
Quali sono i dischi che vi hanno cambiato la vita – o quanto meno il modo di vivere la “parte musicale” della vostra esistenza?
Due regole semplicissime da rispettare per partecipare al gioco, però: uno, devono essere dischi che avete ascoltato “in diretta”, diciamo al massimo entro un anno dalla loro uscita nei negozi; due, bisogna dare almeno una veloce spiegazione del perché li avete scelti.
Comincio io, ovviamente, in ordine cronologico: [1]
1976 – Pink Floyd – Wish You Were Here (1975)
Ce l’aveva il fratello maggiore del mio amico Andrea, eravamo in terza media e per un lavoro di Educazione Artistica (credo si chiamasse così) avevamo bisogno di una colonna sonora. La colonna sonora fu la “Shine on You Crazy Diamond” del lato B, e il disco fu praticamente il primo LP che ascoltai “consapevolmente”, senza peraltro capirci un gran che. Era troppo difficile per il me tredicenne :)
1977 – Queen – News of the World
Questo invece me lo sono proprio comprato, ed è stato il primo: c’erano dentro “We will rock you” e “We are the champions”, la prima è legata al ricordo delle prime birre con gli amici, la seconda alle prime feste organizzate in casa al sabato pomeriggio e i primi approcci con le ragazze (i lenti!)
1980 – The Doors – Greatest Hits
Era quello con la copertina bianca e rossa – per un ragazzo di prima liceo come me, Jim Morrison era un dio. Qualche anno dopo sarebbe diventato un mito da quattro soldi per i “freak” [2], ma quell’antologia fu la mia introduzione a un mondo magico, diverso da tutto quello che avevo ascoltato fino ad allora (Genesis, Queen, Pink Floyd, Led Zeppelin, CSN&Y, Fleetwood Mac, insomma tutti i dinosauri tipici di quegli anni).
Nella mia classe c’erano almeno quattro fazioni: Progressive, West Coast, Led Zeppelin, Doors.
Il punk e la new wave? In un liceo classico? Ovviamente no, ma…
1981 – Echo and the Bunnymen – Crocodiles (1980)
… ma ad un certo punto ho cominciato a vedere sui giornali musicali dell’epoca (Rockstar e Ciao 2001) degli articoli che si riferivano a questi sconosciuti E&B come ai “nuovi Doors” e allora quando l’ho preso per curiosità e con grande scetticismo, “vediamo un po’ come sono questi nuovi Doors, mah…”
E invece. E’ bastato il primo pezzo, “Going up”, e si è aperto un mondo che fino ad allora avevo solo sfiorato. Inizia con alcuni rumori indistinti, poi ci sono delle chitarre, poi arriva una batteria mixata in crescendo, ed al culmine esplode la canzone – fino alla rullata che precede il “goiiiing aaaaap – going daaun”.
E qui c’è la terza parte, un arpeggio di chitarra su un rumori di feedback, vocals mormorate, il basso in primo piano.
Sono passati meno di quattro minuti dall’inizio del disco, ma per me la musica non sarà mai più quella di prima. Qui era tutto nuovo, i suoni, la struttura delle canzoni, i testi, la copertina… Era tutti nuovo e lo sentivi vicino a te, ti pareva di farne parte: non erano mostri sacri inavvicinabili, erano ragazzi più o meno come te.
Erano le stesse sensazioni che probabilmente avrei avuto se avessi scoperto il punk prima della new wave, ma per ragioni anagrafiche per me è stato il contrario…
Poi da qui ho scoperto tutto il resto, compreso Rockerilla (il primo numero che ho comprato aveva E&B in copertina) che è diventata la mia Bibbia musicale di quegli anni :)
E proprio su Rockerilla ad un certo punto leggo che a Firenze esiste…
1983 – Diaframma – Altrove
… questo gruppo che ha pubblicato un EP, cantato in italiano (!) che si rifà alle sonorità della new wave inglese, Joy Division in primis.
E anche questo fu un vero colpo di fulmine, per le poesie in musica di Federico Fiumani, che erano si dark ma anche profondamente legate all’angst giovanile e culturale del me giovane neo-universitario – e senza neanche il fastidio di doverle prima tradurre dall’inglese…
E la musica, naturalmente: quegli arpeggi affilati tra chorus e riverbero così tipicamente new-wave/dark, la batteria secca e, come si diceva all’epoca, “tribale” – facevano passare in secondo piano la scarsa personalità del bassista e la voce “faticosa” di Vannini, uno Ian Curtis (più) stonato – anche se perfettamente funzionale a quel suono e a quei momenti.
Dai Diaframma il passo successivo sarà la scoperta della scena new-wave italiana che mi porterà prima a pubblicare una fanzine dedicata esclusivamente alla musica alternativa italiana e dopo a comprare un basso usato e cominciare a suonare la musica che mi piaceva.
(direi che probabilmente continua – non sono ancora arrivato neanche a metà degli anni ’80!)
Note e links:
[1] La prima data si riferisce a quando l’ho ascoltato, quella eventualmente tra parentesi è l’anno di pubblicazione.
[2] Che fastidio poi quel pezzo che diceva “Tanto so già che metterai su i Doors”…