venerdì 4 giugno 2010

Sub-cultura e contro-cultura


Una distinzione fondamentale per me è sempre stata quella tra sub-cultura e contro-cultura.
Sono due categorie che possono essere facilmente adattate anche all’analisi dell’espressione musicale, ed allora vediamo un po’ come è possibile usarle.

Cominciamo con le definizioni:
Sub-cultura è una manifestazione coerente coi valori di fondo della cultura dominante.
Un movimento sub-culturale crea specifiche manifestazioni legate ad esempio all’età dei suoi componenti che si pongono in diretto rapporto di sussidiarietà rispetto ai valori ufficiali della società.

Esempi: negli anni ’80 c’erano i “Paninari” e gli “Yuppie”, cioè movimenti che avevano come valori fondanti il conformismo, il successo economico, l’omologazione dei consumi, la mancanza di ideali politici.
Un Paninaro si preparava a diventare un giovane Yuppie, il quale aspirava a diventare “classe dirigente” per soddisfare esclusivamente i propri tornaconti economici, realizzando una catena di sub-culture organiche alla visione predominante della società (allora, ma non solo) contemporanea.

Contro-cultura è una manifestazione in opposizione ai valori di fondo della cultura dominante.
Anche un movimento contro-culturale tende a creare manifestazioni specifiche, che però hanno il denominatore comune di essere alternative a quelli che sono i valori ufficiali della società.

Esempi: gli hippie degli anni ’60 o i punk degli anni ’70.
Pur con le dovute differenze, in entrambi i casi i movimenti erano caratterizzati dal rifiuto del conformismo o del successo economico fine a se stesso, legati anche ad una forma di consapevolezza anche politica (anche il punk del “no future” si rifaceva in fondo all’anarchia).
Un hippie o un punk non si preparavano a diventare classe dirigente (non consapevolmente almeno) perché gli ideali erano di fondare una nuova società o di rifiutare la società tout-court.

Naturalmente il pericolo che una contro-cultura venga assimilata e trasformata in una semplice sub-cultura è ben presente: è un meccanismo classico di difesa della cultura dominante, che cura la minaccia alla sua sopravvivenza incorporando in sé gli elementi inizialmente eccentrici.
Un po’ di marketing qui, un po’ di banalizzazione lì e inevitabilmente hippie e punk vengono “normalizzati”, diventando anch’essi una versione banalizzata e limitata agli espetti esteriori e visivi dei movimenti originali.
Che però in un certo modo sotterraneo resistono, nei gruppi che rimangono fedeli agli intenti originari o nelle nuove contro-culture che inevitabilmente si sviluppano anno dopo anno.
Perché fondamentalmente una contro-cultura è, per molti, un passaggio obbligato della crescita.
Tra l’infanzia e l’adolescenza esiterà sempre un passaggio fatto di ribellione, che cercherà un modo di contrapporsi all’ordine costituito.

Il quadro mi sembra più o meno chiaro – la sua trasposizione musicale è più o meno immediata: il pop non è mai contro-cultura, il rock a volte riesce ad esserlo.
Prendiamo un gruppo famoso come i Pink Floyd: non è fin troppo facile dire che “The Piper…” è contro-cultura, “Dark Side” è sub-cultura, e “The Wall” è cultura dominante?
Ma anche il percorso inverso è possibile: i primi Beatles sono sub-cultura, “Sergent Pepper” è un tentativo contro-culturale, pur controverso fin che volete e quasi immediatamente assimilato dalla cultura dominante.

56 commenti:

unwise ha detto...

sarebbe a dire:
controcultura=buono
subcultura o cultura dominante=cattivo?

brazzz ha detto...

direi che hai fatto una disamina attenta e corretta..da dire quanto il potere si sia affinato,negli ultimi decenni,per poter immediatamente assimilare tutto ciò che sia anche solo vagamente cotrocultura..il punk e la wave li sorpresero,non son più voluti ricadere nell'errore..perfetti anche i 2 esempi dei pink floyd e dei beatles..

Lucien ha detto...

Condivido la tua disamina.
Quella di unwise mi sembra una forzatura.
Brazz: quello che dici è vero; è anche vero che nuove forme di cultura nascono più velocemente e in modo frammentato durando però per periodi molto più brevi.

ps: Alle, ho scattato la foto del murales

unwise ha detto...

@Lucien: infatti lo è, intenzionalmente. io sono il primo a non dividere le cose in quel modo.. :)

Lucien ha detto...

@ Unwise:
Claro!! :-)

ReAnto ha detto...

...ed oggi cosa è subcultura e controcultura , i graffitari, gli emo il new metal ? Internet ?
Allelimo Olè ;)

silvano ha detto...

Semplicemente un BEL POST. BRAVO. ci metto pure un pizzico di invidia, va' crepi l'avarizia! ;)

allelimo ha detto...

unwise: ma di massima comunque sì, mi sembra ovvio che io stia attribuendo una componente positiva alla contro-cultura e una negativa alle altre due.
brazzz e Lucien: qui mi viene un dubbio, le nuove forme di cultura si consumano più in fretta, venendo assimilate più velocemente, oppure siamo noi che abbiamo una percezione diversa dello scorrere del tempo?
ReAnto: non lo so. Non ho la presunzione di conoscere i giovani, anche se io non mi sento poi troppo diverso da quando avevo 17 anni, di fuori ho i capelli grigi. Quindi per i giovani sono sicuramente un vecchio.
Però i graffitari mi sembrano roba vecchia anni '80 (Keith Haring?), gli emo non mi sembrnao poi molto diversi dai dark, il new metal, come tutto il metal, perfetto esempio di sub-cultura.
Internet è, banalmente, un contenitore, al suo interno c'è di tutto. Compresi sicuramente diversi spazi contro-culturali.
Musicalmente esistono movimenti con tutte le caratteristiche contro-culturali sopra ricordate: diciamo le etichette DIY, i gruppi ambient-drone, etichette come la Not Not Fun, etc.
Silvano: grazie. Son già due post che siamo d'accordo, vedo di mettere qualche spunto polemico nei prossimi :)

ReAnto ha detto...

@Alleimo-Gli emo prendono spunto dai dark, mi dà l'idea che sia un'onda preconfezionata. A Firenze ci sono un paio di boutiques esclusivamente "emo". Carissime.
Non nasce dal basso per capirsi,dalla strada

allelimo ha detto...

Mah, anche i dark a Milano avevano i loro negozi, dopo metà anni '80 si era addiritura formata la corrente dei "darkettoni del week-end", zona Via Torino. Mi sembra ancora una volta la stessa storia... :)

ReAnto ha detto...

dopo metà anni 80 era diventata moda ,non era più modo...fidati..

ReAnto ha detto...

ecco cosa puibblicano i Cure dopo il 1984
1985 - The Head on the Door (Fiction)
1987 - Kiss Me Kiss Me Kiss Me (Fiction)
1989 - Disintegration (Fiction)
1992 - Wish (Fiction)
1996 - Wild Mood Swings (Fiction)
2000 - Bloodflowers (Fiction)
2004 - The Cure (Geffen Records)
2008 - 4:13 Dream (Suretone Records

la musica dark è finita e finisce anche il movimento con la sua anche discutibile idologia..moda moda e moda...

ReAnto ha detto...

ideologia..se no, qualcuno si incazza che faccio errori .)

allelimo ha detto...

ReAnto: è la stessa cosa che volevo dire io, mi sono spiegato male: i dark sono nati dal basso, e sono stati velocemente assimilati.
Ma il dark non è mai stato davvero contro-cultura, troppe erano le componenti legate al look perchè non diventasse in fretta una moda vera e propria, e troppo poche le componenti culturali che andassero al di là una generica angst giovanile.
Come movimento musicale il dark diventa popolare dopo la fine dei Cure (1982) e l'inizio della trascurabile carriera solista di Ciccio Smith - ma tutti i dischi "dark" buoni sono già stati pubblicati prima...
Una cosa curiosa è il termine "dark", che comincerà ad essere usato non prima di due/tre anni dopo "Pornography", all'epoca si parlava generalmente di new-wave o post-punk, poi di positive-punk e di musica tribale.
A un certo punto si cominciano a definire "dark" anche i Depeche Mode, ma per fortuna nel frattempo erano "rinate" le chitarre :)

allelimo ha detto...

Tornando agli emo: per quanto ne so, il loro percorso non è stato molto diverso dai dark: nati dal basso, (ancora più) velocemente assimilati per le componenti legate al look.
E con una tenue base culturale legata alla solita fascinazione morbosa per le tematiche oscure che attraversiamo tutti durante l'adolescenza.

ReAnto ha detto...

Io ero dark :( ma mi piacciono anche le chitarre .)

ReAnto ha detto...

in clase di mio figlio "vive" un emo . Mio figlio lo ha definito prima un pazzo dopo qualche mese uno "sborone"

ReAnto ha detto...

Povero Ciccio Smith
http://www.youtube.com/watch?v=aP96vK_d6bk
Una delle più grandiose songs di Ciccio

allelimo ha detto...

New-wave, dark, post-punk: è la musica che ho amato e suonato in quegli anni... però a te cosa dicevano gli altri? Cose molto diverse da "pazzo"?
Senza per questo voler difendere gli emo a tutti i costi o sostenere che siano uguali ai dark - solo che le due cose mi sembrano molto simili.

"A strange day" però non è una canzone di Ciccio Smith, infatti è sull'ultimo album dei Cure... ;)
Per "rinascita delle chitarre" intendevo gruppi come Jesus & Mary Chain, Spacemen 3, Loop in GB e Opal, Dinosaurs Jr., Sonic Youth in USA (e i primi Afterhours in Italia) che avevano indicato la strada per uscire dall'impantanamento della tarda new-wave...

ReAnto ha detto...

A strange day è su Pornography del 1982 ,non mi sembra l'ultimo dei Cure O.o

Disco Boomer ha detto...

ecco cosa ci fanno le case discografiche con la subcultura e la controcultura :$$$$$$$$$$$$$$$

ReAnto ha detto...

Harmonica ha smontato la discussione :(

allelimo ha detto...

ReAnto: appunto, come ho scritto più sopra, "...come movimento musicale il dark diventa popolare dopo la fine dei Cure (1982) e l'inizio della trascurabile carriera solista di Ciccio Smith ..."
Per me "Pornography" è l'ultimo disco dei Cure, poi cominciano i dischi di Ciccio Smith, che ha imbroccato ancora qualche canzone carina eh, ma niente di più...
Harmonica: Boh, il discorso mi sembrava interessante.
Poi, ecco, invece con il "pop di classe" che ti piace tanto cosa ci fanno le case discografiche?
O forse Bacharach e Donald Fagen scrivono canzoni per non venderle?
Sinceramente, il tuo intervento questa volta non lo capisco proprio: qualsiasi "prodotto" serve a qualcuno per fare soldi, e l'arte "seriale" come la musica pubblicata per essere riprodotta non può certo sfuggire a questa logica.
Se c'è una produzione "fisica" ci sono dei costi, e qualcuno deve sostenerli.
E' anche vero che esistono situazioni in cui questi costi vengono ripartiti in percentuali diverse sul prezzo pagato dall'acquirente (le autoproduzioni, il diy) ma non mi sembra che la musica pop ne faccia parte.
Oppure al limite estremo esistono le produzioni sotto licenza Creative Commons delle "net labels", ma qui si parla (orrore!) di file mp3 da scaricare, non di supporti fisici.
Più che smontare la discussione, non riesco proprio a capire il perchè del tuo commento: chiedo scusa, non ci arrivo. Limite mio, sicuramente.

Disco Boomer ha detto...

la mia era una semplice constatazione. non esiste e non esisterà mai una qualsiasi forma d'arte slegata dal commercio. e anche chi dichiara di essere "contro" è già col cappello pronto ad elemosinare soldi.
Sul "pop di classe" sono il primo a dire che è fatto per vendere; dov'è il problema? Mi da noia invece che si giustifichi come funzione sociale dei cialtroni che non sanno mettere insieme tre note.

allelimo ha detto...

Harmonica, ridomando scusa, continuo a non capire.
Il fatto che l'arte sia sempre, in una qualche maniera, legata al commercio è una cosa buona o cattiva?
Perchè se è una cosa buona, allora non capisco perchè rimarcarlo; e se è una cosa cattiva, allora non capisco perchè anche tu perdi tempo a scrivere un paio di blog che parlano di musica.
Seguendo il tuo commento, ogni discussione su ogni tipo di arte è inutile: tanto sono tutti lì col cappello pronti a elemosinare soldi.

E non capisco nemmeno la tua ultima frase: non mi risulta di aver mai parlato di cialtroni che non sanno mettere insieme tre note, nè tantomeno di aver giustificato la funzione sociale di chicchessia.
Però, se vuoi spiegare, sarei felice di capire... :)

unwise ha detto...

ah no? :)

allelimo ha detto...

unwise, un po' più ermetico no? :)
"Ah no" si riferisce a...?

unwise ha detto...

ai cialtroni naturalmente.... inutile parlarne, ormai il nostro gentlemen's agreement ha stabilito che si tratta di punti di vista.
cmq per come la penso io, l'appartenenza a contro\sub cultura non si riflette necessariamente in prodotti belli o brutti. anzi io in generale preferisco aspettare che le poche idee buone finiscano nelle mani giuste, tecnicamente parlando. ma io ho l'orecchio delicato... :)

allelimo ha detto...

unwise: gentlemen's agreement una cippa - un conto è dire che un gruppo non ti piace, un altro è dare a qualcuno del cialtrone: i nomi, prego :)
Siccome sono cose a cui tengo, ecco qui l'elenco dei gruppi di cui ho parlato bene sin'ora, a me di cialtroni qui non sembra di vederne:
Richard Skelton/A Broken Consort
Moonbabies
Leanan Sidhe
Message to Bears
David Sylvian
Nick Drake
Franti/Orsi Lucille/Stefano Giaccone/etc.
Nico
Daisuke Miyatani
Sylvain Chauveau
Mitsuyoshi Matsuda
The Soul's Release
Giardini di Mirò

Contro o sub-cultura e bello/brutto: sono d'accordo con te, ma non mi sembra di aver fatto questo collegamento.
Nel tuo primo commento hai parlato piuttosto di buono/cattivo, e su quello rimango abbastanza d'accordo; bello e brutto sono due categorie diverse :)
(Oltretutto, le categorie "bello" e "brutto" dovrebbero essere sostituite da "mi piace" e "non mi piace"...)

unwise ha detto...

quoto "unwise: ma di massima comunque sì, mi sembra ovvio che io stia attribuendo una componente positiva alla contro-cultura e una negativa alle altre due"
bello e brutto sono ovviamente opinioni personali, cioè il risultato finale della distinzione buono\cattivo
per quel che ho sentito:
Leanan sidhe: a parte l'involontaria comicità dell'inglese da 4a elementare, magari era meglio passare più tempo con gli strumenti in mano che non dal parrucchiere, o a rifarsi il guardaroba. la tipa, però, ribadisco, mi pare caruccia. le idee non mi sembrano un gran che...
Orsi lucille etc. : a mio giudizio un po' pretenziosi, e pasticcioni. intenti altisonanti, risultati...così così.
di Nico abbiamo già profusamente discusso, ma lì semmai il cialtrone era il vecchio Andy, uno che ha fatto una carriera prendendo tutti per il culo (e beninteso, lo apprezzo anche per quello). tu m'insegni che anche Lou Reed non era molto per la quale...
Thurston Moore (questo me lo sono ricordato da solo) non mi pare egno di tutto l'incenso che hai bruciato...non sarai stato un po' di parte?non mi sembra un luminare (e non perchè non fa le scale a 300 all'ora, quelle annoiano anche me).
i due giapponesi: un po' senza capo nè coda, ma in sauna si possono anche ascoltare (specialmente con vicino una bionda vestita solo di un asciugamano 40x40), ma forse è una particolarità di quel tipo di musica
Sid V...ok ok, non sparo sulla croce rossa.

cmq in conclusione, probabilmente quello che voleva dire anche Harmonica, e con cui mi trovo d'accordo, è che a volte sembri un po' troppo protettivo verso certi soggetti.

P.S.: ma possibile che non ce ne sia uno, non dico felice, ma almeno che faccia intravedere un po' di speranza... :)) a tal proposito, ribadisco che regalo la mia copia di Pink Moon, basta che ve la veniate a prendere (aho...con tutta la buona volontà, mi fa venire l'acetone)

un giorno o l'altro magari ne parliamo davanti a una birra...mi raccomando, disarmato. :)

allelimo ha detto...

unwise: scusa, ma stai semplificando un po' troppo. Contro-cultura e sub-cultura, così come ho cercato di definirle nel post, sono categorie più ampie della sola musica (che spesso fa parte dei movimenti citati ad esempio, ma non sempre ne è la parte fondamentale)
"Buono" e "cattivo" non implicano necessariamente "bello" e "brutto" - e queste ultime due qualità sono molto più relative delle prime due, neanche limitandoci alla parte musicale.
Ad esempio, per me un gruppo come i Crass fa sicuramente parte della categoria "buono" per tutti gli aspetti extra-musicali della loro esperienza, ma dal punto di vista puramente musicale non mi dicono un granchè.

La tua analisi dei gruppi, ok, mi sta bene: non ti piacciono, ci può stare, anche se non sono ovviamente d'accordo. Ma "cialtroni" è un'altra cosa da quelle che hai scritto tu :)
Mi permetto solo di dire che Thurston Moore (e Lee Ranaldo) sono per me le persone che più hanno reinventato il modo di suonare la chitarra dopo Jimi Hendrix, altro che Eddie Ban Halen e compagnia tappeggiante...

Non credo di essere "protettivo", mi piacciono alcune cose e cerco - per quanto possibile - di farle conoscere: altrimenti cosa lo scrivo a fare questo blog? :)
Sulla musica felice, mah, a me fan molta più tristezza di Nick Drake i Deep Purple o gli Iron Maiden: ma son gusti, eh :)

Disco Boomer ha detto...

i cialtroni non erano riferiti ai gruppi che tu hai citato e mi scuso se non mi sono spiegato bene; il mio era un discorso più generale e per cialtroni intendo gente come la buon'anima di malcolm mc laren e un tipino come sid vicious, fatti passare per icone contro-culturali, loro malgrado. l'arte da sempre è legata al commercio, e trovo giusto essere pagati per chi produce suoni, visioni e scitture. mi fanno incazzare tutti quelli che si credono convinti di fare la rivoluzione con la musica, magari con il conto in banca milionario; l'unica rivoluzione possibile della musica è quella di farci star bene, il che non mi pare poco.

ReAnto ha detto...

@Harmonica- sicuramente all'inizio quei personaggi che tu nomini eran sinceri.
Sono convinto che tanti gruppi al momento che hanno posto una firma su un contratto con una major, si saranno detti continueremo a fare quello che ci pare, pochi ci sono riusciti, evidentemente cambia qualcosa.

ReAnto ha detto...

Scusami Allelimo va collegata aquesta bella e intelligente conversazione io aggiungerei questa mia riflessione:
Se arrivi ad avere successo e vendi dischi in America, vuol dire che ti sei sputtanato, non vale al contrario.
Buonanotte a domani ..giornata pesante e domani sarà peggio ...

ReAnto ha detto...

...mi sa che non si è capito un cazzo :D

DiamondDog ha detto...

Non capisco però perchè quando citi qualcuno dei tuoi preferiti devi sempre accostargli accanto qualche rockettaro come paragone negativo.
E' chiarissimo che non ti piace il rock duro ma per sostenere la capacità innovativa di Thurston Moore (che io condivido!) non c'è bisogno di prendere per il culo Van Halen.
E' lì che spesso caschi.
Nel tentativo (giustissimo) di far conoscere i tuoi idoli invece di parlarci di loro ci parli male di Van Halen e Deep Purple.
Come se essere il contrario dei Deep Purple ti renda importante e bravo.
Sono i meccanismi logici che usi che non capisco.
Sei spesso il primo a disprezzare (lo dimostra la ormai celebre rubrica dischidimmerda) ma non sopporti che gli altri facciano lo stesso con te.
Ale mi sei molto simpatico, mi trovo bene a parlare di musica con te ma spesso usi dei toni che non capisco, come se fossi il depositario della verità.

Simone Cavatorta ha detto...

Ciao, intanto complimenti per il post, interessante e pieno di spunti.
Personalmente, sono abbastanza in linea con il primo commento fatto da Unwise. Cioè, la distinzione che fai tra controcultura e subcultura mi trova d'accordo, però mi pare un po' forzato attribuire automaticamente una valenza positiva alla prima e negativa alla seconda. Prendiamo ad esempio i Punk e gli Hippie: pur suscitandomi un'istintiva simpatia - soprattutto quando ero adolescente - è difficile sostenere che queste due forme di controcultura abbiano rappresentato un decisivo progresso dal punto di vista sociale: furia nichilista e autodistruttiva in un caso, culto della droga e sostanziale disimpegno nell'altro.
Prendiamo invece una subcultura decisamente poco "cool", cioè quella degli attivisti delle parrocchie. Non provo alcuna empatia per questa gente (vengo da una famiglia laica e anticlericale), ma è innegabile che molte delle loro iniziative siano utili e posive. Tempo fa, ad esempio, alcuni di loro invitarono il gruppo di danza di mia moglie a partecipare ad uno spettacolo in cui un gruppo di ragazzi con sindrome di Down recitava la favola di Pinocchio. Beh, non solo lo spettacolo era bellissimo, ma era commovente vedere come questi attivisti - ragazzi più o meno della mia età - si dedicassero a quei bambini, nel tempo libero, con evidente gioia e senza guadagnarci una lira. Sono uscito dallo spettacolo pensando che quella gente è migliore di me, e lo penso ancora, anche se probabilmente sul 90% delle questioni abbiamo idee opposte.
Sono anche d'accordo con l'ultimo commento di Harmonica, quando dice che "l'unica rivoluzione possibile della musica è quella di farci star bene". Credo che l'arte, in generale, abbia valore indipendentemente da qualsiasi finalità sociale o pedagogica, che ci può anche essere ma che non ha nulla a che vedere con la qualità intrinseca dell'opera. Questo è un vecchio dibattito, in realtà, fra chi sostiene che l'arte debba avere una finalità sociale e chi, invece, ne rivendica l'autonomia (se ne parlava molto, ad esempio, nella Russia dell'800, dove i critici di orientamento socialista sostenevano a spada tratta la prima opzione e scrittori come Turgenev la seconda). Beh, io sono decisamente per la seconda opzione.
Oh, mi accorgo che forse sono andato off-topic, come si suol dire, e mi scuso anche per l'eccessiva prolissità. Saluti :)

unwise ha detto...

al di fuori di ogni polemica, quoto anche io Harmonica, e visto che si scomoda sempre Van Halen, come diceva David Lee Roth "if it sounds good, it's good"

allelimo ha detto...

Harmonica: ok, se intendi cialtroni in senso generico sono d'accordo, era la parte del "che non sanno mettere insieme tre note" che non capivo bene, mi sembrava una critica aprioristica ad un solo tipo di musica.
Perchè naturalmente esistono anche fior di cialtroni che invece sanno mettere insieme tutte le note del mondo :)

ReAnto: sono d'accordo sia con l'iniziale sincerità di un Sid Vicious che con l'equazione "successo in America=sputtanamento musicale", anche se è vero che poi non basta sputtanarsi per avere successo in America. Diciamo "condizione necessaria ma non sufficiente"? :)
Poi è vero che Sid Vicious non sapeva suonare, ma nessuno l'ha mai preso a modello di tecnica bassistica.

DiamondDog: hai ragione, a volte mi faccio trascinare da un'eccessiva partigianeria. Però non prendo per il culo Van Halen o Iron Maiden, mi limito a dire che non mi piacciono.
Quelli che prendo per il culo in "dischidimmerda" sono gruppi che invece mi sono anche molto piaciuti... :)
Se poi qualcuno vuole fare lo stesso, motivando, come ha fatto sopra unwise, le sue preferenze, non ho nulla in contrario. Quel "cialtroni" messo un po' lì senza motivazioni, e che sembrava riferito ai gruppi di cui parlo normalmente, beh, mi dava un po' fastidio: ho solo chiesto ad Harmonica di aiutarmi a capire :)

Depositario della verità invece, proprio non mi ci sento, dai: c'è addirittura la frase sotto il titolo del blog per rendere chiaro che le mie sono - e non potrebbero che essere - solo le opinioni personali, senza pretesa alcuna di oggettività o verità.

Simone Cavatorta: perfettamente d'accordo con te, soprattutto con la sensazione di disagio che si prova quando si conosce gente che sei costretto ad ammettere sia migliore di te.
A me è successa la stessa cosa quando ho cominciato a frequentare l'oratorio della parrocchia vicina a casa mia, perchè mio figlio ha cominciato a frequentare il catechismo.
Scoprire, dopo anni di rifiuto totale di tutto ciò che aveva a che fare con la chiesa, che esistono ragazzi di 18-20 anni che passano il proprio tempo libero aiutando e facendo giocare ragazzini poco più giovani di loro, beh, mi ha fatto molto pensare.
Pur restando, come dici tu, di idee anche oltre il 90% opposte, beh, loro sono migliori di quanto fossi io alla loro età.
Però.
Semplificando al massimo, eh, come già detto più di una volta: tra contro-cultura (hippie, punk) e sub-cultura (paninari, yuppie), continuo a trovare più aspetti positivi in chi rientra nella prima categoria.
Ci sono le eccezioni come quella appena ricordata, ma in generale, senza nessun automatismo, ma analizzandone le diverse manifestazioni, i movimenti contro-culturali mi sembrano migliori degli altri.
Dovendo proprio scegliere (e tralasciando il fatto che è meglio pensare con la propria testa, senza farsi irreggimentare in movimenti preconfezionati e quant'altro) tra punk e yuppie, scelgo punk tutta la vita.
Così come tra fascisti e comunisti, almeno i secondi quando massacrano alcuni milioni di persone lo fanno contraddicendo le loro stesse idee, e non seguendole fino in fondo come i primi.

Infine, solo con la musica non si fa la rivoluzione, è ovvio. Ma anche grazie alla musica molti hanno - se non altro - rivoluzionato la propria vita.
E' solo un passo, ma non sempre piccolo.
Io, umanamente e politicamente non sarei quello che sono senza aver ascoltato i Clash, i Crass, Billy Bragg, i Franti.
Tra autonomia e funzione sociale, c'è anche la via di mezzo che mi sembra ben rappresentata dai gruppi appena citati (curiosamente, tutti più o meno etichettabili come "punk"...)

unwise: e come diceva Nino Frassica, "non è bello ciò che è bello, ma chebellocehbellochebello!" :)

unwise ha detto...

la aaggezza alle volte sta nei posti più impensati

Simone Cavatorta ha detto...

Allelimo: sono d'accordo con te, ma il mio discorso si rifaceva più che altro ad una polemica classica, che in Italia è stata portata avanti dai critici militanti di sinistra soprattutto negli anni '70. Secondo costoro, l'arte fine a sè stessa (arte per l'arte) è non solo priva di valore, ma addirittura fascista, per cui registi come John Ford, Billy Wilder, Ernst Lubitsch e compagnia venivano disprezzati, mentre qualsiasi regista "impegnato" veniva osannato, anche se i suoi film facevano schifo.
Ora, ciò che sosteneva invece la critica non politicizzata è che un'opera d'arte va valutata per il suo intrinseco valore artistico, che è del tutto scollegato dalle finalità sociali e politiche che l'opera si prefigge (altrimenti, per assurdo, anche un buon articolo di denuncia potrebbe passare per opera d'arte).
La critica militante ha prodotto giudizi ridicoli, secondo cui un film, per essere valido, deve per forza denunciare i vizi e la corruzione della società, oppure deve mostrare come vivono i poveri, senza calcolare ingegno, stile, ritmo, armonia, fantasia, e tutti gli altri elementi che costituiscono l'essenza di ogni prodotto artistico.
Perchè parlo di questa vecchia polemica? Perchè, a mio avviso, in Italia ce la portiamo ancora dietro, se ne avverte ancora l'eredità, che spinge molti critici e appassionati a dover giustificare la bellezza con l'utilità sociale, a non ruscire ad ammettere che ciò che è bello, spesso, può anche essere futile come un minuetto di Mozart (che poi futile ovviamente non è, perchè ti fa stare bene e rende la vita più degna di essere vissuta).

unwise ha detto...

@ Simone: ho appena postato qualcosa di simile...quando si dice la combinazione!

Disco Boomer ha detto...

quoto simone; abbiamo dovuto aspettare Enrico Ghezzi e Vieri Razzini per sdoganare quei registi che citi. e te lo dice un comunistaccio senza ritegno ;o)

allelimo ha detto...

Però però...
Gli eccessi sono sempre poco condivisibili, e la critica militante non fa eccezione, siamo più o meno tutti d'accordo.
Ma tra un bel disco dei, per dire, Rolling Stones ed uno dei Clash, preferisco il secondo, anche per le sue implicazioni politiche. Non solo, eh, che anche la musica mi piace di più. Ma la parte "militante" ha la sua bella importanza.

Discorso bellezza/utilità sociale/"star bene": ghiaccio sottile.
Una cosa è bella perchè ti far star bene o ti fa star bene perchè è bella?
Nel primo caso, diventa inutile qualsiasi discorso critico sul valore dell'arte.
Se io ascolto Eros Ramazzotti e mi piace, e ascoltare le sue canzoni mi fa star bene, la sua musica diventa automaticamente "bella"?
Oppure se io vado al cinema a vedere l'ultimo Moccia o l'ultimo "Vacanze dove volete voi" e mi fanno ridere o mi piacciono, questi diventano automaticamente dei bei film?

E se un film o un disco non mi fanno star bene, ma mi fanno piuttosto pensare, riflettere, mi spingono a interessarmi di cose che non conoscevo, al limite mi fanno anche "star male" (come, per dire, un disco come "Pink Moon" o un film come "L'uomo che verrà"), allora vuol dire che non sono cose belle?

Come al solito, direi, in medio stat virtus [1]: va bene non esasperare l'importanza dell'utilità sociale, ma neppure negarla completamente.
E va bene l'arte per l'arte, però tutto è anche politica, e ignorarlo mi sembra sbagliato tanto quanto dire che tutto è solo politica.

[1] Nota al commento: questa è della serie "come sono forte che so parlare latino, altro che l'inglese..." :)

Simone Cavatorta ha detto...

Allelimo: riporto questa tua frase per poi risponderti:

"E se un film o un disco non mi fanno star bene, ma mi fanno piuttosto pensare, riflettere, mi spingono a interessarmi di cose che non conoscevo, al limite mi fanno anche "star male" (come, per dire, un disco come "Pink Moon" o un film come "L'uomo che verrà"), allora vuol dire che non sono cose belle?"

Sono d'accordissimo con te, forse mi ero espresso male: per "stare bene" intendo la sensazione di pienezza interiore che mi dà una musica, un film o un libro quando mi colpisce a livello profondo, poi in realtà può anche essere una sensazione tutt'altro che piacevole, almeno ad un certo livello, ma ad un altro livello è anche appagante.
Io volevo dire che il fatto di trattare temi politici o sociali, a mio avviso, non è nè un pregio nè un difetto, è semplicemente una scelta, poi dipende da come lo si fa.
Tempo fa ho visto un film italiano, su Sky, che parlava dell'olocausto, e veicolava un sacco di informazioni storiche interessanti (che peraltro si possono trovare in ogni libro di storia), ma era fatto malissimo, talmente male da risultare quasi comico. Anzi, il contesto storico finiva per essere una paraculata, perchè trattando un tema del genere ci si mette comunque al riparo dagli sberleffi più plateali, se non altro per rispetto al tema stesso.
Per fare un altro esempio, ti cito due capolavori del cinema, Roma Città Aperta di Rossellini e La Febbre dell'Oro di Chaplin. Il primo è un film a sfondo sociale, che veicola informazioni storiche e un messaggio di fondo, mentre il secondo è un'opera di pura poesia (in senso lato). Il primo è migliore del secondo? Per me no, per me si tratta di due opere di genio; anzi, ti dirò che l'emozione che mi diede La Febbre dell'Oro la prima volta che lo vidi rimane insuperata.
E poi, prendimo un po' di Artisti con la A maiuscola, tipo Bach, Mozart, Caravaggio, Leonardo, Leopardi, Rilke (sono i primi che mi vengono in mente): ma quali messaggi veicola l'arte di costoro, se non i messaggi dell'Arte?

Simone Cavatorta ha detto...

E poi, scusa, ma i Clash non è che siano 'sti gran pensatori politici. Sono un grande gruppo, semmai (anche se io preferisco di gran lunga gli Stones), ma come pensatori lasciano il tempo che trovano.
E poi anche roba tipo i 99 Posse e Frankie Hi Energie, nonchè tutta la musica Rap e Hip Hop (orrore!!!), tratta tematiche sociali e politiche, ma per me merita di rimanere dove l'ho ficcata, cioè nel limbo delle cagate (giustamente) trascurate. :)

brazzz ha detto...

bè,che i clash politicamente non abbian significato nulla..certo non han cambiato il mondo(qualcuno lo ha fatto?),ma dal secondo album in poi lo spesso re diverso fra loro e altri gruppi punk si vide tutto..non fosse altro per l'integrazione con la musica nera dei ghetti inglesi..quindi francamente non concordo con quel che dici..ah,e li trovo parecchio,ma parecchio meglio degli stones anche musicalmente..ma pure questa è un'opinione..non è un'opinione che gli stones sian da 30 anni la caricatura di sè stessi,cosa che i clash ebbero almeno il buon gusto di non fare,rifiutando lungo tutti gli anni 90 le proposte continue di rimetersi insieme..leggevo un'intervista con joe strummer nel 9..diceva.."non avete idea di quante reunion ci abian proposto,e di quanti soldi ci darebbero per farla..ma i soldi portan solo guai, e verrebbe di coseguenza una porcheria,per cui niente reunion.." chapeau..identico a jagger..paro paro...

allelimo ha detto...

Ma certo che i Clash non sono "grandi pensatori politici", però se incontri i loro testi verso i 16 anni, dopo aver letto ed ascoltato cose tipo "Selling England" o "Wish you were here" beh, allora possono avere una grande influenza sul percorso formativo della tua futura coscienza critica :)
E' tutta una questione di tempi, e non a caso le contro-culture sono movimenti tipicamente giovanili, fanno di solito parte dell'inizio del percorso di formazione degli individui.

E naturalmente, nessun problema ad ammettere l'esistenza di pessime opere artisitiche a sfondo sociale e ottime opere artistiche "pure".
Ma, senza per forza dire che una cosa sia meglio dell'altra, di solito apprezzo un po' di più un disco dei Franti che uno di [metti il nome che preferisci].

Rap e Hip Hop, sono d'accordo con te.
I testi sono anche belli ed interessanti, ma hanno lo stesso limite dei cantautori: si sono dimenticati di metterci la musica, e per vendere un disco è una bella mancanza...
(Anche se, volendo, un bel vinile di rap... basta che ci sia la copertina grande da annusare e i testi scritti sulla busta interna da leggere, mica è necessario ascoltarlo davvero...)

allelimo ha detto...

brazzz: sono completamente d'accordo con quello che hai scritto su Clash e Rolling Stones, politicamente e musicalmente.
E' importante non tanto fare o meno la rivoluzione con la musica, quanto aiutare le singole persone a fare le proprie "rivoluzioni private", facendole pensare (e magari agire).
da questo punto di vista, per fare un Clash quanti Rolling Stones ci vogliono?

Simone Cavatorta ha detto...

Brazzz: sul fatto che i Clash abbiano superato gli altri gruppi punk sono d'accordo, e infatti London Calling è un disco che mi piace molto (tra l'altro, non credo sia definibile nemmeno punk, visto il caleidoscopio di stili che annovera), ma io non dicevo che i Clash siano scarsi, dico solo che il loro contributo al pensiero politico mi sembra trascurabile rispetto al loro contributo alla storia della musica.
Sugli Stones, invece, non sono d'accordo. Non han mai avuto l'obiettivo e la presunzione di far "pensare" nessuno: la loro è "musica per il corpo", come giustamente dice Scaruffi, e sul mio corpo agiscono benissimo almeno fino al 1986, anno dell'ottimo Dirty Work; poi calano, ma non sono assolutamente d'accordo sul fatto che si siano sputtanati. Hanno ancora adesso un live act da brividi e Jagger dà i punti a quasi tutti i front man in circolazione. E poi gli Stones non si son mai separati, per cui parlare di reunion è fuori luogo. Loro si son sempre divertiti a suonare (facendoci giustamente anche dei bei soldoni), e io spero che continuino finchè ce la fanno, dato che Richards ha dichiarato di voler morire sul palco.
Allelimo: ci vogliono infiniti Stones e neanche basterebbero, per il semplice motivo che gli Stones non si son mai sognati di aprire la testa a nessuno.... but i like it, e tanto mi basta. :)

Simone Cavatorta ha detto...

Allelimo: sui cantautori son d'accordo con te: testi belli ma mai un'idea musicale che si una.
Riguardo al vinile rap, confesso che da adolescente avevo un disco dei Run DMC, ma era brutto pure da guardare visto che in copertina c'eran loro che facevano le corna con le dita... poi magari i testi erano anche belli, ma per me l'inglese era arabo. :)

allelimo ha detto...

Simone, sul vinile rap, mi spiace ma hai assolutamente torto. Solo per il fatto di essere in vinile il disco diventa più bello del 50% dei cd e del 100% degli mp3: un vinile dei Run DMC è più bello di un Cd dei Clash ed è più bello di un disco in mp3 dei Rolling Stones.
Idem per la copertina: la copertina di un vinile è sempre più bella della copertina di un cd, perchè è più grande.
I due punti non sono discutibili. Augh.

Simone Cavatorta ha detto...

Allelimo: per dirla con Tex Willer, puro vangelo. ;)

brazzz ha detto...

alle
pura verità..la quintessenza della verità..

ReAnto ha detto...

Tex, non è controcultura ... .)

Alessio Comini ha detto...

Un fenomeno sub-culturale può essere la frangia estrema della cultura dominante. Un fenomeno contro-culturale, invece, si pone distante dalla cultura dominante, spesso però i suoi frutti vengono trasformati in preziosi strumenti consumistici..