martedì 14 febbraio 2012

La temperatura della musica

La "temperatura"[1] della musica è un concetto curioso: non è quasi mai legato alla singola canzone, ma viene genericamente attribuito a:
1 - Un intero genere musicale (soul: caldo, drone: freddo)
2 - Un insieme di suoni e timbri (chitarra acustica: calda, sintetizzatore: freddo)

Ad esempio, il calore delle nuove produzioni soul è direttamente legato alla loro mancanza di originalità: più un pezzo è impersonale, in quanto sfrutta tutti gli stilemi e i clichè del genere, più viene recepito come familiare, e quindi appartenente a pieno titolo al genere in questione ed alla suo "calore".
E la cosa non si limita al soul, beninteso: vale per qualsisai tipo di musica, dal rock'n'roll al reggae, dal jazz alla new-wave, ed è uno dei motivi per cui faccio fatica a prendere sul serio qualsiasi tipo di revival.
Più sei poco originale e più sei revivalista: mi sfugge il senso di fare un gruppo di cover mascherato dal fatto di suonare non canzoni altrui ma originali più o meno copiati bene dai classici del genere.

I due aspetti sopra ricordati sono però, nemmeno tanto inaspettatamente, profondamente legati alle circostanze storiche.
Ovvero, ogni epoca storica definisce quali siano le musiche o i timbri "caldi" o "freddi".
Sono sempre gli stessi esempi, ma sempre quella è la materia: agli inizi del '900 era "freddo" l'insopportabile rumore moderno del jazz, come pochi anni dopo lo sarebbe stato l'altrettanto insopportabile rumore moderno del r'n'r, poi quello dei gruppi rock, e quello dei gruppi punk, e via di seguito, dalla new-wave al noise, dal grunge all'ambient.[2]

Qualcuno può oggi pensare seriamente che i Clash avessero un suono "freddo"? O Elvis Presley, o Louis Armstrong? Eppure, di tutti quello si è detto: che erano freddi perchè troppo moderni, in contrapposizione alla "buona vecchia musica di una volta".
I suoni/generi che adesso (o che in un qualsisasi momento dato) ci sembrano freddi, acquisteranno calore tra qualche anno, quando saranno stati metabolizzati, classificati e archiviati nella memoria storica, nostra e della società.

Discorso assolutamente identico per i timbri: ogni nuovo strumento è stato definito alla sua nascita "freddo" (in quanto i timbri oggettivamente nuovi non scatenavano nessuna emotività, non essendo ancora legati, evidentemente, a nessun ricordo)
Ma basta lasciar passare qualche anno ed ecco che i suoni già sentiti si legano ai ricordi, e diventano magicamente caldi.
Vale per le chitarre elettiche e per i tamburi, per il sax e per i sintetizzatori, per le drum machine e per i campionatori.
Ad esempio, nel mondo degli strumenti elettronici (synth, drum machine, campionatori) sono di gran moda, da qualche anno, i suoni "caldi ed analogici" dei primi strumenti, magari di epoca pre-MIDI, che naturalmente all'epoca della loro produzione erano recepiti come strumenti futuristici, freddi e matematici.
Sto parlando di ottimi strumenti come i primi Moog (Minimoog su tutti), Sequential Circuits (Prophet 5), Oberheim, Ems.[3]
Ma anche cose più modeste come gli - all'epoca - economici e limitati Korg Ms-20, i Roland Juno 6/60/106, l'orrida coppia TR606 - TB303 (sempre Roland), e una marea di altri strumenti elettronici di dubbia qualità che ora, nel nome della magia "analogica", hanno raggiunto quotazioni monetarie al limite del ridicolo, scatenando un mercato dell'elettronica vintage che ha lo stesso motivo di essere del mercato dei dischi in vinile...
La TR606, ad esempio, è stata la mia prima batteria elettronica, comprata usata a metà degli anni '80, di cui molto mi vergognavo: aveva circa tre suoni (scìf, sciàf, scìck) però con diversi nomi (bass drum, snare drum, toms, crash, ride, hit-hat, etc.)
E ho avuto anche un Korg Ms-20, synth monofonico "ispirato" al Minimoog con i cavi delle patch, che riusciva ad emulare qualsiasi suono, purchè fosse quello di un organo Bontempi.
Nel corso degli anni ho avuto a disposizione diversi synth analogici economici, e me li ricordo quasi tutti con orrore: a partire da un bellissimo Oberheim Matrix 6, con suoni oggettivamente fantastici, i cui oscillatori però tenevano l'accordatura per non più di quindici minuti...
La cosa veramente assurda è che questi strumenti, allora giudicati "meccanici, freddi, impersonali", ora sono così ricercati in quanto "analogici, caldi, personali".

Addiritura nel campo degli strumenti VST[4] c'è ultimamente una corsa all'analogico virtuale.
La parola magica è synth VA (virtually analogic) e dall'altra parte si comincia a vedere un po' di retroarcheolgia anche qui, con fan dei "primi" strumenti vst/vsti.
A mio giudizio, una follia.


Note e links:
[1] Ovviamente si parla di "musica calda" in senso positivo e di "musica fredda" in senso negativo: freddo come sinonimo di cerebrale, asettico, sintetico, digitale e caldo come sinonimo di analogico, passionale, genuino. Un insieme di cazzate, a mio parere.

[2] Qui si possono aggiungere all'elenco tutti i generi di musica "nuova" che si sono succeduti dall'inzio dei tempi ad oggi.

[3] Per chi volesse documentarsi sui synth analogici "d'epoca", Vintagesynth è un ottimo punto di partenza. Ad esempio, questa è la pagina dedicata al Prophet 5.

[4] Ovvero gli strumenti elettronici virtuali, cui si era già accennato qui.

5 commenti:

brazzz ha detto...

nulla da aggiungere..post perfetto...

allelimo ha detto...

Grazie brazzz, troppo gentile.

enri1968 ha detto...

He he he, insomma il gusto del retrò o vintage, bel post Alle.
Gary Numan era freddo, fra l'altro non mi è mai piaciuto.
Domanda: chi usa queste definizioni ha collegato un qualche termometro ? Se si a mercurio (quindi vintage) o digitale?

Anonimo ha detto...

Che bel post. Leggerlo è stato un piacere.
Ev

DiamondDog ha detto...

sì, devo dire che è un post simpatico che mostra il lato debole dei luoghi comuni.