mercoledì 21 luglio 2010

Alfabeto per un rock disorganico


"It's only rock'n'roll but I like it"

Alfabeto per intellettuali disorganici: è il titolo di un bell'articolo di Umberto Eco apparso su Repubblica un paio di settimane fa, e tratto dal primo numero di "Alfabeta2", in cui si parlava del rapporto tra destra, sinistra e intellettuali più o meno organici.

Bello ed interessante, e quindi riciclo ed adatto, perchè mi sembra che ci siano almeno due/tre spunti utlizzabili per parlare anche di "musica".

Credo che l'atteggiamento con cui "da destra" si tende a svalutare la figura dell'intellettuale, riducendone a ridicole o pretestuose le istanze, sia un atteggiamento che molto ha in comune con il mondo della musica.

Dove, ad esempio, non è così raro trovare fazioni irriducibili, chiuse nel proprio autoreferenzialismo, che bollano tutto ciò che sta all'esterno come "irrilevante", sia questo l'esterno del Circolo Adoratori di Vasco Rossi piuttosto che l'esterno del Circolo Adoratori di Bob Dylan. In entrambi i casi, fanatismo e chiusura sono più o meno allo stesso livello macchiettistico.

Eco cita la massima nazista "quando sento parlare di cultura tiro fuori la pistola", che a me molto ricorda il berlusconiano "noi lavoriamo, non facciamo poesia".

Fare poesia come esemplificazione dell'inutilità dell'arte, e, per traslazione, di tutto ciò che ad essa è assimilabile, di tutto ciò che non è immediatemente "produttivo", tutto ciò che esula dalle necessità basiche di sopravvivenza animale: soldi, cibo, figa.

Gli "utili idioti" di Lenin, le "teste d'uovo" del periodo maccartista, tutte varianti citate da Eco sul tema "sporco intellettuale", la più classica delle critiche alla categoria, inutile appendice al mondo produttivo moderno. Non a caso, il "non facciamo poesia" è frase tipica di una certa mentalità pidiellina/leghista/lombarda, di una certa malintesa cultura del lavoro.

Ha ragione allora chi a quello si limita? Alle cose materialmente utili? E, sempre per traslazione, alla musica più "immediatamente" utile: perchè ci fa ballare, ci fa rilassare, non ci fa pensare?

It's only Rock'n'roll but I like it, allora? E con questo neghiamo l'esistenza di forme diverse del fare e parlare di musica, rifugiandoci nel "nostro" facile, nel "nostro" già sentito? Che non sono poi così diversi dal facile e già sentito che domina le classifiche?

La mia risposta, evidentemente, è no. Di classifiche e storia del rock, se ne è già parlato qui. Non mi interessano. Interessano invece a queste due figure musicali, al "critico organico" e al "musicista organico". Che sono le stesse figure di cui si parlava un paio di post fà, quelli per cui la musica è morta intorno all'inizio degli anni '70. Da allora in poi, repliche o replicanti. Tutto il resto, "non è vera musica".

Ma se Eco individua nel "Grillo Parlante" l'archetipo dell'intellettuale, facciamo lo stesso per la musica: e allora saranno il critico ed il musicista i cui atteggiamenti sono esattamente l'opposto di quelli appena citati a svolgere il ruolo di stimolo. Persone che non si adagiano, che non si sottomettono alla comoda uniformità culturale, rassegnandosi a svolgere un ruolo vuoto, privo di contenuti.

Ne è testimonianza la continua "rivoluzione" musicale in atto dagli anni '50 ad oggi. Da Presley in poi, ogni generazione ha la sua "rivoluzione" musicale. E di solito, la generazione precedente non la capisce.

Organica, invece, è la categoria degli intellettuali/critici/musicisti che fanno marchette. Che è cosa ben diversa dal fare musica brutta o dal non condividere le scelte, critiche o artistiche. "La funzione critica" scrive Eco, "è tale anche se la critica non la si condivide, e a modo proprio è creativo anche chi scrive cattive poesie."

Perchè il buon critico deve dire che una poesia è cattiva, o una canzone brutta, o un film, un libro, qualunque cosa. La marchetta è un'altra cosa, è consapevole rinuncia alla propria integrità.

Quello che conta è non appiattirsi invece sull'organicità, quale essa sia. Dire che [un disco/film/libro] è bello solo perchè l'ha fatto l'artista XYZ, non è un atteggiamento molto diverso (o più perdonabile) da quello ben rappresentato (cito ancora Eco) dalla figura "di quello pseudo-intellettuale che era l'intellettuale organico, talmente organico al proprio partito da poterne criticare solo i nemici, mai il partito stesso".

Rende l'idea, a mio parere: del "Buscadero rock" abbiamo appena parlato nel post precedente, è questo mi sembra esattamente l'atteggiamento su cui riposa l'ascoltatore di quel tipo di musica. Con le sue certezze, incrollabili, indiscutibili, non negoziabili.

Springsteen, Dylan, Petty, e andate avanti voi. Tutto il resto è, per definizione, altro da questo. "Non rock". E chissenefrega se il tempo non si è fermato nel 1972. Basta far finta. Se del caso, dire che esistono bravissimi artisti anche adesso. Basta che siano, come già accennato, repliche o replicanti di qualcosa che esisteva prima dell'anno in cui la storia della musica è morta.

Tanti anni e tante generazioni succedutesi - sembra - inutilmente: ad ogni cambio generazionale sembra inevitabile il ripetersi delle stesse, stanche e trite banalità: nel XII secolo Bernardo di Chartres conia l'aforisma che dice "siamo nani sulle spalle di giganti". E dopo mille anni, ancora lì siamo? A rimpiangere quanto eravamo intelligenti noi da giovani e quanto sono stupidi i giovani d'oggi? Quanto erano belle le canzoni di quando eravamo giovani noi e quanto sono brutte quelle di adesso?

Un po' di sano, vecchio relativismo non farebbe male a nessuno. Come non farebbe male essere un po' più consapevoli di come funziona la storia: perdere la memoria del passato non è mai un bene.

Vediamole allora alcune varianti della frase in epigrafe: per me sono tutte più o meno equivalenti nella loro impossibilità di replica argomentata. Ogni replica è preventivamente svuotata di senso, seppellita dalla banalità del "è roba semplice, ma mi piace. Se non siete d'accordo, peggio per voi". A me, tutto questo non piace. Su questa strada, si può giustificare praticamente tutto, da Boldi/De Sica a Moccia a Gigi d'Alessio a Berlusconi. "Sì, questo film fa un po' schifo, è volgare e mal girato, ma mi fa ridere." "Sì, questo libro è scritto male, volgare e insignificante, ma mi fa passare qualche ora spensierata." "Sì, questo disco è banale, già sentito e facilotto, ma per 4 minuti non mi fa pensare." "Sì, questo governo è fatto di ladri, mafiosi, corrotti e maiali, ma Berlusconi non mi fa pagare l'ICI." "It's only rock'r'roll but I like it".

Zappa qui non c'entra molto, ma mi serviva per iniziare l'ultimo paragrafo. Ma molto più di "It's only rock'n'roll" a me piace la sua "We're only in it for the money" :)


50 commenti:

brazzz ha detto...

bè accidenti amico mio..complimenti..hai scritto cose importanti,veramente.e del tutto condivisibili..nello spirito,nella forma e nella sostanza..

SigurRos82 ha detto...

"Springsteen, Dylan, Petty, e andate avanti voi. Tutto il resto è, per definizione, altro da questo. "Non rock". E chissenefrega se il tempo non si è fermato nel 1972. Basta far finta. Se del caso, dire che esistono bravissimi artisti anche adesso. Basta che siano, come già accennato, repliche o replicanti di qualcosa che esisteva prima dell'anno in cui la storia della musica è morta."

Di stereotipi ne sforni in quantità anche tu, però, Alle ;) Diciamo che il buscaderiano oltranzista la può pensare così, ma ti assicuro che molti appassionati di rock a 360 gradi, tra cui magari anche di questo genere di cantautorato americano, possiedono una certa qual apertura ed elasticità mentali ;) Non far di tutta l'erba un fascio :P

silvano ha detto...

Sigur: mi piaci.

Di chi non la pensa come te Ale, ne fai una efficace caricatura ma pur sempre caricaura.

Il post comunque è molto bello, ben costruito e meglio scritto, peccato che la vis polemica ne abbia tarpato la profondità.

ciao.

unwise ha detto...

mah...io gli "adoratori" li ho trovati più spesso fra i fans di generi più canonicamente "intellettuali", tipo il prog o il jazz, ma anche l'indie. anzi in questi casi si parla quasi di talebani... personalmente non credo esista un artista al mondo che non abbia mai fatto un passo falso, magari scientemente fidandosi del comunque incondizionato supporto dello zoccolo duro dei fans.
poi il gusto è sempre una cosa personale, e dipende anche da un certo numero di variabili, perfino meteorologiche. l'importante è sapere che qualcosa ti piace in se e per se, non perchè è di tizio o di caio o di destra o di sinistra o per qualsiasi cavolo di motivo "esterno".

brazzz ha detto...

la "vis polemica" è ovvia,non mi pare abbia tarpato nulla,men che meno la profondità o l'impianto "filosofico"..
sigur..non mi sembra uno stereotipo quello che usa alle..poi,francamente,che significa "appassionato di rock a 360 gradi?".è possibile esserlo?personalmente per me il rock,inteso come concerti sudati e jeans strappati, ha finito di aver cose da dire 35 anni fa..quindi ascolto altro..etnica,dub,ecc..lo sai perchè hai visto il mio blog..di cosneguenza,petty,brce e compagnia mi fan venire i brividi..di fastidio..è inevitabile..

silvano ha detto...

Alla vis polemica si è fermato lui e ci fermeremo noi.

Anonimo ha detto...

che squallore, sembra il bollettino del comitato centrale del partito bolscevico

brazzz ha detto...

anonimo.ame pare l'esatto contrario,ma comunque..contento tu..

brazzz ha detto...

dimenticavo..zappa c'entra sempre

Lucien ha detto...

Le certezze incrollabili e indiscutibili non fanno per me, soprattutto in musica, ed è per questo che ho sempre cercato di mantenere la mente aperta e le antenne sintonizzate sul "nuovo" senza però rinnegare o sminuire quello che ho ascoltato fin da quando ero giovanissimo. Alcuni artisti mi piacciono ancora e non mi stanco di ascoltarli periodicamente (Neil Young e proprio Zappa, giusto per fare due nomi), altri meno e li ho accantonati (Bob Dylan ad esempio).
Per questo non giudico negativamente chi stravede ancora per Bob Dylan, purché si riconosca che la musica va avanti ed esistono ancora realtà in grado di emozionare e stupire.
Ho amici della mia età con i quali nel corso degli anni ho rinunciato a parlare di musica perché non escono più dalle gabbie mentali costruite in gioventù. Uno non va oltre i Genesis o il progressive, un altro si è fermato alla new wave e dopo fine: e gli altri 25 anni di musica? (Per fortuna non fanno i critici musicali).
Il mio non è un discorso di presunta superiorità, ma semplicemente di curiosità mai sopita che finalmente da quando c'è la rete posso soddisfare.

Harmonica ha detto...

francamente non capisco dove vuoi arrivare, ma sicuramente è un mio limite. Ma davvero pensi che il futuro del rock sia riposto in personaggi come Fennesz?

Simone Cavatorta ha detto...

Dunque, visto che hai citato Zappa, mi ricollego a lui per fare un piccolo ragionamento sulla dignità dei diversi generi musicali.
Zappa è uno che ha composto musica in praticamente tutti i generi possibili, dal rock al country, dal jazz alla classica, dalla "stupid song" di due accordi all'elettronica, il più delle volte rimescolandoli e contaminandoli fra di loro.
Una cosa curiosa, però - che non tutti sanno - è che Zappa non amava solo la musica che in genere viene considerata "bella", ma adorava anche forme musicali "minori", addirittura adolescenziali, in particolare il doo-wop (tipo Platters, per intenderci). Alla domanda sul perchè gli piacesse quella musica, Frank rispondeva semplicemente che gli piaceva e basta, che pensava fosse una delle cose migliori capitate alla musica americana, e che avrebbe potuto passare giornate intere a comporre ed ascoltare canzoni di quel tipo senza stancarsene mai.
Zappa ha anche composto un bellissimo disco tutto di brani doo-wop (Cruising with Ruben & the Jets), che è allo stesso tempo una parodia del genere (chiaramente, Frank prende per il culo la stupidità dei testi) ma anche un atto d'amore verso il genere medesimo.
Insomma: it's only doo-wop, but i like it! :)
Questo per dire che la dignità dei generi dipende, in realtà, dagli artisti che li praticano e non dai generi medesimi (se non in minima parte): uno Zappa poteva prendere qualsiasi stilema musicale, vecchio o nuovo, e conferirgli dignità (o ri-conferirgliela), perchè aveva uno spessore artistico, un'intelligenza e una visione musicale che gli consentivano di farlo.
Da perfetto iconoclasta qual era, Zappa se ne fregava delle categorie critiche e faceva ciò che gli dicevano la testa e l'istinto: se tutti dicono che è brutto ma a me piace, che devo fare? Lo prendo, ovvio.
Io la frase "it's only r&r but i like it" l'ho sempre interpretata in questo modo, e credo sia una frase intelligente e molto salutare. Conosco gente che amava visceralmente la musica rock (e l'ama ancora, in realtà!) ma che, ad un certo punto, si è sentita in obbligo di ripudiarla, mettendosi ad ascoltare roba più "seria" (di solito del pallosissimo jazz, magari italiano). Bene, quando parlo di musica con 'sta gente, vedo benissimo che fanno una finta aria schifata se io nomino il rock - perchè loro sono adulti, ormai, e quella è roba da ragazzini, eh! - e io penso che se si prendessero un po' meno sul serio (it's only r&r, va be', però me piace) starebbero meglio.... e poi, lasciatemi dire una cosa: se si parla di rock con troppa serietà - in modo serioso e pedante - si finisce per svilirlo e tradirne l'essenza stessa... anche questo è un insegnamento che, tra le righe, si trova in tutta l'opera di Zappa.

SigurRos82 ha detto...

Non è uno stereotipo?????????? Maddai ragazzi, il mondo è molto più vario di come viene ritratto in queste caricature (adotto il termine di Silvano)...e per fortuna direi. Mi sembra la rappresentazione di un mondo iper-semplificato in categorie di persone ridotte appunto a parodie di loro stesse, con lo scopo di avvalorare la propria tesi.

brazzz: ascolti altro, e fai benissimo. Se conosci il mio blog, o anche semplicemente leggi i commenti che lascio sul tuo (e lo fai certamente), ti accorgerai che anche i miei 'universi' musicali ormai si sono orientati verso tutt'altri lidi. E sono universi bellissimi, che mi stanno dando un sacco di stimoli nuovi e di soddisfazioni. Ma non credo sia perchè la vena del rock (o chi per esso, il folk, il pop, etc.) si stia seccando. Altrimenti bisognerebbe decretare il funerale della musica tutta. Semplicemente le mie priorità stanno cambiando, perchè ho troppa sete di conoscere altri generi, altri gruppi e così via.

Credo vengano tuttora sfornate ottime cose anche in ambito strettamente rock (indie, post, alt, psych, metteteci tutte le etichette del caso), solo le mie preferenze stanno attualmente muovendosi in direzioni diverse, il mio percorso sta seguendo una strada differente. Ma non vuol dire che buone cose non continuino ad essere fatte, chissà quanti ottimi dischi di cantautorato 'folk depresso' mi sto perdendo, genere che fino a qualche anno fa mi faceva impazzire ;):D Di nuovo, le mie priorità sono cambiate, ma sottolineo, le *mie*.

L'appassionato di rock a 360 gradi è quello, secondo me, che riesce ad andare al di là degli stereotipi e dei propri (e altrui) pregiudizi, e ad ascoltare, conoscere (e quindi eventualmente apprezzare) più ambiti, appartenenti anche a contesti e periodi differenti. E tutto ciò non lo vedo come rinuncia al proprio spirito critico, tutto al contrario. Si prova, si ascolta, si conosce (cercando di andare al di là della macchietta del rocker sudato coi jeans stracciati, credo che una persona brillante riesca a vedere anche al di sotto di questa superficie), si allargano i propri orizzonti e poi si decide cosa tenere e cosa buttare. E poi, magari dopo un certo periodo di tempo, si vanno a rivedere queste categorie e certe valutazioni. In un flusso continuo. Con un grande rispetto per ciò che è venuto prima. Almeno, per me è così.

Poi, che non esista più una certa concezione di rock, o che sembri anacronistico parlare di rock come di grande evento dove si suda tutti insieme, i mega-raduni del '68-'69, i concerti delle band hard-rock dei '70...boh, magari anche. Ma in fondo in fondo non credo sai. Credo che magari cambi la confezione (niente più Woodstock, psichedelia, hard-rock, ora c'è il Primavera Festival a Barcellona con tutto il meglio dell'indie-rock odierno, per fare un nome), ma il prinicipio dietro a tutto ciò è il medesimo: il voler godere dell'esperienza musicale tutti insieme, anche appiccicati, sudando e ballando insieme a persone diverse ma anche simili per la passione che accomuna. Il rock, o la musica, che sia folk, post-punk, post-rock, psych, flick e flock, tutto quel che volete, come esperienza quasi fisica, da vivere assieme, come occasione unica e irripetibile (sorta di discendente del concetto di concertone rock come evento/mega-raduno). Questa voglia, parlo anche per me, e per le migliaia di persone che ogni anno partecipano a festival in giro per il mondo e quant'altro, non è mai scomparsa. Ha solo cambiato pelle.

SigurRos82 ha detto...

Grande Simone, bel post che esemplifica la complessa e genialoide personalità zappiana. Frank lo adorerò sempre, nei secoli dei secoli :)

premio petrolio ha detto...

azz… discussione animata qui! mah… io non sono molto categorica. Vi state arrovellando su degli spiedi. Non è che tutti la possano pensare nello stesso modo. A me Malika Ayane non mi emoziona, mi fa andare fuori di testa Teatro degli Orrori, come mi gira ancora la testa per i King Crimson, CSNY, Pink Floyd, Hendrix e tanti e tanti altri. Leggo poi un commento di Harmonica su Fennesz che come Sylvian, Sakamoto, con i quali ha anche collaborato, è quell'artista eclettico come Brian Eno che fa crescere e sviluppare il clima musicale moderno, inteso come presente e futuro, senza disdegnare il passato. Tra l'altro questi 'musicisti' hanno fatto esperienza con strumenti classici prima di diventare sperimentatori, non sono mica nati così dal nulla… scusate l'intromissione femminile.
p.s. ave Zappa!

Simone Cavatorta ha detto...

Sigur Ros: grazie per il complimento, che ricambio ...oh, non lo faccio perchè hai lodato il mio post, eh, ma perchè effettivamente sono d'accordo con quanto hai scritto. :)
Vorrei aggiungere che, secondo me, è sempre meglio ragionare sul singolo artista, su quello che tenta di trasmettere e su quello che effettivamente riesce a trasmettere, valutandolo nella sua singolarità prima che in un'ottica di genere o di parentele.
Forse ragiono in questo modo perchè molti dei miei musicisti preferiti (Zappa, Wyatt, Fripp...) non sono incasellabili in un genere preciso, anche se molti sembra che abbiano un bisogno quasi fisico di associarli a categorie banalizzanti tipo Canterbury, il progressive o, peggio, il "rock in opposition".
Non mi piace, inoltre, che alcuni generi vengano beatificati e altri scartati in modo aprioristico: come si fa a dire "il tal genere è bello e il tal'altro è brutto"? Come se la personalità dei singoli artisti che praticano quei generi non contasse nulla, come se fossero tutti bravi o tutti cani, in base al tipo di musica che scelgono di fare. La verità (mia) è che in ogni genere c'è un mare magnum di manierismo e mediocrità, e poi, qua e là, alcuni artisti validi e, raramente, un genio o due, io la vedo così.
E poi, lasciatemi dire che anche il culto per il "nuovo" che hanno molti critici per me non ha senso: nuovo non è automaticamente sinonimo di bello, tutt'altro, così come vecchio non è sinonimo di brutto. Si può fare grande arte ricollegandosi alla tradizione esattamente come la si può fare cercando strade nuove, non ci sono regole in questo ed è stupido costruire degli steccati o mettere all'indice degli interi movimenti artistici.
In ambito letterario, per dire, scrive grandi romanzi sia Thomas Pynchon (maestro del postmodernismo, e quindi sperimentatore per eccellenza) sia Cormac McCarthy (che invece ha uno stile estremamente classico), il risultato dipende dalla caratura artistica che c'è dietro, e da nient'altro... allo stesso identico modo, la caratura artistica di uno come Dylan gli permette di comporre un album meraviglioso come Modern Times riesumando stilemi addirittura antecedenti alla nascita del rock... perchè no? Provate ad ascoltare Ain't Talkin', leggendovi anche il testo magari! E' mediocre? Be', se la pensate così, ragazzi, mi dispiace veramente per voi. ;)

Simone Cavatorta ha detto...

L'ultima frase che ho scritto era un po' provocatoria, ma per ridere, eh: se non vi piace Ain't Talkin' va benissimo, non c'è niente di male.
Anzi, se siete alla ricerca di originalità e novità non scomodatevi ad ascoltarla, rimarreste delusissimi. Si tratta di un brano molto semplice, ma allo stesso tempo di un'incisività che lascia senza fiato. La struttura è reiterata, ripetitiva, ed è proprio questa ripetitività, unita alla voce ambigua ed ipnotica di Dylan, a conferire forza al testo, una sorta di parabola dalle risonanze bibliche, sulle contraddizioni della natura umana e sul fardello che tutti, volenti o nolenti, dobbiamo portare, ambientata in un paesaggio a metà strada fra il simbolico e l'onirico, in un non tempo "ai confini del mondo".
Oh, a me vengono i brividi ogni volta che l'ascolto, ma se per voi fa schifo non mi offendo mica, eh, per carità! :)

allelimo ha detto...

Sto uscendo, scusate ma rispondo a tutti domani.
Una piccola soddisfazione personale: questo post è stato scelto da Paperblog come articolo di apertura della prima pagina di oggi (e della sezione musica)

Anonimo ha detto...

Il tuo blog mi piace, questo post anche (e molto) ma paperblog è il contrario dello spirito di internet e dei blog liberi. Sei sicuro di essere felice che guadagnino anche attraverso il tuo blog? Ti darà anche maggiore visibilità, ma in cambio permetti a questa squallida azienda non solo di guadagnare dalla scrittura su internet (e questa è una scelta) ma addirittura da quella degli altri, senza fare niente di suo, semplicemente prendendo materiale immenso a costo zero senza dare nessun credito reale ai veri autori.
E ti dico anche che tu di fatto cedi i diritti di quello che scrivi a loro, anche se lasciano i link ai blog di partenza e quasi nessuno di quelli che leggono lì un “articolo” poi va sul sito dell'autore.
Ti allettano con la maggiore visibilità, ma creando una copia del tuo post sul loro portale sai cosa succede? Che se tu scrivi un post su qualcosa e qualcuno fa una ricerca su google di quella cosa non arriverà mai a te e al tuo blog, perchè il page rank di paperblog è immensamente più pesante del tuo e le ricerche faranno finire tutti lì e non da te (tranne quelli che vengono diretti al tuo indirizzo).
A questo punto la pubblicità mettila tu nel tuo blog e almeno guadagni qualcosa tu invece di farlo fare a quegli stronzi.
Da quello che so poi anche se quando ti contattano dicono che hanno notato il tuo blog per la qualità, probabilmente neanche li leggono visto che non c'è uno solo dei tantissimi blogger che conosco che non sia stato contattato da loro, compreso me. E questo si vede dal fatto che dentro ci sono anche le peggiori stronzate degne neanche del forum della de filippi.
Pensaci.

sassicaia molotov ha detto...

Stai puntando al commissariato ONU per le minoranze?

Anonimo ha detto...

Tempo fa al mio blogger del cuore è arrivato l'invito a diventare uno degli autori-fonte di paperblog. Lui ha rifiutato, intuendo la poca pulizia dell'operazione e anch'io all'epoca lo sconsigliai per diversi motivi, percependo inoltre che con ogni probabilità non si erano neanche avventurati nella lettura dello spettacolare(perdonate il giudizio personale)ma poco adatto alla diffusione ufficiale blog in questione. All'epoca, però, non ero sinceramente andata troppo in profondità, proprio perchè lui non prese neanche in considerazione la cosa.
Oggi, dopo aver letto il commento a riguardo e incuriosita dal notare che evidentemente la cosa è più estesa di quanto credessi, ho fatto qualche piccolo approfondimento e ho notato che all'interno delle condizioni contrattuali sono presenti clausole che la dicono lunga sul diritto che dai alla Società sui tuoi contenuti.
Se per caso non le hai lette al momento dell'adesione, te le riporto qui:

- Se per tua personale scelta cancelli o “ritiri” un contenuto del tuo blog che loro hanno sfruttato (il termine mi sembra molto adatto), Paperblog è autorizzata a chiederti i danni, some specificato in questa parte delle condizioni contrattuali : “In accordo con l’articolo… al BLOGGER che esercita il suo diritto di regresso e di ritiro su un Contenuto sfruttato dalla Società PAPERBLOG potrà essere richiesto il risarcimento dei danni subiti dalla Società PAPERBLOG per effetto del ritiro di detto Contenuto.”

- Inoltre, se non chiedi che il tuo contenuto venga cancellato entro un mese, perdi alcun diritto a rugardo, come specificato qui: “Il diritto di regresso/ritiro produrrà i suoi effetti entro un termine massimo di un (1) mese decorrente dalla manifestazione di volontà del BLOGGER in tal senso.”

- Se aderisci al contratto sei obbligato a fargli pubblicità, come specificato qui: “a tal fine, al momento dell’iscrizione al Servizio…il BLOGGER è obbligato ad inserire nel proprio Blog un elemento facilmente identificabile dalla Società PAPERBLOG, sia questo l’inserzione di un codice raffigurante un’icona “PAPERBLOG”, o un articolo dove si menzioni l‘iscrizione al Servizio della Società PAPERBLOG nel suo feed RSS web”

-Se aderisci autorizzi Paperblog a fare dei tuoi contenuti, diventati di loro proprietà a tutti gli effetti, tutto ciò che vogliono, come specificato in questa parte delle condizioni contrattuali: “Nel quadro del Servizio, il BLOGGER autorizza la Società PAPERBLOG a riprodurre in tutti i modi e diffondere i Contenuti del BLOGGER.
La presente autorizzazione include, in maniera ferma ed irrevocabile ma non esclusiva, il diritto di sfruttamento dei Contenuti ivi inclusi i diritti di riproduzione e di rappresentazione, totale o parziale, in tutto il mondo…in tutti i formati tecnici e su tutti i Supporti… inclusi il diritto di adattamento e di traduzione dei Contenuti concessi.”

- Non solo, com’è ovvio, tu li esenti contrattualmente da qualsiasi tipo di responsabilità relativa alla pubblicazione dei tuoi contenuti, anche se sono diventati loro di fatto, ma ti avvisano che ti chiederanno il risarcimento dei danni subiti anche solo per aver ricevuto una denuncia (oltre alle spese di difesa, com’è naturale), come specificato qui: “In merito al Servizio, la Società PAPERBLOG è un “intermediario tecnico”, tale da non incorrere in alcuna responsabilità per i Contenuti o i Blog… In caso di reclamo, azione legale o rivendicazione di terzi contro la Società PAPERBLOG per un Contenuto o un Blog, il BLOGGER garantisce a prima richiesta la Società PAPERBLOG contro qualunque condanna pronunciata contro di essa in virtù del Contenuto, a qualsiasi titolo (condanna in via principale ed interessi, spese di giustizia, etc.), oltre al danno personale subito dalla Società PAPERBLOG per effetto della denuncia presentata o dell’istanza diretta contro essa, e le spese ed onorari sostenuti dalla Società PAPERBLOG per la sua difesa.”
S.

brazzz ha detto...

spaventoso..

Lucien ha detto...

Anche a me queste condizioni non convincevano per niente, perciò mi sono cancellato.

allelimo ha detto...

tutti: vi ringrazio per la segnalazione. Mi sono informato meglio e avete ragione su tutta la linea.
Quando mi è arrivata la mail di Paperblog ho fatto un giro, ho visto che c'erano già altri bloggers che stimo e seguo (Lucien, silvano, Novalis) e ho aderito anch'io.
Avrei dovuto informarmi meglio.
Per la pubblicità, questo blog è orgogliosamente "ad-free" (come da banner). Visto che l'unico motivo "vero" dietro Paperblog è commerciale, come ha già fatto Lucien, mi levo immediatamente da lì.
Della "visibilità" poco mi importa, altrimenti scriverei ben altre cose :)
Grazie ancora per la segnalazione.

silvano ha detto...

Volevo anch'io ringraziare i blogger che hanno portato all'attenzione la politica di Paperblog. Ho verificato e tutto corrisponde. Mi sono appena cancellato pure io, e mi scuso se ho contribuito a far cadere nello spiacevole equivoco altri amici bloggers.
Grazie ancora per le informazioni, sono stato superficiale.
ciao, silvano.

allelimo ha detto...

Risposte varie:
Silvano e Sigur Ros: stereotipi e caricature, boh, non mi sembrava. Non in questo post. I "molti appassionati di rock a 360°" evidentemente non sono oggetto di questa discussione: non sto parlando di chi apprezza anche Spri-Dy-Pe (ovvero, evidentemente: Green, Nordhal e Liedholm) ma di chi apprezza solo Spri-Dy-Pe. Mi sembrano due cose piuttosto diverse.
brazzz: grazie per il sostegno! E poi hai ragione, Zappa c'entra sempre :)
Lucien: mi sembra che tu abbia compreso esattamente il significato e le motivazioni del post, anch'io non ho mai sostenuto che vecchio sia brutto e nuovo sia bello. Però è bello continuare a muoversi :)
Harmonica: colpa mia, meglio di così non so spiegarmi. Il commento sopra il tuo, di Lucien, ribadisce però più o meno gli argomenti del post.
Su Fennesz, che c'entra qui? Se ne parlava nell'altro post (Buscadero Rock), ti rispondo di là (perchè è una domanda molto interessante).
Simone Cavatorta: il discorso su Zappa è interessante e condivisibile, ma difficilmente generalizzabile. Sì, Zappa poteva dare dignità anche alle "stupid songs", ma Springsteen può banalizzare anche "London Calling"...
Sul parlare "troppo seriamente" di rock, perchè no? A volte ne parliamo ironicamente, a volte seriamente, secondo me ci sta l'uno e l'altro. Rifiutare a priori i "discorsi seri" è un'altra faccia dell'atteggiamento "It'sonly rock'n'roll". A volte, è anche qualcosa di più.
petrolio: guarda che il tuo contributo non è l'unico femminile qui :)
Direi però che sperimentazione e tipologia di strumenti (classici o moderni) non hanno una grossa relazione tra loro: si fa sperimentazione anche solo con un violoncello e musica banalissima anche con tutti i più avanzati software musicali.
Simone Cavatorta 2: ideologicamente, posso essere d'accordo: non esistono i generi "brutti" a priori. Ma in pratica, il liscio mi fa cagare. L'heavy metal tutto, idem. Il punk-ska e il crossover, grazie no.
D'accordo che in ogni genere ci può essere qualche raro genio e un mare magnum di mediocrità. A volte, "adparent rari nantes in gurgite vasto", a volte neanche quelli.
Sul culto per il nuovo a prescindere, vedi anche il commento di Lucien e la mia risposta: non mi sembra di aver mai sostenuto questo tipo di posizione.
sassicaia molotov: non ho capito. Il commissariato ONU per le minoranze? Non ci arrivo.

Simone Cavatorta ha detto...

Allelimo: diverse considerazioni che ho fatto non erano rivolte a te, soprattutto quella sulla seriosità, che mi è venuta in mente e l'ho scritta, ma direi che il tuo approccio è proprio l'opposto... poi, certo, si può parlare anche seriamente di rock - anzi, si deve fare - ma evitando di esagerare e prendersi troppo sul serio (ma ripeto, non è il tuo caso).
Sui generi belli o brutti, anche a me il liscio non piace in toto, ma io mi riferivo più che altro a generi che tu tendi a considerare superati (così mi è parso) come il rock da stadio - chiamiamolo così - che per me, invece, può ancora dare buoni frutti; anzi, direi che gruppi come Dave Matthews Band e Phish dimostrano che si possono radunare folle oceaniche facendo musica estremamente creativa e originale, musica peraltro che va ascoltata live, in mezzo alla gente, perchè quella è la sua dimensione ideale (i Phish, tra l'altro, hanno qualche parentela con alcune cose che faceva Zappa, e loro stessi omaggiano spesso Zappa suonando alcuni suoi pezzi).
Su Springsteen: oh, ma sai che sei l'unico che mi fa diventare avvocato difensore del boss? Perchè se c'è un artista con coi non ho mai avuto feeling questo è il boss. Però, secondo me, tu lo giudichi senza conoscerlo bene, come potrei fare io, per cui le tue critiche risultano un po' monodimensionali, prive di spessore. Prova a leggere cosa scrive Scaruffi (che non mi sembra uno prevenuto) e poi magari confutalo, però dovresti ascoltarti bene album come The River e Nebraska, compresi i testi, cosa che son sicuro non hai mai fatto (come me, d'altra parte).
Sul nuovo a tutti i costi: mi ero fatto l'idea che tu avessi una visione, per così dire, evoluzionistica della musica; se così non è, benissimo, ti chiedo scusa, ma anche quel ragionamento si riferiva più che altro a una moltitudine di critici (non solo musicali) che ragionano in quel modo.

Simone Cavatorta ha detto...

Ma sei poi così sicuro che non esistano gruppi punk-ska e crossover in gamba? Io non ne sono sicuro. Quei generi non mi attirano e quindi non li ascolto, ma non escluderei che, fra le migliaia di gruppi che suonano quella musica, ce ne possano essere alcuni creativi e intelligenti (magari anche dei geni assoluti, perchè no?) che si esprimono con quel linguaggio.

silvano ha detto...

No Simone ti prego, non far venire dubbi ad Ale sul Boss chè mi cadrebbe una certezza....vabbè son sicuro che la certezza la potrò serbare ancora a lungo.
Non mi perderò a cercare di convincerlo, ma gli vorrei far leggere questo piccolo contributo prendendo spunto dalla tua raccomandazione sull'importanza dei testi in Springsteen:

http://31canzoni.blogspot.com/2008/04/canzone-n-12-thunder-road-bruce.html

Scusate per l'intrusione.

;) ciao.

Anonimo ha detto...

Se Scaruffi non è prevenuto io sono Zeus in carne e ossa.
Grazie per le informazione su paperblog, non pensavo fosse una tale merda. Non ci andrò più neanche per sbaglio.

Simone Cavatorta ha detto...

Silvano: bello il tuo contributo sui testi di Springsteen, che io conosco poco ma che vorrei approfondire, prima o poi.
C'è solo un album di Springsteen che conosco bene e che posso dire di avere amato, ed è The Wild The Innocent And The E-Street Shuffle. Ecco, anche in quell'album ci sono alcuni brani notevoli e per niente banali: i miei preferiti sono Wild Billie's Circus Story e New York City Serenade.
Ma tu hai citato un'altra delle poche canzoni di Springsteen che amo davvero, e cioè Thunder Road, che per me è splendida ed è una dimostazione di scrittura (musicale e testuale) di altissimo livello. La storia è raccontata magistralmente, e come dici tu c'è sia il lato ottimistico - del giovane che si affaccia alla vita adulta e vuole sentirsi un vincente - sia lo sfondo malinconico, perchè in realtà si può intuire già un possibile futuro di sconfitta, di disillusione e di vita grigia, cioè il futuro che aspetta molti giovani della working class, a cui si capisce che il protagonista appartiene.
Ecco, se uno sa scrivere un brano del genere, il dubbio che possa aver scritto altre cose buone mi viene, e prima o poi vorrei togliermelo (anche se devo dire che sento molto poco feeling con lo Springsteen di Born In The USA e cose simili).
E poi c'è un episodio di qualche anno fa che mi ha fatto sorgere altri dubbi: stavo guardando la serata inaugurale di Sanremo (che culo, eh? :)) e come ospite iniziale spunta Springsteen che, chitarra acustica e armonica, canta The Ghost Of Tom Joad... beh, mi ha lasciato a bocca aperta, e ringrazio la rai (una volta tanto) per aver avuto la buona idea di sottotitolare in italiano il testo della canzone... un testo magnifico, uno splendido affresco che aggiorna l'epopea di Furore di Steinbeck con un'incisività e una profondità che non mi sarei mai aspettato da Springsteen... ecco, nuovi dubbi... ma anche una certezza: quello non è il buffone che molti dipingono.

Webbaticy ha detto...

http://www.scaruffi.com/music/letters.html#l20

Simone Cavatorta ha detto...

Ecco, il link postato da Webbatici chiarisce bene il modo di ragionare di Scaruffi, che è un modo di ragionare che personalmente apprezzo e rispetto molto, anche se spesso non sono d'accordo con lui (ad esempio sui Beatles, ma anche su Bowie).
Un grande, lo Scaruffi, anche se ha un ego enorme, grosso come l'Everest, ma direi che se lo può anche permettere (date un'occhiata al suo curriculum).

allelimo ha detto...

Dunque dunque: ormai Springsteen è il mio personale tormentone, mi ritrovo a doverne parlare anche quando non c'entra direttamente. In questo caso particolare, è solo parte dell'intoccabile Gre-No-Li del r'n'r :)
Seriamente: a volte cito Springsteen e Dylan in quanto comodi "riassunti" di quel mondo di cantautori rock americani che non mi piacciono molto. Dylan soprattutto, e l'ho già detto parecchie volte, ha fatto anche cose che mi piacciono (Bruce meno... 'azz, non riesco a resistere!)
Ma sono entrambi simboli, come il già usato Bruce Dylan (o Bob Springsteen), e in quanto tali non ha neppure più importanza che siano "anche" persone reali, o meglio artisti reali :)
Naturalmente, silvano, le tue intrusioni sono sempre benvenute. E giuro che Springsteen ci ho provato a sentirlo, ma non lo capisco proprio.

Gruppi ska-punk e crossover: vero, non posso escludere che ne esistano uno o due in gamba. Solo che non ho nè il tempo nè la voglia di cercarli in mezzo a tanta roba (per me) inutile. Ci sono per tutti limiti di tempo, di denaro e di amor proprio. Dopo aver sentito una decina di gruppi ska-punk e una decina di gruppi crossover, basta lì. Non mi interessano.

Io ho assolutamente una visione evoluzionistica della musica. Ne parlavo fin dal secondo post su questo blog, mi cito (e domando scusa, non è elegante):
"...mai fermarsi, ma continuare a cercare stimoli nuovi (che non vuole dire ripudiare quello che ti piaceva prima, ma piuttosto costruire un percorso, un filo che lega il prima al dopo)
E io questo filo lo vedo ancora, e cerco di tenerlo sempre in movimento: il filo che lega nei miei ascolti Doors, Velvet Underground, Clash, Joy Division, Echo and the Bunnymen. E poi David Sylvian, Jesus and Mary Chain, Spacemen 3 e Loop, Sonic Youth/Nirvana/Dinosaurs Jr, e My Bloody Valentine, Yo La Tengo, Opal e Mazzy Star, PJ Harvey, Mogwai, Fennesz, fino al DYI di Message to Bears, Ekca Liena e Richard Skelton.
Lo stesso filo che in italia lega Gaznevada, Diaframma, Weimar Gesang, 2+2=5, Carnival of Fools e Afterhours, fino ai Giardini di Mirò.
In questo momento all'estremità del filo - che spero continui a dipanarsi ancora a lungo - ci trovo Richard Skelton."


Su Scaruffi: grazie Webbatici, ottimo link che ripeto alla risposta di Scaruffi sull'essere prevenuto. Dice cose molto condivisibili in quella risposta lì.
Poi, Scaruffi ha le sue idee. Condivisibili o meno (vedi a proprosito la lettera "o" di questo alfabeto), ma coerenti e argomentate. Non sono d'accordo con lui su molte cose, dai Beatles a "Trout Mask Replica", e su altrettante sono d'accordo.

Però mi spiace davvero di non aver ancora visto una risposta al paragrafo più importante di tutti, il penultimo, la lettera "v". Nessuno?

Simone Cavatorta ha detto...

Ehm, Allelimo, nel mio primo commento una risposta c'era, magari non molto chiara: quello che ho scritto sulla frase "it's only r&r ecc." sottintende che non sono molto d'accordo con quanto scrivi tu, e soprattutto mi sembra che l'accostamento con le altre frasi riportate non c'azzecchi molto: per me quella frase - per come viene generalmente usata - non significa "è una merda ma mi fa stare bene, per cui mi piace", ma significa "non sarà Mozart o Coltrane, non sarà cultura 'alta' (anche se ci sarebbe mooolto da discutere su questo), ma per me ha comunque una sua dignità, e il piacere che mi dà è autentico, puro e profondo, non un piacere da fast-food, per cui ben vengano Beatles e Stones, anche se i loro testi non appariranno mai in un'antologia e le loro partiture non verranno mai studiate al conservatorio".
E poi, come ho già scritto, la interpreto anche come un invito a non intellettualizzare troppo i discorsi, a non renderli seriosi e pedanti (serioso è diverso da serio)... e da ultimo - ma forse è l'aspetto più importante - credo che ognuno di noi reagisca alla musica anche in modo istintivo, in base ai propri gusti, per un discorso forse legato ai neuroni e alle sinapsi, o all'esperienza, non saprei, ma comunque non siamo del tutto responsabili di ciò che ci piace e non ci piace - un po' come avviene con il cibo: ci possono essere cibi raffinatissimi che non ci piacciono per niente, mentre magari andiamo matti per la mortadella... e allora, ma perchè vergognarcene? Se mi piacciono i Twisted Sisters, faccio del male a qualcuno? E allora perchè dovrei vergognarmene o censurarmi e non ascoltarli? i like it = lo ascolto, e al limite faccio danno solo a me stesso. Mi sembra una cosa un po' diversa dall'appoggiare un governo di ladri, mafiosi, nani e ballerine, o no?

allelimo ha detto...

Esatto, e allora rinunciamo completamente a legittimare qualsiasi giudizio di valore.
O delegittimiamo qualsiasi critica a qualsiasi cosa, è lo stesso.
Va tutto bene, i Twisted Sister come i Rolling Stones o Mozart o Coltrane o i Pooh.
Moccia come Kerouac o Salinger o Manzoni.
Boldi e De Sica come Paul Newman e Robert Redford.

A me, non sta bene.
Non è possibile giustificare oggettivamente il valore di un'opera d'arte, ma rinunciare tout court alle differenze, direi di no.
Non possiamo quantificarle, ma ci sono.

E guarda che il discorso del governo non è poi così lontano: se a me questo governo provoca dei vantaggi, perchè sono un evasore e posso far rientrare i miei capitali dall'estero, su cui non ho mai pagato tasse, senza rischi e pagando un cazzo, beh, it'sonly rock'n'roll but I like it, no?
Non sarà il governo migliore del mondo, ma se mi provoca dei vantaggi, va tutto bene (per me)...?
Mi sembra che il ragionamento sia lo stesso, anche se è chiaro che ascoltare i Pooh non è la stessa cosa di appoggiare un governo di destra, soprattutto per le conseguenze alle due azioni.
Ma trovo "filosoficamente" sbagliati entrambi i ragionamenti.

Simone Cavatorta ha detto...

Ma certo che si possono esprimere giusizi di valore, mica ho detto questo. Se però mi piace una cosa "oggettivamente" brutta - tipo il doo-wop per Zappa - non me ne faccio un problema, anche perchè ho quel minimo d'intelligenza e di senso critico che mi consentono di prenderla per il verso giusto, con il giusto distacco, come quando guardo Sanremo per farmi due risate con gli amici.
Il tuo ragionamento filosofico, invece, ti dirò che mi suona forzato e un po' moralista, e che mi ricorda certi atteggiamenti sinistrorso-salottiereggianti del tipo "eh, ma è uno scandalo, se la gente ascolta 'sta roba poi è chiaro che il paese va a rotoli"... cioè (parere strettamente personale) secondo me i problemi son ben altri, e francamente mi sembra che la frase "it's only ecc. ecc." non sia appropriata in questo contesto.

allelimo ha detto...

Simone Cavatorta: un po' moralista sono felice di esserlo. Non mi sembra necessariamente una cattiva cosa, mentre dare del a qualcuno "moralista" è un modo comodo e sbrigativo per tagliare la testa al toro: se sei "moralista", hai automaticamente torto. Mi ricorda molto "it's only r'n'r etc.", che mi ricorda molto "non facciamo poesia" che mi ricorda molto etc. etc.

Poi, secondo me, i problemi sono anche altri, non ben altri.
Con il "benaltrismo" non si va da nessuna parte. Ovvio che qualsiasi cosa sparisce di fronte ai bambini in Africa che muoiono di fame. Ma il modo di provare a risolvere quest'ultimo problema ci sarebbe: vendiamo tutti i nostri dischi, computer, automobili e cagate varie e mandiamo i soldi in Africa. Anzi, licenziamoci e portiamoceli noi. Così siamo sicuri che non se li mangia qualche intermediario.

Qui, più modestamente, si parla di musica. I problemi sono tanti, in questa discussione limitiamoci ad affrontarne uno :)

unwise ha detto...

secondo me non parlate della stessa mortadella...

Simone Cavatorta ha detto...

Scusa, Alle, ma forse ha ragione Unwise, mi sa che non ci capiamo. Sicuramente non ti sto capendo io. Io ho interpretato la lettera V del tuo post come un tentativo di associare chi ascolta musica in modo supeficiale a chi fa cose moralmente riprovevoli, tipo appoggiare per interesse personale un governo di ladri, mafiosi, ecc. Quindi mi pare che sia stato tu ad allargare il discorso ad ambiti che con la musica non c'entrano nulla, suggerendo che se uno dice "it's only ecc. ecc." sotto sotto è una persona di merda, che potrebbe arrivare a fare per interesse qualsiasi cosa, basta che ci sia il suo tornaconto personale.
Be' visto che una frase del genere io, ad esempio, la dico spesso, ma ritengo di essere una persona estremamente integra in quanto a moralità, francamente un discorso del genere non solo mi sembra privo di senso, ma mi fa anche girare un po' i maroni.
Potrei farti esempi di persone raffinatissime in campo musicale che poi non pagano le tasse pur guadagnando un botto di soldi, come potrei farti centinaia di esempi di persone a cui della musica non frega nulla (e magari ascoltano Vasco) ma poi sono integerrime.
Oh capito male?

Simone Cavatorta ha detto...

P.S. Non credo che tu sia un moralista (nel senso spregiativo del termine). Ho detto che questo tuo discorso mi sembra un po' moralista, il che è diverso dal dare del moralista tout court a qualcuno. So che può suonare offensivo (e infatti ero incerto se scriverlo o meno) ma proprio non trovavo altri termini.

silvano ha detto...

Vocabolario dei sinonimi?
;)

allelimo ha detto...

Simone Cavatorta: evidentemente non mi sono spiegato bene, domando scusa e riprovo :)

Non volevo assolutamente dire che chi ascolta musica in modo superficiale poi appoggia il capo-bastone Silvietto: non sono così idiota o slegato dalla realtà!
Ovvio che esistano persone con gusti musicali impeccabili che magari votano Lega, e appassionati sinceri di Gigi d'Alessio e Che Guevara.

Quello che volevo dire io è che il ragionamento che sta alla base dell'it's only r'n'r mi sembra "filosoficamente" lo stesso che si può fare per giustificare la visione dei film di Boldi/De Sica, la lettura dei libri di Moccia, l'ascolto tv dei vari PippiBaudi e PaoliBonolis.
Per me, il trash rimane trash, anche se ne fruisci essendo conscio che stai guardando/ascoltanto trash. E perchè la maggior parte di chi ne fruisce non ne è conscio affatto.

Poi ho aggiunto anche la parte sulla politica, perchè anche lì il ragionamento che sta dietro alle scelte di molti mi sembra una variante dell'it's only. Fa schifo, ma a me piace/conviene, e allora che male c'è?
Ma ancora una volta, sto parlando di similitudini di ragionamento, non sto assolutamente dicendo che chi fa il ragionamento riguardo alla musica sia automaticamente una persona di merda, nè che chi applica questa "filosofia" alla musica la applichi automaticamente a cinema/letteratura/politica.
Mia moglie, ad esempio, persona dai gusti e dalle scelte integerrime per quanto riguarda cinema, letteratura e politica, per la musica sospende il giudizio e ascolta Madonna/Lady Gaga/Shakira.

Però, e concludo, mi sembra che con quel tipo di ragionamento si possa giustificare più o meno tutto, e nel contempo svalutare preventivamente qualsiasi opinione contraria:
"Bello il pezzo di Pupo e del principirla! Perchè it's only r'n'r but I like it"
"Beh si, no, però..."
"No no, lo so che è brutto, ma a me piace. It's only r'n'r etc."
"Ah ok..."

p.s.- il termine "moralista" non mi offende. Capisco che possa essere inteso in senso negativo, ma a me invece piace. Lo ritengo sinonimo di corretto, integro. Quello che offende è piuttosto "falso moralista"...

Simone Cavatorta ha detto...

Chiedo scusa, avevo capito tutt'altro. :)
Comunque, continuo a pensare che il titolo di una bella canzone non sia appropriato per simboleggiare la cultura trash, ma non insisto.
E poi credo che una frase del genere possa diventare intelligente o stupida a seconda del contesto in cui la si utilizza.
Saluti e buon week-end!

allelimo ha detto...

Simone Cavatorta: non mi sono spiegato ancora bene, questa volta facciamo davvero fatica a capirci.
"it's only" non è per me il simbolo della cultura trash, ma il simbolo di chi rifiuta a priori il dialogo su qualcosa.
Se dico che una cosa è solo r'n'r etc., qualunque obiezione al fatto che la cosa sia più o meno bella, diventa irrilevante.
Il ragionamento che ne consegue è "l'ho già detto fin dall'inizio: mi piace a prescindere, tutte le obiezioni diventano irrilevanti e un po' stupide, e molto pretenziose."

Mentre capisco che la stessa frase (che, come dici tu, e come quasi tutto del resto, può essere intelligente o stupida a seconda del contesto) possa avere una sua utilità quando è usata proprio nel senso letterale, per esempio per parlare di rock'n'roll in rapporto al jazz o alla musica classica.
A me quello che non piace è l'utilizzo che ho cercato di spiegare sopra :)

Harmonica ha detto...

ma cosa è trash ? l'imitazione fallita di un originale, cioè come dice Labranca non è trash Vitali ma lo è Ariani quando imita i film di Pierino, oppure è trash tutto quello che viene seguito dalla massa ?
il trash mi ricordo era riferibile ai film di John Waters, era comunque un genere vicino alla controcultura, i film i dischi ed i libri che citi tu, sono ascrivibili alla merda, non al trash.

allelimo ha detto...

Harmonica: metti pure "merda" al posto di "trash", non fa differenza per me, lo "sdoganamento" del trash come categoria con una sua dignità non mi ha mai trovato d'accordo.
Non vedo grosse differenze tra Vitali e Ariani, l'unica ragione per cui si vedevano i film di Pierino e Lino Banfi non era che erano trash o facevano ridere, ma solo che si vedevano un po' di tette e culi, e verso la fine un pezzettino di figa. Adesso si "vede" di più in una qualsiasi pubblicità alla tv, ma 30/40 anni fa non era la stessa cosa :)
Poi, intendiamoci, anche a me piacciono cose semplicemente divertenti e/o stupide. Abantantuono/Attila fratello di Dio, con la tribù dei barbari con la bandiera del Milan e Franz Di Cioccio col tamburo mi fa sempre ridere, come i film di Bud Spencer e Terence Hill, o i libri del Commisario Sanantonio. Ma non cerco di spacciarli come prodotti con una loro dignità culturale, anzi, fa parte della loro natura non averne una.
Sula musica, sono più schizzinoso... :)

ReAnto ha detto...

Non ce ne eravamo accorti, che sulla musica sei un po'più schizzinoso ;)

Simone Cavatorta ha detto...

Allelimo: oh, mi sa che son stato un po' duro di comprendonio, ma alla fine ho capito! (meglio tardi che mai). :)
Son anche d'accordo, alla fin fine.
Per dirla con Umberto Eco, avevo operato una "decodifica aberrante" del tuo post (cioè, avevo capito fischi per fiaschi; o meglio, non avevo capito 'na mazza). :)

brazzz ha detto...

alle.ho visto il tuo commento sul mio blog su pop groupo..suonerannoa torino a settembre..stiamo in cmpana sulla data..sto pensando seriamente8anche se con timore) di andare..che ne dici?