pagnotta!

Discorso in parte verissimo quello che fai e in parte confusionario e lontano dalla realtà: dipende di quale giornalista parli e dove lavora e di che parla. Inoltre non credo sia solo questione di non poter criticare, è anche quesitone di essere in gradi di farlo e in molti non hanno una conoscenza della musica (parlo delle "grandi firme" italiane) che gli consente di parlar male di un artista e dunque vanno di leccaculismo.

Comq è un discorso immensamente più complicato di come ti fa comodo credere (almeno da quel che deduco dal tuo post).

Ti dico sta cosina: credo succeda solo in Italia che se scrivi male di un artista ricevi mail di discografici che si incazzicchiano. Passo e chiudo il discorso. Io me ne fotto e infatti avrò vita breve. ciao.

Anonimo ha detto...

PS non partire adesso in quinta, non è che si ricevono mail di discografici incazzati facilmente, può succedere ma si può parlare male di un album: si può e lo fanno in molti, pagnotta o non pagnotta. Ma per parlare, soprattutto male, bisogna conoscere. E se non si hanno grandi ragioni per parlare male di un artista è perché si preferisce impiegare il tempo a parlare di altre cose che invece piacciono.

Rimando al commento che ho fatto sul post precedente: non sparare a zero su tutto e tutti in modo generale e qualunquistico come questo, non si può. Non credo sia giusto. Aripasso e arichiudo. buon weekend.

Anonimo ha detto...

da parte di Allelimo:

ti aspetto fuori.

Lucien ha detto...

Chiara ciò che dici è più che condivisibile; sei sempre intellettualmente onesta e per questo ti ammiro!

allelimo ha detto...

Ohi sia chiaro: l'anonimo scherza e non sono io :)

allelimo ha detto...

Chiara: io sarò anche confusionario, lontano dalla realtà e qualunquista (anche se, in tutta onestà, non mi sembra proprio...), tu però dovresti:
1. imparare a leggere (attività in cui non mi sembri particolarmente versata, se vuoi ti faccio degli esempi);
2. capire quello che hai letto.
Solo a questo punto potresti rispondere in merito a quello che viene scritto, invece di cercare di spegnere il fuocherello vicino alla tua coda di paglia.
Anche perchè il tuo ultimo paragrafo sembra scritto apposta per giustificare le tre domande del post...
Lucien: posso rimandarti agli ultimi commenti del post precedente da cui è nato questo?

Lucien ha detto...

Ok! Me li leggerò con calma durante il weekend che stasera si esce per qualche birretta in compagnia!
Forse capirò perché sei così duro in questa tua ultima risposta verso Chiaretta, che comunque mi è sempre parsa fra i pochi "addetti" alla musica, aperta e disponibile al dialogo.

Anonimo ha detto...

@Lucien: grazie di cuore.

@Allelimo: Grazie anche a te per le lezioni di lettura, non vedo l'ora d'iniziare, fammi sapere quando e dove.

Nel commento precedente io ho scritto che non si possono fare "pipponi musicali" su un pezzo di quotidiano e lo sottoscrivo, tanto più riferito a un personaggio a tuttotondo come Ligabue (regista di film anche se schifosi) che ha fatto una conferenza parlando di cazzate personali in occasione di un nuovo album che farà schifo ma tanto lui continuerà a riempire gli stadi e i giornalisti italiani continueranno a parlarne perché è un personaggio "popolare di cultura" (fa ridere lo so ma è così). Per me non è grave se non parlano della musica di Ligabue, trovo sia molto più grave che non parlino di tanta altra musica in Italia, che la ignorino.

Comunque tu da quel ragionamento sull'editing del caporedattore hai dedotto che un giornalista non scrive quel che pensa pur di portare a casa la pagnotta: è una stronzata.

Ci sono i servi del padrone, certo, come ci sono in ogni settore. Chi fa "qualsiasi compromesso necessario" ha un carattere che glielo consente di fare, qualsiasi lavoro faccia.

Sei tu che non ascolti perché hai la testa dura e pensi solo a dimostrare il tuo punto ma io ho la testa dura almeno quanto la tua e ti dico che parli senza considerare un milione di cose, punti il dito contro una categoria fatta di milioni di figure immensamente diverse, sfotti di continuo, sparli, tiri in ballo killer e mafiosi e cazzate del genere. Se ti si fa notare che le cose non stanno proprio come scrivi perchè magari il problema di fondo è un altro (secondo me la competenza) allora non so leggere.

Tu tiri conclusioni impossibili ma devi capire che ci sono anche delle regole (un quotidiano non è un mensile e l'Italia è terzo mondo ora per la musica). Se le regole non vanno giù, come a me e come a te, si cercano di cambiare non solo di buttare merda. Ma per cambiarle bisogna anche capirle. TU CREDI DAVVERO CHE PARLANDO DI UN DISCO DI LIGABUE SI FACCIANO PROGRESSI PER LA CULTURA MUSICALE IN ITALIA? Non pensi che bisognerebbe spingere altrove? Che il punto è parlare proprio di altro oltre che di Ligabue e dei soliti 4 stronzi? Pensi che Castaldo quando scrive un pezzo del genere non lo sappia? Che si riferisca agli appassionati maniaci musicali quando scrive dei mostri che ha intesta Ligabue?

Fai come credi Allelimo, a differenza di quel che dici nel tuo terzo punto, la libertà di espressione c'è, almeno su internet che ha dato a tutti la possibilità di dire la sua, persino a uno come te. Non è questione di coda di paglia, è questione che certi discorsi qualunqusti mi fanno veramente girare le palle. Ciao.

allelimo ha detto...

Chiara, per la lezione di lettura nr. 1 possiamo partire da qui: rileggi il post in cui incidentalmente lo spunto era preso da una recensione di Ligabue.
Lo riporto per comodità:
"Mezza pagina a firma Gino Castaldo su "Repubblica" di oggi per la recensione del nuovo disco di Ligabue (transeat...) - ma le due frasi qui sopra sono gli unici punti in cui si parla della musica contenuta in questo disco, tutto il resto della recensione parla, indovinate un po' - dei testi...
Per la serie vuoi mettere come è più facile "parlare delle parole"?"

Da qualche parte c'è scritto che parlando di Ligabue si facciano progressi per la cultura musicale?
O è scritto in qualche commento?
Direi di no. Ligabue, ripeto, è incidentale. Il "transeat" tra parentesi, anche non sapendo il latino, quello sta a significare.

Poi hai ragione, internet ha dato "persino a uno come me" la possibilità di dire la sua. Pensa un po', sembra che solo in Italia se scrivi male della categoria "giornalisti" ricevi commenti di giornalisti che si incazzicchiano.

Sul fatto che io scriva stronzate e cazzate, beh, di fronte a una critica così puntuale ed educata, non posso che darti ragione. Mi sarei preoccupato se mi avessi detto che scrivo cose giuste...

allelimo ha detto...

Per le seguenti lezioni di lettura, ti metto qui la nr. 2, 3 e 4.
Purtroppo per te, mi capita molto di rado di non essere in grado di documentare quello che dico, nonostante la mia abitudine a dire cazzate e stronzate.
E purtroppo parte 2, ho deciso che di fronte agli insulti, invece di incazzarmi è meglio reagire e rispondere.

Lezione di lettura nr. 2
Blog di silvano, post: Dedicato a chi non ama Bruce Springsteen.
Il post è corredato da una foto che manda affanculo chi non ama Bruce.
Tuo commento:
"ahhahah!!!
A me Bruce annoia tanto, scusate! Dopo 30 minuti di concerto ronfo...
Però non mi sta affatto antipatico, porello se bisogna mandare a cagare a lui, ad altri che bisognerebbe fare?!!!"


Ecco, era il contrario. Non si mandava affanculo Bruce...

Lezione di lettura nr. 3
Blog di DiamondDog, post sui Beatles.
Lascio 6 (!) commenti a favore dei Beatles, nel sesto scrivo: "Confermo, il "gruppo musicalmente più sottovalutato dagli appassionati di musica rock" sono i Beatles."
Ora, sapendo leggere, e anche senza leggere quello che c'è prima, dire di qualcuno che è "sottovalutato" vuol dire parlarne bene. Per parlarne male si dovrebbe dire "sopravvalutato", cioè il contrario di quello che ho scritto io.

Tuo commento:
"Beatlemania yeye all you need is love???
Ora se una band è sputtanata da quello che gli gira intorno, dall'impatto sociale che ha avuto, diventa automaticamente "non idonea ad apassionati di muisca?" MA VA!!!
"All you need is love" prima di essere stuprata da Castagna e suonata ogni due per tre era una gran bella canzone. Il coro ha un'asimmetria GENIALE quando entra in anticipo,ricordo la prima volta che la sentii rimasi di stuco... sottovalutati una cippa, ancora stanno ad imitarle ste cosine! "


Ecco, era il contrario anche qui. Sottovalutato è esattamente il contrario di quello che hai capito tu.

Lezione di lettura nr. 4
Questo stesso blog, post su The Skjorvensk Brothers - Copenaghen Blues
Commento di anonimo: nomina scherzosamente Dio, la Madonna e lo Spirto Santo.
Commento di Fausto Leali: "Il tuo intervento sul blog di Vites poteva sembrare offensivo nei confronti di Priviero...
....Nei commenti al post, inoltre, appaiono anche insulti alla fede..."
Tuo commento:
"Io sono contraria alla censura anche di commenti di cattivo gusto ma se uno non vuole commenti che come dice fausto "appaiono anche insulti alla fede" non posso dire che il blogger in questione è un censuratore che vuole gli si lecchi il culo, o sbaglio?"

Ecco, anche qui: gli insulti alla fede non erano miei, come hai capito tu, ma in un commento anonimo al mio post.

Anonimo ha detto...

Ti avevo appena risposto sulla cosa dei Beatles, non so perché ho letto male. La storia di Bruce però è una mia logica molto contorta lo ammetto. Sul caso di Vites lasciamo perdere. Comunque grazie che segui i miei commenti con tanta attenzione, io devo imparare a non scrivere di corsa e piuttosto ad astenermi. Se sbaglio, a differenza tua, lo ammetto.

Ma lezione n1 non te la passo. Ho solo fatto un'osservazione, sul personaggio Ligabue e sul perché, secondo me, se ne parli in quei termini, non ho mai pensato tu abbia implicato che fosse importante per la cultura musicale italiana. E se questa è l'unica cosa che riesci a dire a riguardo forse li ho io i dubbi che tu no abbia letto, forse perché eri troppo intento a darmi lezioncine.

Impara anche tu a leggere:

"Comunque tu da quel ragionamento sull'editing del caporedattore hai dedotto che un giornalista non scrive quel che pensa pur di portare a casa la pagnotta: è una stronzata."

che mi sembra ben diverso da dire che dici stronzate e basta o no?
Se dico "anche uno come te" può scrivere non lo è nemmeno, ti chiedo scusa se ti ho offeso, a volte rispondo di panza. Ti spiego meglio: uno come te, uno che spara a zero per il puro gusto di farlo che ha solo voglia di sfottere e cercare contrasto e buttare merda come quando scrivi dei giornalisti che "con grande sforzo personale e sprezzo del pericolo, portano avanti un lavoro sporco e pericoloso, a prezzo di inenarrabili sofferenze personali..." capisci ora la differenza?

Vai scrivi quel che ti pare "no probemo". Ti chiedo ancora scusa se ti sei sentito insultato ma a volte le tiri fuori con le pinze le parole. Saluti.

chiara

allelimo ha detto...

Io cerco di seguire con attenzione tutto quello che mi interessa, e soprattutto cerco di capire prima di rispondere.
"Se sbaglio, a differenza tua, lo ammetto" è una frase curiosa, visto che hai appena ammesso giusto un errore sui quattro da me segnalati.
Se poi sei in grado di dimostrarmi quando io ho sbagliato senza chiedere scusa, prego, accomodati. Anche questo però non mi risulta.

Tornando alla lezione nr. 1 che non mi vuoi passare, ok, rileggiamola insieme:
"TU CREDI DAVVERO CHE PARLANDO DI UN DISCO DI LIGABUE SI FACCIANO PROGRESSI PER LA CULTURA MUSICALE IN ITALIA? Non pensi che bisognerebbe spingere altrove? Che il punto è parlare proprio di altro oltre che di Ligabue e dei soliti 4 stronzi? Pensi che Castaldo quando scrive un pezzo del genere non lo sappia? Che si riferisca agli appassionati maniaci musicali quando scrive dei mostri che ha intesta Ligabue?"

Ti invito a rileggere ancora il mio post: il punto è che i giornalisti spesso e volentieri invece di parlare di musica parlano solo dei testi. Ligabue è solo incidentalmente l'argomento di una recensione che proprio questo faceva: parlava solo dei testi. Mi sembrava esemplificativa di un modo di fare che non mi piace, e di cui parlo male quando voglio...
Ligabue, non mi interessa e NON è l'argomento del post.

Ma andiamo avanti: "Impara anche tu a leggere".
Ok, allora: "...mi sembra ben diverso da dire che dici stronzate e basta o no?"
E infatti, mica ho scritto che tu mi hai detto che dico stronzate e basta.
Ho scritto: "...la mia abitudine a dire cazzate e stronzate." e "Sul fatto che io scriva stronzate e cazzate, beh, di fronte a una critica così puntuale ed educata, non posso che darti ragione." L'espressione "e basta" l'hai aggiunta tu.

Anche il tuo modo di chiedere scusa è originale: "Se dico "anche uno come te" può scrivere non lo è nemmeno, ti chiedo scusa se ti ho offeso, a volte rispondo di panza. Ti spiego meglio: uno come te, uno che spara a zero per il puro gusto di farlo che ha solo voglia di sfottere e cercare contrasto e buttare merda come quando scrivi dei giornalisti che "con grande sforzo personale e sprezzo del pericolo, portano avanti un lavoro sporco e pericoloso, a prezzo di inenarrabili sofferenze personali..." capisci ora la differenza?"
No, non capisco la differenza.
Non mi sembra di fare tutte le cose che dici tu (sparare a zero, sfottere, buttare merda, etc.)
C'è una cosa che si chiama "ironia", tu non la vedi in quello che scrivo, altri sì.
Non mi sembra di essere io quello che si prende troppo sulo serio.

Anonimo ha detto...

Allelimo a volte la colgo la tua ironia e mi fa ridere pure, altre volte non ti accorgi nemmeno di quanto riesci ad essere offensivo, per quanto possa credere nella tua buona fede.

Io non sono una che si offende in tre secondi, chiunque mi conosce lo può testimoniare ma sono una che sicuramente si scalda in tre secondi e risponde di panza, quello sì. Alla fine del succo del nocciolo della fiera, viene pure fuori che non ho autoironia, cosa assolutamente non vera. Anche se sì, per alcune cose credo sia giusto prendersi sul serio.

non ci capiamo proprio, forse di persona sarebbe diverso, non so. Non importa. Ciao.

allelimo ha detto...

Probabilmente di persona sarebbe diverso, certe sfumature scrivendo si perdono inevitabilmente.
Però sul prendersi sul serio, mah... credo ci siamo giusto un paio di cose serie nella vita, forse. Ma è meglio, se possibile, non prendere troppo sul serio nemmeno quelle.
Mi rimane una curiosità: dov'è che sono stato così inconsapevolmente offensivo verso di te?

Lucien ha detto...

Mi sono letto tutto, (anche se sta diventando una telenovela) a parte i dissapori dovuti a frecciatine e/o incomprensioni-ripicche non mi sembra che in partenza siate su posizioni così inconciliabili da scatenare una diatriba del genere: perciò fate i bravi!
A presto.

allelimo ha detto...

Mah, mi sono riletto il tutto con calma, direi che le tre domande del post, code di paglia a parte, riamngono sostanzialmente valide e ancora senza risposta...

E. V, ha detto...

In Italia se un giornalista musicale è bravo, preparato, ha qualcosa da dire (che non hanno già detto in mille) e lo sa dire può dire TUTTO quello che vuole e che pensa.
Se invece è solo uno scribacchino dei tanti che viene assunto per riempire lo spazio musica il discorso cambia. In Italia e non solo.
Tutti sanno scrivere due cazzate parlando bene di chiunque, ma se ne scrivi male devi saper rispondere alle contestazioni e in pochi sono in grado di farlo.
Fortunatamente in Italia giornalisti capaci, competenti e liberi ce ne sono. Non è che su Repubblica non li vogliono, è che loro preferiscono scrivere per altri.
Prima di rispondere -tu non sai- leggi questa riga: lavoro nel mondo del giornalismo musicale con vari ruoli da 29 anni e ho conosciuto moltissimi improvvisati, assunti in qualità di schiavi del padrone e pochissimi in grado di dire qualcosa e a quei pochissimi nessuno ha mai provato a chiedere compromessi.

allelimo ha detto...

E.V.: i nomi, grazie. Sono sempre più che lieto di leggere "giornalisti capaci, competenti e liberi".
Credo che ce ne siano davvero pochi, ma non ho mai detto che non esistano. Ed è un peccato che non scrivano su Repubblica o sul Corriere, perchè se la situazione per la musica in Italia è la tragedia dipinta qui sopra, non è certamente scrivendo sui giornali specializzati o sulle fanzine che si contribuisce (se non marginalmente) a migliorarla.
Si dovrebbe invece riuscire a parlare di musica in modo diverso dai Luzzatifegiz anche ai grossi numeri, dai giornali più diffusi.

E. V. ha detto...

Allelimo, chiedo perdono, mi riferivo alla "giornalista" (niente di personale, lo dico da sempre e lo dirò sempre, usiamo i termini solo se hanno una coerenza con ciò che siamo, perchè di giornalisti dichiarati in Italia potremmo riempiri gli albi di tutta Europa) musicale, ho usato il TU non riferendomi al padrone di casa. Sinceramente non voglio entrare nella vostra polemica personale ma resto sull'oggetto del tuo scritto e sulle risposte di chi è del settore.
Ci sono pochi giornalisti capaci, competenti e liberi, come dici, ma ci sono. Ed evito di fare nomi vicini o meno vicini per una semplice ragione, non è questo il punto. Il punto è che non è vero che il povero giornalista musicale che si trova a scrivere nel paese di merda chiamato Italia non può essere libero, appunto, se competente e capace. Il fatto è che nella maggior parte dei casi non si sa far altro che scrivere banalità convinti di saperne solo perchè si ascolticchia musica. Nel nostro campo, forse più che in altri, manca l'umiltà e questo è il vero male del giornalismo.

allelimo ha detto...

E.V.: il senso del tuo commento è più chiaro adesso.
Sono perfettamente d'accordo sul fatto che per parlare "male" di qualcuno è necessario saper poi rispondere alle contestazioni - tutta la serie dei dischidimmerda qui è basata su questo concetto.
Sono di nuovo perfettamente d'accordo che chi è competente e capace può essere libero e non deve necessariamente fare compromessi.
Però quando l'ho scritto (nell'altro post) alcuni dei commenti mi hanno "costretto" a sviluppare l'argomento in questo post.
Le polemiche personali, mah.

Anonimo ha detto...

ciao, E.V stiamo appunto dicendo la stessa cosa... Credo anche io che esistano giornalisti liberissimi di esprimere un'opinione, ne sono convinta, per questo ero intervenuta in primo luogo nella discussione. Ma bisogna saperle le cose per poterle criticare. La competenza per me rimane il problema numero uno (illuminante l'intervista a Fegiz del Rolling Stone che spiega come sia finito a fare quel che fa)

Resta il fatto che in Italia la musica non è ritenuta importante, non conta nulla è sempre una lotta per poterne scriverne.

Fine polemiche personali per me non voglio proprio ritornarci. Ma credo che dai commenti al post precedente dedurre che non esistano giornalisti liberi è stato un sillogismo molto ma molto azzardato... e se avevo parlato del caso Ligabue in particolare era perché per me aveva senso parlarne. Ligabue per un quotidiano è un personaggio popolare, parlanre va al di fuori della musica per un mucchio di motivi. Se Castaldo non è parlato è probabilmente perché in Italia nel corso di un anno escono: 45 articoli su Ligabue, 35 su Bocelli, 20 su Biagio Antonacci e 65 su laura pausini.

ciao.

allelimo ha detto...

Chiara: va bene, ho capito che io, in quanto non-giornalista, non ho il diritto di parlare dei giornalisti e del giornalismo, perchè "non conosco".
Invece ti piace far finta di capire che E.V., che si è qualificato come giornalista, sta sostenendo la tua stessa posizione - e se leggi bene non è proprio vero...

Rimangono comunque valide e senza risposta le tre domande del post.
E se io non posso parlare delle cose che non conosco, come diavolo fa un giornalista non-musicista a parlare dei musicisti senza esserlo? Evidentemente "non conosce".

Il sillogismo molto ma molto azzardato, scusami, solo tu lo leggi: se mi dici dove ho scritto che non esistono giornalisti liberi...
Io sono partito da alcune tue frasi e mi sono posto delle domande generali, tu che non sei per nulla permalosa ed estremamente auto-ironica sei venuta qui a spargere insulti personali, castrando di fatto la discussione sul merito del post (sì, le tre domande, ancora...)
Rimane valida anche questa domanda: come si dice "coda di paglia" in cockney? :)

PS. Sarebbe anche bello sapere cosa vuol dire il tuo ultimo paragrafo qui sopra, purtroppo mi sfugge completamente - nella mia insipienza - il significato.

E. V. ha detto...

Lezione di lettura nr.5
.

Buonanotte

Anonimo ha detto...

Allora forse parliamo lingue diverse. Faccio finta che E.V. dice quel che ho detto io? Ma scusate, non ho scritto esattamente lo stesso concetto, ovvero che per parlare male di un album e poterlo criticare bisogna essere competenti? E.V non ha detto la STESSA identica cosa?

Non ho scritto che esistono giornalisti liberi di scrivere quel che vogliono? E.V non ha scritto esattamente la STESSA cosa? Togli tutte le polemiche, le tue frecciatine e la mia supposta permalosità, e vai ai commenti dove ho espresso in chiare lettere questi concetti, e ribadito più volte che il problema principale è la competenza. Ma cavolo!

Quanto all'ultimo paragrafo, Allelimo io ho fatto un ragionameto ben preciso, non l'hai seguito, forse mi sono espressa male io. E sempre a sfottere col cockney stai, che noia. Ciao, stammi bene.

Anonimo ha detto...

LEZIONE DI LETTURA 1:

Scritto da me 08 maggio 2010 17.29 copio e incollo da qua sopra:

"Inoltre non credo sia solo questione di non poter criticare, è anche quesitone di essere in gradi di farlo e in molti non hanno una conoscenza della musica (parlo delle "grandi firme" italiane) che gli consente di parlar male di un artista e dunque vanno di leccaculismo"

LEZIONE DI LETTURA 2

Scritto da me 08 maggio 2010 17.57, copio e incollo:

"Ma per parlare, soprattutto male, bisogna conoscere."


E.V arriva scrive la stessa cosa e va finire che io ho detto cazzate. Va bene, mi arrendo! E non offenderti Allelimo quando dico che certi meccanismi non li conosci, l'esempio di Ligabue era per spiegare alcune dinamiche di redazione di quotidiano, tu l'hai presa come una lezione e invece di ascoltare mi ha dato altre lezioni. Così però non si dialoga mica bene si cercano solo di fare monologhi.

Vi saluto, fine polemiche e statemi tutti bene.

Simone Cavatorta ha detto...

Dunque, mi pare che le posizioni non siano, in realtà, così inconciliabili. Se ho ben capito, tutti ritenete che ci siano alcuni giornalisti - una minoranza - veramente competenti e liberi di dire ciò che vogliono. Per il resto, pensate ci sia un problema di incompetenza e di malafede/controllo editoriale: per Chiara ed E.V. soprattutto di incompetenza, mentre per Allelimo soprattutto di malafede/controllo/scarsa onestà intellettuale (così mi è parso di capire).
Provo a rispondere ai tre quesiti di Allelimo:
1) Tutti possono essere criticati. Nel momento in cui si pubblica qualcosa (un libro, un disco, un articolo, un commento, qualsiasi cosa) ci si espone al giudizio degli altri, automaticamente, e se alcuni non lo accettano cazzi loro, tanto le critiche se le beccano lo stesso, soprattutto nei blog, dove chiunque può dire la sua e dove i tentativi di censura o di porsi al di sopra del bene e del male finiscono sempre per essere dei boomerang.
2) Qui il problema è più delicato, secondo me. Per come vanno le cose nel mondo del lavoro in Italia, posso immaginare che molti giornalisti - soprattutto giovani - abbiano contratti da fame e di ultra-precariato, finendo quindi per essere ricattabili dai propri superiori. E' anche vero che nessuno li ha obbligati a fare quel lavoro, ma spesso la realtà lavorativa è molto diversa da come uno se l'immaginava all'inizio, e poi in Italia è già difficile trovare un'occupazione, figuriamoci cambiarla. Credo, comunque, che ci siano situazioni molto diverse, a seconda dei contesti. Lo scandalo vero sono quei critici molto noti che, pur avendo un potere enorme (anzi, forse proprio per mantenere qual potere), parlano bene di tutti, dalla Pausini a Ligabue a Mengoni, perchè vogliono mantenersi in buoni rapporti con le case discografiche (che probabilmente li foraggiano) e amano il quieto vivere: io non rompo le balle a te e tu non le rompi a me.
3) Il problema principale, a mio avviso, è proprio quello di riuscire ad individuare qualche fonte informativa di cui fidarsi, e non solo in ambito musicale (anzi, a dirla tutta la musica è il problema minore). Se conosciamo qualche fonte informativa onesta e libera, diciamolo, facciamo i nomi di quelli bravi, perchè il passaparola con amici e con gente in buona fede è l'unico modo per venirne a capo.
Saluti :)

E. V. ha detto...

E.V. arriva, E.V. torna.
Sinceramente la vostra discussione ha preso toni troppo personali e io preferisco restare sul tema oggettivo, visto che ne sento parlare spesso e quasi sempre in modo inesatto.
Quello che penso a riguardo l'ho già scritto, ma forse non nel modo giusto e ha dato adito a fraintendimenti, per cui lo riassumo schematicamente qui. Riassumo quindi, a grandi linee, il mio punto di vista sul giornalismo musicale che, come ho già detto, riguarda chi giornalista lo è (non per il valore del titolo formale ma per il percorso abilitativo che ha dovuto fare, che conta molto più di quanto si creda) e non chi solo perché scrive su un giornale si definisce tale. La differenza c'è e ha grandi effetti in concreto.
Ho detto, e ripeto, che in Italia come in qualunque altro paese in cui esista UN MINIMO di libertà di informazione, chi è capace, competente e sa scrivere cose che non scrivono altre centinaia di penne, può scrivere ciò che pensa sempre, comunque e ovunque. Questo non perché gli sia concesso ma perché gli è addirittura richiesto. Ogni settore, in un quotidiano, ha un'importanza relativa allo spazio (parlo del numero di battute) che viene attribuito dalla testata all'argomento. All'interno di quello spazio, poi, il giornalista ha sempre la libertà di scrivere ciò che crede senza dover scendere a compromessi di alcun tipo, che non siano quelli della buona educazione e della discreta qualità sintattica dello scritto. Quello che gli si richiede è quello per cui viene pagato, cioè la competenza che mette a disposizione dei lettori.
Tutto un altro discorso è quello relativo ai vari scribacchini assunti (o non assunti) per riempire pagine senza creare fastidi. Di questi la testata ritiene che valgono poco e che sono interscambiabili e non ha nessuna intenzione di dargli un potere di giudizio che stima praticamente nullo. Per cui, niente pipponi, niente critiche pesanti (ma solo leggere e senza entrare troppo nel merito), qualche imposizione su quello di cui parlare o concerti da recensire e niente che loro stessi non siano in grado di argomentare nel modo giusto in un'eventuale sede discussionale, a cui sperano di sottrarsi.

E. V. ha detto...

(ho diviso il commento perchè la lunghezza creava problemi con la pubblicazione, mi scuso per quelli che creerà a voi la lettura)

Altra cosa che tendo a specificare è che la differenza di tipologia di testata esiste solo relativamente al tipo di musica di cui si tratta, non al giudizio di merito. Mi spiego, su una testa di settore (non voglio nominarne sia perché alcune sfiorate nei commenti non godono della mia stima personale e quindi non potrei portarle ad esempio, sia perché ognuno è libero di usare il proprio metro di giudizio per stabilire - è anche tenuto a farlo - quali siano di qualità e quali non lo siano affatto) si dovrebbe scrivere tendenzialmente di musica per chi, in quel settore, è addentro ovvero per chi né è conoscitore e fruitore ad alto livello. Difficile, quindi, che su una rivista di settore musicale si tratti di musica molto commerciale, di massa e appartenente a generi quale la bassa parte dell’ampio pop.
Cosa differente quando ci si imbatte in una testa come Repubblica. Qui il discorso è differente, il lettore non appartiene alla categoria sopra citata e il giornalista, o chi per lui, ha il dovere di parlare con onestà intellettuale verso sé stesso e verso il target di lettori a cui si rivolge, di ciò che è adatto al fruitore di quel quotidiano. Resta essenziale, però, che nel bacino enorme a cui può e deve attingere dovrebbe scegliere senza alcun compromesso quello di cui parlare e come farlo, nel massimo del rispetto della coerenza con il suo pensiero.
Ecco quindi che l’esempio fatto da Allelimo calza a pennello. E’ giusto che su Repubblica si parli di Ligabue (e sbagliatissimo il discorso che si dovrebbe parlare di altro), ’essenziale è essere corretti con il lettore che ti leggerà. Se vuoi scrivere di altro, scegli di non scrivere su Repubblica, se ci scrivi, è un problema tutto tuo. Come è un problema del lettore scegliere cosa leggere.
Quindi è giusto che se ne parli, ma è giusto anche che lo si faccia in modo competente (conoscere molto bene lui, la sua musica e l’ambito musicale in cui nasce e con cui si confronta) e leale, che si parli della sua musica, che si dica che ha fatto un disco scadente, scadentissimo o un buon prodotto (relativamente alla qualità musicale a cui ci si rapporta). Cosa che nell’esempio in oggetto non è stata certamente fatta. E sono certo che, se su quella pagina ci fosse stata una lucida, puntuale e onesta critica a questo disco, nessun caporedattore né altri avrebbe minacciato cancellazioni di sorta.
Quindi, il “giornalista” musicale dovrebbe avere l’umiltà di capire che se un compromesso gli viene richiesto, minimo o massimo che sia, è perché la qualità dei suoi scritti non è considerata idonea a renderlo non solo libero, ma richiesto. A questo punto sta alla personale capacità di giudizio comprendere se corrisponde alla realtà dei fatti o se è il caso che cambi datore di lavoro.
Per esperienza posso dire che raramente la seconda ipotesi è quella giusta.
Saluti

Anonimo ha detto...

E.V., ti rispondo con "NI" non credo sia sempre come dici, ovvero che sia solo un problema di qualità, almeno per quanto riguarda i quotidiani e le recensioni musicali e potrei portare svariati esempi a riguardo con nomi e congomi e testate.

Dici che è "sbagliatissimo" il discorso che si debba parlare d'altro su un quotidiano, oltre che Ligabue. Non sono affatto d'accordo. Certo che si debba parlare di Ligabue e Pausini in Italia ma credo che si possa anche parlare d'altro, ovvio non nei termini di una rivista di settore. Mica il Times parla solo di Lady Gaga. Comunque questo è davvero un vecchio ed infinito discorso...

allelimo ha detto...

Chiara: sono basito. Io sto sempre a sfottere con il cockney? Forse ti confondi con qualche discorso che per fortuna non tutti conoscono?
Comunque hai ragione, non sei per nulla permalosa, bensì massimamente autoironica.

Io ho posto tre domande di carattere generale, tu sei venuta qui e di me hai detto che:
- faccio discorsi in parte confusionari e lontani dalla realtà
- sparo a zero su tutti in modo qualunquistico
- quello che ho dedotto è una stronzata
- ho la testa dura, sfotto di continuo, sparlo, tiro in ballo cazzate
- internet ha dato la possibilità di parlare "persino a uno come me", che spara a zero per il puro gusto di farlo, che ha solo voglia di sfottere e cercare contrasto e buttare merda.

A questo punto, mi ritiro in buon ordine: di fronte a un argomentare così educato e puntuale non posso che ammettere di avere torto.
Hai ragione tu, assolutamente.

P.S. il paragrafo di cui non ho capito il significato è il seguente: "Se Castaldo non è parlato è probabilmente perché in Italia nel corso di un anno escono: 45 articoli su Ligabue, 35 su Bocelli, 20 su Biagio Antonacci e 65 su laura pausini."
Probabilmente parliamo davvero lingue diverse, perchè a me il significato continua a sfuggire.

P.S. 2: tu non puoi immaginare la fatica che ho fatto nel P.S. precedente a non scrivere "cockney" a proposito del parlare lingue diverse... :)

allelimo ha detto...

Simone: ti ringrazio per aver provato a rispondere alle domande del post.
Su 1) sono evidentemente d'accordo con te, la domanda era la più retorica delle tre: poi ci sono alcune persone che non accettano le critiche e neppure si rendono conto di quanto siano ridicole.

Su 2) il punto - a mio parere - è che nessuno è obbligato a fare nulla, e quindi tutte le lamentele sulle difficoltà del fare il giornalista musicale mi sembrano fuori luogo. Non mi sembra interessante nè rilevante, soprattutto come scusa per evitare le eventuali critiche.
Su 3) sono d'accordo, ti faccio le mie segnalazioni: una fonte di informazioni che apprezzo è "Sentireascoltare", mi sembra che la maggior parte delle volte le brevi recensioni siano sia oneste sia libere.

Anonimo ha detto...

Ti credo non hai capito, mi si è cancellata un pezzo di frase mentre scrivevo di corsa... ma insomma, mi pare di avere ampliamente argomentato quel che penso sul "caso Ligabue", battutine a parte.

Allelimo la storia del cockney la tiri fuori ogni due per tre, anche quando mi rispondi in altri commenti in altri blog, se vuoi nega anche questo, fai come vuoi, yaaaawn....

Mi ritiro definitivamente anche io, sei tu ad avere ragione e sempre. Stai tranquillo, ciao.

allelimo ha detto...

E.V.: trovo la tua analisi largamente condivisibile, soprattutto le conclusioni.
E' abbastanza ovvio che nessuno pretende che su "Repubblica" si parli di, chessò, Sylvain Chauveau, però mi piacerebbe che le recensioni dei dischi parlassero - almeno un po' - anche di musica.
Anche di musica che non mi piace, di musica che non ascolto e che non mi interessa ascoltare.
Ma cominciamo a parlarne, invece di limitarci alla comoda pseudo-analisi dei testi.
Poi su "Repubblica" di oggi ci sono altri due magnifici esempi:
1 - intervista a pagina intera a Courtney Love, tra le inevitabili banalità (Cobain, grunge, bad girls, etc.) si cita l'uscita di un nuovo disco. Non c'è una sola parola per descriverne la musica. (pag. 38)
2 - intervista-marchettina a Renato Zero in occasione dell'uscita del DVD "Zeronovetour". La cosa fantastica è che l'intervista campeggia sopra una mezza pagona pubblicitaria di - ma dai! - il DVD "Zeronovetour" di Renatino nostro. (pag. 52)

allelimo ha detto...

Chiara: scusami eh, ma qui l'unico massacre non è di Brixtown, bensì dei miei poveri coglioni.
Citami pure dove io ho parlato del cockney rispondendoti su altri blog, son qui che aspetto ancora le risposte alle domande precedenti...
Tu sai dove si è parlato di cockney, ma sono gentile e mi fermo qui, hai già fatto abbastanza brutte figure di tuo.
Poi oh, non ti piace quello che penso e che scrivo, fa nulla - se però la smetti con gli insulti mi fai un favore.

Simone Cavatorta ha detto...

Allelimo: grazie per la dritta.

Anonimo ha detto...

Allelimo basta ti prego è una cosa ridicola! Quali insulti?!!! Quali brutte figure? Se qualche commento fa ho suggerito di lasciar stare, ti ho anche chiesto scusa per avere risposto di panza alle tue provocazioni e frecciatine e ho scritto che non ci stiamo capendo (probabilmente per i limiti imposti da una comunicazione del genere) e che magari di persona sarebbe diverso.

E tu mi ritorni indietro con la smania del confronto: se permetti anche le mie palle, virtuali, sono massacrate. Non massacramoci più, va tutto bene, calmati, rilassati. Tanto ammòre, come dici tu.

Anonimo ha detto...

Dopo quello che ha scritto E.V. sono curioso a questo punto di sapere se thebrixtownmassacre è una giornalista o è una che scrive su dei giornali . . . perchè mi sembra che la cosa sia stata ignorata nelle risposte
Libera di non rispondere ovviamente
Andrea

Anonimo ha detto...

Ciao Andrea, figurati, ti tolgo la curiosità: sono solo giornalista pubblicista corrispondente da Londra, non ho 29 anni di esperienza, non conto una cippa ma non mi sento nemmeno scribacchina che riempie spazi in quanto spesso mi interpellano per decisioni e ho un buon margine decisionale su cosa voglio fare, cosa non voglio fare e su cosa penso che debba avere priorità o debba essere ignorato.

E rispondo pure alle 3 fatidiche domande in modo secco così forse sono più chiara:

1. Certo che si può criticare chi fa un lavoro, chi fa un disco e pure chi ne scrive, l'importante è argomentare adeguatamente le proprie critiche e dimostrare di conoscere bene di cosa si parla.

2. Persino una come me che non conta assolutamente una cippa e non è iscritta ad albi e ha pochi anni d'esperienza, si sente liberissima di scrivere quello che vuole, spiegando e argomentando bene le mie motivazioni. Non sono mai scesa a compromessi finora se non quelli di scrivere di artisti che non mi interessano affatto ma quello che poi ho scritto era esattamente ciò che pensavo. Qui forse abbiamo dato pesi diversi alla parola "compromessi": buttare nel cesso la propria arte e passione in nome della pagnotta non lo chiamo compromesso per me sarebbe più che altro vendersi, arrrendersi, c'è chi lo fa (in qualsiasi campo) e chi non lo farà mai.

3. Credo che la libertà di stampa esista ma, come ho già scritto più volte nei miei commenti, bisogna sempre tenere conto di dove si scrive/ per chi si scrive. Se un personaggio è popolare a tuttotondo, convoca una conferenza stampa a cui partecipano tutti i quortidiani e parla di affari personali anche in relazione ad un nuovo album (sì, parlo ancora del caso Ligabue) allora un giornalista del calibro di Castaldo può anche non dovere parlare strettamente di musica. Magari non ne ha voglia perché nel corso dell'anno ha già dovuto scrivere altri 45 articoli su Ligabue o perché l'album non l'ha ascoltato nemmeno (e ritorniamo al problema competenza che ho tirato in ballo almeno 100 commenti fa).

allelimo ha detto...

"Allelimo basta ti prego è una cosa ridicola! Quali insulti?!!!"
Rimando al mio commento che comincia con "Chiara: sono basito."
(nove commenti sopra questo, 11 maggio 2010 19.32)
Per il resto, nulla da dire...

Anonimo ha detto...

Ciao, il tuo commento che comincia con "sono basito" continua dicendo che tu hai fatto hai "posto tre domande di carattere generale".

Quando si pongono domande a carattere generale e lasciarle generali, magari non si dovrebbero includere frecciatine riferite a conversazioni personali ("mica lo fanno per scherzo, loro, lo fanno come lavoro"..... "con grande sforzo personale e sprezzo del pericolo, portano avanti un lavoro sporco e pericoloso, a prezzo di inenarrabili sofferenze personali")

Te lo dico senza polemica Allelimo ma quanto è vero che io sono partita impermalosita con i miei commenti è altrettanto vero che non me le sono sognate le frecciatine.

Ciao, stai bene, let's move on.

allelimo ha detto...

Oh signùr, mi hai domandato "quali insulti" e ti ho risposto, cos'è che non si capisce?
E poi "frecciatine riferite a conversazioni personali"?
Quello che mi hai scritto in "conversazioni personali", essendo privato, non lo rendo certo pubblico, per correttezza.
Quella che non dimostri tu insinuando che io rendo pubbliche conversazioni private.

Ma vediamo pure da dove vengono queste tremende "frecciatine":

Tuoi commenti al post "Skjorvensk Brothers"

Sono la prima a ironizzare su tutto, non è un problema se mi prendete per il culo quando me lo merito, però per cortesia ricordiamoci due cose:
1 c'è chi questo lavoro lo fa per campare
2 calunnie con nome e cognome su internet... rimangono, lì per sempre, accertiamoci almeno siano vere. (vedi la storia di Dylan).


Te lo dico con il massimo dell'umiltà da pivellina che sta cercando di lavorare in questo campo con mille sacrifici e sforzi e che vede quante invidie e palate di merda vengono buttate per infangare e basta.


Tuoi commenti al post "Recensioni musicali"

E questo esempio che porti non è niente caro Allelimo, la situazione è molto ma molto più grave di quanto si possa immaginare. Dai retta ad una povera una stronza che ci sbatte la testa tutti i santi giorni.
(per dire, per scrivere un pezzo sui midlake ho dovuto barattare e sorbirmi anche un terrificante concerto di lady gaga...!!!)

Il tuo discorso su come andrebbe fatta la recensione di un disco non ha alcun riscontro nel mondo reale se il tuo caporedattore dice "non farmi i soliti pipponi musicali" (sottinteso "che poi li cancello")

Anche se il capo dice di non fare pipponi musicali, si possono continuare a fare e come, a volte saranno tagliati del tutto a volte meno, dipende. Però non si può scrivere per la Repubblica come per il Buscadero su questo almeno converrai. Ci vorrebbe una via di mezzo ma in Italia - un paese dove la musica non conta un cazzo e nessuno si prende la briga di cambiare le cose - oggi non è possibile. Bisogna invogliare ad ascoltare un album passando per la porta laterale, e parlando per tutti senza per questo dire troiate e scrivere leccalusmi.

Quasi tutti scendono a compromessi in una società, lo fa anche il musicista e lo fa il giornalista: dipende da cosa consistono questi compromessi, possono essere minimi che non intaccano affatto l'onestà, l'arte e la passione. Per questo mi dà fastidio sentire fare sti discorsi così generalizzati destinati solo a sparare a zero su dinamiche e su un mondo che - è chiaro come il sole - non conosci minimamente.



Tuo post "Muore il giornalismo musicale"

Mi interrogo sul futuro, la carriera che faticosamente e con tanti sacrifici sto cercando di costruire da sola, lottando tutti i giorni con un’industria discografica che non conosce la musica e a cui la musica non interessa.

Io voglio scrivere di musica in Italia, non voglio mollare. Ma è dura sentirsi dire dalla direzione di un quotidiano nazionale: “Patti Smith ha fatto solo Because the night e non conta un cazzo” e dunque non se ne parla o scrive.

Per ora scendo a compromessi, scrivo pezzi di spettacolo volentieri finché, allo stesso tempo, posso parlare anche di musica dove mi danno spazio, finché ci sarà chi mi darà spazio. Finché ne avrò la forza, la voglia. E voi direte: sticazzi ma chi sei, chissenefrega.


E con questo mi sembra chiarito che le "frecciatine" non vengono da nessuna conversazione privata.
Se poi queste frecciatine gisutificano a tuo parere gli insulti da te adoperati, ok, hai raguione tu.

Anonimo ha detto...

Embhé? Dunque? ma possibile che non molli mai? Che non provi neanche per 3 secondi della tua vita a metterti dalla parte dell'interlocutore che hai davanti e vedere il suo punto di vista quando ti si dicono delle cose senza dover sempre cercare di dimostrare un punto (tuo)? E' talmente trasparente il mio pensiero sia che ri-pubblichi o meno quello che ho già scritto.

Non capisco quest'astio da dove ti nasce ma so che ne voglio star fuori. Ribadisco: stammi bene e ciao, sorridi ogni tanto.

Anonimo ha detto...

allelimo tu sei un polemicone che non stacca mai i denti, ma conosco poche donne pedanti e noiose come thebrixtowneccecc
e poi la gente vittima dell'autoeroismo (non autoeroTismo) è una continua martellata sui maroni che lei mi ha già fatto rotolare in cantina
presente la scena? loro che rotolano per le scale e lei che li insegue con il martello senza dargli tregua
please signorina chiara ci dia un taglio
giacomino

allelimo ha detto...

Chiara, hai ragione tu: il tuo pensiero è talmente trasparente che si fa fatica a coglierne l'esistenza.

Poi, "sorridi ogni tanto", detto da te a me, mi ha quasi fatto più ridere della scena dei coglioni che rotolano descritta da giacomino... :)