giovedì 11 ottobre 2012

I soliti accordi

Non ce la faccio, ormai ce l'ho tra i bookmark e di tanto intanto ci capito sopra...
Però avevo deciso di non parlarne più.
Poi leggo oggi sul blog di Joyello questa introduzione:
"Il crescente disinteresse per i dischi (intesi come oggetti fisici) da parte delle giovani generazioni, è inversamente proporzionale a quello per la musica. Semplicemente si cercano strade diverse, modi alternativi di produrla e distribuirla."

E allora, mi torna in mente che qualche giorno fa ho letto dell'uscita del nuovo numero di "Suono", e questo è il nuovo editoriale di Max Stefani.
Come faccio a non riportarne alcuni passaggi?[1]

"Come può un ragazzo di 20 anni, col testosterone a palla, ascoltare con la dovuta concentrazione Dylan, Knopfler ma anche Bob Mould o i Calexico? Oddio, io lo facevo (e come me molti altri), ma erano altri tempi e sicuramente noi eravamo diversi. Più curiosi, più aperti, con meno barriere mentali. Il che sembra anche strano visto quanto eravamo ingabbiati. Vero che apprezzavo Stones, Animals o Stevie Winwood, ma ero anche curioso di ascoltare i loro eroi. E poco m’interessava l’età di Muddy Waters o Johnny Cash. E come non dare ragione a una persona matura, che ha vissuto la giovinezza negli anni Sessanta o Settanta (senza dubbio alcuno gli anni migliori e irripetibili del rock), quando sostiene che quello che esce da vent’anni a questa parte è quasi sempre fuffa?"[2]

C'è tutta la banalità del rocker post-cinquantenne nelle parole del condirettore del simpatico giornaletto, da quanto eravamo meglio noi dei giovani d'oggi alla musica che è morta negli anni '70.
Figuratevi un po' quale può essere la linea editoriale conseguente a queste idee: una sorta di Buscadero senza negozio di dischi da promuovere.
"Strade diverse, modi alternativi di produrre e distribuire la musica", nemmeno ne sospettano l'esistenza.
Sconfortante.

Ma "Suono" è anche tecnologia: c'è la nuova puntata del sistema "Pono" di Neil Young, che ha presentato il prototipo di un lettore ad "alta definizione".
In evidenza nella foto di apertura di questo post (click per ingrandire) è quel coso giallo triangolare di dimensioni assurde, il cui nome deve essere stato scelto per intercettare tutti i click di chi sbaglia a scrivere "Porno" su un motore di ricerca.
Un altro motivo non può esserci!

Che dire.
Aspetto solo che sia disponibile sul mercato per avere il sottile piacere di non comperarlo...


Note e links:
[1] Lo so, lo so, sono sempre gli stessi tre argomenti.
Mi piacerebbe essere più originale e trovare una cosa nuova da dire ogni giorno, ma non ne sono capace, e così scrivo di quello che mi interessa o che mi fa girare le scatole, abbiate pietà.

[2] Parti in grassetto mie, poi continua parlando male delle altre riviste di musica italiane e confessando che anche il Mucchio faceva recensioni-marchette in cambio di pubblicità... boh.
Ecco un altro estratto (grassetti sempre miei):
"Da una parte si sostiene dunque che "i vecchi" regalano ancora emozioni su disco (il caso di Dylan è un esempio lampante - Duquesne Whistle è una delle sue migliori canzoni, così come il blues elettrico, sferragliante, cattivo di Narrow Way), ma soprattutto dal vivo; dall’altra si sostiene che quello che esce di nuovo è davvero poca cosa. E mi dispiace per tutti quei lettori che si perdono dietro le centinaia di recensioni mensili positive dei vari mensili italiani come Blow Up, Rumore, Mucchio.
C’è molto fumo e pochissimo arrosto, è un dato di fatto, e spesso ci si prende gioco di chi legge. Perché comprare riviste che fanno quasi solo "marchette"? Forse, e dico forse, le uniche riviste che hanno un senso oggi sono cose tipo Mojo o Classic Rock che si occupano dei grandi del passato con uno sguardo intelligente al presente.
Nel momento in cui ho pensato a come impostare la parte musicale di questo giornale, mi sono prefisso come obiettivo che le recensioni di nuovi dischi non fossero più di una ventina al mese. Quando dirigevo il Mucchio eravamo anche noi caduti nel perverso sistema che ci obbligava a recensire positivamente più dischi possibile per soddisfare le case discografiche che in cambio acquistavano qualche pagina pubblicitaria (peraltro a prezzi scontatissimi), ci davano la possibilità di fare interviste e di avere le anteprime e così facendo non perdevamo il treno con le riviste concorrenti. Una lenta corsa verso il suicidio, un vendersi per niente, un appiattirsi senza motivo."

11 commenti:

Anonimo ha detto...

è che a volte rischi di diventare più noioso di un nuovo disco di neil youn o van morrison :-)
m

allelimo ha detto...

Più di Van Morrison no, dai!
E non ti dico la noia che provoca a me leggere tutte quelle cose che poi commento qui diventando a mia volta noioso...

Anonimo ha detto...

Spero non ti sia sfuggita l'amara constatazione che "Ascoltare musica annichilisce tutta la presunzione che costituisce il nostro io. Per questo non la ascolta più nessuno"...
... e infatti questi critici - essendo rimasti gli unici ascoltatori in un mondo di non ascoltatori (soprattutto i giovani) - sono in genere di incredibile umiltà :)
Umiltà confermata anche dalla parte su Philip Roth, che "si era visto negare la possibilità di correggere una voce che lo riguarda su Wikipedia in quanto 'fonte non attendibile'. In altre parole l’autore de La macchia umana secondo le regole della libera enciclopedia non è in grado o non può sindacare con competenza su chi lo ha ispirato nel tratteggiare un determinato personaggio di quel romanzo. Lui, che quel momento intimo della creazione artistica lo ha vissuto in prima persona!"
...frase con cui si vorrebbe, a mio avviso, suggerire che loro (i critici veri) stanno alla musica più o meno come Roth sta alla propria opera letteraria (!), mentre il web cattivo mischia le acque, permettendo a tutti di dire la propria, mortificando così la vera competenza e la vera professionalità. :)

SC

Anonimo ha detto...

Ma chi ti obbliga a leggerle, caro alle???
M

allelimo ha detto...

SC, me l'ero proprio perso.
Era nell'editoriale del condirettore, tale Paolo Corciulo, cioè quello che si occupa della parte Hi-fi.
Con tutta la buona volontà che ci posso mettere, leggere quello che scrive uno che per mestiere parla di patafisica, grazie no.
Ci ho provato, ma se uno è abituato a scrivere di aria fritta, non riesce a scrivere di nient'altro.
E' troppo anche per la mia vena masochistica che mi fa leggere gli editoriali di Max Stefani...

Invece la frase che citi è di Paolo Vites, che davvero non capisco cosa ci faccia lì in mezzo.
La prima parte della frase è bella e la condivido, la seconda parte è una stupidata.
Purtroppo l'unico modo che abbiamo noi miseri esseri umani per andare dal personale all'universale o dal finito all'infinito è ribaltare il personale sull'universale e la nostra finitezza sull'infinito.
Voglio dire: se ormai hai superato i cinquanta e non ascolti più la musica con la stessa passione di quando ne avevi venti, non vuol dire che la cosa valga per tutti, tuoi coetanei o meno...

La parte su Philip Roth, boh.
Wikipedia ha una regola che direi va più che bene per il 99,99% dei casi: il diretto interessato non può modificare le informazioni che lo riguardano.
Non ci vedo nulla di male.

m o M: c'è scritto proprio all'inizio del post.
Nessuno mi obbliga.
"ormai ce l'ho tra i bookmark e di tanto intanto ci capito sopra..."
Poi sai che noia leggere solo cose con cui sei d'accordo a priori?
Leggo e ascolto anche cose con cui sono in disaccordo, alla radio a volte ascolto Radio Popolare e a volte Radio 24.
A volte ascolto Fennesz e a volte ascolto anche una canzone (va beh, non esageriamo, metà) di Springsteen: se no come farei a sapere che il primo mi piace e il secondo no?

brazzz ha detto...

sono sconfortato..ma anche ammirato..in quell'articolo il"critico" è riuscito a infilare tutti,ma proprio tutti, i clichè più banali..straordinerio...come direbbe crozza...
alle..fai benissimo riportare tutti questi articoli.suggerimento..creare un blog apposta(o una sezione del blog),dove raccogliere tutte queste perle,ma senza nessun commento..come dire..parlano già loro abbastanza...

allelimo ha detto...

brazzz, hai ragione.
Devo cambiare il tag, o aggiungerne uno: questa di Suono potrebbe diventare una saga epica...
:)

DiamondDog ha detto...

Alle ti sembrerà strano ma sono molto d'accordo. Anche se ho la mia visione in proposito (cioè che oggi ci sia generalmente meno "preparazione" negli artisti esordienti) non posso che ritenere ottusi e privi di fantasia i vari Stefani, Bottazzi ecc.
Io ascolto molto "classic rock" ma non potrei far finta che il mondo va avanti. Ieri ho scoperto un nuovo debut group che mi piace parecchio anche se si rifà ai suoni dei nineties, si chiamano Ducktails e ne sentiremo parlare ma non sicuramente su Suono.
Come te non capisco cosa ci faccia là dentro Vites, ok lavora ma non mi sembra condividere le scelte editoriali. Per il poco che lo conosco leggendolo Paolo è attaccato alle tradizioni ma anche molto aperto verso il nuovo....boh.

DiamondDog ha detto...

che il mondo NON va avanti eppure in Italiano avevo dei bei voti

allelimo ha detto...

DiamondDog, per l'italiano non preoccuparti, siamo solo al primo quadrimestre: hai tempo per recuperare in primavera...
:)

Per il resto, per una volta che siamo d'accordo, niente da aggiungere!

Leandro Giovannini ha detto...

Stefani ha ragione quando cita Mojo e Uncut, ma se ne faccia una ragione; certe riviste in Italia non le faranno mai. Su quello che piace ai giovani, tra un po' vi dirò quel che ascoltano i ragazzi di una classe di un liceo fiorentino, poi magari ne parliamo.
Stefani non smentisce i suoi colleghi, e l'età non c'entra una beata fava: quello che dicono i critici musicali è (secondo loro) vangelo inconfutabile, lo dicevano trentacinque anni fa' e lo dicono adesso, non è cambiato niente, sui gusti musicali ognuno è libero di pensare e ascoltare quello che gli pare, a prescindere da quel che ne pensa stefani, harmonica o allelimo.